Incompatibilità tra Scienza e religione
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Mi ricordo di aver visto una stima del ritardo dello sviluppo scientifico e sociale in Europa causato dal cristianesimo: 5 secoli.Koan ha scritto:Certo, ma lui comunque si riferiva alla cultura occidentale. Ad ogni modo, parlare di sviluppo culturale grazie al cristianesimo non ha davvero senso. Come se il mondo classico greco romano, prima di Cristo e della Chiesa, non avesse prodotto sistemi culturali avanzati.Rasputin ha scritto:Koan ha scritto:
La cultura è cultura. Non esiste una cultura atea come non esiste una cultura della fede. Quella scientifica come la fisica, matematica, chimica, biologia. O quella artistica umanistica come la letteratura, musica, pittura, cinema... sono prodotti unicamente dall'ingegno umano. Tu confondi la cultura con l'ideologia.
Uno può dirsi credente agnostico od ateo, ma la cultura resta cultura. Chi ha favorito questa cultura, chi le ha permesso di svilupparsi? L'essere umano. O pensi seriamente che se non ci fosse stato il cristianesimo, oggi vivremmo ancora da illetterati nelle capanne di fango?
Beh dipende da che accezione si da al termine, esistono ad esempio culture differenti, occidentale, orientale, islamica, culture tribali, ecc
Del resto basta vedere che bastonata hanno preso i popoli arabi con l'islam: ancora oggi sono indietro di un millennio abbondante.
Minsky- --------------
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Minsky ha scritto:
Mi ricordo di aver visto una stima del ritardo dello sviluppo scientifico e sociale in Europa causato dal cristianesimo: 5 secoli.
Del resto basta vedere che bastonata hanno preso i popoli arabi con l'islam: ancora oggi sono indietro di un millennio abbondante.
Da qualche parte ho un grafico, ora lo cerco
EDIT eccolo qua
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Mah... francamente non capisco cosa voglia dire "cultura atea"... la cultura è cultura, poi uno può essere ateo o credente, la cultura non cambia di un pelo. Per dire, E=mc2 vale a prescindere, che tu sia ateo o che vai in chiesa tutte le domeniche.Rasputin ha scritto:Koan ha scritto:
Certo, ma lui comunque si riferiva alla cultura occidentale. Ad ogni modo, parlare di sviluppo culturale grazie al cristianesimo non ha davvero senso.
Beh diciamo che stiracchiando i tessuti cutanei scrotali (o labiali, a scelta ) il concetto di "cultura atea" ci può stare.
Sulla seconda frase ovviamente nulla da eccepire.
Ultima modifica di Koan il Dom 7 Lug 2024 - 9:17 - modificato 1 volta.
Koan- -----------
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Eh appunto, si divertono a fare il girotondo attorno ad un sasso nero con 50° gradi all'ombra.Minsky ha scritto:Mi ricordo di aver visto una stima del ritardo dello sviluppo scientifico e sociale in Europa causato dal cristianesimo: 5 secoli.Koan ha scritto:Certo, ma lui comunque si riferiva alla cultura occidentale. Ad ogni modo, parlare di sviluppo culturale grazie al cristianesimo non ha davvero senso. Come se il mondo classico greco romano, prima di Cristo e della Chiesa, non avesse prodotto sistemi culturali avanzati.Rasputin ha scritto:Koan ha scritto:
La cultura è cultura. Non esiste una cultura atea come non esiste una cultura della fede. Quella scientifica come la fisica, matematica, chimica, biologia. O quella artistica umanistica come la letteratura, musica, pittura, cinema... sono prodotti unicamente dall'ingegno umano. Tu confondi la cultura con l'ideologia.
Uno può dirsi credente agnostico od ateo, ma la cultura resta cultura. Chi ha favorito questa cultura, chi le ha permesso di svilupparsi? L'essere umano. O pensi seriamente che se non ci fosse stato il cristianesimo, oggi vivremmo ancora da illetterati nelle capanne di fango?
Beh dipende da che accezione si da al termine, esistono ad esempio culture differenti, occidentale, orientale, islamica, culture tribali, ecc
Del resto basta vedere che bastonata hanno preso i popoli arabi con l'islam: ancora oggi sono indietro di un millennio abbondante.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Eccolo là, bravo.Rasputin ha scritto:Minsky ha scritto:
Mi ricordo di aver visto una stima del ritardo dello sviluppo scientifico e sociale in Europa causato dal cristianesimo: 5 secoli.
Del resto basta vedere che bastonata hanno preso i popoli arabi con l'islam: ancora oggi sono indietro di un millennio abbondante.
Da qualche parte ho un grafico, ora lo cerco
EDIT eccolo qua
In effetti si tratta suppergiù di un millennio di ritardo mentale anche per il cristianesimo. Fa scopa.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Koan ha scritto:
Mah... francamente non capisco cosa voglia dire "cultura atea"... la cultura è cultura, poi uno può essere ateo o credente, la cultura non cambia di un pelo. Per dire, E=mc2 vale a prescindere, che tu sia ateo o che vai in chiesa tutte le domeniche.
Ripeto si tratta di un termine stiracchiato e senza significato chiaro, dato che atei ce ne sono in (quasi) tutte le culture, ma se si può parlare ad esempio di "culture religiose" allora anche il contrario ci sta.
Che poi agli effetti pratici non serva a niente se non al missionario di turno per demonizzare maldestramente il/gli interlocutore/i
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Non ho mai detto che galileo avesse realizzato il meccanismo di cui parli, io mi riferivo agli studi che lo hanno portato all'isocronismo. basta leggere le quote.Minsky ha scritto:Ecco, appunto, come sospettavo avevi in mente il famoso aneddoto.antoscar ha scritto:Si,si tutto quello che vuoi .....ma nessuna di queste ha portato allo sviluppo tecnologico delle leggi del pendolo. eppure a Galileo è bastato uno spago, una pietra , e i battiti del suo cuore. tutte cose già disponibili ai tempi degli Egizi.
No, non è andata così. Galilei impiegò 60 anni di studi (dal 1581 al 1641) per arrivare all'intuizione di un possibile meccanismo a pendolo per la misura del tempo, ma non riuscì a realizzarne un prototipo. Il primo orologio a pendolo venne costruito solo nel 1657, da Huygens, dopo che questi perfezionò gli studi sull'isocronismo.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Molto interessante, il grafico naturalmente accompagnato da folta documentazione di chi per esempio ha realizzato tutto ciò e come, con quali dati, presi dove?Minsky ha scritto:Rasputin ha scritto:Minsky ha scritto:
Mi ricordo di aver visto una stima del ritardo dello sviluppo scientifico e sociale in Europa causato dal cristianesimo: 5 secoli.
Del resto basta vedere che bastonata hanno preso i popoli arabi con l'islam: ancora oggi sono indietro di un millennio abbondante.
Da qualche parte ho un grafico, ora lo cerco
EDIT eccolo qua
Io preferisco allegarvi un libro di un docente universitario di Scienze Sociali:
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Se volete sapere il seguito .......
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Non occorre, ho letto chi è l'autore, un "sociologo della religione" = come andare dalla Mercedes a chiedere se fanno buone auto.
Ma ammesso e non concesso che abbia in qualche punto ragione, temo che la bilancia pende comunque nettamente dalla parte della
Storia criminale del cristianesimo
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Forse dovresti rileggere tu quello che hai scritto: «sviluppo tecnologico delle leggi del pendolo».antoscar ha scritto:Non ho mai detto che galileo avesse realizzato il meccanismo di cui parli, io mi riferivo agli studi che lo hanno portato all'isocronismo. basta leggere le quote.Minsky ha scritto:Ecco, appunto, come sospettavo avevi in mente il famoso aneddoto.antoscar ha scritto:
Si,si tutto quello che vuoi .....ma nessuna di queste ha portato allo sviluppo tecnologico delle leggi del pendolo. eppure a Galileo è bastato uno spago, una pietra , e i battiti del suo cuore. tutte cose già disponibili ai tempi degli Egizi.
No, non è andata così. Galilei impiegò 60 anni di studi (dal 1581 al 1641) per arrivare all'intuizione di un possibile meccanismo a pendolo per la misura del tempo, ma non riuscì a realizzarne un prototipo. Il primo orologio a pendolo venne costruito solo nel 1657, da Huygens, dopo che questi perfezionò gli studi sull'isocronismo.
Se parli di tecnologia parli di applicazioni pratiche.
E continuo a non vedere cosa dovrebbe dimostrare questo esempio.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Galileo Galilei, il celebre scienziato italiano, compì studi approfonditi sul pendolo e formulò tre importanti leggi che ancora oggi sono fondamentali per la nostra comprensione di questo fenomeno:
Isocronismo del Pendolo: Galileo fu il primo a notare che il tempo di oscillazione di un pendolo semplice (cioè una massa sospesa da un filo) è indipendente dall’ampiezza delle oscillazioni, a condizione che l’angolo massimo formato dal filo con la verticale non superi qualche grado (generalmente <10°). In altre parole, il periodo (T) di un pendolo non dipende dalla sua ampiezza.
Indipendenza dalla Massa: Il periodo di oscillazione di un pendolo non dipende dalla massa della massa appesa al filo. Questo significa che pendoli con diverse masse ma stessa lunghezza avranno lo stesso periodo.
Dipendenza dalla Lunghezza: Il periodo del pendolo è invece direttamente proporzionale alla sua lunghezza. In altre parole, pendoli con lunghezze diverse avranno periodi diversi.
Galileo intraprese lo studio del pendolo nel 1581, dopo aver osservato il movimento di oscillazione di una lampada sospesa nella Cattedrale di Pisa. Galileo intraprese lo studio del pendolo nel 1581, dopo aver osservato il movimento di oscillazione di una lampada sospesa nella Cattedrale di Pisa. Sebbene non abbia potuto realizzare un orologio a pendolo durante la sua vita, le sue scoperte hanno avuto un impatto significativo sulla scienza e sulla tecnologia Semplicemente volevo dire questo.
Isocronismo del Pendolo: Galileo fu il primo a notare che il tempo di oscillazione di un pendolo semplice (cioè una massa sospesa da un filo) è indipendente dall’ampiezza delle oscillazioni, a condizione che l’angolo massimo formato dal filo con la verticale non superi qualche grado (generalmente <10°). In altre parole, il periodo (T) di un pendolo non dipende dalla sua ampiezza.
Indipendenza dalla Massa: Il periodo di oscillazione di un pendolo non dipende dalla massa della massa appesa al filo. Questo significa che pendoli con diverse masse ma stessa lunghezza avranno lo stesso periodo.
Dipendenza dalla Lunghezza: Il periodo del pendolo è invece direttamente proporzionale alla sua lunghezza. In altre parole, pendoli con lunghezze diverse avranno periodi diversi.
Galileo intraprese lo studio del pendolo nel 1581, dopo aver osservato il movimento di oscillazione di una lampada sospesa nella Cattedrale di Pisa. Galileo intraprese lo studio del pendolo nel 1581, dopo aver osservato il movimento di oscillazione di una lampada sospesa nella Cattedrale di Pisa. Sebbene non abbia potuto realizzare un orologio a pendolo durante la sua vita, le sue scoperte hanno avuto un impatto significativo sulla scienza e sulla tecnologia Semplicemente volevo dire questo.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
E NO! caro il "Sociologo della religione" come tu lo chiami, insegna in una Università LAICA degli Stati Uniti . Se i termini del confronto si limitano a screditare senza argomenti validi quanto sostenuto, allora possiamo dire tutto e il contrario di tutto e non andiamo da nessuna parte.Rasputin ha scritto:antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Non occorre, ho letto chi è l'autore, un "sociologo della religione" = come andare dalla Mercedes a chiedere se fanno buone auto.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
antoscar ha scritto:E NO! caro il "Sociologo della religione" come tu lo chiami, insegna in una Università LAICA degli Stati Uniti . Se i termini del confronto si limitano a screditare senza argomenti validi quanto sostenuto, allora possiamo dire tutto e il contrario di tutto e non andiamo da nessuna parte.Rasputin ha scritto:antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Non occorre, ho letto chi è l'autore, un "sociologo della religione" = come andare dalla Mercedes a chiedere se fanno buone auto.
Ma ammesso e non concesso che abbia in qualche punto ragione, temo che la bilancia pende comunque nettamente dalla parte della
Storia criminale del cristianesimo
ossia, il fatto che un religioso insegni in una univertsità laica sarebbe un "argomento valido" ed invece 44 anni di ricerche e lavoro di elaborazione dei risultati di Deschner (ma ti sei accorto che la scritta in blu è un link attivo?) no?
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Quindi se uno si specializza in scienze delle religioni è un religioso? Ma hai idea delle fesserie che dici?Rasputin ha scritto:
ossia, il fatto che un religioso insegni in una univertsità laica sarebbe un "argomento valido" ed invece 44 anni di ricerche e lavoro di elaborazione dei risultati di Deschner (ma ti sei accorto che la scritta in blu è un link attivo?) no?
Rodney Stark era un laico a tutti gli effetti non mi risulta abbia preso i voti o che sia un Francescano. Fammi il favore, ogni tanto collega il cervello o la tua è solo non conoscenza ....... In questo caso mi scuso .....ma torna a scuola
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
antoscar ha scritto:Quindi se uno si specializza in scienze delle religioni è un religioso? Ma hai idea delle fesserie che dici?Rasputin ha scritto:
ossia, il fatto che un religioso insegni in una univertsità laica sarebbe un "argomento valido" ed invece 44 anni di ricerche e lavoro di elaborazione dei risultati di Deschner (ma ti sei accorto che la scritta in blu è un link attivo?) no?
Rodney Stark era un laico a tutti gli effetti non mi risulta abbia preso i voti o che sia un Francescano. Fammi il favore, ogni tanto collega il cervello o la tua è solo non conoscenza ....... In questo caso mi scuso .....ma torna a scuola
Veramente non sono fesserie, disonesto invece a me pare il modo in cui travisi quello che dico. Il fatto che Stark sie un religioso (nato e cresciuto in una famiglia luterana, informati) non vuol dire che"se uno si specializza in scienze delle religioni è un religioso".
Si tratta di un tipico non sequitur, https://it.wikipedia.org/wiki/Non_sequitur ovvero un'attribuzione arbitraria di causalità (e meno mele che quello che deve tornare a scola sono io)
Che uno sia laico non esclude inoltre che sia religioso, per esserlo non occorre essere preti od aver preso voti.
Mi sa che a scuola ci devi andare tu e non tornarci io.
Inoltre stai confermando una vecchissima statistica, ossia che i credenti tendono a cannare i quote, per me forte indizio se non una delle tante prove, che la fede pregiudica le capacità cognitive
P.S. ti sei accorto chhe la scritta in blu è un link attivo?
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Scusa, ma a me risulta che per secoli (fino a Darwin almeno) ogni volta che uno scienziato (non importa se fosse poi credente o meno) con le sue teorie osasse andar contro quanto affermato dalla Bibbia, veniva ostacolato in tutti i modi. Questo è un fatto. La religione ha sempre cercato di ritardare qualunque progresso che potesse far vacillare le sue idee sul mondo (ancora oggi, ad esempio, il Vaticano non considera valido il poligenismo e ritiene reale l'esistenza di Adamo ed Eva). Con gran fatica, a denti stretti, oggi ammettono che l'evoluzione possa essere un'ipotesi con una qualche attendibilità.antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Il resto son solo chiacchiere. Se non ci credi, fai una passeggiata a Campo dei Fiori, se c'è caldo puoi sempre prendere un po' d'ombra sotto una grande statua.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Koan ha scritto:Scusa, ma a me risulta che per secoli (fino a Darwin almeno) ogni volta che uno scienziato (non importa se fosse poi credente o meno) con le sue teorie osasse andar contro quanto affermato dalla Bibbia, veniva ostacolato in tutti i modi. Questo è un fatto. La religione ha sempre cercato di ritardare qualunque progresso che potesse far vacillare le sue idee sul mondo (ancora oggi, ad esempio, il Vaticano non considera valido il poligenismo e ritiene reale l'esistenza di Adamo ed Eva). Con gran fatica, a denti stretti, oggi ammettono che l'evoluzione possa essere un'ipotesi con una qualche attendibilità.antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Il resto son solo chiacchiere. Se non ci credi, fai una passeggiata a Campo dei Fiori, se c'è caldo puoi sempre prendere un po' d'ombra sotto una grande statua.
Mentre si tratta di una teoria con una montagna di prove dietro, almeno tante quante la teoria della gravitazione universale (tanto per far capire agli "istruiti" qui la differenza tra teoria ed ipotesi)
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Eh lo so, ma per il papa polacco restava un'ipotesi con qualche attendibilità:Rasputin ha scritto:Koan ha scritto:Scusa, ma a me risulta che per secoli (fino a Darwin almeno) ogni volta che uno scienziato (non importa se fosse poi credente o meno) con le sue teorie osasse andar contro quanto affermato dalla Bibbia, veniva ostacolato in tutti i modi. Questo è un fatto. La religione ha sempre cercato di ritardare qualunque progresso che potesse far vacillare le sue idee sul mondo (ancora oggi, ad esempio, il Vaticano non considera valido il poligenismo e ritiene reale l'esistenza di Adamo ed Eva). Con gran fatica, a denti stretti, oggi ammettono che l'evoluzione possa essere un'ipotesi con una qualche attendibilità.antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Il resto son solo chiacchiere. Se non ci credi, fai una passeggiata a Campo dei Fiori, se c'è caldo puoi sempre prendere un po' d'ombra sotto una grande statua.
Mentre si tratta di una teoria con una montagna di prove dietro, almeno tante quante la teoria della gravitazione universale (tanto per far capire agli "istruiti" qui la differenza tra teoria ed ipotesi)
Oggi, dopo quasi mezzo secolo, le nuove conoscenze conducono a riconoscere nella teoria dell’ evoluzione più che un’ipotesi”.
Koan- -----------
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Ecco lo sapevo che andate tutti a parare a campo dei fiori..... Qua nessuno ha mai detto che la chiesa sia perfetta , quello che vi chiedo è di aprire le menti ad un atteggiamento meno accusatorio e di essere intellettualmente onesti . quello che dici è vero è successo ....ma non per questo possiamo negare che la chiesa di cose positive ne ha fatte davvero tante , accusarla addirittura di aver rallentato il progresso scientifico e le conquiste di libertà è un falso. Quando vi parlavo di cultura Atea dominante mi riferivo proprio a questo modo di pensare, scrivere e poi accusare! Il lavoro fatto dal Sociologo che viene inficiato solo perché credente, senza entrare nel merito del suo libro, fa parte di questa cultura. In realtà R.STARK ha fatto un lavoro formidabile che spiega i piccoli e grandi cambiamenti della società a partire dalla fine dell'impero Romano . E' incredibile la mole di lavoro che quest'uomo ha fatto (basta leggere la Bibliografia da cui ha attinto centinaia di testi storici e sociologici) tutti credenti religiosi anche questi?Koan ha scritto:Scusa, ma a me risulta che per secoli (fino a Darwin almeno) ogni volta che uno scienziato (non importa se fosse poi credente o meno) con le sue teorie osasse andar contro quanto affermato dalla Bibbia, veniva ostacolato in tutti i modi. Questo è un fatto. La religione ha sempre cercato di ritardare qualunque progresso che potesse far vacillare le sue idee sul mondo (ancora oggi, ad esempio, il Vaticano non considera valido il poligenismo e ritiene reale l'esistenza di Adamo ed Eva). Con gran fatica, a denti stretti, oggi ammettono che l'evoluzione possa essere un'ipotesi con una qualche attendibilità.antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Il resto son solo chiacchiere. Se non ci credi, fai una passeggiata a Campo dei Fiori, se c'è caldo puoi sempre prendere un po' d'ombra sotto una grande statua.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
antoscar ha scritto:Ecco lo sapevo che andate tutti a parare a campo dei fiori..... Qua nessuno ha mai detto che la chiesa sia perfetta , quello che vi chiedo è di aprire le menti ad un atteggiamento meno accusatorio e di essere intellettualmente onesti . quello che dici è vero è successo ....ma non per questo possiamo negare che la chiesa di cose positive ne ha fatte davvero tante , accusarla addirittura di aver rallentato il progresso scientifico e le conquiste di libertà è un falso. Quando vi parlavo di cultura Atea dominante mi riferivo proprio a questo modo di pensare, scrivere e poi accusare! Il lavoro fatto dal Sociologo che viene inficiato solo perché credente, senza entrare nel merito del suo libro, fa parte di questa cultura. In realtà R.STARK ha fatto un lavoro formidabile che spiega i piccoli e grandi cambiamenti della società a partire dalla fine dell'impero Romano . E' incredibile la mole di lavoro che quest'uomo ha fatto (basta leggere la Bibliografia da cui ha attinto centinaia di testi storici e sociologici) tutti credenti religiosi anche questi?Koan ha scritto:Scusa, ma a me risulta che per secoli (fino a Darwin almeno) ogni volta che uno scienziato (non importa se fosse poi credente o meno) con le sue teorie osasse andar contro quanto affermato dalla Bibbia, veniva ostacolato in tutti i modi. Questo è un fatto. La religione ha sempre cercato di ritardare qualunque progresso che potesse far vacillare le sue idee sul mondo (ancora oggi, ad esempio, il Vaticano non considera valido il poligenismo e ritiene reale l'esistenza di Adamo ed Eva). Con gran fatica, a denti stretti, oggi ammettono che l'evoluzione possa essere un'ipotesi con una qualche attendibilità.antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Il resto son solo chiacchiere. Se non ci credi, fai una passeggiata a Campo dei Fiori, se c'è caldo puoi sempre prendere un po' d'ombra sotto una grande statua.
E il lavoro di Deschner l'hai letto?
Ti rendi conto che "non per questo possiamo negare che la chiesa di cose positive ne ha fatte davvero tante" (oltre ad essere un'asserzione senza alcun riferimento e senza specificare nulla) equivale ad assolvere qualunque criminale, da Hitler a Pol Pot a uno qualunque dei molti assassini seriali (uno lo vedi come mio avatar) i quali sicuramente anche loro hanno fatto tante cose positive, ma il piatto della bilancia da che parte pende?
Infine, l'opposizione della chiesa allo sviluppo tecnologico non solo è un dato di fatto, ma continua ancor oggi:
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2024-02/papa-francesco-udienza-accademia-vita-human-meanings.html
(ti metto il link in formato originale così forse ti accorgi che è un link)
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antoscar ha scritto:Ecco lo sapevo che andate tutti a parare a campo dei fiori..... Qua nessuno ha mai detto che la chiesa sia perfetta , quello che vi chiedo è di aprire le menti ad un atteggiamento meno accusatorio e di essere intellettualmente onesti . quello che dici è vero è successo ....ma non per questo possiamo negare che la chiesa di cose positive ne ha fatte davvero tante , accusarla addirittura di aver rallentato il progresso scientifico e le conquiste di libertà è un falso. Quando vi parlavo di cultura Atea dominante mi riferivo proprio a questo modo di pensare, scrivere e poi accusare! Il lavoro fatto dal Sociologo che viene inficiato solo perché credente, senza entrare nel merito del suo libro, fa parte di questa cultura. In realtà R.STARK ha fatto un lavoro formidabile che spiega i piccoli e grandi cambiamenti della società a partire dalla fine dell'impero Romano . E' incredibile la mole di lavoro che quest'uomo ha fatto (basta leggere la Bibliografia da cui ha attinto centinaia di testi storici e sociologici) tutti credenti religiosi anche questi?Koan ha scritto:Scusa, ma a me risulta che per secoli (fino a Darwin almeno) ogni volta che uno scienziato (non importa se fosse poi credente o meno) con le sue teorie osasse andar contro quanto affermato dalla Bibbia, veniva ostacolato in tutti i modi. Questo è un fatto. La religione ha sempre cercato di ritardare qualunque progresso che potesse far vacillare le sue idee sul mondo (ancora oggi, ad esempio, il Vaticano non considera valido il poligenismo e ritiene reale l'esistenza di Adamo ed Eva). Con gran fatica, a denti stretti, oggi ammettono che l'evoluzione possa essere un'ipotesi con una qualche attendibilità.antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Il resto son solo chiacchiere. Se non ci credi, fai una passeggiata a Campo dei Fiori, se c'è caldo puoi sempre prendere un po' d'ombra sotto una grande statua.
I massacri della chiesa sono perfettamente sensati e legittimi
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Beh Campo dei Fiori è un simbolo di come la Chiesa guardava ai liberi pensatori. E cioè tutti coloro che hanno fatto progredire il sapere umano. Quindi si, facevi benissimo a saperlo. Ora, dovresti ben conoscere uno degli assiomi della tua religione: mai usare mezzi cattivi per raggiungere fini buoni. Ovvero, il fine non giustifica MAI i mezzi. Sai perchè? Perchè ogni azione dovrebbe essere mossa dal riflesso del Principio a cui si ispira. Non lo dico io eh... lo dicono i vostri teologi. Ecco, purtroppo nei secoli tantissimi uomini di Chiesa, tantissimi uomini proclamati santi, se ne sono bellamente fregati. Persecuzioni sanguinosissime di eretici presunte streghe ed ebrei, guerre di religione tra gli stessi cristiani, papi ed antipapi che si scannavano... poi mi parli di cultura atea. Questa è Storia.antoscar ha scritto:Ecco lo sapevo che andate tutti a parare a campo dei fiori..... Qua nessuno ha mai detto che la chiesa sia perfetta , quello che vi chiedo è di aprire le menti ad un atteggiamento meno accusatorio e di essere intellettualmente onesti . quello che dici è vero è successo ....ma non per questo possiamo negare che la chiesa di cose positive ne ha fatte davvero tante , accusarla addirittura di aver rallentato il progresso scientifico e le conquiste di libertà è un falso. Quando vi parlavo di cultura Atea dominante mi riferivo proprio a questo modo di pensare, scrivere e poi accusare! Il lavoro fatto dal Sociologo che viene inficiato solo perché credente, senza entrare nel merito del suo libro, fa parte di questa cultura. In realtà R.STARK ha fatto un lavoro formidabile che spiega i piccoli e grandi cambiamenti della società a partire dalla fine dell'impero Romano . E' incredibile la mole di lavoro che quest'uomo ha fatto (basta leggere la Bibliografia da cui ha attinto centinaia di testi storici e sociologici) tutti credenti religiosi anche questi?Koan ha scritto:Scusa, ma a me risulta che per secoli (fino a Darwin almeno) ogni volta che uno scienziato (non importa se fosse poi credente o meno) con le sue teorie osasse andar contro quanto affermato dalla Bibbia, veniva ostacolato in tutti i modi. Questo è un fatto. La religione ha sempre cercato di ritardare qualunque progresso che potesse far vacillare le sue idee sul mondo (ancora oggi, ad esempio, il Vaticano non considera valido il poligenismo e ritiene reale l'esistenza di Adamo ed Eva). Con gran fatica, a denti stretti, oggi ammettono che l'evoluzione possa essere un'ipotesi con una qualche attendibilità.antoscar ha scritto:Be se il libro vi prende .....magari passate da una libreria.
Il resto son solo chiacchiere. Se non ci credi, fai una passeggiata a Campo dei Fiori, se c'è caldo puoi sempre prendere un po' d'ombra sotto una grande statua.
Koan- -----------
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Ma certo che è storico quanto da te sostenuto, sarebbe disonesto negarlo. Ma come faccio a convincerti che nel cristianesimo non ci sono solo lati oscuri. Vedi purtroppo i fanatici ci sono sempre stati e sempre ci saranno, la storia è piena di efferatezze che derivano da questa distorsione della natura umana; parte oscura che come ben sai non si limita soltanto al mondo religioso ma anche alle ideologie e soprattutto alla Politica. Vedi nel libro di R.Stark sono spiegate tante cose storiche, ma anche belle, che mostrano che ci sono persone buone in questo mondo, persone che guardano avanti per il bene degli altri; ed è proprio quello che insegnano i Vangeli. Altrimenti come si spiegherebbe che dal cristianesimo sono venuti fuori nel corso della storia giganti del calibro di San Francesco d'Assisi , San Antonio da Padova , Madre Teresa di Calcutta, ma anche tante persone semplici e buone con cui incroci casualmente la tua vita e che ti lasciano a bocca aperta.Koan ha scritto:
Beh Campo dei Fiori è un simbolo di come la Chiesa guardava ai liberi pensatori. E cioè tutti coloro che hanno fatto progredire il sapere umano. Quindi si, facevi benissimo a saperlo. Ora, dovresti ben conoscere uno degli assiomi della tua religione: mai usare mezzi cattivi per raggiungere fini buoni. Ovvero, il fine non giustifica MAI i mezzi. Sai perchè? Perchè ogni azione dovrebbe essere mossa dal riflesso del Principio a cui si ispira. Non lo dico io eh... lo dicono i vostri teologi. Ecco, purtroppo nei secoli tantissimi uomini di Chiesa, tantissimi uomini proclamati santi, se ne sono bellamente fregati. Persecuzioni sanguinosissime di eretici presunte streghe ed ebrei, guerre di religione tra gli stessi cristiani, papi ed antipapi che si scannavano... poi mi parli di cultura atea. Questa è Storia.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
antoscar ha scritto:
Ma certo che è storico quanto da te sostenuto, sarebbe disonesto negarlo. Ma come faccio a convincerti che nel cristianesimo non ci sono solo lati oscuri. Vedi purtroppo i fanatici ci sono sempre stati e sempre ci saranno, la storia è piena di efferatezze che derivano da questa distorsione della natura umana; parte oscura che come ben sai non si limita soltanto al mondo religioso ma anche alle ideologie e soprattutto alla Politica. Vedi nel libro di R.Stark sono spiegate tante cose storiche, ma anche belle, che mostrano che ci sono persone buone in questo mondo, persone che guardano avanti per il bene degli altri; ed è proprio quello che insegnano i Vangeli. Altrimenti come si spiegherebbe che dal cristianesimo sono venuti fuori nel corso della storia giganti del calibro di San Francesco d'Assisi , San Antonio da Padova , Madre Teresa di Calcutta, ma anche tante persone semplici e buone con cui incroci casualmente la tua vita e che ti lasciano a bocca aperta.
Vedi, i rovesci della medaglia ci sono ovunque, ma averne spropositatamente più dei diritti e millantare il contrario nonché pretendere l'assoluzione in virtù di quel poco che per sbaglio ed in malafede si è fatto di buono non mi va bene.
Visto che la citi, eccoti qui un breve documentario sulla suorina albanese (lo sapevi?):
salta pure al minuto 3'35", il succo comincia lí
Ultima modifica di Rasputin il Ven 12 Lug 2024 - 18:03 - modificato 2 volte.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
La quale non era madre, non si chiamava Teresa e non era di Calcutta.antoscar ha scritto:...Madre Teresa di Calcutta...
L'apoteosi dell'impostura, insomma.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Christopher Hitchens (autore dell'inchiesta su madre teresa)
(Christopher Hitchens, intervista al Free Inquiry, 1996[
«Sono un ateo. Non sono neutrale rispetto alla religione, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità. E non mi riferisco solo alla religione organizzata, ma al pensiero religioso in sé e per sé»
Figlio di madre suicida, veleno allo stato puro , alcolizzato morirà di cancro. Pace all'anima sua preghiamo per lui.
(Christopher Hitchens, intervista al Free Inquiry, 1996[
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
antoscar ha scritto:Christopher Hitchens (autore dell'inchiesta su madre teresa)
(Christopher Hitchens, intervista al Free Inquiry, 1996[
«Sono un ateo. Non sono neutrale rispetto alla religione, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità. E non mi riferisco solo alla religione organizzata, ma al pensiero religioso in sé e per sé»
Esatto. Mi paiono, date le tonnellate di evidenze e prove, dall'Inquisizione alle impiccagioni degli atei nei paesi musulmani, un parere ed un atteggiamento più che legittimi (e che io personalmente condivido).
antoscar ha scritto:Figlio di madre suicida, veleno allo stato puro , alcolizzato morirà di cancro. Pace all'anima sua preghiamo per lui.
Ma bene. questo in linguaggio giuridico si chiama calunnia e diffamazione, anche aggravata perché su chi non si può difendere.
Comunque una cosa a questo punto te le devo dire: le tue preghiere, con le quali lui sicuramente se fosse vivo ci si sarebbe pulito al massimo il culo, te le puoi arrotolare ed infilare nel medesimo (preferibilmente di traverso).
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Guarda, le parole di Hitchens le sottoscrivo puntualmente. Anzi, se ti fossi preso la briga di dare un'occhiata al thread che ho linkato qualche post più sopra, avresti constatato che io sono ancora più ostile alla religione di quanto non lo sia lui, perché ho capito esattamente in che cosa consiste la religione.antoscar ha scritto:Christopher Hitchens (autore dell'inchiesta su madre teresa)
(Christopher Hitchens, intervista al Free Inquiry, 1996[
«Sono un ateo. Non sono neutrale rispetto alla religione, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità. E non mi riferisco solo alla religione organizzata, ma al pensiero religioso in sé e per sé»
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Minsky ha scritto:
Guarda, le parole di Hitchens le sottoscrivo puntualmente. Anzi, se ti fossi preso la briga di dare un'occhiata al thread che ho linkato qualche post più sopra, avresti constatato che io sono ancora più ostile alla religione di quanto non lo sia lui, perché ho capito esattamente in che cosa consiste la religione.
C'è anche un thread dedicato, questo
https://atei.forumattivo.com/t7608-paura-isolamento-odio-sociale-malessere-ecco-la-phobocrazia
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Con questo clima di odio penso che non possa esserci dialogo.
è come parlare tra sordi.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
antoscar ha scritto:Con questo clima di odio penso che non possa esserci dialogo.
è come parlare tra sordi.
Dove ci vedi l'odio?
Mi sa che finora il sordo sei tu, mi risulta che ti si ha risposto dettagliatamente a tutto, cosa che tu non hai fatto, ed inoltre hai mostrato un modo di discutere disonesto ad esempio (ma è solo un esempio eh) attaccando Hitchens ad personam anziché discutere oggettivamente il suo lavoro.
Qui comunque trovi una piccola introduzione con dei suggerimenti (attenzione, NON è il regolamento del forum e non vi è alcun obbligo di rispettarla) atti appunto ad evitare reazioni poco amichevoli.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
E hai ragione, non ci può essere dialogo se ignori gli argomenti che ti vengono proposti.antoscar ha scritto:Con questo clima di odio penso che non possa esserci dialogo.
è come parlare tra sordi.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
All Scientists Should Be Militant Atheists
All Scientists Should Be Militant Atheists
By Lawrence M. Krauss
September 8, 2015
As a physicist, I do a lot of writing and public speaking about the remarkable nature of our cosmos, primarily because I think science is a key part of our cultural heritage and needs to be shared more broadly. Sometimes, I refer to the fact that religion and science are often in conflict; from time to time, I ridicule religious dogma. When I do, I sometimes get accused in public of being a “militant atheist.” Even a surprising number of my colleagues politely ask if it wouldn’t be better to avoid alienating religious people. Shouldn’t we respect religious sensibilities, masking potential conflicts and building common ground with religious groups so as to create a better, more equitable world?
I found myself thinking about those questions this week as I followed the story of Kim Davis, the county clerk in Kentucky who directly disobeyed a federal judge’s order to issue marriage licenses to gay couples, and, as a result, was jailed for contempt of court. (She was released earlier today.) Davis’s supporters, including the Kentucky senator and Presidential candidate Rand Paul, are protesting what they believe to be an affront to her religious freedom. It is “absurd to put someone in jail for exercising their religious liberties,” Paul said, on CNN.
The Kim Davis story raises a basic question: To what extent should we allow people to break the law if their religious views are in conflict with it? It’s possible to take that question to an extreme that even Senator Paul might find absurd: imagine, for example, a jihadist whose interpretation of the Koran suggested that he should be allowed to behead infidels and apostates. Should he be allowed to break the law? Or—to consider a less extreme case—imagine an Islamic-fundamentalist county clerk who would not let unmarried men and women enter the courthouse together, or grant marriage licenses to unveiled women. For Rand Paul, what separates these cases from Kim Davis’s? The biggest difference, I suspect, is that Senator Paul agrees with Kim Davis’s religious views but disagrees with those of the hypothetical Islamic fundamentalist.
The problem, obviously, is that what is sacred to one person can be meaningless (or repugnant) to another. That’s one of the reasons why a modern secular society generally legislates against actions, not ideas. No idea or belief should be illegal; conversely, no idea should be so sacred that it legally justifies actions that would otherwise be illegal. Davis is free to believe whatever she wants, just as the jihadist is free to believe whatever he wants; in both cases, the law constrains not what they believe but what they do.
In recent years, this territory has grown murkier. Under the banner of religious freedom, individuals, states, and even—in the case of Hobby Lobby—corporations have been arguing that they should be exempt from the law on religious grounds. (The laws from which they wish to claim exemption do not focus on religion; instead, they have to do with ((Often,%20the laws from which they wish to claim exemption have to do with social issues, such as abortion and gay marriage.)), such as abortion and gay marriage.) The government has a compelling interest in insuring that all citizens are treated equally. But “religious freedom” advocates argue that religious ideals should be elevated above all others as a rationale for action. In a secular society, this is inappropriate.
The Kim Davis controversy exists because, as a culture, we have elevated respect for religious sensibilities to an inappropriate level that makes society less free, not more. Religious liberty should mean that no set of religious ideals are treated differently from other ideals. Laws should not be enacted whose sole purpose is to denigrate them, but, by the same token, the law shouldn’t elevate them, either.
In science, of course, the very word “sacred” is profane. No ideas, religious or otherwise, get a free pass. The notion that some idea or concept is beyond question or attack is anathema to the entire scientific undertaking. This commitment to open questioning is deeply tied to the fact that science is an atheistic enterprise. “My practice as a scientist is atheistic,” the biologist J.B.S. Haldane wrote, in 1934. “That is to say, when I set up an experiment I assume that no god, angel, or devil is going to interfere with its course and this assumption has been justified by such success as I have achieved in my professional career.” It’s ironic, really, that so many people are fixated on the relationship between science and religion: basically, there isn’t one. In my more than thirty years as a practicing physicist, I have never heard the word “God” mentioned in a scientific meeting. Belief or nonbelief in God is irrelevant to our understanding of the workings of nature—just as it’s irrelevant to the question of whether or not citizens are obligated to follow the law.
Because science holds that no idea is sacred, it’s inevitable that it draws people away from religion. The more we learn about the workings of the universe, the more purposeless it seems. Scientists have an obligation not to lie about the natural world. Even so, to avoid offense, they sometimes misleadingly imply that today’s discoveries exist in easy harmony with preëxisting religious doctrines, or remain silent rather than pointing out contradictions between science and religious doctrine. It’s a strange inconsistency, since scientists often happily disagree with other kinds of beliefs. Astronomers have no problem ridiculing the claims of astrologists, even though a significant fraction of the public believes these claims. Doctors have no problem condemning the actions of anti-vaccine activists who endanger children. And yet, for reasons of decorum, many scientists worry that ridiculing certain religious claims alienates the public from science. When they do so, they are being condescending at best and hypocritical at worst.
This reticence can have significant consequences. Consider the example of Planned Parenthood. Lawmakers are calling for a government shutdown unless federal funds for Planned Parenthood are stripped from spending bills for the fiscal year starting October 1st. Why? Because Planned Parenthood provides fetal tissue samples from abortions to scientific researchers hoping to cure diseases, from Alzheimer’s to cancer. (Storing and safeguarding that tissue requires resources, and Planned Parenthood charges researchers for the costs.) It’s clear that many of the people protesting Planned Parenthood are opposed to abortion on religious grounds and are, to varying degrees, anti-science. Should this cause scientists to clam up at the risk of further offending or alienating them? Or should we speak out loudly to point out that, independent of one’s beliefs about what is sacred, this tissue would otherwise be thrown away, even though it could help improve and save lives?
Ultimately, when we hesitate to openly question beliefs because we don’t want to risk offense, questioning itself becomes taboo. It is here that the imperative for scientists to speak out seems to me to be most urgent. As a result of speaking out on issues of science and religion, I have heard from many young people about the shame and ostracism they experience after merely questioning their family’s faith. Sometimes, they find themselves denied rights and privileges because their actions confront the faith of others. Scientists need to be prepared to demonstrate by example that questioning perceived truth, especially “sacred truth,” is an essential part of living in a free country.
I see a direct link, in short, between the ethics that guide science and those that guide civic life. Cosmology, my specialty, may appear to be far removed from Kim Davis’s refusal to grant marriage licenses to gay couples, but in fact the same values apply in both realms. Whenever scientific claims are presented as unquestionable, they undermine science. Similarly, when religious actions or claims about sanctity can be made with impunity in our society, we undermine the very basis of modern secular democracy. We owe it to ourselves and to our children not to give a free pass to governments—totalitarian, theocratic, or democratic—that endorse, encourage, enforce, or otherwise legitimize the suppression of open questioning in order to protect ideas that are considered “sacred.” Five hundred years of science have liberated humanity from the shackles of enforced ignorance. We should celebrate this openly and enthusiastically, regardless of whom it may offend.
If that is what causes someone to be called a militant atheist, then no scientist should be ashamed of the label.
Lawrence M. Krauss is the director of the Origins Project at Arizona State University. He is chair of the board of sponsors of The Bulletin of the Atomic Scientists, and is on the board of the Federation of American Scientists.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
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As a physicist, I do a lot of writing and public speaking about the remarkable nature of our cosmos, primarily because I think science is a key part of our cultural heritage and needs to be shared more broadly. Sometimes, I refer to the fact that religion and science are often in conflict; from time to time, I ridicule religious dogma. When I do, I sometimes get accused in public of being a “militant atheist.” Even a surprising number of my colleagues politely ask if it wouldn’t be better to avoid alienating religious people. Shouldn’t we respect religious sensibilities, masking potential conflicts and building common ground with religious groups so as to create a better, more equitable world?
I found myself thinking about those questions this week as I followed the story of Kim Davis, the county clerk in Kentucky who directly disobeyed a federal judge’s order to issue marriage licenses to gay couples, and, as a result, was jailed for contempt of court. (She was released earlier today.) Davis’s supporters, including the Kentucky senator and Presidential candidate Rand Paul, are protesting what they believe to be an affront to her religious freedom. It is “absurd to put someone in jail for exercising their religious liberties,” Paul said, on CNN.
The Kim Davis story raises a basic question: To what extent should we allow people to break the law if their religious views are in conflict with it? It’s possible to take that question to an extreme that even Senator Paul might find absurd: imagine, for example, a jihadist whose interpretation of the Koran suggested that he should be allowed to behead infidels and apostates. Should he be allowed to break the law? Or—to consider a less extreme case—imagine an Islamic-fundamentalist county clerk who would not let unmarried men and women enter the courthouse together, or grant marriage licenses to unveiled women. For Rand Paul, what separates these cases from Kim Davis’s? The biggest difference, I suspect, is that Senator Paul agrees with Kim Davis’s religious views but disagrees with those of the hypothetical Islamic fundamentalist.
The problem, obviously, is that what is sacred to one person can be meaningless (or repugnant) to another. That’s one of the reasons why a modern secular society generally legislates against actions, not ideas. No idea or belief should be illegal; conversely, no idea should be so sacred that it legally justifies actions that would otherwise be illegal. Davis is free to believe whatever she wants, just as the jihadist is free to believe whatever he wants; in both cases, the law constrains not what they believe but what they do.
In recent years, this territory has grown murkier. Under the banner of religious freedom, individuals, states, and even—in the case of Hobby Lobby—corporations have been arguing that they should be exempt from the law on religious grounds. (The laws from which they wish to claim exemption do not focus on religion; instead, they have to do with ((Often,%20the laws from which they wish to claim exemption have to do with social issues, such as abortion and gay marriage.)), such as abortion and gay marriage.) The government has a compelling interest in insuring that all citizens are treated equally. But “religious freedom” advocates argue that religious ideals should be elevated above all others as a rationale for action. In a secular society, this is inappropriate.
The Kim Davis controversy exists because, as a culture, we have elevated respect for religious sensibilities to an inappropriate level that makes society less free, not more. Religious liberty should mean that no set of religious ideals are treated differently from other ideals. Laws should not be enacted whose sole purpose is to denigrate them, but, by the same token, the law shouldn’t elevate them, either.
In science, of course, the very word “sacred” is profane. No ideas, religious or otherwise, get a free pass. The notion that some idea or concept is beyond question or attack is anathema to the entire scientific undertaking. This commitment to open questioning is deeply tied to the fact that science is an atheistic enterprise. “My practice as a scientist is atheistic,” the biologist J.B.S. Haldane wrote, in 1934. “That is to say, when I set up an experiment I assume that no god, angel, or devil is going to interfere with its course and this assumption has been justified by such success as I have achieved in my professional career.” It’s ironic, really, that so many people are fixated on the relationship between science and religion: basically, there isn’t one. In my more than thirty years as a practicing physicist, I have never heard the word “God” mentioned in a scientific meeting. Belief or nonbelief in God is irrelevant to our understanding of the workings of nature—just as it’s irrelevant to the question of whether or not citizens are obligated to follow the law.
Because science holds that no idea is sacred, it’s inevitable that it draws people away from religion. The more we learn about the workings of the universe, the more purposeless it seems. Scientists have an obligation not to lie about the natural world. Even so, to avoid offense, they sometimes misleadingly imply that today’s discoveries exist in easy harmony with preëxisting religious doctrines, or remain silent rather than pointing out contradictions between science and religious doctrine. It’s a strange inconsistency, since scientists often happily disagree with other kinds of beliefs. Astronomers have no problem ridiculing the claims of astrologists, even though a significant fraction of the public believes these claims. Doctors have no problem condemning the actions of anti-vaccine activists who endanger children. And yet, for reasons of decorum, many scientists worry that ridiculing certain religious claims alienates the public from science. When they do so, they are being condescending at best and hypocritical at worst.
This reticence can have significant consequences. Consider the example of Planned Parenthood. Lawmakers are calling for a government shutdown unless federal funds for Planned Parenthood are stripped from spending bills for the fiscal year starting October 1st. Why? Because Planned Parenthood provides fetal tissue samples from abortions to scientific researchers hoping to cure diseases, from Alzheimer’s to cancer. (Storing and safeguarding that tissue requires resources, and Planned Parenthood charges researchers for the costs.) It’s clear that many of the people protesting Planned Parenthood are opposed to abortion on religious grounds and are, to varying degrees, anti-science. Should this cause scientists to clam up at the risk of further offending or alienating them? Or should we speak out loudly to point out that, independent of one’s beliefs about what is sacred, this tissue would otherwise be thrown away, even though it could help improve and save lives?
Ultimately, when we hesitate to openly question beliefs because we don’t want to risk offense, questioning itself becomes taboo. It is here that the imperative for scientists to speak out seems to me to be most urgent. As a result of speaking out on issues of science and religion, I have heard from many young people about the shame and ostracism they experience after merely questioning their family’s faith. Sometimes, they find themselves denied rights and privileges because their actions confront the faith of others. Scientists need to be prepared to demonstrate by example that questioning perceived truth, especially “sacred truth,” is an essential part of living in a free country.
I see a direct link, in short, between the ethics that guide science and those that guide civic life. Cosmology, my specialty, may appear to be far removed from Kim Davis’s refusal to grant marriage licenses to gay couples, but in fact the same values apply in both realms. Whenever scientific claims are presented as unquestionable, they undermine science. Similarly, when religious actions or claims about sanctity can be made with impunity in our society, we undermine the very basis of modern secular democracy. We owe it to ourselves and to our children not to give a free pass to governments—totalitarian, theocratic, or democratic—that endorse, encourage, enforce, or otherwise legitimize the suppression of open questioning in order to protect ideas that are considered “sacred.” Five hundred years of science have liberated humanity from the shackles of enforced ignorance. We should celebrate this openly and enthusiastically, regardless of whom it may offend.
If that is what causes someone to be called a militant atheist, then no scientist should be ashamed of the label.
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Guarda, io capisco che un copincolla costa poca fatica, ma postare questa roba a beneficio dei creduli che leggono (e per giunta in inglese, a gente che ha già problemi con l'italiano) non ti pare un po' come mettere la cravatta a un maiale?
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I found myself thinking about those questions this week as I followed the story of Kim Davis, the county clerk in Kentucky who directly disobeyed a federal judge’s order to issue marriage licenses to gay couples, and, as a result, was jailed for contempt of court. (She was released earlier today.) Davis’s supporters, including the Kentucky senator and Presidential candidate Rand Paul, are protesting what they believe to be an affront to her religious freedom. It is “absurd to put someone in jail for exercising their religious liberties,” Paul said, on CNN.
The Kim Davis story raises a basic question: To what extent should we allow people to break the law if their religious views are in conflict with it? It’s possible to take that question to an extreme that even Senator Paul might find absurd: imagine, for example, a jihadist whose interpretation of the Koran suggested that he should be allowed to behead infidels and apostates. Should he be allowed to break the law? Or—to consider a less extreme case—imagine an Islamic-fundamentalist county clerk who would not let unmarried men and women enter the courthouse together, or grant marriage licenses to unveiled women. For Rand Paul, what separates these cases from Kim Davis’s? The biggest difference, I suspect, is that Senator Paul agrees with Kim Davis’s religious views but disagrees with those of the hypothetical Islamic fundamentalist.
The problem, obviously, is that what is sacred to one person can be meaningless (or repugnant) to another. That’s one of the reasons why a modern secular society generally legislates against actions, not ideas. No idea or belief should be illegal; conversely, no idea should be so sacred that it legally justifies actions that would otherwise be illegal. Davis is free to believe whatever she wants, just as the jihadist is free to believe whatever he wants; in both cases, the law constrains not what they believe but what they do.
In recent years, this territory has grown murkier. Under the banner of religious freedom, individuals, states, and even—in the case of Hobby Lobby—corporations have been arguing that they should be exempt from the law on religious grounds. (The laws from which they wish to claim exemption do not focus on religion; instead, they have to do with ((Often,%20the laws from which they wish to claim exemption have to do with social issues, such as abortion and gay marriage.)), such as abortion and gay marriage.) The government has a compelling interest in insuring that all citizens are treated equally. But “religious freedom” advocates argue that religious ideals should be elevated above all others as a rationale for action. In a secular society, this is inappropriate.
The Kim Davis controversy exists because, as a culture, we have elevated respect for religious sensibilities to an inappropriate level that makes society less free, not more. Religious liberty should mean that no set of religious ideals are treated differently from other ideals. Laws should not be enacted whose sole purpose is to denigrate them, but, by the same token, the law shouldn’t elevate them, either.
In science, of course, the very word “sacred” is profane. No ideas, religious or otherwise, get a free pass. The notion that some idea or concept is beyond question or attack is anathema to the entire scientific undertaking. This commitment to open questioning is deeply tied to the fact that science is an atheistic enterprise. “My practice as a scientist is atheistic,” the biologist J.B.S. Haldane wrote, in 1934. “That is to say, when I set up an experiment I assume that no god, angel, or devil is going to interfere with its course and this assumption has been justified by such success as I have achieved in my professional career.” It’s ironic, really, that so many people are fixated on the relationship between science and religion: basically, there isn’t one. In my more than thirty years as a practicing physicist, I have never heard the word “God” mentioned in a scientific meeting. Belief or nonbelief in God is irrelevant to our understanding of the workings of nature—just as it’s irrelevant to the question of whether or not citizens are obligated to follow the law.
Because science holds that no idea is sacred, it’s inevitable that it draws people away from religion. The more we learn about the workings of the universe, the more purposeless it seems. Scientists have an obligation not to lie about the natural world. Even so, to avoid offense, they sometimes misleadingly imply that today’s discoveries exist in easy harmony with preëxisting religious doctrines, or remain silent rather than pointing out contradictions between science and religious doctrine. It’s a strange inconsistency, since scientists often happily disagree with other kinds of beliefs. Astronomers have no problem ridiculing the claims of astrologists, even though a significant fraction of the public believes these claims. Doctors have no problem condemning the actions of anti-vaccine activists who endanger children. And yet, for reasons of decorum, many scientists worry that ridiculing certain religious claims alienates the public from science. When they do so, they are being condescending at best and hypocritical at worst.
This reticence can have significant consequences. Consider the example of Planned Parenthood. Lawmakers are calling for a government shutdown unless federal funds for Planned Parenthood are stripped from spending bills for the fiscal year starting October 1st. Why? Because Planned Parenthood provides fetal tissue samples from abortions to scientific researchers hoping to cure diseases, from Alzheimer’s to cancer. (Storing and safeguarding that tissue requires resources, and Planned Parenthood charges researchers for the costs.) It’s clear that many of the people protesting Planned Parenthood are opposed to abortion on religious grounds and are, to varying degrees, anti-science. Should this cause scientists to clam up at the risk of further offending or alienating them? Or should we speak out loudly to point out that, independent of one’s beliefs about what is sacred, this tissue would otherwise be thrown away, even though it could help improve and save lives?
Ultimately, when we hesitate to openly question beliefs because we don’t want to risk offense, questioning itself becomes taboo. It is here that the imperative for scientists to speak out seems to me to be most urgent. As a result of speaking out on issues of science and religion, I have heard from many young people about the shame and ostracism they experience after merely questioning their family’s faith. Sometimes, they find themselves denied rights and privileges because their actions confront the faith of others. Scientists need to be prepared to demonstrate by example that questioning perceived truth, especially “sacred truth,” is an essential part of living in a free country.
I see a direct link, in short, between the ethics that guide science and those that guide civic life. Cosmology, my specialty, may appear to be far removed from Kim Davis’s refusal to grant marriage licenses to gay couples, but in fact the same values apply in both realms. Whenever scientific claims are presented as unquestionable, they undermine science. Similarly, when religious actions or claims about sanctity can be made with impunity in our society, we undermine the very basis of modern secular democracy. We owe it to ourselves and to our children not to give a free pass to governments—totalitarian, theocratic, or democratic—that endorse, encourage, enforce, or otherwise legitimize the suppression of open questioning in order to protect ideas that are considered “sacred.” Five hundred years of science have liberated humanity from the shackles of enforced ignorance. We should celebrate this openly and enthusiastically, regardless of whom it may offend.
If that is what causes someone to be called a militant atheist, then no scientist should be ashamed of the label.
Lawrence M. Krauss is the director of the Origins Project at Arizona State University. He is chair of the board of sponsors of The Bulletin of the Atomic Scientists, and is on the board of the Federation of American Scientists.
Guarda, io capisco che un copincolla costa poca fatica, ma postare questa roba a beneficio dei creduli che leggono (e per giunta in inglese, a gente che ha già problemi con l'italiano) non ti pare un po' come mettere la cravatta a un maiale?
Caro Rasp, forse perché poliglotta di tuo, non hai idea di come siano migliorati i traduttori automatici.
Quando frequentavo il web anni addietro, tali strumenti generavano traduzioni approssimative, fuorvianti e piene di imperfezioni o bestialità linguistiche vere e proprie.
Fortunatamente in pochi anni tali strumenti hanno raggiunto un ottimo livello di funzionamento, tanto è vero che spesso me ne avvalgo pure io e con ottima soddisfazione.
L'articolo del New Yorker spiega molto bene ciò che intende dire lo scienziato-articolista.
Per come viene posto l'argomento non trovo nulla da eccepire.
Va da sé che in quanto credulo, permangono i miei problemi con l'italiano...
primaverino- -------------
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Il sordo a me pare sia tu, visto che non replichi alle risposte che ti si danno.antoscar ha scritto:Con questo clima di odio penso che non possa esserci dialogo.
è come parlare tra sordi.
Koan- -----------
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Tant'è, se vogliamo seguire questo principio, allora il mio post d'apertura del thread che è "farina del mio sacco" e scritto in italiano, sarebbe come mettere due cravatte al maiale.Rasputin ha scritto:Minsky ha scritto:
- Spoiler:
All Scientists Should Be Militant AtheistsAll Scientists Should Be Militant Atheists
By Lawrence M. Krauss
September 8, 2015
As a physicist, I do a lot of writing and public speaking about the remarkable nature of our cosmos, primarily because I think science is a key part of our cultural heritage and needs to be shared more broadly. Sometimes, I refer to the fact that religion and science are often in conflict; from time to time, I ridicule religious dogma. When I do, I sometimes get accused in public of being a “militant atheist.” Even a surprising number of my colleagues politely ask if it wouldn’t be better to avoid alienating religious people. Shouldn’t we respect religious sensibilities, masking potential conflicts and building common ground with religious groups so as to create a better, more equitable world?
I found myself thinking about those questions this week as I followed the story of Kim Davis, the county clerk in Kentucky who directly disobeyed a federal judge’s order to issue marriage licenses to gay couples, and, as a result, was jailed for contempt of court. (She was released earlier today.) Davis’s supporters, including the Kentucky senator and Presidential candidate Rand Paul, are protesting what they believe to be an affront to her religious freedom. It is “absurd to put someone in jail for exercising their religious liberties,” Paul said, on CNN.
The Kim Davis story raises a basic question: To what extent should we allow people to break the law if their religious views are in conflict with it? It’s possible to take that question to an extreme that even Senator Paul might find absurd: imagine, for example, a jihadist whose interpretation of the Koran suggested that he should be allowed to behead infidels and apostates. Should he be allowed to break the law? Or—to consider a less extreme case—imagine an Islamic-fundamentalist county clerk who would not let unmarried men and women enter the courthouse together, or grant marriage licenses to unveiled women. For Rand Paul, what separates these cases from Kim Davis’s? The biggest difference, I suspect, is that Senator Paul agrees with Kim Davis’s religious views but disagrees with those of the hypothetical Islamic fundamentalist.
The problem, obviously, is that what is sacred to one person can be meaningless (or repugnant) to another. That’s one of the reasons why a modern secular society generally legislates against actions, not ideas. No idea or belief should be illegal; conversely, no idea should be so sacred that it legally justifies actions that would otherwise be illegal. Davis is free to believe whatever she wants, just as the jihadist is free to believe whatever he wants; in both cases, the law constrains not what they believe but what they do.
In recent years, this territory has grown murkier. Under the banner of religious freedom, individuals, states, and even—in the case of Hobby Lobby—corporations have been arguing that they should be exempt from the law on religious grounds. (The laws from which they wish to claim exemption do not focus on religion; instead, they have to do with ((Often,%20the laws from which they wish to claim exemption have to do with social issues, such as abortion and gay marriage.)), such as abortion and gay marriage.) The government has a compelling interest in insuring that all citizens are treated equally. But “religious freedom” advocates argue that religious ideals should be elevated above all others as a rationale for action. In a secular society, this is inappropriate.
The Kim Davis controversy exists because, as a culture, we have elevated respect for religious sensibilities to an inappropriate level that makes society less free, not more. Religious liberty should mean that no set of religious ideals are treated differently from other ideals. Laws should not be enacted whose sole purpose is to denigrate them, but, by the same token, the law shouldn’t elevate them, either.
In science, of course, the very word “sacred” is profane. No ideas, religious or otherwise, get a free pass. The notion that some idea or concept is beyond question or attack is anathema to the entire scientific undertaking. This commitment to open questioning is deeply tied to the fact that science is an atheistic enterprise. “My practice as a scientist is atheistic,” the biologist J.B.S. Haldane wrote, in 1934. “That is to say, when I set up an experiment I assume that no god, angel, or devil is going to interfere with its course and this assumption has been justified by such success as I have achieved in my professional career.” It’s ironic, really, that so many people are fixated on the relationship between science and religion: basically, there isn’t one. In my more than thirty years as a practicing physicist, I have never heard the word “God” mentioned in a scientific meeting. Belief or nonbelief in God is irrelevant to our understanding of the workings of nature—just as it’s irrelevant to the question of whether or not citizens are obligated to follow the law.
Because science holds that no idea is sacred, it’s inevitable that it draws people away from religion. The more we learn about the workings of the universe, the more purposeless it seems. Scientists have an obligation not to lie about the natural world. Even so, to avoid offense, they sometimes misleadingly imply that today’s discoveries exist in easy harmony with preëxisting religious doctrines, or remain silent rather than pointing out contradictions between science and religious doctrine. It’s a strange inconsistency, since scientists often happily disagree with other kinds of beliefs. Astronomers have no problem ridiculing the claims of astrologists, even though a significant fraction of the public believes these claims. Doctors have no problem condemning the actions of anti-vaccine activists who endanger children. And yet, for reasons of decorum, many scientists worry that ridiculing certain religious claims alienates the public from science. When they do so, they are being condescending at best and hypocritical at worst.
This reticence can have significant consequences. Consider the example of Planned Parenthood. Lawmakers are calling for a government shutdown unless federal funds for Planned Parenthood are stripped from spending bills for the fiscal year starting October 1st. Why? Because Planned Parenthood provides fetal tissue samples from abortions to scientific researchers hoping to cure diseases, from Alzheimer’s to cancer. (Storing and safeguarding that tissue requires resources, and Planned Parenthood charges researchers for the costs.) It’s clear that many of the people protesting Planned Parenthood are opposed to abortion on religious grounds and are, to varying degrees, anti-science. Should this cause scientists to clam up at the risk of further offending or alienating them? Or should we speak out loudly to point out that, independent of one’s beliefs about what is sacred, this tissue would otherwise be thrown away, even though it could help improve and save lives?
Ultimately, when we hesitate to openly question beliefs because we don’t want to risk offense, questioning itself becomes taboo. It is here that the imperative for scientists to speak out seems to me to be most urgent. As a result of speaking out on issues of science and religion, I have heard from many young people about the shame and ostracism they experience after merely questioning their family’s faith. Sometimes, they find themselves denied rights and privileges because their actions confront the faith of others. Scientists need to be prepared to demonstrate by example that questioning perceived truth, especially “sacred truth,” is an essential part of living in a free country.
I see a direct link, in short, between the ethics that guide science and those that guide civic life. Cosmology, my specialty, may appear to be far removed from Kim Davis’s refusal to grant marriage licenses to gay couples, but in fact the same values apply in both realms. Whenever scientific claims are presented as unquestionable, they undermine science. Similarly, when religious actions or claims about sanctity can be made with impunity in our society, we undermine the very basis of modern secular democracy. We owe it to ourselves and to our children not to give a free pass to governments—totalitarian, theocratic, or democratic—that endorse, encourage, enforce, or otherwise legitimize the suppression of open questioning in order to protect ideas that are considered “sacred.” Five hundred years of science have liberated humanity from the shackles of enforced ignorance. We should celebrate this openly and enthusiastically, regardless of whom it may offend.
If that is what causes someone to be called a militant atheist, then no scientist should be ashamed of the label.
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Guarda, io capisco che un copincolla costa poca fatica, ma postare questa roba a beneficio dei creduli che leggono (e per giunta in inglese, a gente che ha già problemi con l'italiano) non ti pare un po' come mettere la cravatta a un maiale?
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Bravo, giusta la tua osservazione (sebbene su fb per esempio compaiano ancora traduzioni che fanno rabbrividire), per passare tra inglese e italiano (e viceversa), per la corrispondenza di lavoro ormai mi appoggio anch'io sempre più spesso a Google Translate, limitandomi poi a dare solo qualche piccola limatura.primaverino ha scritto:Rasputin ha scritto:Minsky ha scritto:
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As a physicist, I do a lot of writing and public speaking about the remarkable nature of our cosmos, primarily because I think science is a key part of our cultural heritage and needs to be shared more broadly. Sometimes, I refer to the fact that religion and science are often in conflict; from time to time, I ridicule religious dogma. When I do, I sometimes get accused in public of being a “militant atheist.” Even a surprising number of my colleagues politely ask if it wouldn’t be better to avoid alienating religious people. Shouldn’t we respect religious sensibilities, masking potential conflicts and building common ground with religious groups so as to create a better, more equitable world?
I found myself thinking about those questions this week as I followed the story of Kim Davis, the county clerk in Kentucky who directly disobeyed a federal judge’s order to issue marriage licenses to gay couples, and, as a result, was jailed for contempt of court. (She was released earlier today.) Davis’s supporters, including the Kentucky senator and Presidential candidate Rand Paul, are protesting what they believe to be an affront to her religious freedom. It is “absurd to put someone in jail for exercising their religious liberties,” Paul said, on CNN.
The Kim Davis story raises a basic question: To what extent should we allow people to break the law if their religious views are in conflict with it? It’s possible to take that question to an extreme that even Senator Paul might find absurd: imagine, for example, a jihadist whose interpretation of the Koran suggested that he should be allowed to behead infidels and apostates. Should he be allowed to break the law? Or—to consider a less extreme case—imagine an Islamic-fundamentalist county clerk who would not let unmarried men and women enter the courthouse together, or grant marriage licenses to unveiled women. For Rand Paul, what separates these cases from Kim Davis’s? The biggest difference, I suspect, is that Senator Paul agrees with Kim Davis’s religious views but disagrees with those of the hypothetical Islamic fundamentalist.
The problem, obviously, is that what is sacred to one person can be meaningless (or repugnant) to another. That’s one of the reasons why a modern secular society generally legislates against actions, not ideas. No idea or belief should be illegal; conversely, no idea should be so sacred that it legally justifies actions that would otherwise be illegal. Davis is free to believe whatever she wants, just as the jihadist is free to believe whatever he wants; in both cases, the law constrains not what they believe but what they do.
In recent years, this territory has grown murkier. Under the banner of religious freedom, individuals, states, and even—in the case of Hobby Lobby—corporations have been arguing that they should be exempt from the law on religious grounds. (The laws from which they wish to claim exemption do not focus on religion; instead, they have to do with ((Often,%20the laws from which they wish to claim exemption have to do with social issues, such as abortion and gay marriage.)), such as abortion and gay marriage.) The government has a compelling interest in insuring that all citizens are treated equally. But “religious freedom” advocates argue that religious ideals should be elevated above all others as a rationale for action. In a secular society, this is inappropriate.
The Kim Davis controversy exists because, as a culture, we have elevated respect for religious sensibilities to an inappropriate level that makes society less free, not more. Religious liberty should mean that no set of religious ideals are treated differently from other ideals. Laws should not be enacted whose sole purpose is to denigrate them, but, by the same token, the law shouldn’t elevate them, either.
In science, of course, the very word “sacred” is profane. No ideas, religious or otherwise, get a free pass. The notion that some idea or concept is beyond question or attack is anathema to the entire scientific undertaking. This commitment to open questioning is deeply tied to the fact that science is an atheistic enterprise. “My practice as a scientist is atheistic,” the biologist J.B.S. Haldane wrote, in 1934. “That is to say, when I set up an experiment I assume that no god, angel, or devil is going to interfere with its course and this assumption has been justified by such success as I have achieved in my professional career.” It’s ironic, really, that so many people are fixated on the relationship between science and religion: basically, there isn’t one. In my more than thirty years as a practicing physicist, I have never heard the word “God” mentioned in a scientific meeting. Belief or nonbelief in God is irrelevant to our understanding of the workings of nature—just as it’s irrelevant to the question of whether or not citizens are obligated to follow the law.
Because science holds that no idea is sacred, it’s inevitable that it draws people away from religion. The more we learn about the workings of the universe, the more purposeless it seems. Scientists have an obligation not to lie about the natural world. Even so, to avoid offense, they sometimes misleadingly imply that today’s discoveries exist in easy harmony with preëxisting religious doctrines, or remain silent rather than pointing out contradictions between science and religious doctrine. It’s a strange inconsistency, since scientists often happily disagree with other kinds of beliefs. Astronomers have no problem ridiculing the claims of astrologists, even though a significant fraction of the public believes these claims. Doctors have no problem condemning the actions of anti-vaccine activists who endanger children. And yet, for reasons of decorum, many scientists worry that ridiculing certain religious claims alienates the public from science. When they do so, they are being condescending at best and hypocritical at worst.
This reticence can have significant consequences. Consider the example of Planned Parenthood. Lawmakers are calling for a government shutdown unless federal funds for Planned Parenthood are stripped from spending bills for the fiscal year starting October 1st. Why? Because Planned Parenthood provides fetal tissue samples from abortions to scientific researchers hoping to cure diseases, from Alzheimer’s to cancer. (Storing and safeguarding that tissue requires resources, and Planned Parenthood charges researchers for the costs.) It’s clear that many of the people protesting Planned Parenthood are opposed to abortion on religious grounds and are, to varying degrees, anti-science. Should this cause scientists to clam up at the risk of further offending or alienating them? Or should we speak out loudly to point out that, independent of one’s beliefs about what is sacred, this tissue would otherwise be thrown away, even though it could help improve and save lives?
Ultimately, when we hesitate to openly question beliefs because we don’t want to risk offense, questioning itself becomes taboo. It is here that the imperative for scientists to speak out seems to me to be most urgent. As a result of speaking out on issues of science and religion, I have heard from many young people about the shame and ostracism they experience after merely questioning their family’s faith. Sometimes, they find themselves denied rights and privileges because their actions confront the faith of others. Scientists need to be prepared to demonstrate by example that questioning perceived truth, especially “sacred truth,” is an essential part of living in a free country.
I see a direct link, in short, between the ethics that guide science and those that guide civic life. Cosmology, my specialty, may appear to be far removed from Kim Davis’s refusal to grant marriage licenses to gay couples, but in fact the same values apply in both realms. Whenever scientific claims are presented as unquestionable, they undermine science. Similarly, when religious actions or claims about sanctity can be made with impunity in our society, we undermine the very basis of modern secular democracy. We owe it to ourselves and to our children not to give a free pass to governments—totalitarian, theocratic, or democratic—that endorse, encourage, enforce, or otherwise legitimize the suppression of open questioning in order to protect ideas that are considered “sacred.” Five hundred years of science have liberated humanity from the shackles of enforced ignorance. We should celebrate this openly and enthusiastically, regardless of whom it may offend.
If that is what causes someone to be called a militant atheist, then no scientist should be ashamed of the label.
Lawrence M. Krauss is the director of the Origins Project at Arizona State University. He is chair of the board of sponsors of The Bulletin of the Atomic Scientists, and is on the board of the Federation of American Scientists.
Guarda, io capisco che un copincolla costa poca fatica, ma postare questa roba a beneficio dei creduli che leggono (e per giunta in inglese, a gente che ha già problemi con l'italiano) non ti pare un po' come mettere la cravatta a un maiale?
Caro Rasp, forse perché poliglotta di tuo, non hai idea di come siano migliorati i traduttori automatici.
Quando frequentavo il web anni addietro, tali strumenti generavano traduzioni approssimative, fuorvianti e piene di imperfezioni o bestialità linguistiche vere e proprie.
Fortunatamente in pochi anni tali strumenti hanno raggiunto un ottimo livello di funzionamento, tanto è vero che spesso me ne avvalgo pure io e con ottima soddisfazione.
L'articolo del New Yorker spiega molto bene ciò che intende dire lo scienziato-articolista.
Per come viene posto l'argomento non trovo nulla da eccepire.
Va da sé che in quanto credulo, permangono i miei problemi con l'italiano...
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
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- Spoiler:
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September 8, 2015
As a physicist, I do a lot of writing and public speaking about the remarkable nature of our cosmos, primarily because I think science is a key part of our cultural heritage and needs to be shared more broadly. Sometimes, I refer to the fact that religion and science are often in conflict; from time to time, I ridicule religious dogma. When I do, I sometimes get accused in public of being a “militant atheist.” Even a surprising number of my colleagues politely ask if it wouldn’t be better to avoid alienating religious people. Shouldn’t we respect religious sensibilities, masking potential conflicts and building common ground with religious groups so as to create a better, more equitable world?
I found myself thinking about those questions this week as I followed the story of Kim Davis, the county clerk in Kentucky who directly disobeyed a federal judge’s order to issue marriage licenses to gay couples, and, as a result, was jailed for contempt of court. (She was released earlier today.) Davis’s supporters, including the Kentucky senator and Presidential candidate Rand Paul, are protesting what they believe to be an affront to her religious freedom. It is “absurd to put someone in jail for exercising their religious liberties,” Paul said, on CNN.
The Kim Davis story raises a basic question: To what extent should we allow people to break the law if their religious views are in conflict with it? It’s possible to take that question to an extreme that even Senator Paul might find absurd: imagine, for example, a jihadist whose interpretation of the Koran suggested that he should be allowed to behead infidels and apostates. Should he be allowed to break the law? Or—to consider a less extreme case—imagine an Islamic-fundamentalist county clerk who would not let unmarried men and women enter the courthouse together, or grant marriage licenses to unveiled women. For Rand Paul, what separates these cases from Kim Davis’s? The biggest difference, I suspect, is that Senator Paul agrees with Kim Davis’s religious views but disagrees with those of the hypothetical Islamic fundamentalist.
The problem, obviously, is that what is sacred to one person can be meaningless (or repugnant) to another. That’s one of the reasons why a modern secular society generally legislates against actions, not ideas. No idea or belief should be illegal; conversely, no idea should be so sacred that it legally justifies actions that would otherwise be illegal. Davis is free to believe whatever she wants, just as the jihadist is free to believe whatever he wants; in both cases, the law constrains not what they believe but what they do.
In recent years, this territory has grown murkier. Under the banner of religious freedom, individuals, states, and even—in the case of Hobby Lobby—corporations have been arguing that they should be exempt from the law on religious grounds. (The laws from which they wish to claim exemption do not focus on religion; instead, they have to do with ((Often,%20the laws from which they wish to claim exemption have to do with social issues, such as abortion and gay marriage.)), such as abortion and gay marriage.) The government has a compelling interest in insuring that all citizens are treated equally. But “religious freedom” advocates argue that religious ideals should be elevated above all others as a rationale for action. In a secular society, this is inappropriate.
The Kim Davis controversy exists because, as a culture, we have elevated respect for religious sensibilities to an inappropriate level that makes society less free, not more. Religious liberty should mean that no set of religious ideals are treated differently from other ideals. Laws should not be enacted whose sole purpose is to denigrate them, but, by the same token, the law shouldn’t elevate them, either.
In science, of course, the very word “sacred” is profane. No ideas, religious or otherwise, get a free pass. The notion that some idea or concept is beyond question or attack is anathema to the entire scientific undertaking. This commitment to open questioning is deeply tied to the fact that science is an atheistic enterprise. “My practice as a scientist is atheistic,” the biologist J.B.S. Haldane wrote, in 1934. “That is to say, when I set up an experiment I assume that no god, angel, or devil is going to interfere with its course and this assumption has been justified by such success as I have achieved in my professional career.” It’s ironic, really, that so many people are fixated on the relationship between science and religion: basically, there isn’t one. In my more than thirty years as a practicing physicist, I have never heard the word “God” mentioned in a scientific meeting. Belief or nonbelief in God is irrelevant to our understanding of the workings of nature—just as it’s irrelevant to the question of whether or not citizens are obligated to follow the law.
Because science holds that no idea is sacred, it’s inevitable that it draws people away from religion. The more we learn about the workings of the universe, the more purposeless it seems. Scientists have an obligation not to lie about the natural world. Even so, to avoid offense, they sometimes misleadingly imply that today’s discoveries exist in easy harmony with preëxisting religious doctrines, or remain silent rather than pointing out contradictions between science and religious doctrine. It’s a strange inconsistency, since scientists often happily disagree with other kinds of beliefs. Astronomers have no problem ridiculing the claims of astrologists, even though a significant fraction of the public believes these claims. Doctors have no problem condemning the actions of anti-vaccine activists who endanger children. And yet, for reasons of decorum, many scientists worry that ridiculing certain religious claims alienates the public from science. When they do so, they are being condescending at best and hypocritical at worst.
This reticence can have significant consequences. Consider the example of Planned Parenthood. Lawmakers are calling for a government shutdown unless federal funds for Planned Parenthood are stripped from spending bills for the fiscal year starting October 1st. Why? Because Planned Parenthood provides fetal tissue samples from abortions to scientific researchers hoping to cure diseases, from Alzheimer’s to cancer. (Storing and safeguarding that tissue requires resources, and Planned Parenthood charges researchers for the costs.) It’s clear that many of the people protesting Planned Parenthood are opposed to abortion on religious grounds and are, to varying degrees, anti-science. Should this cause scientists to clam up at the risk of further offending or alienating them? Or should we speak out loudly to point out that, independent of one’s beliefs about what is sacred, this tissue would otherwise be thrown away, even though it could help improve and save lives?
Ultimately, when we hesitate to openly question beliefs because we don’t want to risk offense, questioning itself becomes taboo. It is here that the imperative for scientists to speak out seems to me to be most urgent. As a result of speaking out on issues of science and religion, I have heard from many young people about the shame and ostracism they experience after merely questioning their family’s faith. Sometimes, they find themselves denied rights and privileges because their actions confront the faith of others. Scientists need to be prepared to demonstrate by example that questioning perceived truth, especially “sacred truth,” is an essential part of living in a free country.
I see a direct link, in short, between the ethics that guide science and those that guide civic life. Cosmology, my specialty, may appear to be far removed from Kim Davis’s refusal to grant marriage licenses to gay couples, but in fact the same values apply in both realms. Whenever scientific claims are presented as unquestionable, they undermine science. Similarly, when religious actions or claims about sanctity can be made with impunity in our society, we undermine the very basis of modern secular democracy. We owe it to ourselves and to our children not to give a free pass to governments—totalitarian, theocratic, or democratic—that endorse, encourage, enforce, or otherwise legitimize the suppression of open questioning in order to protect ideas that are considered “sacred.” Five hundred years of science have liberated humanity from the shackles of enforced ignorance. We should celebrate this openly and enthusiastically, regardless of whom it may offend.
If that is what causes someone to be called a militant atheist, then no scientist should be ashamed of the label.
Lawrence M. Krauss is the director of the Origins Project at Arizona State University. He is chair of the board of sponsors of The Bulletin of the Atomic Scientists, and is on the board of the Federation of American Scientists.
Guarda, io capisco che un copincolla costa poca fatica, ma postare questa roba a beneficio dei creduli che leggono (e per giunta in inglese, a gente che ha già problemi con l'italiano) non ti pare un po' come mettere la cravatta a un maiale?
Caro Rasp, forse perché poliglotta di tuo, non hai idea di come siano migliorati i traduttori automatici.
Quando frequentavo il web anni addietro, tali strumenti generavano traduzioni approssimative, fuorvianti e piene di imperfezioni o bestialità linguistiche vere e proprie.
Fortunatamente in pochi anni tali strumenti hanno raggiunto un ottimo livello di funzionamento, tanto è vero che spesso me ne avvalgo pure io e con ottima soddisfazione.
L'articolo del New Yorker spiega molto bene ciò che intende dire lo scienziato-articolista.
Per come viene posto l'argomento non trovo nulla da eccepire.
Va da sé che in quanto credulo, permangono i miei problemi con l'italiano...
Allora,
ritieniti escluso te, che costituisci un po' un'eccezione dato il tuo interesse, premessa essenziale per fare uso dei mezzi che tutti abbiamo a disposizione.
Quanto ai traduttori automatici, è vero che sono migliorati moltissimo, ma sono sufficienti per testi a carattere generale, per i testi tecnici ancora non bastano (e sono ancora vietati da una serie di norme DIN, che trovi qui
https://www.oneword.de/din-uebersetzung-normen-uebersicht/
)
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Rasputin- ..............
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
E ormai è anche cieco e non leggerà, visto che si è "scrollato la polvere dai sandali" e se n'è andato indispettito per il "clima di odio" che gli abbiamo riservato.Koan ha scritto:Il sordo a me pare sia tu, visto che non replichi alle risposte che ti si danno.antoscar ha scritto:Con questo clima di odio penso che non possa esserci dialogo.
è come parlare tra sordi.
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Re: Incompatibilità tra Scienza e religione
Minsky ha scritto:Tant'è, se vogliamo seguire questo principio, allora il mio post d'apertura del thread che è "farina del mio sacco" e scritto in italiano, sarebbe come mettere due cravatte al maiale.Rasputin ha scritto:Minsky ha scritto:
- Spoiler:
All Scientists Should Be Militant AtheistsAll Scientists Should Be Militant Atheists
By Lawrence M. Krauss
September 8, 2015
As a physicist, I do a lot of writing and public speaking about the remarkable nature of our cosmos, primarily because I think science is a key part of our cultural heritage and needs to be shared more broadly. Sometimes, I refer to the fact that religion and science are often in conflict; from time to time, I ridicule religious dogma. When I do, I sometimes get accused in public of being a “militant atheist.” Even a surprising number of my colleagues politely ask if it wouldn’t be better to avoid alienating religious people. Shouldn’t we respect religious sensibilities, masking potential conflicts and building common ground with religious groups so as to create a better, more equitable world?
I found myself thinking about those questions this week as I followed the story of Kim Davis, the county clerk in Kentucky who directly disobeyed a federal judge’s order to issue marriage licenses to gay couples, and, as a result, was jailed for contempt of court. (She was released earlier today.) Davis’s supporters, including the Kentucky senator and Presidential candidate Rand Paul, are protesting what they believe to be an affront to her religious freedom. It is “absurd to put someone in jail for exercising their religious liberties,” Paul said, on CNN.
The Kim Davis story raises a basic question: To what extent should we allow people to break the law if their religious views are in conflict with it? It’s possible to take that question to an extreme that even Senator Paul might find absurd: imagine, for example, a jihadist whose interpretation of the Koran suggested that he should be allowed to behead infidels and apostates. Should he be allowed to break the law? Or—to consider a less extreme case—imagine an Islamic-fundamentalist county clerk who would not let unmarried men and women enter the courthouse together, or grant marriage licenses to unveiled women. For Rand Paul, what separates these cases from Kim Davis’s? The biggest difference, I suspect, is that Senator Paul agrees with Kim Davis’s religious views but disagrees with those of the hypothetical Islamic fundamentalist.
The problem, obviously, is that what is sacred to one person can be meaningless (or repugnant) to another. That’s one of the reasons why a modern secular society generally legislates against actions, not ideas. No idea or belief should be illegal; conversely, no idea should be so sacred that it legally justifies actions that would otherwise be illegal. Davis is free to believe whatever she wants, just as the jihadist is free to believe whatever he wants; in both cases, the law constrains not what they believe but what they do.
In recent years, this territory has grown murkier. Under the banner of religious freedom, individuals, states, and even—in the case of Hobby Lobby—corporations have been arguing that they should be exempt from the law on religious grounds. (The laws from which they wish to claim exemption do not focus on religion; instead, they have to do with ((Often,%20the laws from which they wish to claim exemption have to do with social issues, such as abortion and gay marriage.)), such as abortion and gay marriage.) The government has a compelling interest in insuring that all citizens are treated equally. But “religious freedom” advocates argue that religious ideals should be elevated above all others as a rationale for action. In a secular society, this is inappropriate.
The Kim Davis controversy exists because, as a culture, we have elevated respect for religious sensibilities to an inappropriate level that makes society less free, not more. Religious liberty should mean that no set of religious ideals are treated differently from other ideals. Laws should not be enacted whose sole purpose is to denigrate them, but, by the same token, the law shouldn’t elevate them, either.
In science, of course, the very word “sacred” is profane. No ideas, religious or otherwise, get a free pass. The notion that some idea or concept is beyond question or attack is anathema to the entire scientific undertaking. This commitment to open questioning is deeply tied to the fact that science is an atheistic enterprise. “My practice as a scientist is atheistic,” the biologist J.B.S. Haldane wrote, in 1934. “That is to say, when I set up an experiment I assume that no god, angel, or devil is going to interfere with its course and this assumption has been justified by such success as I have achieved in my professional career.” It’s ironic, really, that so many people are fixated on the relationship between science and religion: basically, there isn’t one. In my more than thirty years as a practicing physicist, I have never heard the word “God” mentioned in a scientific meeting. Belief or nonbelief in God is irrelevant to our understanding of the workings of nature—just as it’s irrelevant to the question of whether or not citizens are obligated to follow the law.
Because science holds that no idea is sacred, it’s inevitable that it draws people away from religion. The more we learn about the workings of the universe, the more purposeless it seems. Scientists have an obligation not to lie about the natural world. Even so, to avoid offense, they sometimes misleadingly imply that today’s discoveries exist in easy harmony with preëxisting religious doctrines, or remain silent rather than pointing out contradictions between science and religious doctrine. It’s a strange inconsistency, since scientists often happily disagree with other kinds of beliefs. Astronomers have no problem ridiculing the claims of astrologists, even though a significant fraction of the public believes these claims. Doctors have no problem condemning the actions of anti-vaccine activists who endanger children. And yet, for reasons of decorum, many scientists worry that ridiculing certain religious claims alienates the public from science. When they do so, they are being condescending at best and hypocritical at worst.
This reticence can have significant consequences. Consider the example of Planned Parenthood. Lawmakers are calling for a government shutdown unless federal funds for Planned Parenthood are stripped from spending bills for the fiscal year starting October 1st. Why? Because Planned Parenthood provides fetal tissue samples from abortions to scientific researchers hoping to cure diseases, from Alzheimer’s to cancer. (Storing and safeguarding that tissue requires resources, and Planned Parenthood charges researchers for the costs.) It’s clear that many of the people protesting Planned Parenthood are opposed to abortion on religious grounds and are, to varying degrees, anti-science. Should this cause scientists to clam up at the risk of further offending or alienating them? Or should we speak out loudly to point out that, independent of one’s beliefs about what is sacred, this tissue would otherwise be thrown away, even though it could help improve and save lives?
Ultimately, when we hesitate to openly question beliefs because we don’t want to risk offense, questioning itself becomes taboo. It is here that the imperative for scientists to speak out seems to me to be most urgent. As a result of speaking out on issues of science and religion, I have heard from many young people about the shame and ostracism they experience after merely questioning their family’s faith. Sometimes, they find themselves denied rights and privileges because their actions confront the faith of others. Scientists need to be prepared to demonstrate by example that questioning perceived truth, especially “sacred truth,” is an essential part of living in a free country.
I see a direct link, in short, between the ethics that guide science and those that guide civic life. Cosmology, my specialty, may appear to be far removed from Kim Davis’s refusal to grant marriage licenses to gay couples, but in fact the same values apply in both realms. Whenever scientific claims are presented as unquestionable, they undermine science. Similarly, when religious actions or claims about sanctity can be made with impunity in our society, we undermine the very basis of modern secular democracy. We owe it to ourselves and to our children not to give a free pass to governments—totalitarian, theocratic, or democratic—that endorse, encourage, enforce, or otherwise legitimize the suppression of open questioning in order to protect ideas that are considered “sacred.” Five hundred years of science have liberated humanity from the shackles of enforced ignorance. We should celebrate this openly and enthusiastically, regardless of whom it may offend.
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Guarda, io capisco che un copincolla costa poca fatica, ma postare questa roba a beneficio dei creduli che leggono (e per giunta in inglese, a gente che ha già problemi con l'italiano) non ti pare un po' come mettere la cravatta a un maiale?
Eh...temo di sí, diciamo che col post di apertura la cravatta l'hai almeno messa all'estremità giusta del maiale
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