Trattare la violenza come una malattia
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Trattare la violenza come una malattia
Ascoltavo un interessante video su youtube della serie TED, il titolo era Gary Slutkin: treat violence like a contagious desease.
In pratica, questo dottore che per anni si è occupato di epidemie in Africa è tornato a casa e si è chiesto perché non si potessero applicare i modelli di lotta alle epidemie nella lotta alla violenza. Nel video parte con un interessante paragone, in cui sostiene che per ora non siamo in grado di fermare la violenza perché la trattiamo nel modo sbagliato, un po' come si faceva inizialmente con la peste (nel senso che anche in quel caso l'approccio era sbagliato).
Tutto bello in teoria e anche i grafici che portava mostravano un'effettiva similitudine tra epidemie e violenza. Ciò che mi ha stupito è che il dottore ha applicato in pratica il suo modello e ha funzionato.
In pratica, individuava i maggiori portatori "curandoli" con sedute riguardanti il comportamento. Dopodiché metteva in atto altre azioni tipiche della lotta alle epidemie e la cosa ha funzionato.
Voi ne sapete qualcosa?
Perché se supportata empiricamente l'efficacia del modello non si prova a portarlo nelle nostre zone a rischio?
In pratica, questo dottore che per anni si è occupato di epidemie in Africa è tornato a casa e si è chiesto perché non si potessero applicare i modelli di lotta alle epidemie nella lotta alla violenza. Nel video parte con un interessante paragone, in cui sostiene che per ora non siamo in grado di fermare la violenza perché la trattiamo nel modo sbagliato, un po' come si faceva inizialmente con la peste (nel senso che anche in quel caso l'approccio era sbagliato).
Tutto bello in teoria e anche i grafici che portava mostravano un'effettiva similitudine tra epidemie e violenza. Ciò che mi ha stupito è che il dottore ha applicato in pratica il suo modello e ha funzionato.
In pratica, individuava i maggiori portatori "curandoli" con sedute riguardanti il comportamento. Dopodiché metteva in atto altre azioni tipiche della lotta alle epidemie e la cosa ha funzionato.
Voi ne sapete qualcosa?
Perché se supportata empiricamente l'efficacia del modello non si prova a portarlo nelle nostre zone a rischio?
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Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?
Don Chisciotte - Guccini
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Ludwig von Drake- -------------
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Navajos, questo ne so io...
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Re: Trattare la violenza come una malattia
La violenza si combatte con la cultura, con la apertura alla novità, di solito funziona
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dando venghi ? cosa ? Da Rebbibbia ? Da Reggina Celi ? No da Roma. Allora Venghi dalla Libertà !
silvio- -------------
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Ho letto di recente "La scienza del male" di Simon Baron-Cohen che parte da presupposti interessanti affrontando il problema del male dal punto di vista delle neuroscienze... se hai occasione ti consiglio vivamente di prendere questo libro perche' io l'ho trovato illuminante...
Se ti interessa l'argomento cerco di riassumerlo come meglio posso...
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Sally- -------------
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Re: Trattare la violenza come una malattia
la lobotomia mi pare un concetto e una pratica chirurgica abbastanza superata..e si trattava di una cura contro la violenza..
Ma tagliare un pezzo di cervello è l'unico modo per eradere qualcosa che è intrinseco nel cervello stesso..
La violenza è parte integrante della specie. Una dotazione genetica che nasce con la specie stessa..
La cultura, la logica, il pensiero razionale..tutte cose che compaiono un centinaio di migliaia di anni dopo..
Lascia che vada via la corrente elettrica per 36 ore..e vedrai cos'è la violenza...come non è andata da nessuna parte, ma è li dietro l'angolo di ogni essere umano..
La pace richiede milioni di anni di evoluzione..e nemmeno la raggiungono tutti..
Ma tagliare un pezzo di cervello è l'unico modo per eradere qualcosa che è intrinseco nel cervello stesso..
La violenza è parte integrante della specie. Una dotazione genetica che nasce con la specie stessa..
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delfi68- -------------
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Assolutamente sì!Diva ha scritto:Ho letto di recente "La scienza del male" di Simon Baron-Cohen che parte da presupposti interessanti affrontando il problema del male dal punto di vista delle neuroscienze... se hai occasione ti consiglio vivamente di prendere questo libro perche' io l'ho trovato illuminante...
Se ti interessa l'argomento cerco di riassumerlo come meglio posso...
Come ti dicevo, la cosa interessante è che a prescindere da tutte le chiacchiere concernenti l'impianto teorico, il modello è stato applicato in pratica e ha funzionato [senza lobotomia].
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perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Mi fate ricordare il film "Arancia meccanica"...
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«Tantum religio potuit suadere malorum»
Lucrezio Caro - De rerum natura
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco,
che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo,
scusandosi col dir: "Non lo conosco"! »
(epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio)
Re: Trattare la violenza come una malattia
Poi dicono dei nazisti...Diva ha scritto:Ho letto di recente "La scienza del male" di Simon Baron-Cohen che parte da presupposti interessanti affrontando il problema del male dal punto di vista delle neuroscienze... se hai occasione ti consiglio vivamente di prendere questo libro perche' io l'ho trovato illuminante...
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Considerati i tentativi di flame, da chi tira in ballo inutilmente la lobotomia, a chi ci mette arancia meccanica, giungendo ai nazisti, penso che dell'argomento non interessi granché. Si potrebbe chiedervi di non intervenire tramite inutili provocazioni se non avete nulla da dire in tema?
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Guarda che non sono affatto inutili provocazioni!!!Ludwig von Drake ha scritto:Considerati i tentativi di flame, da chi tira in ballo inutilmente la lobotomia, a chi ci mette arancia meccanica, giungendo ai nazisti, penso che dell'argomento non interessi granché. Si potrebbe chiedervi di non intervenire tramite inutili provocazioni se non avete nulla da dire in tema?
La libertà dell'individuo passa per quello che si chiama "libero arbitrio".
Curare la violenza è una proposta non dissimile da quella di curare l'omosessualità! ... o l'antisocialità come si faceva in URSS mettendo i dissidenti in manicomio.
Lo Stato, la collettività avrà il diritto di punirmi, di mettermi in carcere ma non di certo quello di "curarmi" contro la mia volontà.
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Io avevo menzionato gli indiani Navajos, le cui leggi prevedono proprio quanto da titolo, ma nessuno ha reagitoLudwig von Drake ha scritto:Considerati i tentativi di flame, da chi tira in ballo inutilmente la lobotomia, a chi ci mette arancia meccanica, giungendo ai nazisti, penso che dell'argomento non interessi granché. Si potrebbe chiedervi di non intervenire tramite inutili provocazioni se non avete nulla da dire in tema?
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Hai per caso letto il libro?Rasputin ha scritto:Poi dicono dei nazisti...Diva ha scritto:Ho letto di recente "La scienza del male" di Simon Baron-Cohen che parte da presupposti interessanti affrontando il problema del male dal punto di vista delle neuroscienze... se hai occasione ti consiglio vivamente di prendere questo libro perche' io l'ho trovato illuminante...
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Re: Trattare la violenza come una malattia
No, ma mi sono preso la briga di leggere un paio di recensioniDiva ha scritto:Hai per caso letto il libro?Rasputin ha scritto:Poi dicono dei nazisti...Diva ha scritto:Ho letto di recente "La scienza del male" di Simon Baron-Cohen che parte da presupposti interessanti affrontando il problema del male dal punto di vista delle neuroscienze... se hai occasione ti consiglio vivamente di prendere questo libro perche' io l'ho trovato illuminante...
Se ti interessa l'argomento cerco di riassumerlo come meglio posso...
http://serenoregis.org/2013/01/03/la-scienza-del-male-recensione-di-angela-dogliotti-marasso/
http://www.clubdante.net/cd/faces/includes/public_review_archive.xhtml;jsessionid=839384F2403FABB6EAB8EBB149EE0B75?own=AUTHOR&item=80¤tLanguage=it
e di vedere chi è
http://en.wikipedia.org/wiki/Simon_Baron-Cohen
a parte i suoi senza dubbio meritevoli studi sull'autismo, non mi convince granché:
La tesi di Baron-Cohen (che, sia detto per inciso è ebreo proprio come Einstein e Freud ed è stato spinto a questi studi dal costo inaccettabile che gli ebrei hanno pagato alla malvagità umana) è che le basi biologiche della malvagità (e della bontà) stanno in un circuito cerebrale che definisce “circuito dell’empatia”.
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Bene Paolo, dunque per te violenza e omosessualità sono in qualche modo comparabili. Perdonami, ma io continuo a pensare che trovare una forma di cura per la malattia sociale che considero essere la violenza sia molto diverso dal tentare di trovare una forma di cura per persone che non fanno male a nessuno ma sono attratte dallo stesso sesso. Il tuo discorso non mi sembra dissimile da quello di chi paragona omosessualità e pedofilia.
Diva, io sono interessato a sapere cosa dice il libro. Consigli anche di comprarlo?
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Stavolta sono del tuo stesso parere.Ludwig von Drake ha scritto:Bene Paolo, dunque per te violenza e omosessualità sono in qualche modo comparabili. Perdonami, ma io continuo a pensare che trovare una forma di cura per la malattia sociale che considero essere la violenza sia molto diverso dal tentare di trovare una forma di cura per persone che non fanno male a nessuno ma sono attratte dallo stesso sesso. Il tuo discorso non mi sembra dissimile da quello di chi paragona omosessualità e pedofilia.
Diva, io sono interessato a sapere cosa dice il libro. Consigli anche di comprarlo?
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Immaginavo queste risposte... da "credenti", da persone che sanno cosa è il Bene e cosa è il Male.Rasputin ha scritto:Stavolta sono del tuo stesso parere.Ludwig von Drake ha scritto:Bene Paolo, dunque per te violenza e omosessualità sono in qualche modo comparabili. Perdonami, ma io continuo a pensare che trovare una forma di cura per la malattia sociale che considero essere la violenza sia molto diverso dal tentare di trovare una forma di cura per persone che non fanno male a nessuno ma sono attratte dallo stesso sesso. Il tuo discorso non mi sembra dissimile da quello di chi paragona omosessualità e pedofilia.
Diva, io sono interessato a sapere cosa dice il libro. Consigli anche di comprarlo?
Vi faccio notare che nella storia dell'umanità per molto tempo la violenza era universalmente considerata tutt'altro che negativa, mentre era considerata assolutamente negativa l'omosessualità contro la quale si ricorreva appunto alla "legittima" violenza di bruciare in piazza gli omosessuali (aggiungendo sulla pira del finocchio marino... per mitigare la puzza di carne bruciata, da cui il nome di "finocchi" dato ai gay).
Ma non è questo il punto: per me è immorale ogni "cura" che sia volta a modificare l'indole, il carattere di un individuo contro la sua volontà.
Ragazzi voi non siete come i Nazisti o i Santi Inquisitori... voi siete molto peggio!
Quelli almeno avevano la consapevolezza di essere dei violenti, teorizzavano in nome di Dio, della Razza, della Nazione questo loro "diritto" di violentare il prossimo, gli "esseri inferiori" o i "posseduti dal demonio", voi invece vi mascherate ipocritamente dietro il "buonismo".
Cristo! come siete "umani" voi!
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Paolo51 mi sa che mi hai frainteso...
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Re: Trattare la violenza come una malattia
@ Rasp: guardarsi due recensioni sul libro non sostituisce la lettura completa dello stesso e SOPRATTUTTO, il fatto che il cognome sia di origine ebraica cosa vorrebbe significare? Che i suoi studi in merito all'empatia non sono validi? Che e' un cospirazionista?
Alla fine del libro l'autore riporta, come esempio di circuito dell'empatia funzionante, l'iniziativa "The Parent's Circle":
Mi pare che il suo intento sia lodevole, non trovi?
@ Lud: Si, io te lo consiglio vivamente. Cio' che ho trovato estremamente interessante e' stato che sin dall'inizio l'autore si rifiuta di usare "il male" come spiegazione accettabile alle azioni violente. Secondo lui definire una persona "cattiva" non spiega il perche' di un determinato comportamento, nonostante questo modo di vedere sia radicato nella cultura e nella religione.
Quindi propone di sostituire il concetto di "male" con quello di "empatia"... l'empatia e' la capacita' di accorgersi dei sentimenti dell'Altro e di agire di conseguenza. Tramite un test sviluppato da un gruppo di ricercatori e' stato possibile stabilire che esistono 6 gradi di empatia, il punteggio totalizzato nel test e' stato denominato EQ (Empathy Quotient)... la popolazione si distribuisce nel grafico secondo una curva a campana come succede anche per l'IQ.
Le persone che usano violenza si trovano ad un grado di empatia pari a zero, ovvero non riescono a riconoscere i sentimenti altrui, oppure, anche riconoscendoli, non riescono a comportarsi di conseguenza. Questo fa si che l'Altro sia visto come un OGGETTO, privo appunto di emozioni e sentimenti... un oggetto che si trova, in maniera molto inconveniente, a separarci dal nostro obiettivo. Per questo ci sentiamo in diritto di trattarlo appunto come tratteremmo un essere inanimato, a danneggiarlo, a distruggerlo se necessario.
A questo proposito porta parecchi esempi, tra cui quello di una donna in una citta' in Africa che stava tranquillamente facendo la spesa al supermercato, quando un uomo le si e' avvicinato e con un coltello le ha tagliato il dito per appropriarsi dell'anello che insossava. In quel momento, agli occhi del ladro affamato, la donna era semplicemente un ostacolo tra lui e l'anello che desiderava avere.
La condizione di empatia=zero puo' essere momentanea, ovvero in determinate condizioni la nostra empatia si spegne (come nel caso del ladro) oppure puo' essere una condizione permanente.
Ed e' sui casi in cui il grado di empatia rimane sempre a zero che Baron Cohen si concentra.
Esistono tre tipi di Zero Negativo (dove lo zero dell'empatia porta comportamente negativi nei soggetti) ovvero i Narcisisti, gli Psicotici e i Borderline.
Cio' che hanno in comune queste tre categorie e' l'atrofizzazione di alcune aree del cervello, quelle coinvolte nel "circuito dell'empatia".
Tramite alcuni studi di neuroimaging (una sorta di risonanza magnetica) si e' potuto confrontare il cervello di persone "normali", ovvero con un EQ nella media, e il cervello di persone con i sopracitati disturbi... si e' visto che per esempio, messi di fronte ad immagini di sofferenza o invitate a leggere descrizioni di violenza, nelle persone "normali" si evidenziava una forte attivita' nelle aree del cervello deputate all'empatia, mentre nelle persone "disturbale" queste aree rimanevano spente.
Oltre a questo, sono stati fatti alcuni studi sulla funzione dei neuroni specchio e si e' scoperto che anche questi rivestono un ruolo fondamentale nel'attivazione del circuito dell'empatia... ovviamente, in base alla loro funzionalita', diverse persone hanno diversi comportamente.
E' stato studiato anche il coinvolgimento dei geni nell'empatia ed e' stato trovato che vi e' un'ereditarieta', cosi' come l'influenza degli ormoni durante la gravidanza gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle aree del cervello di cui prima (alti livelli di testosterone=EQ piu' bassi).
Nel libro comunque si parla anche di casi di empatia=zero che non sono negativi, che l'autore chiama Zero Positivi, ovvero le persone autistiche e quelle affette dalla sindrome di Asparger.
Sono stati confrontati i test di IQ e quelli di EQ e si e' notato che maggiore e' la capacita' di trovare sequenze logiche, minore e' l'empatia. Infatti nelle persone autistiche l'abilita' nel sistematizzare e' altissima, esse sono in grado di scovare sistemi che agli occhi delle persone normali non sono visibili. Riescono a fare calcoli e memorizzare sequenze che per noi sarebbero impossibili... e proprio per questa loro tendenza a trovare un ordine perfetto, non sono in grado di relazionarsi con gli altri... poiche' l'essere umano, nei suoi comportamenti, risulta imprevedibile. Per una persona autistica e' impossibile accettare una risposta che non sia netta, nero o bianco, si o no, bene o male. L'elemento "indeterminato" e' un elemento di disturbo. Questa forte tendenza alla sistematizzazione pero', contrariamente a quanto accade negli Psicotici, Borderline e Narcisisti, porta gli Autistici a costruire una morale molto rigida ed equa. Un autistico non agisce in maniera corretta per con-passione, perche' si immedesima nell'altro, ma perche' la sua morale, costruita tutta interamente sulla "fredda logica" gli dice cosa e' bene fare.
Ovviamente cio' che risulta evolutivamente funzionale e' un equilibrio tra IQ e EQ... quello che l'autore lamenta e' la scarsissima importanza che viene attribuita all'empatia (o alla sua mancanza) in campo psichiatrico e giuridico. Secondo il DSM una madre cge uccide il proprio figlio, a meno che non cada in una delle categorie contemplate, e' da considerarsi sana di mente... beh, Baron Cohen si chiede come questo sia possibile!
Le aree del cervello che compongono il circuito dell'empatia sono pesantemente influenzate dall'educazione e dall'affetto (o mancanza di affetto) durante l'infanzia... ma la speranza e' quella che, avendo individuato le aree su cui concentrarsi, si possa pensare ad una loro "riabilitazione" in modo che anche le persone con grado di empatia uguale a zero possano essere rieducate a provare empatia nei confronti dei propri simili. Questo ovviamente rivoluzionerebbe il sistema giuridico e detentivo presente. E' quindi deprecabile che nella nostra societa' quando si selezionano persone per ricoprire incarichi importanti, come i plotici, i diplomatici, ma anche i professori o i medici, non si dia benche' minima importanza all'EQ. L'autore si augura che questo cambi e porta l'esempio che dicevo a Rasp del The Parents Circle, un'associazione di genitori Palestinesi e Israeliani che hanno person i propri figli nel conflitto e che si fanno portavoce dell'esigenza di usare l'empatia come arma contro la violenza.
Inutile dire che a me e' piaciuto molto, proprio perche' ha la pretesa di andare al di la' del concetto di "male" e spiegare scientificamente il perche' di alcuni comportamenti che altrimenti dovremmo accettare passivamente. Io concordo con l'esempio che hai fatto della peste, se non capiamo i meccanismi che si celano dietro ai fenomeni, non possiamo pensare di risolvere i problemi... e questo non c'entra niente con il libero arbitrio, altrimenti uno dovrebbe potersi ritenere libero di morire di peste perche' curarla andrebbe contro al naturale corso della naura (che non-sense!!!).
Alla fine del libro l'autore riporta, come esempio di circuito dell'empatia funzionante, l'iniziativa "The Parent's Circle":
http://www.theparentscircle.com/The Parents Circle - Families Forum (PCFF) is a joint Palestinian Israeli organization of over 600 families, all of whom have lost a close family member as a result of the prolonged conflict. Joint activities have shown that the reconciliation between individuals and nations is possible and it is this insight that they are trying to pass on to both sides of the conflict. Moreover, the PCFF has concluded that the process of reconciliation between nations is a prerequisite to achieving a sustainable peace. The organization thus utilizes all resources available in education, public meetings and the media, to spread these ideas.
Mi pare che il suo intento sia lodevole, non trovi?
@ Lud: Si, io te lo consiglio vivamente. Cio' che ho trovato estremamente interessante e' stato che sin dall'inizio l'autore si rifiuta di usare "il male" come spiegazione accettabile alle azioni violente. Secondo lui definire una persona "cattiva" non spiega il perche' di un determinato comportamento, nonostante questo modo di vedere sia radicato nella cultura e nella religione.
Quindi propone di sostituire il concetto di "male" con quello di "empatia"... l'empatia e' la capacita' di accorgersi dei sentimenti dell'Altro e di agire di conseguenza. Tramite un test sviluppato da un gruppo di ricercatori e' stato possibile stabilire che esistono 6 gradi di empatia, il punteggio totalizzato nel test e' stato denominato EQ (Empathy Quotient)... la popolazione si distribuisce nel grafico secondo una curva a campana come succede anche per l'IQ.
Le persone che usano violenza si trovano ad un grado di empatia pari a zero, ovvero non riescono a riconoscere i sentimenti altrui, oppure, anche riconoscendoli, non riescono a comportarsi di conseguenza. Questo fa si che l'Altro sia visto come un OGGETTO, privo appunto di emozioni e sentimenti... un oggetto che si trova, in maniera molto inconveniente, a separarci dal nostro obiettivo. Per questo ci sentiamo in diritto di trattarlo appunto come tratteremmo un essere inanimato, a danneggiarlo, a distruggerlo se necessario.
A questo proposito porta parecchi esempi, tra cui quello di una donna in una citta' in Africa che stava tranquillamente facendo la spesa al supermercato, quando un uomo le si e' avvicinato e con un coltello le ha tagliato il dito per appropriarsi dell'anello che insossava. In quel momento, agli occhi del ladro affamato, la donna era semplicemente un ostacolo tra lui e l'anello che desiderava avere.
La condizione di empatia=zero puo' essere momentanea, ovvero in determinate condizioni la nostra empatia si spegne (come nel caso del ladro) oppure puo' essere una condizione permanente.
Ed e' sui casi in cui il grado di empatia rimane sempre a zero che Baron Cohen si concentra.
Esistono tre tipi di Zero Negativo (dove lo zero dell'empatia porta comportamente negativi nei soggetti) ovvero i Narcisisti, gli Psicotici e i Borderline.
Cio' che hanno in comune queste tre categorie e' l'atrofizzazione di alcune aree del cervello, quelle coinvolte nel "circuito dell'empatia".
Tramite alcuni studi di neuroimaging (una sorta di risonanza magnetica) si e' potuto confrontare il cervello di persone "normali", ovvero con un EQ nella media, e il cervello di persone con i sopracitati disturbi... si e' visto che per esempio, messi di fronte ad immagini di sofferenza o invitate a leggere descrizioni di violenza, nelle persone "normali" si evidenziava una forte attivita' nelle aree del cervello deputate all'empatia, mentre nelle persone "disturbale" queste aree rimanevano spente.
Oltre a questo, sono stati fatti alcuni studi sulla funzione dei neuroni specchio e si e' scoperto che anche questi rivestono un ruolo fondamentale nel'attivazione del circuito dell'empatia... ovviamente, in base alla loro funzionalita', diverse persone hanno diversi comportamente.
E' stato studiato anche il coinvolgimento dei geni nell'empatia ed e' stato trovato che vi e' un'ereditarieta', cosi' come l'influenza degli ormoni durante la gravidanza gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle aree del cervello di cui prima (alti livelli di testosterone=EQ piu' bassi).
Nel libro comunque si parla anche di casi di empatia=zero che non sono negativi, che l'autore chiama Zero Positivi, ovvero le persone autistiche e quelle affette dalla sindrome di Asparger.
Sono stati confrontati i test di IQ e quelli di EQ e si e' notato che maggiore e' la capacita' di trovare sequenze logiche, minore e' l'empatia. Infatti nelle persone autistiche l'abilita' nel sistematizzare e' altissima, esse sono in grado di scovare sistemi che agli occhi delle persone normali non sono visibili. Riescono a fare calcoli e memorizzare sequenze che per noi sarebbero impossibili... e proprio per questa loro tendenza a trovare un ordine perfetto, non sono in grado di relazionarsi con gli altri... poiche' l'essere umano, nei suoi comportamenti, risulta imprevedibile. Per una persona autistica e' impossibile accettare una risposta che non sia netta, nero o bianco, si o no, bene o male. L'elemento "indeterminato" e' un elemento di disturbo. Questa forte tendenza alla sistematizzazione pero', contrariamente a quanto accade negli Psicotici, Borderline e Narcisisti, porta gli Autistici a costruire una morale molto rigida ed equa. Un autistico non agisce in maniera corretta per con-passione, perche' si immedesima nell'altro, ma perche' la sua morale, costruita tutta interamente sulla "fredda logica" gli dice cosa e' bene fare.
Ovviamente cio' che risulta evolutivamente funzionale e' un equilibrio tra IQ e EQ... quello che l'autore lamenta e' la scarsissima importanza che viene attribuita all'empatia (o alla sua mancanza) in campo psichiatrico e giuridico. Secondo il DSM una madre cge uccide il proprio figlio, a meno che non cada in una delle categorie contemplate, e' da considerarsi sana di mente... beh, Baron Cohen si chiede come questo sia possibile!
Le aree del cervello che compongono il circuito dell'empatia sono pesantemente influenzate dall'educazione e dall'affetto (o mancanza di affetto) durante l'infanzia... ma la speranza e' quella che, avendo individuato le aree su cui concentrarsi, si possa pensare ad una loro "riabilitazione" in modo che anche le persone con grado di empatia uguale a zero possano essere rieducate a provare empatia nei confronti dei propri simili. Questo ovviamente rivoluzionerebbe il sistema giuridico e detentivo presente. E' quindi deprecabile che nella nostra societa' quando si selezionano persone per ricoprire incarichi importanti, come i plotici, i diplomatici, ma anche i professori o i medici, non si dia benche' minima importanza all'EQ. L'autore si augura che questo cambi e porta l'esempio che dicevo a Rasp del The Parents Circle, un'associazione di genitori Palestinesi e Israeliani che hanno person i propri figli nel conflitto e che si fanno portavoce dell'esigenza di usare l'empatia come arma contro la violenza.
Inutile dire che a me e' piaciuto molto, proprio perche' ha la pretesa di andare al di la' del concetto di "male" e spiegare scientificamente il perche' di alcuni comportamenti che altrimenti dovremmo accettare passivamente. Io concordo con l'esempio che hai fatto della peste, se non capiamo i meccanismi che si celano dietro ai fenomeni, non possiamo pensare di risolvere i problemi... e questo non c'entra niente con il libero arbitrio, altrimenti uno dovrebbe potersi ritenere libero di morire di peste perche' curarla andrebbe contro al naturale corso della naura (che non-sense!!!).
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Può essere ... ma allora sii più chiaro!Rasputin ha scritto:Paolo51 mi sa che mi hai frainteso...
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Non ho detto questo.Diva ha scritto:@ Rasp: guardarsi due recensioni sul libro non sostituisce la lettura completa dello stesso
Non ho detto nemmmeno questo. Dico che, come molti suoi pari, strumentalizza parte dei suoi studi per mantenere vivo il ricordo dell'olocausto omettendo gli altri, di olocausti.Diva ha scritto:e SOPRATTUTTO, il fatto che il cognome sia di origine ebraica cosa vorrebbe significare? Che i suoi studi in merito all'empatia non sono validi? Che e' un cospirazionista?
Ricito:
[...]è stato spinto a questi studi dal costo inaccettabile che gli ebrei hanno pagato alla malvagità umana)[...]
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Esatto se per assurdo un malato di peste non volesse essere curato, la collettività ha tutto il diritto di isolarlo perché non infetti gli altri ma non di sottoporlo a cure forzate che lui rifiuta.Diva ha scritto:... e questo non c'entra niente con il libero arbitrio, altrimenti uno dovrebbe potersi ritenere libero di morire di peste perche' curarla andrebbe contro al naturale corso della naura (che non-sense!!!).
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Scusa ma il tuo atteggiamento e' di un'ottusita' incredibile... ti ricordo che Tolomeo ipotizzo' la posizione centrale del Sole in quanto questo rappresentava la luce divina attorno al quale noi, attratti magneticamente verso di essa, gravitiamo... siccome non ti piace la motivazione personale che ha spinto l'autore verso la teorizzazione del sistema eliocentrico che fai? Butti via i risultati (corretti) ai quali e' pervenuto??Rasputin ha scritto:
Non ho detto nemmmeno questo. Dico che, come molti suoi pari, strumentalizza parte dei suoi studi per mantenere vivo il ricordo dell'olocausto omettendo gli altri, di olocausti.
Ricito:[...]è stato spinto a questi studi dal costo inaccettabile che gli ebrei hanno pagato alla malvagità umana)[...]
Quanto al grassetto: questo e' quanto asserisce il recensore, nel libro Baron Cohen non dichiara di essere stato spinto dall'esigenza di spiegare un certo tipo di violenza (quella della Shoa), ma della violenza in generale. POI, anche se, per motivi personali, il suo interesse fosse stato suscitato dalla volonta' di comprendere i crimini nazisti non capisco in che modo questo screditerebbe i risultati della sua ricerca... tu, Rasp, non ti sei mai chiesto come sia possibile che una persona apparentemente normale, possa usare violenza contro un proprio simile? Che a spingerti verso la volonta' di trovare risposte scientifiche siano un rapinatore che ammazza il gioielliere, una donna e uno stupratore o un SS che gasa un internato di Aushwitz cosa cambia?
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Sono d'accordo con Lud quando classifica la violenza come malattia sociale e non individuale.paolo1951 ha scritto:Può essere ... ma allora sii più chiaro!Rasputin ha scritto:Paolo51 mi sa che mi hai frainteso...
Diva non metto in discussione gli studi di Cohen ad es. sull'autismo, e ti ricordo (Ricito, le mie saranno considerazioni ottuse ma tu mo sa che non ci vedi bene eh):
La tesi di Baron-Cohen (che, sia detto per inciso è ebreo proprio come Einstein e Freud ed è stato spinto a questi studi dal costo inaccettabile che gli ebrei hanno pagato alla malvagità umana) è che le basi biologiche della malvagità (e della bontà) stanno in un circuito cerebrale che definisce “circuito dell’empatia”.
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Purtroppo questa volta devo darti ragione... l'olocausto ci ha dato dei danni anche a livello psicologico, danni alla cultura di un intero popolo...Rasputin ha scritto:...Non ho detto nemmmeno questo. Dico che, come molti suoi pari, strumentalizza parte dei suoi studi per mantenere vivo il ricordo dell'olocausto omettendo gli altri, di olocausti.Diva ha scritto:e SOPRATTUTTO, il fatto che il cognome sia di origine ebraica cosa vorrebbe significare? Che i suoi studi in merito all'empatia non sono validi? Che e' un cospirazionista?
Ricito:[...]è stato spinto a questi studi dal costo inaccettabile che gli ebrei hanno pagato alla malvagità umana)[...]
Si è passati cioè all'idea che perché questo non si ripeta più, sia lecito e opportuno fare qualunque cosa.
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Rasputin ha scritto:Sono d'accordo con Lud quando classifica la violenza come malattia sociale e non individuale.paolo1951 ha scritto:Può essere ... ma allora sii più chiaro!Rasputin ha scritto:Paolo51 mi sa che mi hai frainteso...
Diva non metto in discussione gli studi di Cohen ad es. sull'autismo, e ti ricordo (Ricito, le mie saranno considerazioni ottuse ma tu mo sa che non ci vedi bene eh):La tesi di Baron-Cohen (che, sia detto per inciso è ebreo proprio come Einstein e Freud ed è stato spinto a questi studi dal costo inaccettabile che gli ebrei hanno pagato alla malvagità umana) è che le basi biologiche della malvagità (e della bontà) stanno in un circuito cerebrale che definisce “circuito dell’empatia”.
Ripeto: e quindi? Le motivazioni personali, ammesso che siano quelle che il recensore sostiene, in che modo dovrebbero influenzare la mia o la tua opinione su cio' che Baron Cohen DOCUMENTA SCIENTIFICAMENTE?
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Ocazzo. Una cosa sono i suoi studi, con conseguenti teorie, ad es. sull'autismo; un'altra sono le tesi, che per definizione non dimostrano nulla.Diva ha scritto:Ripeto: e quindi? Le motivazioni personali, ammesso che siano quelle che il recensore sostiene, in che modo dovrebbero influenzare la mia o la tua opinione su cio' che Baron Cohen DOCUMENTA SCIENTIFICAMENTE?Rasputin ha scritto:Sono d'accordo con Lud quando classifica la violenza come malattia sociale e non individuale.paolo1951 ha scritto:Può essere ... ma allora sii più chiaro!Rasputin ha scritto:Paolo51 mi sa che mi hai frainteso...
Diva non metto in discussione gli studi di Cohen ad es. sull'autismo, e ti ricordo (Ricito, le mie saranno considerazioni ottuse ma tu mo sa che non ci vedi bene eh):La tesi di Baron-Cohen (che, sia detto per inciso è ebreo proprio come Einstein e Freud ed è stato spinto a questi studi dal costo inaccettabile che gli ebrei hanno pagato alla malvagità umana) è che le basi biologiche della malvagità (e della bontà) stanno in un circuito cerebrale che definisce “circuito dell’empatia”.
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Ok questa è un'idea, una tesi comprensibile, accettabile... anche se io personalmente non la condivido. La violenza è nel nostro DNA, la "società" può coltivarla, ingigantirne gli effetti... ma non la crea.Rasputin ha scritto:Sono d'accordo con Lud quando classifica la violenza come malattia sociale e non individuale.paolo1951 ha scritto:Può essere ... ma allora sii più chiaro!Rasputin ha scritto:Paolo51 mi sa che mi hai frainteso...
....
Non credo al mito del "buon selvaggio", l'esperienza e la storia mi mostrano il contrario.
Ma se elimini "biologicamente", "terapeuticamente" parte del DNA, elimini anche l'uomo.
Questo DNA deve restare immutato, siamo noi come esseri razionali che dobbiamo imparare a tenerlo "sotto controllo".
Se anche si rivelasse possibile, io ho orrore di un mondo di individui che non possono fare altro che il "bene".
Il mio riferimento a Kubrick ... scusate ma calzava proprio a pennello, riguardatevi per favore il film "Arancia meccanica"!
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Io mi trovo d'accordo con la sua tesi e gli studi la supportano (pienamente). Non mi interessa che a spronarlo sia stata la lobby giudaico-massonica, i reptiliani o gli indiani d'America, piuttosto che i vicini di casa di Erba. A me basta vedere che la sua analisi e' corretta dal punto di vista formale, logico e scientifico e che propone un approccio per una soluzione ragionavole. Il resto sono chiacchiere da bar.Rasputin ha scritto:
Ocazzo. Una cosa sono i suoi studi, con conseguenti teorie, ad es. sull'autismo; un'altra sono le tesi, che per definizione non dimostrano nulla.
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Prendo atto, mi pare anche questa un'ipotesi plausibile.paolo1951 ha scritto:Ok questa è un'idea, una tesi comprensibile, accettabile... anche se io personalmente non la condivido. La violenza è nel nostro DNA, la "società" può coltivarla, ingigantirne gli effetti... ma non la crea.Rasputin ha scritto:Sono d'accordo con Lud quando classifica la violenza come malattia sociale e non individuale.paolo1951 ha scritto:Può essere ... ma allora sii più chiaro!Rasputin ha scritto:Paolo51 mi sa che mi hai frainteso...
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Non credo al mito del "buon selvaggio", l'esperienza e la storia mi mostrano il contrario.
Ma se elimini "biologicamente", "terapeuticamente" parte del DNA, elimini anche l'uomo.
Questo DNA deve restare immutato, siamo noi come esseri razionali che dobbiamo imparare a tenerlo "sotto controllo".
Se anche si rivelasse possibile, io ho orrore di un mondo di individui che non possono fare altro che il "bene".
Il mio riferimento a Kubrick ... scusate ma calzava proprio a pennello, riguardatevi per favore il film "Arancia meccanica"!
Quoto il riferimento a Kubrick
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Allora quiDiva ha scritto:Io mi trovo d'accordo con la sua tesi e gli studi la supportano (pienamente). Non mi interessa che a spronarlo sia stata la lobby giudaico-massonica, i reptiliani o gli indiani d'America, piuttosto che i vicini di casa di Erba. A me basta vedere che la sua analisi e' corretta dal punto di vista formale, logico e scientifico e che propone un approccio per una soluzione ragionavole. Il resto sono chiacchiere da bar.Rasputin ha scritto:
Ocazzo. Una cosa sono i suoi studi, con conseguenti teorie, ad es. sull'autismo; un'altra sono le tesi, che per definizione non dimostrano nulla.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Simon+Baron-Cohen
trovi una lista degli studi a cui ha partecipato Cohen.
a parte questo
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23588379
, gli altri sono tutti sull'autismo mi pare di vedere.
È la formulazione "Analisi corrette dal punto di vista formale, logico e scientifico e che propongono un approccio per una soluzione ragionavole" per me ad essere una versione parolaica di "Chiacchiere da bar".
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Mai avrei pensato di trovarmi d'accordo con un sionista.paolo1951 ha scritto:Purtroppo questa volta devo darti ragione... l'olocausto ci ha dato dei danni anche a livello psicologico, danni alla cultura di un intero popolo...
Si è passati cioè all'idea che perché questo non si ripeta più, sia lecito e opportuno fare qualunque cosa.
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Quanto qualunquismo mascherato di pretesa di liberta'!!!!paolo1951 ha scritto:Ok questa è un'idea, una tesi comprensibile, accettabile... anche se io personalmente non la condivido. La violenza è nel nostro DNA, la "società" può coltivarla, ingigantirne gli effetti... ma non la crea.
Non credo al mito del "buon selvaggio", l'esperienza e la storia mi mostrano il contrario.
Ma se elimini "biologicamente", "terapeuticamente" parte del DNA, elimini anche l'uomo.
Questo DNA deve restare immutato, siamo noi come esseri razionali che dobbiamo imparare a tenerlo "sotto controllo".
Se anche si rivelasse possibile, io ho orrore di un mondo di individui che non possono fare altro che il "bene".
Il mio riferimento a Kubrick ... scusate ma calzava proprio a pennello, riguardatevi per favore il film "Arancia meccanica"!
Guarda che qui non c'e' in ballo nessun programma eugenetico... semplicemente il COMPRENDERE i meccanismi che stanno alla base della violenza puo' aiutare a prevenirla. A parlare di lobotomia non sono stata certo io, ne' Baron Cohen intende portare avanti un idea di modifica del DNA delle persone. Anche se non c'e' nulla di male nella eventuale possibilita' di correggere malattie genetiche (o quelli con la fibrosi cistica se la devono tenere perche' eliminare terapeuticamente parte del DNA significa eliminare l'uomo (cit. tua)?
Se determinati studi mostrano che aree del cervello poco funzionanti portano a comportamenti lesivi come sarebbe meglio intervenire? Chiudere le suddette persone in galera per poi farle uscire tali e quali a prima... o creare programmi atti a riabilitare quelle zone del cervello? Guarda che non parliamo di iniezioni intracraniche di sieri dell'empatia, ma di cose tipo terapie cognitivo-comportamentali alle quali le persone si possono sottoporre volontariamente.
E poi, visto che alcuni tratti della personalita' che dipendono da tali aree del cervello si formano durante l'infanzia, non ti sembra logico che si informino i genitori che (per esempio) picchiare i propri figli causa danni neurologici e comportamentali che in seguito potranno portare alla devianza da un punto di vista psicilogico e scadere in comportamenti criminali?
A me tutto questo sembra solo frutto del buon senso... se si punta sull'educazione (NON IMPOSIZIONE) all'empatia, cosa c'e' da perderci? O non ti sembra corretto perche' va contro la natura "bestiale" dell'uomo? Io auspico in una evoluzione sia culturale che "spirituale" dell'umanita', per me rimanere radicati alla biologia anche quando essa e' dannosa, e' un comportamento ottuso, medevale e incivile.
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Perché non sai cercare.Rasputin ha scritto:Allora qui
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Simon+Baron-Cohen
trovi una lista degli studi a cui ha partecipato Cohen.
a parte questo
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23588379
, gli altri sono tutti sull'autismo mi pare di vedere.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=%28Baron%20Cohen[Author]%29%20NOT%20Autism[Title%2FAbstract]
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Ho fatto una ricerca col solo nome dell'autore, senza criteri selettivi. Comunque anche qui - almeno a prima vista - non vedo ricerche specifiche sulla violenza e suoi eventuali fattori genetici, magari me ne sai indicare qualcuno tuFux89 ha scritto:Perché non sai cercare.Rasputin ha scritto:Allora qui
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Simon+Baron-Cohen
trovi una lista degli studi a cui ha partecipato Cohen.
a parte questo
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23588379
, gli altri sono tutti sull'autismo mi pare di vedere.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=%28Baron%20Cohen[Author]%29%20NOT%20Autism[Title%2FAbstract]
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Ripeto: e quindi? Uno che ha studiato l'autismo (al quale per altro dedica la seconda meta' del "La scienza del male") non e' attendibile? Guarda caso il concetto di mancanza di empatia e' uno dei tratti distintivi dell'autismo, quindi Baron Cohen e' del tutto competente in materia... oltre a questo, se ti prendi la briga di guardare il libro, troverai che lui insieme ad altri ricercatori ha condotto anche studi di genetica, oltre che sui neuroni specchio. Studi tutti citati all'interno dell'opera.Rasputin ha scritto:
Allora qui
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Simon+Baron-Cohen
trovi una lista degli studi a cui ha partecipato Cohen.
a parte questo
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23588379
, gli altri sono tutti sull'autismo mi pare di vedere.
Troppo difficile ammettere di aver detto una cazzata, eh? Guarda che capita a tutti di giudicare frettolosamente un libro, magari facendosi influenzare dal nome dell'autore o dal titolo... pero' poi le persone intelligenti sono disposte a riconsiderare le proprie posizioni, magari dando retta a chi il libro l'ha davvero letto... continuare ad ostinarsi citando link random non ha senso, oltre che a disturbare la discussione sul contenuto del libro al quale magari qualcuno (tipo Lud, ma anche eventuali lettori silenti) era interessato!Rasputin ha scritto:È la formulazione "Analisi corrette dal punto di vista formale, logico e scientifico e che propongono un approccio per una soluzione ragionavole" per me ad essere una versione parolaica di "Chiacchiere da bar".
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Cavoli tuoi ... così forse imparerai a non buttarli via come stai facendo.Fux89 ha scritto:Perché non sai cercare.Rasputin ha scritto:Allora qui
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Simon+Baron-Cohen
trovi una lista degli studi a cui ha partecipato Cohen.
a parte questo
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23588379
, gli altri sono tutti sull'autismo mi pare di vedere.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=%28Baron%20Cohen[Author]%29%20NOT%20Autism[Title%2FAbstract]
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Re: Trattare la violenza come una malattia
ma no... è che si riferiva a sacha baron cohenDiva ha scritto:Troppo difficile ammettere di aver detto una cazzata, eh? Guarda che capita a tutti di giudicare frettolosamente un libro, magari facendosi influenzare dal nome dell'autore o dal titolo... pero' poi le persone intelligenti sono disposte a riconsiderare le proprie posizioni, magari dando retta a chi il libro l'ha davvero letto... continuare ad ostinarsi citando link random non ha senso, oltre che a disturbare la discussione sul contenuto del libro al quale magari qualcuno (tipo Lud, ma anche eventuali lettori silenti) era interessato!
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Re: Trattare la violenza come una malattia
jessica ha scritto:ma no... è che si riferiva a sacha baron cohen
Verde mio, ovviamente!
(Hai ragione, sdrammatizziamo! )
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Avevo già pronta la controbattuta ma... mi sono fermato in tempo: non scendere al livello dell'avversario!Diva ha scritto:Quanto qualunquismo mascherato di pretesa di liberta'!!!!paolo1951 ha scritto:Ok questa è un'idea, una tesi comprensibile, accettabile... anche se io personalmente non la condivido. La violenza è nel nostro DNA, la "società" può coltivarla, ingigantirne gli effetti... ma non la crea.
Non credo al mito del "buon selvaggio", l'esperienza e la storia mi mostrano il contrario.
Ma se elimini "biologicamente", "terapeuticamente" parte del DNA, elimini anche l'uomo.
Questo DNA deve restare immutato, siamo noi come esseri razionali che dobbiamo imparare a tenerlo "sotto controllo".
Se anche si rivelasse possibile, io ho orrore di un mondo di individui che non possono fare altro che il "bene".
Il mio riferimento a Kubrick ... scusate ma calzava proprio a pennello, riguardatevi per favore il film "Arancia meccanica"!
Guarda che qui non c'e' in ballo nessun programma eugenetico... semplicemente il COMPRENDERE i meccanismi che stanno alla base della violenza puo' aiutare a prevenirla. A parlare di lobotomia non sono stata certo io, ne' Baron Cohen intende portare avanti un idea di modifica del DNA delle persone. Anche se non c'e' nulla di male nella eventuale possibilita' di correggere malattie genetiche (o quelli con la fibrosi cistica se la devono tenere perche' eliminare terapeuticamente parte del DNA significa eliminare l'uomo (cit. tua)?
Se determinati studi mostrano che aree del cervello poco funzionanti portano a comportamenti lesivi come sarebbe meglio intervenire? Chiudere le suddette persone in galera per poi farle uscire tali e quali a prima... o creare programmi atti a riabilitare quelle zone del cervello? Guarda che non parliamo di iniezioni intracraniche di sieri dell'empatia, ma di cose tipo terapie cognitivo-comportamentali alle quali le persone si possono sottoporre volontariamente.
E poi, visto che alcuni tratti della personalita' che dipendono da tali aree del cervello si formano durante l'infanzia, non ti sembra logico che si informino i genitori che (per esempio) picchiare i propri figli causa danni neurologici e comportamentali che in seguito potranno portare alla devianza da un punto di vista psicilogico e scadere in comportamenti criminali?
A me tutto questo sembra solo frutto del buon senso... se si punta sull'educazione (NON IMPOSIZIONE) all'empatia, cosa c'e' da perderci? O non ti sembra corretto perche' va contro la natura "bestiale" dell'uomo? Io auspico in una evoluzione sia culturale che "spirituale" dell'umanita', per me rimanere radicati alla biologia anche quando essa e' dannosa, e' un comportamento ottuso, medevale e incivile.
Ora ammetto innanzitutto che io ho un "privato interesse" a sostenere la mia tesi.
Infatti, a ragione o a torto, ho la brutta sensazione che molti qui su questo forum vorrebbero "curare" anche il sottoscritto.
Fatta questa confessione, dico che sinceramente gente che ragiona come te cara Diva mi fa paura esattamente come un Adolf Eichmann o un dottor Josef Mengele.
Tu stai auspicando la più terribile e orrenda violenza contro l'uomo, in nome della non violenza.
Come gli inquisitori tu tortureresti la gente "per amore" così che la loro anima possa salvarsi e godere dopo la morte le gioie del paradiso!
Diva cara, saresti grottesca se purtroppo ... non fossi vera!
Ci sarebbe da ridere su quanto tu scrivi se purtroppo non avessi degli illustri predecessori tipo appunto il già citato dottor Mengele.
"Curare" te credo sia cosa impossibile, o comunque ben più difficile che curare un violento, comunque per non lasciare nulla di intentato faccio un mio modesto tentativo, basato non certo sull'uso di psicofarmaci ma della semplice ragione.
Già perché tu confondi tranquillamente "informazione", "educazione", "tentativo di convincimento" con imposizione forzata di una "cura".
Ecco per prima cosa io vorrei che tu ci dicessi in cosa consiste questa "cura", questa "terapia"!
Se si tratta solo di propagandare idee di amore, di solidarietà sociale, ecc. è ovvio che io non ci vedrei nulla di male, ma qui si è parlato di curare la tendenza alla violenza così come si cura una malattia tipo la peste, quindi io mi sono fatto l'idea che sia stia parlando di cure farmacologiche!!!
Se non è così... ditelo subito e non andrò più avanti, ma per favore ditemi per prima cosa di che "cure" state parlando!!!!
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Paolo hai visto il video? Hai lretto il libro? Hai idea di in che cosa consista la cura della male sociale rappresentato dalla violenza? Oppure ti sei fatto una tua idea di cosa si stia parlando senza averne in realtà la più pallida idea?
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Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?
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Re: Trattare la violenza come una malattia
No, infatti non e' cosi'! Ho specificato nel mio post precedente che si tratta semplicemente di cercare di capire cosa succede nella mente di una persona che commette un'azione violenta. Ora, Baron Cohen si avvale delle conoscenze in campo neuroscientifico per dirci che, nei cervelli delle persone inclini alla violenza ci sono delle aree che non sono attivate in maniera "corretta". Penso che non ci siano dubbi su cosa preferire tra un serial killer e una persona che lavora nel campo degli aiuti umanitari... questo aggettivo "corretta" quindi si riferisce a comportamenti eticamente validi. Gli studi effettuati non ci dicono solamente quali sono le aree del cervello funzionali all'empatia, ma ci danno anche alcuni suggerimenti su come queste si sviluppano... e (rullo di tamburi!) non servono ne' cure invasive -io prima ho scherzosamente detto "iniezioni intracraniche di sieri dell'empatia- ne' modifiche del DNA, basta invece un certo tipo di educazione affettiva. Infatti la stragrande maggioranza delle persone che da adulte presentano disturbi borderline/narcisisti/psicotici hanno avuto un'infanzia turbolenta (storie di abusi, abbandoni, etc..). Per esempio nei bambini che hanno subito traumi alcune parti del cervello 9l'amigdala mi pare di ricordare) sono molto piu' piccole, meno sviluppate della media. Poi si, esiste anche una componente ereditaria e quindi genetica... ma mi pare che si debba prima di tutto agire sull'aspetto della formazione della persona, quindi ripeto, tranquillo, nessun programma di eugenetica.paolo1951 ha scritto:Avevo già pronta la controbattuta ma... mi sono fermato in tempo: non scendere al livello dell'avversario!
Ora ammetto innanzitutto che io ho un "privato interesse" a sostenere la mia tesi.
Infatti, a ragione o a torto, ho la brutta sensazione che molti qui su questo forum vorrebbero "curare" anche il sottoscritto.
Fatta questa confessione, dico che sinceramente gente che ragiona come te cara Diva mi fa paura esattamente come un Adolf Eichmann o un dottor Josef Mengele.
Tu stai auspicando la più terribile e orrenda violenza contro l'uomo, in nome della non violenza.
Come gli inquisitori tu tortureresti la gente "per amore" così che la loro anima possa salvarsi e godere dopo la morte le gioie del paradiso!
Diva cara, saresti grottesca se purtroppo ... non fossi vera!
Ci sarebbe da ridere su quanto tu scrivi se purtroppo non avessi degli illustri predecessori tipo appunto il già citato dottor Mengele.
"Curare" te credo sia cosa impossibile, o comunque ben più difficile che curare un violento, comunque per non lasciare nulla di intentato faccio un mio modesto tentativo, basato non certo sull'uso di psicofarmaci ma della semplice ragione.
Già perché tu confondi tranquillamente "informazione", "educazione", "tentativo di convincimento" con imposizione forzata di una "cura".
Ecco per prima cosa io vorrei che tu ci dicessi in cosa consiste questa "cura", questa "terapia"!
Se si tratta solo di propagandare idee di amore, di solidarietà sociale, ecc. è ovvio che io non ci vedrei nulla di male, ma qui si è parlato di curare la tendenza alla violenza così come si cura una malattia tipo la peste, quindi io mi sono fatto l'idea che sia stia parlando di cure farmacologiche!!!
Se non è così... ditelo subito e non andrò più avanti, ma per favore ditemi per prima cosa di che "cure" state parlando!!!!
Ora, ti sembra che cercare di condizionare positivamente i comportamenti delle persone agendo sulla loro educazione e affettivita', e in questo modo sullo sviluppo di alcune aree dei loro cervelli, leda la liberta' individuale?
Vuoi dirmi che tu a tuo figlio, invece di insegnargli il rispetto, la benevolenza, l'affetto per amici e famigliari, gli dai un tipo di educazione che comprenda anche una sana dose di violenza in modo che poi sia libero di scegliere come comportarsi? Spero che tu ti renda conto che questo genere di "liberta'" non e' la vera liberta' di cui abbiamo bisogno... anche perche' noi siamo sempre e comunque condizionati dall'ambiente che ci circonda, quindi tanto vale e tanto meglio cercare di rendere questo ambiente adatto allo sviluppo dell'empatia, no?
Sally- -------------
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Magari prima di paragonare qualcuno a gente come Mengele sarebbe carino capire di cosa si sta parlando, eh...paolo1951 ha scritto:Se non è così... ditelo subito e non andrò più avanti, ma per favore ditemi per prima cosa di che "cure" state parlando!!!!
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Io quoto Paolo 51
delfi68- -------------
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Fux89 ha scritto:Magari prima di paragonare qualcuno a gente come Mengele sarebbe carino capire di cosa si sta parlando, eh...paolo1951 ha scritto:Se non è così... ditelo subito e non andrò più avanti, ma per favore ditemi per prima cosa di che "cure" state parlando!!!!
___________________
Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?
Don Chisciotte - Guccini
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Ludwig von Drake- -------------
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Re: Trattare la violenza come una malattia
Ludwig, prima di lamentarsi sarebbe bene vedere cosa è stato scritto da te e da altri!!!Ludwig von Drake ha scritto:Fux89 ha scritto:Magari prima di paragonare qualcuno a gente come Mengele sarebbe carino capire di cosa si sta parlando, eh...paolo1951 ha scritto:Se non è così... ditelo subito e non andrò più avanti, ma per favore ditemi per prima cosa di che "cure" state parlando!!!!
Ora sembra che tutto consista nel tenere una lezioncina di etica, qualche consiglio pedagogico ai genitori, forse un corso prematrimoniale tipo quelli della CCAR, ma prima avete parlato ben diversamente, parlavate di "trattare la violenza come una malattia", di curarla come la peste nera... e non credo che la peste nera si curi con la psicologia!
Se ora vi siete finalmente resi conto di aver parlato come fanatici e avete corretto il tiro... sono io il primo a compiacermene, ma NON cercate di scaricare le vostre colpe sugli altri.
___________________
«Tantum religio potuit suadere malorum»
Lucrezio Caro - De rerum natura
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco,
che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo,
scusandosi col dir: "Non lo conosco"! »
(epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio)
Re: Trattare la violenza come una malattia
No, io non sto correggendo il tiro perche' non ho sostenuto nulla di quel che dici... l'esempio della peste lo stai strumentalizzando... in origine e' stato fatto per farti capire che non tutto cio' che appartiene naturalmente all'uomo e' bene, e che comprendere come funzionano determinati meccanismi e' d'aiuto nella risoluzione dei problemi.paolo1951 ha scritto:
Se ora vi siete finalmente resi conto di aver parlato come fanatici e avete corretto il tiro... sono io il primo a compiacermene, ma NON cercate di scaricare le vostre colpe sugli altri.
Lo ribadisco per la terza volta: non ho mai parlato di curare la violenza con psicofarmaci o electroshock, mi sono semplicemente limitata a portare l'esempio di uno studioso che ha affrontato il tema con un approccio scientifico, pervenendo a determinati risultati e che credo possano essere d'aiuto sia nel prevenire i comportamenti violenti, sia nell'affrontare una eventuale riabilitazione in caso di crimini di questo tipo.
Tutto il resto da Arancia Meccanica alla cospirazione giudaico-comunista-massonica internazionale ce lo avete messo tu e il Rasp.
Sally- -------------
- Numero di messaggi : 4876
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Re: Trattare la violenza come una malattia
premetto di non aver seguito tutto dall'inizio, ma giusto una curiosità:paolo1951 ha scritto:Avevo già pronta la controbattuta ma... mi sono fermato in tempo: non scendere al livello dell'avversario!Diva ha scritto:Quanto qualunquismo mascherato di pretesa di liberta'!!!!paolo1951 ha scritto:Ok questa è un'idea, una tesi comprensibile, accettabile... anche se io personalmente non la condivido. La violenza è nel nostro DNA, la "società" può coltivarla, ingigantirne gli effetti... ma non la crea.
Non credo al mito del "buon selvaggio", l'esperienza e la storia mi mostrano il contrario.
Ma se elimini "biologicamente", "terapeuticamente" parte del DNA, elimini anche l'uomo.
Questo DNA deve restare immutato, siamo noi come esseri razionali che dobbiamo imparare a tenerlo "sotto controllo".
Se anche si rivelasse possibile, io ho orrore di un mondo di individui che non possono fare altro che il "bene".
Il mio riferimento a Kubrick ... scusate ma calzava proprio a pennello, riguardatevi per favore il film "Arancia meccanica"!
Guarda che qui non c'e' in ballo nessun programma eugenetico... semplicemente il COMPRENDERE i meccanismi che stanno alla base della violenza puo' aiutare a prevenirla. A parlare di lobotomia non sono stata certo io, ne' Baron Cohen intende portare avanti un idea di modifica del DNA delle persone. Anche se non c'e' nulla di male nella eventuale possibilita' di correggere malattie genetiche (o quelli con la fibrosi cistica se la devono tenere perche' eliminare terapeuticamente parte del DNA significa eliminare l'uomo (cit. tua)?
Se determinati studi mostrano che aree del cervello poco funzionanti portano a comportamenti lesivi come sarebbe meglio intervenire? Chiudere le suddette persone in galera per poi farle uscire tali e quali a prima... o creare programmi atti a riabilitare quelle zone del cervello? Guarda che non parliamo di iniezioni intracraniche di sieri dell'empatia, ma di cose tipo terapie cognitivo-comportamentali alle quali le persone si possono sottoporre volontariamente.
E poi, visto che alcuni tratti della personalita' che dipendono da tali aree del cervello si formano durante l'infanzia, non ti sembra logico che si informino i genitori che (per esempio) picchiare i propri figli causa danni neurologici e comportamentali che in seguito potranno portare alla devianza da un punto di vista psicilogico e scadere in comportamenti criminali?
A me tutto questo sembra solo frutto del buon senso... se si punta sull'educazione (NON IMPOSIZIONE) all'empatia, cosa c'e' da perderci? O non ti sembra corretto perche' va contro la natura "bestiale" dell'uomo? Io auspico in una evoluzione sia culturale che "spirituale" dell'umanita', per me rimanere radicati alla biologia anche quando essa e' dannosa, e' un comportamento ottuso, medevale e incivile.
Ora ammetto innanzitutto che io ho un "privato interesse" a sostenere la mia tesi.
Infatti, a ragione o a torto, ho la brutta sensazione che molti qui su questo forum vorrebbero "curare" anche il sottoscritto.
Fatta questa confessione, dico che sinceramente gente che ragiona come te cara Diva mi fa paura esattamente come un Adolf Eichmann o un dottor Josef Mengele.
Tu stai auspicando la più terribile e orrenda violenza contro l'uomo, in nome della non violenza.
Come gli inquisitori tu tortureresti la gente "per amore" così che la loro anima possa salvarsi e godere dopo la morte le gioie del paradiso!
Diva cara, saresti grottesca se purtroppo ... non fossi vera!
Ci sarebbe da ridere su quanto tu scrivi se purtroppo non avessi degli illustri predecessori tipo appunto il già citato dottor Mengele.
"Curare" te credo sia cosa impossibile, o comunque ben più difficile che curare un violento, comunque per non lasciare nulla di intentato faccio un mio modesto tentativo, basato non certo sull'uso di psicofarmaci ma della semplice ragione.
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Se non è così... ditelo subito e non andrò più avanti, ma per favore ditemi per prima cosa di che "cure" state parlando!!!!
riscriveresti tutto anche se diva avesse parlato di cure per la pedofilia?
Ospite- Ospite
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