Senza dio ci resta una cosa. La morte.
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Sorel1980
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Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Buonasera a tutti,
sono ateo da quando avevo 14 anni e attualmente ne ho 32... mi chiedo spesso perchè un credente sia meno felice di me. E' meno consapevole certamente, accetta soluzioni infantili certamente, ma almeno non ha il terrore della morte.
Per chi è ateo come me e come molti di voi, come può essere sopportato il pensiero della propria fine o della fine dei propri genitori o della propria amata? Come si può accettare, seppur atei, la propria distruzione e la fine di tutto ciò che conosciamo? Come si può accettare questo dolore, anche solo dicendo "è una cosa naturale"? La naturalità della morte può forse risparmiarci l'agghiacciante pensiero della nostra inesistenza?
Siamo una nave in fiamme che si dirige verso un gorgo... perchè dobbiamo sopportare il peso dell'ateismo? Se potessi vorrei credere in dio, una bella favola infantile... tuttavia non posso quindi sono condannato a questo pensiero... voi no?
sono ateo da quando avevo 14 anni e attualmente ne ho 32... mi chiedo spesso perchè un credente sia meno felice di me. E' meno consapevole certamente, accetta soluzioni infantili certamente, ma almeno non ha il terrore della morte.
Per chi è ateo come me e come molti di voi, come può essere sopportato il pensiero della propria fine o della fine dei propri genitori o della propria amata? Come si può accettare, seppur atei, la propria distruzione e la fine di tutto ciò che conosciamo? Come si può accettare questo dolore, anche solo dicendo "è una cosa naturale"? La naturalità della morte può forse risparmiarci l'agghiacciante pensiero della nostra inesistenza?
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Sorel1980- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
No, carissimo. Tutto al contrario. Era la religione che mi angosciava, col pensiero dell'aldilà. Da quando me ne sono liberato mi sento completamente tranquillo, equilibrato, rilassato.
Ti auguro di cuore di poter presto completare anche tu il tuo percorso e raggiungere la completa serenità.
Ti auguro di cuore di poter presto completare anche tu il tuo percorso e raggiungere la completa serenità.
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Minsky- --------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
epicuro diceva che è insensato temere la morte perché ''se ci siamo noi, non c'è la norte, e se c'è la morte non ci siamo noi'', quindi la morte ''nostra'' non va temuta perché non possiamo farne esperienza, perché, appunto, saremo già morti
Resterebbero da temere, dunque, solo la sofferenza e la morte degli altri, ma non la nostra
io in realtà credo che la cosa sia più complessa, ma gli stoici era pressappoco questo che insegnavano
Resterebbero da temere, dunque, solo la sofferenza e la morte degli altri, ma non la nostra
io in realtà credo che la cosa sia più complessa, ma gli stoici era pressappoco questo che insegnavano
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''Spero di non sconvolgere troppo i fisici sperimentali se aggiungo che una buona regola è anche quella di non riporre eccessiva fiducia nei risultati sperimentali finchè non siano confermati dalla teoria''
Akka- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
io lo accetto anche cantando a pieni polmoni una canzone così:Sorel1980 ha scritto:? Come si può accettare, seppur atei, la propria distruzione e la fine di tutto ciò che conosciamo? Come si può accettare questo dolore, anche solo dicendo "è una cosa naturale"?
http://atei.forumitalian.com/t1633p60-dediche#196396
facile no?
loonar- ----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Sorel1980 ha scritto:E' meno consapevole certamente, accetta soluzioni infantili certamente, ma almeno non ha il terrore della morte.
Ne sei proprio sicuro? Hanno tanta fede quanto paura di morire. Che non credano abbastanza? Non lo so. Fatto sta che non li vedo tanto tranquilli come li vedi tu.
Sorel1980 ha scritto:Per chi è ateo come me e come molti di voi, come può essere sopportato il pensiero della propria fine o della fine dei propri genitori o della propria amata?
Alla mia morte non ci penso mai. E quando ci penso me ne frego, dato che di solito faccio il possibile pur di tenermene alla larga. Anzi, provo un senso di relax come dice il Maestro Minsky. Quindi il problema non si pone. Malattie a parte, la morte sarebbe piuttosto improvvisa, e non ci potrei fare un gran ché. Come disse qualcuno, se io sono, la morte non è. E se la morte è, io non sono, quindi perché porsi il problema?
Invece penso spesso a quella dei miei familiari, e in particolare quella dei miei nonnini. E lì divento triste, e mi deprimo, e a volte le lacrimucce scendono. Ma è una cosa mia. Non ci posso fare niente anche qui. Quindi quando capita mi becco i miei pensieri, la mazzata, e poi finisce tutto.
In breve, di me me ne sta fregando ben poco perché la morte cerco di evitarla. Quella dei miei familiari invece è per me incontrollabile. È naturale.
Sorel1980 ha scritto:Come si può accettare, seppur atei, la propria distruzione e la fine di tutto ciò che conosciamo? Come si può accettare questo dolore, anche solo dicendo "è una cosa naturale"? La naturalità della morte può forse risparmiarci l'agghiacciante pensiero della nostra inesistenza?
Siamo una nave in fiamme che si dirige verso un gorgo... perchè dobbiamo sopportare il peso dell'ateismo? Se potessi vorrei credere in dio, una bella favola infantile... tuttavia non posso quindi sono condannato a questo pensiero... voi no?
È la vita... Non sta scritto da nessuna parte che ci debba essere un lieto fine. Qui sta il grande errore. Godiamoci il viaggio, perché sappiamo già in anticipo che andremo a sbattere contro un grosso muro. La vita non è meno degna di essere vissuta solo perché finisce.
Ultima modifica di Cosworth117 il Dom 13 Gen 2013 - 22:23 - modificato 1 volta.
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"Le cose che sono incurvate non hanno bisogno di archi; le cose che sono diritte non hanno bisogno di righe; le cose che sono rotonde non hanno bisogno di compassi; le cose che sono rettangolari non hanno bisogno di squadre; le cose che si incollano non hanno bisogno di colla; le cose che vanno insieme non hanno bisogno di corde”
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Ottima citazione, quella di Epicuro!Akka ha scritto:epicuro diceva che è insensato temere la morte perché ''se ci siamo noi, non c'è la norte, e se c'è la morte non ci siamo noi''
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Sorel, la felicità del vivere risiede in tutt'altre cose. Non è nè la religione nè l'ateismo che te la possono dare e tanto meno togliere. La devi trovare dentro te stesso e non al di fuori come pretende di fare la religione. Se non ne sei capace sarai sempre un infelice!
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La questione se "Il mondo sia stato creato da Dio, il quale è sempre esistito" si semplifica in "Il mondo è sempre esistito". E' superfluo, e quindi, secondo il rasoio di Occam, sbagliato in senso metodologico, introdurre Dio per spiegare l'esistenza del mondo.
Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.(Ockham)
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Anzi. Proprio perché finisce!Cosworth117 ha scritto:... La vita non è meno degna di essere vissuta solo perché finisce.
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Minsky- --------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Minsky ha scritto:Ottima citazione, quella di Epicuro!Akka ha scritto:epicuro diceva che è insensato temere la morte perché ''se ci siamo noi, non c'è la norte, e se c'è la morte non ci siamo noi''
Dice il saggio:
"Epiculo spacca il culo!"
loonar- ----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Quoto Epicuro su questo, essere morti implica il non percepire la morte, perciò non ha senso preoccuparsi della morte in se, al massimo c'è da preoccuparsi della morte dei propri cari, cosa che penso anche i credenti temano, anche se hanno dalla loro parte tutte le loro invenzioni, e del rischio di farsi male.
Tomhet- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
ragazzi adesso ve ne dico una che vale oro...
quando c'è la salute c'è tutto!
e una volta qua era tutta campagna!
quando c'è la salute c'è tutto!
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loonar- ----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
La morte è un argomento molto personale che ognuno percepisce a modo suo, quindi nessuno può dire nulla se non una opinione molto relativa.
Rimane in tutti i casi la fine di tutto, cioè il totale annullamento di ogni esperienza vissuta, da cui comprendiamo che non siamo nulla.
L'aspetto positivo è che si tratta di qualcosa di inconcepibile, quindi viviamo la nostra vita non pensandoci troppo.
Rimane in tutti i casi la fine di tutto, cioè il totale annullamento di ogni esperienza vissuta, da cui comprendiamo che non siamo nulla.
L'aspetto positivo è che si tratta di qualcosa di inconcepibile, quindi viviamo la nostra vita non pensandoci troppo.
silvio- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
la paura della morte: non so se mettere prima una e poi l'altra delle due seguenti, o scambiar loro l'ordine:
la soluzione religiosa è buona per omuncoli oppure donnette paurose,
non per uomini & donne integre/i e coraggiosi/e.
- ogni volta che mi risveglio dico "oggi è un bel giorno per morire" (cit. Nativi americani, in particolare Tashunka Uitko - il suo cavallo è pazzo - o erroneamente, Cavallo Pazzo, capotribù Sioux Oglala)
- "chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola" (Paolo Borsellino)
la soluzione religiosa è buona per omuncoli oppure donnette paurose,
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mix- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Bello tutto questo coraggio... io pero' penso che tutti noi abbiamo paura della morte. Paura non nel senso che la temiamo di per se', ma che temiamo essa arrivi. Siamo stati evoluzionisticamente programmati per fuggire la morte, il dolore esiste proprio a questo scopo, quindi, per quanto stiamo qui seduti a darci delle motivazioni razionali su come non si debba avere paura, non riusciremo mai a raggiungere una completa tranquillita' a riguardo. Ne' noi, ne' i credenti.
Una soluzione starebbe nella rassegnazione alla totale impotenza davanti alla nostra prossima scomparsa. Ma anche rassegnarci non e' facile, purtroppo l'evoluzione non ci e' venuta incontro neanche in questo caso. Sigh.
Meglio allora un sano "divertissement", quello che Pascal considerava un male potrebbe rivelarsi essere la nostra unica ancora di salvezza...
Una soluzione starebbe nella rassegnazione alla totale impotenza davanti alla nostra prossima scomparsa. Ma anche rassegnarci non e' facile, purtroppo l'evoluzione non ci e' venuta incontro neanche in questo caso. Sigh.
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Sally- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Coswotrth dice bene: chi con immane fatica si sforza di credere che non morirà, ha molta più paura della morte di chi accetta serenamente il proprio destino.
La morte è il prezzo che bisogna pagare per esser vivi.
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Lei è cattolico? Allora mi perdoni
BestBeast- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Al vedere tante scempiaggini (Mi stupisci!) non resisto e mi intrometto.
Stando a quanto hanno scritto altri,ti sbagli; pensa per te
Errore. Le terminazioni nervose sono campanelli di allarme che servono ad avvisarci se qualcosa non va a scopo di protezione, e lo fanno anche nel caso di una semplice puntura di spillo (Certamente non mortale).
Per converso, esistono pericoli mortali assolutamente indolori (Ad esempio certi gas, il veleno di alcune vipere, ecc.)
Quindi, oltre a non vedere la correlazione tra le due frasi, per me la conclusione è comunque errata in quanto basata su un'errata premessa
In qualsiasi caso, anche se fossero ambe corrette, il "Noi" non ci sta: può andare bene per te, se tu non riesci a raggiungere una completa tranquillità a riguardo, non è detto che altri non ci riescano.
Invece secondo me il bello sta proprio nel non rassegnarsi nemmeno di fronte all'ineluttabile, e meno male che in quel senso l'evoluzione sí ci è venuta incontro, altrimenti bell'esercito di zombie saremmo
Diva ha scritto:Bello tutto questo coraggio... io pero' penso che tutti noi abbiamo paura della morte. Paura non nel senso che la temiamo di per se', ma che temiamo essa arrivi.
Stando a quanto hanno scritto altri,ti sbagli; pensa per te
Diva ha scritto:Siamo stati evoluzionisticamente programmati per fuggire la morte, il dolore esiste proprio a questo scopo,
Errore. Le terminazioni nervose sono campanelli di allarme che servono ad avvisarci se qualcosa non va a scopo di protezione, e lo fanno anche nel caso di una semplice puntura di spillo (Certamente non mortale).
Per converso, esistono pericoli mortali assolutamente indolori (Ad esempio certi gas, il veleno di alcune vipere, ecc.)
Diva ha scritto:quindi, per quanto stiamo qui seduti a darci delle motivazioni razionali su come non si debba avere paura, non riusciremo mai a raggiungere una completa tranquillita' a riguardo. Ne' noi, ne' i credenti.
Quindi, oltre a non vedere la correlazione tra le due frasi, per me la conclusione è comunque errata in quanto basata su un'errata premessa
In qualsiasi caso, anche se fossero ambe corrette, il "Noi" non ci sta: può andare bene per te, se tu non riesci a raggiungere una completa tranquillità a riguardo, non è detto che altri non ci riescano.
Diva ha scritto:Una soluzione starebbe nella rassegnazione alla totale impotenza davanti alla nostra prossima scomparsa. Ma anche rassegnarci non e' facile, purtroppo l'evoluzione non ci e' venuta incontro neanche in questo caso. Sigh.
Meglio allora un sano "divertissement", quello che Pascal considerava un male potrebbe rivelarsi essere la nostra unica ancora di salvezza...
Invece secondo me il bello sta proprio nel non rassegnarsi nemmeno di fronte all'ineluttabile, e meno male che in quel senso l'evoluzione sí ci è venuta incontro, altrimenti bell'esercito di zombie saremmo
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Non dico sia facile accettare la morte, accettare di avere un tempo limitato, esaurito il quale finisce tutto, ma credo che sia giusto accettarlo, per soffrire di meno, tanto, qualsiasi sia il credo, alla fine soffrono tutti la perdita o la fine imminente.
Inoltre penso che l' ateo affronti meglio la morte, perchè non ha tutte quelle preoccupazioni dell' inferno, del paradiso, del dubbio di cosa ci sia dopo.
Inoltre penso che l' ateo affronti meglio la morte, perchè non ha tutte quelle preoccupazioni dell' inferno, del paradiso, del dubbio di cosa ci sia dopo.
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Caro Gesù Bambino, ti ringrazio per aver esaudito i miei desideri. Ti avevo chiesto di eliminare la fame nel mondo, ed infatti quelli che avevano fame sono quasi tutti morti.
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Wishop ha scritto:
Inoltre penso che l' ateo affronti meglio la morte, perchè non ha tutte quelle preoccupazioni dell' inferno, del paradiso, del dubbio di cosa ci sia dopo.
Personalmente quando sto proprio giù penso al suicidio e mi rincuoro. La possibilità di mettere un punto fermo alla situazione mi permette di andare avanti, se non avessi questa scelta impazzirei.
Per qual che riguarda i cari che ho perso, parenti e amici, sarebbe pazzesco se dovessi arrovellarmi se sono all'inferno o in paradiso: preferisco pensare che non ci sono più e basta, che hanno concluso il loro ciclo vitale come tutti i gatti che ho seppellito.
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.....Allora capii che veramente ero il più sapiente perché ero l'unico a sapere di non sapere....(Socrate)
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Nella serie Dr. House una volta ho sentito dire "siamo solo sacche di cellule con una data di scadenza", sembra pazzesco ma mi rende più felice un' affermazione del genere piuttosto che una che mi dice che ho il paradiso assicurato.
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Wishop ha scritto:Nella serie Dr. House una volta ho sentito dire "siamo solo sacche di cellule con una data di scadenza", sembra pazzesco ma mi rende più felice un' affermazione del genere piuttosto che una che mi dice che ho il paradiso assicurato.
Ed è proprio cosí.
Non vedo nulla di pazzesco nell'accettare un dato di fatto e trarne il meglio possibile
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Boccadorata ha scritto:Personalmente quando sto proprio giù penso al suicidio e mi rincuoro. La possibilità di mettere un punto fermo alla situazione mi permette di andare avanti, se non avessi questa scelta impazzirei.
Per qual che riguarda i cari che ho perso, parenti e amici, sarebbe pazzesco se dovessi arrovellarmi se sono all'inferno o in paradiso: preferisco pensare che non ci sono più e basta, che hanno concluso il loro ciclo vitale come tutti i gatti che ho seppellito.
Non ho mai letto nulla del genere. Rincuorata dall'idea del suicidio.
Non capisco cosa ti rincuori. Ti rincuora l'idea di poter decretare tu stessa la fine della tua vita dandoti la morte? L'idea di avere la possibilltà di aprire in qualsiasi momento la porticina che ti consente di uscire dallo stato di vita quando le cose si mettessero male?
Ma cosa c'è di peggio che uscire dalla vita per "tornare" nella condizione/non condizione di non-essere? nel nulla? nel nulla non sei più, tanto che non puoi non solo più gioire ma nemmeno soffrire.
peraltro perchè farlo... anzitempo?
solo questione di giorni.
il nulla è da sempre già lì che da sempre ti aspetta.
nel nulla inevitabilmente cadrai.
perchè allora rincuorarsi di poter anticipare quanto già certamente sarà di te.
questione di giorni o anni non cambia nulla. difronte al nulla eterno un attimo equivale ad una vita. un segmento che interrompe la continuità di una retta infinita, resta un segmeto... un punto, tanto microscopico da essere... insignificante?
E no... sarà microscopico. ma non insignificante.
Quel punto, prima del quale è nulla e dopo il quale è ancora nulla, è tutto.
Per questo non capisco il senso del suicidio, nemmeno se fossi ateo.
jillo- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
@ Rasp: il dolore ha la sola ed unica funzione evolutiva di far allontanare l'essere in questione da una fonte pericolosa. In natura pericolo=morte. La questione del gas e' irrilevante perche' l'evoluzione funziona su grandi numeri, il meccanismo dolore=fuga/allontanamento dalla fonte di pericolo funziona, salva vite fino al momento dell'accoppiamento e della trasmissione dei geni. Se una vita si spegne perche' perche' respira del monossido di carbonio e' un fatto irrilevante ai fini evolutivi, poiche' 1000 altre vite sono salvate tramite un meccanismo che funziona alla grande.
Io ripeto che per me tutti infondo temiamo la morte, poiche' e' una paura del tutto naturale, cosi come temere il dolore che e' ad essa collegato e la morte delle persone care. Poi tu ti puoi convincere anche che non e' cosi, sicuramente lo fai in buona fede, ma io stento a credere che tu sia sincero. Rispondi onestamente: non hai paura della morte di tua figlia?
Io ripeto che per me tutti infondo temiamo la morte, poiche' e' una paura del tutto naturale, cosi come temere il dolore che e' ad essa collegato e la morte delle persone care. Poi tu ti puoi convincere anche che non e' cosi, sicuramente lo fai in buona fede, ma io stento a credere che tu sia sincero. Rispondi onestamente: non hai paura della morte di tua figlia?
Sally- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Diva, certo che ho paura e mi dispiace della morte, sopratutto di quella dei miei cariDiva ha scritto:@ Rasp: il dolore ha la sola ed unica funzione evolutiva di far allontanare l'essere in questione da una fonte pericolosa. In natura pericolo=morte. La questione del gas e' irrilevante perche' l'evoluzione funziona su grandi numeri, il meccanismo dolore=fuga/allontanamento dalla fonte di pericolo funziona, salva vite fino al momento dell'accoppiamento e della trasmissione dei geni. Se una vita si spegne perche' perche' respira del monossido di carbonio e' un fatto irrilevante ai fini evolutivi, poiche' 1000 altre vite sono salvate tramite un meccanismo che funziona alla grande.
Io ripeto che per me tutti infondo temiamo la morte, poiche' e' una paura del tutto naturale, cosi come temere il dolore che e' ad essa collegato e la morte delle persone care. Poi tu ti puoi convincere anche che non e' cosi, sicuramente lo fai in buona fede, ma io stento a credere che tu sia sincero. Rispondi onestamente: non hai paura della morte di tua figlia?
ma non sono solo un animale istintivo.
riconosco ed accudisco i miei impulsi naturali
ma ho anche una sfera razionale che mi permette di governare un po' di questi impulsi ed orientarli in direzioni a me più gradite (sono gusti)
allora faccio un ragionamento razionale: che si debba morire è cosa ineluttabile
allora la scelta possibile è di affrontare la cosa in modo elegante piuttosto che squallido
ed è più bello vivere con orgaglio e morire da vivi che farsi soverchiare dalla paura e vivere tremebondi, fino al momento della morte che coglie allora un essere già cadavere da un pezzo.
ma sono solo questioni di gusti: ognuno fa quel che può e/o più gli piace.
@jillo: tu non sai.
ci sono cose molto peggiori che morire
circostanze in cui la morte è gradita e gradevole.
tu non sai.
mix- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Sijillo ha scritto:
Non ho mai letto nulla del genere. Rincuorata dall'idea del suicidio.
Non capisco cosa ti rincuori. Ti rincuora l'idea di poter decretare tu stessa la fine della tua vita dandoti la morte? L'idea di avere la possibilltà di aprire in qualsiasi momento la porticina che ti consente di uscire dallo stato di vita quando le cose si mettessero male?
La certezza che alla non-vita possa esserci una vita di sola sofferenza senza via d'uscita
Ma cosa c'è di peggio che uscire dalla vita per "tornare" nella condizione/non condizione di non-essere? nel nulla? nel nulla non sei più, tanto che non puoi non solo più gioire ma nemmeno soffrire.
E chi stabilisce quale sia "il tempo" ?
peraltro perchè farlo... anzitempo?
appunto, la differenza è la qualità di quei giorni
solo questione di giorni.
A parte la descrizione poetica del nulla, il suddetto segmento è solo mio e spetta quindi solo a me scegliere; e dato che "Quel punto, prima del quale è nulla e dopo il quale è ancora nulla" quello che conta è la qualità di quello che c'è in mezzo.
il nulla è da sempre già lì che da sempre ti aspetta.
nel nulla inevitabilmente cadrai.
perchè allora rincuorarsi di poter anticipare quanto già certamente sarà di te.
questione di giorni o anni non cambia nulla. difronte al nulla eterno un attimo equivale ad una vita. un segmento che interrompe la continuità di una retta infinita, resta un segmeto... un punto, tanto microscopico da essere... insignificante?
E no... sarà microscopico. ma non insignificante.
Quel punto, prima del quale è nulla e dopo il quale è ancora nulla, è tutto.
Per questo non capisco il senso del suicidio, nemmeno se fossi ateo.
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.....Allora capii che veramente ero il più sapiente perché ero l'unico a sapere di non sapere....(Socrate)
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
mix ha scritto:Diva, certo che ho paura e mi dispiace della morte, sopratutto di quella dei miei cari
ma non sono solo un animale istintivo.
riconosco ed accudisco i miei impulsi naturali
ma ho anche una sfera razionale che mi permette di governare un po' di questi impulsi ed orientarli in direzioni a me più gradite (sono gusti)
allora faccio un ragionamento razionale: che si debba morire è cosa ineluttabile
allora la scelta possibile è di affrontare la cosa in modo elegante piuttosto che squallido
ed è più bello vivere con orgaglio e morire da vivi che farsi soverchiare dalla paura e vivere tremebondi, fino al momento della morte che coglie allora un essere già cadavere da un pezzo.
ma sono solo questioni di gusti: ognuno fa quel che può e/o più gli piace.
OH LA!!! E qui volevo arrivare: la differenza la facciamo nell'affrontare a la nostra paura a testa alta. E per affrontare intendo farcene una ragione, evitare di pensarci, goderci il viaggio senza preoccuparci della fine. Nascondere un sentimento del tutto naturale non serve a niente e fa solo male!
Sally- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Senza Dio, in effetti, la sofferenza non ha più senso di essere. La sua accettazione farebbe di noi dei masochisti.
La curiosità intellettuale della sperimentazione di una vita vissuta anche nel dolore sino alla fine, potrebbe essere retta solo per poco tempo. Poi l'idea della fine della vita e con essa della sofferenza quotidiana, che pian piano diventa essa stessa la nostra vita, prende il sopravvento anche sulla speranza.
Quando ti sembra di riconoscere nell'inesorabile stillicidio del dolore tutto il senso del tuo vivere meglio il sollievo di un nulla anticipato.
Se non è possibile eliminare la sofferenza e le sue cause non ci resta che accettare l'eliminazione di chi della sofferenza ne subisce gli effetti. In questa ottica la prematura e volontaria uscita dal mondo per mezzo di eutanasia e suicidio assume allore una sua ratio.
Quanto scrivo non ha proprio nulla di poetico. Semmai desolante.
Una prospettiva che certo non condivido, perchè credo in Dio... ma non credo certo in Dio al fine di non condividere questa e altre tristi prospettive per l'uomo.
La curiosità intellettuale della sperimentazione di una vita vissuta anche nel dolore sino alla fine, potrebbe essere retta solo per poco tempo. Poi l'idea della fine della vita e con essa della sofferenza quotidiana, che pian piano diventa essa stessa la nostra vita, prende il sopravvento anche sulla speranza.
Quando ti sembra di riconoscere nell'inesorabile stillicidio del dolore tutto il senso del tuo vivere meglio il sollievo di un nulla anticipato.
Se non è possibile eliminare la sofferenza e le sue cause non ci resta che accettare l'eliminazione di chi della sofferenza ne subisce gli effetti. In questa ottica la prematura e volontaria uscita dal mondo per mezzo di eutanasia e suicidio assume allore una sua ratio.
Quanto scrivo non ha proprio nulla di poetico. Semmai desolante.
Una prospettiva che certo non condivido, perchè credo in Dio... ma non credo certo in Dio al fine di non condividere questa e altre tristi prospettive per l'uomo.
jillo- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Ma dio in tutto questo non c'entra niente. Dio e' una copertina di linus come un'altra, con l'aggravante di essere usata dal potere per estorcere soldi e suditanza a dei poveri disperati (quali spesso siamo).
Sally- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Et Voilà, sei magicamente arrivato al motivo del grande successo della religione cristiana e cattolica in particolare: dare una ragione a quello che ragione non ha.jillo ha scritto:Senza Dio, in effetti, la sofferenza non ha più senso di essere. La sua accettazione farebbe di noi dei masochisti.
La curiosità intellettuale della sperimentazione di una vita vissuta anche nel dolore sino alla fine, potrebbe essere retta solo per poco tempo. Poi l'idea della fine della vita e con essa della sofferenza quotidiana, che pian piano diventa essa stessa la nostra vita, prende il sopravvento anche sulla speranza.
Quando ti sembra di riconoscere nell'inesorabile stillicidio del dolore tutto il senso del tuo vivere meglio il sollievo di un nulla anticipato.
Se non è possibile eliminare la sofferenza e le sue cause non ci resta che accettare l'eliminazione di chi della sofferenza ne subisce gli effetti. In questa ottica la prematura e volontaria uscita dal mondo per mezzo di eutanasia e suicidio assume allore una sua ratio.
Quanto scrivo non ha proprio nulla di poetico. Semmai desolante.
Una prospettiva che certo non condivido, perchè credo in Dio... ma non credo certo in Dio al fine di non condividere questa e altre tristi prospettive per l'uomo.
Motivare una vita di merda. Pensa a tutti gli schiavi romani a cui veniva detto che dopo non c'era il tartaro ma il paradiso, quanto più volentieri rimanevano in schiavitù:e non puoi neanche toglierti la vita (che spreco di forza lavoro) dato che appartiene a dio, e poi se soffri dimeno non ti guadagni il paradiso!!!
Pensa nel medio evo dare una ragione a sopraffazioni, pestilenze, mortalità infantile; la persecuzione degli ebrei. Poi passiamo ai genocidi, lo sterminio di un intero continente di miscredenti per fare spazio ai bianchi armati di bibbia e la storia continua.......
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.....Allora capii che veramente ero il più sapiente perché ero l'unico a sapere di non sapere....(Socrate)
Elima- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Concordo anche con Diva sul fatto che bene o male una certa paura, almeno personalmente, rimane sempre, la mia è solo una accettazione a testa bassa di quello che è ormai appurato, siamo animali la cui coscienza rende le cose più difficili.
Tomhet- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Boccadorata ha scritto:Et Voilà, sei magicamente arrivato al motivo del grande successo della religione cristiana e cattolica in particolare: dare una ragione a quello che ragione non ha.jillo ha scritto:Senza Dio, in effetti, la sofferenza non ha più senso di essere. La sua accettazione farebbe di noi dei masochisti.
La curiosità intellettuale della sperimentazione di una vita vissuta anche nel dolore sino alla fine, potrebbe essere retta solo per poco tempo. Poi l'idea della fine della vita e con essa della sofferenza quotidiana, che pian piano diventa essa stessa la nostra vita, prende il sopravvento anche sulla speranza.
Quando ti sembra di riconoscere nell'inesorabile stillicidio del dolore tutto il senso del tuo vivere meglio il sollievo di un nulla anticipato.
Se non è possibile eliminare la sofferenza e le sue cause non ci resta che accettare l'eliminazione di chi della sofferenza ne subisce gli effetti. In questa ottica la prematura e volontaria uscita dal mondo per mezzo di eutanasia e suicidio assume allore una sua ratio.
Quanto scrivo non ha proprio nulla di poetico. Semmai desolante.
Una prospettiva che certo non condivido, perchè credo in Dio... ma non credo certo in Dio al fine di non condividere questa e altre tristi prospettive per l'uomo.
Motivare una vita di merda. Pensa a tutti gli schiavi romani a cui veniva detto che dopo non c'era il tartaro ma il paradiso, quanto più volentieri rimanevano in schiavitù:e non puoi neanche toglierti la vita (che spreco di forza lavoro) dato che appartiene a dio, e poi se soffri dimeno non ti guadagni il paradiso!!!
Pensa nel medio evo dare una ragione a sopraffazioni, pestilenze, mortalità infantile; la persecuzione degli ebrei. Poi passiamo ai genocidi, lo sterminio di un intero continente di miscredenti per fare spazio ai bianchi armati di bibbia e la storia continua.......
et voilà
sei prevedibilmente arrivata ad attribuire le cause della fede alle promesse di un mondo migliore oltrevita dispensate da un'associazione a delinquere chiamata chiesa.
ma davvero secondo te un credente fonda il suo credere su questioni di opportunità come questa?
o sul bisogno di aprirci una disperata aspettativa di riscatto per una vita vissuta come non avremmo mai voluto?
Le cose non van bene qua giù allora voglio credere che ci sia un lassù dove potermi riscattare?
L'accettazione dell'esistenza di una vita post-mortem non può seriamente prendere le mosse dalla logica premiale dei punti fedeltà della spesa.
da un sedicente credente con un minimo di cervello, che credesse in questo, che si rifugiasse in qualcosa di indefinito ma superiore al solo fine di accontentare le proprie aspettative di una vita migliore, non potrebbe che uscirne, prima o poi, un ateo.
jillo- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Jillo, sapevi che prega solo chi ha bisogno?
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BestBeast- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Io sono molto più preoccupato di finire in mobilità che di finire sotto un autotreno.
Sopratutto se ci finissi con i figli autosufficienti.
L'enorme mutamento di prospettive datomi dal mio "trip" mi fa condurre una vita in una costante dimenticanza di me...
Con la testa io son già altrove. E dove si sta incomparabilmente meglio...
P.S.
Prego evitare scontati e triviali sarcasmi.
Sopratutto se ci finissi con i figli autosufficienti.
L'enorme mutamento di prospettive datomi dal mio "trip" mi fa condurre una vita in una costante dimenticanza di me...
Con la testa io son già altrove. E dove si sta incomparabilmente meglio...
P.S.
Prego evitare scontati e triviali sarcasmi.
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Holubice- -------------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Perché non ci vai subito?
Dico davvero, non è sarcasmo triviale ma è abbastanza scontato.
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BestBeast- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
BestBeast ha scritto:Jillo, sapevi che prega solo chi ha bisogno?
tu sei ateo. non preghi. quindi parli per sentito dire o per perchè questo è quanto ti passava per la mente proprio mentre digitavi sulla tastiera la risposta?
Io prego. Prego per i bisognosi della misericordia di Dio e prego anche per te. Prego per tutti coloro i quali mi stanno a cuore particolarmente come i malati, i sacerdoti, le famiglie scatafasciate, i disoccupati, le vittime delle violenze. Ma molto spesso prego per farmi una chiaccherata con quello che dici essere il mio amico immaginario.
Perchè ne ho bisogno.
Lascia perdere i commenti... ce li ho già tutti sotto gli occhi.
jillo- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Non mi pare una cosa particolarmente "sana".jillo ha scritto:Ma molto spesso prego per farmi una chiaccherata con quello che dici essere il mio amico immaginario.
Perchè ne ho bisogno.
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Lo so, quello che mi passava per la testa, includeva anche questo genere di bisogni, ovvero quello di scaricarsi in modo facile e veloce la coscienza, per i mali e le brutture del mondo di cui siamo più o meno responsabili.
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BestBeast- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Beh scusate, ma volete mettere:
Siamo 4 a 1 eh...
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Tomhet- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
holubice ha scritto:Io sono molto più preoccupato di finire in mobilità che di finire sotto un autotreno.
Sopratutto se ci finissi con i figli autosufficienti.
L'enorme mutamento di prospettive datomi dal mio "trip" mi fa condurre una vita in una costante dimenticanza di me...
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P.S.
Prego evitare scontati e triviali sarcasmi.
Va bene che è una preghiera, ma con interventi del genere non lo puoi pretendere eh
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Mai sentito parlare del ora et labora?...Tomhet ha scritto:Beh scusate, ma volete mettere:
Siamo 4 a 1 eh...
All'orazione si può, anzi, si deve, far seguire l'azione.
Nel mio caso ho cominciato a combinare qualcosa, tanto o poco che sia, quando ho ricominciato a giungere le mani.
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Diva ha scritto:@ Rasp: il dolore ha la sola ed unica funzione evolutiva di far allontanare l'essere in questione da una fonte pericolosa.
Esatto.
Diva ha scritto:In natura pericolo=morte.
Errato. Pericolo = pericolo, e non solo in natura - è un semplice concetto universale.
Diva ha scritto:La questione del gas e' irrilevante perche' l'evoluzione funziona su grandi numeri, il meccanismo dolore=fuga/allontanamento dalla fonte di pericolo funziona, salva vite fino al momento dell'accoppiamento e della trasmissione dei geni.
Corretto solo in parte (Vedi veleni indolori presenti in natura)
Diva ha scritto:Se una vita si spegne perche' perche' respira del monossido di carbonio e' un fatto irrilevante ai fini evolutivi, poiche' 1000 altre vite sono salvate tramite un meccanismo che funziona alla grande.
Vedi sopra.
Diva ha scritto:Io ripeto che per me tutti in fondo temiamo la morte, poiche' e' una paura del tutto naturale, cosi come temere il dolore che e' ad essa collegato e la morte delle persone care. Poi tu ti puoi convincere anche che non e' cosi, sicuramente lo fai in buona fede, ma io stento a credere che tu sia sincero. Rispondi onestamente: non hai paura della morte di tua figlia?
E io ripeto che quella è una sensazione tua, del tutto soggettiva. TU in fondo temi la morte, altri no. Ho paura della morte di mia figlia (Credimi, so cos'è; ho già perso un figlio) solo se sopravviene prima della mia, in caso contrario non me ne può fregare di meno dato che sono già morto io.
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Sorel1980 ha scritto:Buonasera a tutti,
sono ateo da quando avevo 14 anni e attualmente ne ho 32... mi chiedo spesso perchè un credente sia meno felice di me. E' meno consapevole certamente, accetta soluzioni infantili certamente, ma almeno non ha il terrore della morte. (....)
Prima di tutto quello che dici conferma il ruolo di dio, quale risposta psicologica alla paura della morte e al dolore per la perdita delle persone care. In secondo luogo il non credente è un uomo enormemente più felice perchè è un uomo libero! Non vive con il costante (o periodico o saltuario) timore di essere giudicato, di non comportarsi bene, di non essere degno del paradiso, di infrangere regole appese sul proprio capo come tante spade di Damocle, rette da un sottilissimo filo che può spezzarsi da un momento all'altro. Il credente vive malissimo e non se ne rende conto. Per anestetizzare una paura di qualcosa che non potrà mai evitare, vive schiavo di regole e autorità che vendono solo fumo e che promettono cose inesistenti, facendosele pagare a caro prezzo in quest'unica vita.
Per superare la paura della morte è nercessario farla uscire dalla soggettività in cui tendiamo a racchiuderla, per riportarla nel suo corretto alveo di concetto universale. La morte non è un evento che riguarda me e i mie cari, per cui a me interessa solo se sto bene io e le persone a cui voglio bene e non me ne frega una pippa se muoiono gli altri. La morte è la stessa vita, sono facce della stessa medaglia in quanto una non potrebbe esistere senza l'altra. Se oggi noi, gli animali o le piante esistiamo è perchè miliardi di uomini, specie e piante sono nate e morte prima di noi. La vita è una corsa a staffetta in cui oggi tocca a noi portare la staffetta che è passata attraverso innumerevoli mani. Analizzando la morte (e la vita) nella sua ottica globale e corretta, e non dall'angolazione che impone la religione, assolutamente errata e fuorviante, risulta qualcosa di naturale che non induce a timori per false aspettative di vita ultraterrena.
Prova a capire cos'è la vita, come si sviluppa e a che serve realmente, e capirai che te la devi godere fino a quando potrai, senza rimpianti, sensi di colpa e fallaci speranze, perchè avrai vissuto e morirai da uomo libero che non può fare nulla per evitare la morte, ma che può fare tanto per vivere bene.
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Che sciocchi questi terrestri, pregano un dio che loro stessi hanno creato.
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Multiverso- -----------
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
1)Multiverso ha scritto:Prima di tutto quello che dici conferma il ruolo di dio, quale risposta psicologica alla paura della morte e al dolore per la perdita delle persone care. In secondo luogo il non credente è un uomo enormemente più felice perchè è un uomo libero!(1) Non vive con il costante (o periodico o saltuario) timore di essere giudicato, di non comportarsi bene, di non essere degno del paradiso, di infrangere regole appese sul proprio capo come tante spade di Damocle, rette da un sottilissimo filo che può spezzarsi da un momento all'altro. Il credente vive malissimo e non se ne rende conto. Per anestetizzare una paura di qualcosa che non potrà mai evitare, vive schiavo di regole e autorità che vendono solo fumo e che promettono cose inesistenti, facendosele pagare a caro prezzo in quest'unica vita.
Ne sei proprio sicuro? Nel mio caso non ho mai vissuto così bene da che me ne sono tornato dal mio 'trip'. Quest'orizzonte sconfinato, lo scomparire della scritta 'Game Over' mi riempe tutte le mie giornate, tutte le mie ore, di una gaiezza onnipresente.
Questa analisi, permettimi Multi... Non mi sembra consolare un gran che...Per superare la paura della morte è nercessario farla uscire dalla soggettività in cui tendiamo a racchiuderla, per riportarla nel suo corretto alveo di concetto universale. La morte non è un evento che riguarda me e i mie cari, per cui a me interessa solo se sto bene io e le persone a cui voglio bene e non me ne frega una pippa se muoiono gli altri. La morte è la stessa vita, sono facce della stessa medaglia in quanto una non potrebbe esistere senza l'altra. Se oggi noi, gli animali o le piante esistiamo è perchè miliardi di uomini, specie e piante sono nate e morte prima di noi. La vita è una corsa a staffetta in cui oggi tocca a noi portare la staffetta che è passata attraverso innumerevoli mani. Analizzando la morte (e la vita) nella sua ottica globale e corretta, e non dall'angolazione che impone la religione, assolutamente errata e fuorviante, risulta qualcosa di naturale che non induce a timori per false aspettative di vita ultraterrena.
Questo approccio è il peggiore: dopo poco, o dopo pochissimo, ti fa divenire un egoista ed un butta in @u|o... Sempre, è sempre così. Un premere continuamente sull'acceleratore della propria angoscia. Si arriva alla conclusione che il Padre Eterno non esiste esclusivamente perché si vogliono fare i propri comodacci. E' la nostra cattiva coscienza che non aspetta altro che questo pretesto. Altrimenti, pensateci bene, che fastidio vi avrebbe dato l'idea di quel Signore, con o senza lunga barba candida, che vi osserva da sopra una nuvola?Prova a capire cos'è la vita, come si sviluppa e a che serve realmente, e capirai che te la devi godere fino a quando potrai, senza rimpianti, sensi di colpa e fallaci speranze, perchè avrai vissuto e morirai da uomo libero che non può fare nulla per evitare la morte, ma che può fare tanto per vivere bene.
Nessuno...
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Sorel1980 ha scritto: perchè dobbiamo sopportare il peso dell'ateismo? Se potessi vorrei credere in dio, una bella favola infantile... tuttavia non posso quindi sono condannato a questo pensiero... voi no?
delfi68 ha scritto:
Ieri pomeriggio, su una panchina del parco giochi, mentre la bambina correva e saltava e giocava, io e mio padre si ragionava sulla possibilita', oramai non del tutto remota vista l'eta', della sua scomparsa..si parlava degli assetti vari della famiglia..le nostre cose, una casa, di alcuni piccoli risparmi accantonati qua e la'..
E attraverso il fumo della mia perenne sigaretta di tabacco arrotolato osservo questo signore anziano, mio padre, li vicino che parla..inizio anche a non ascoltare piu' bene..e mi limito a guardare il suo viso. MI sposto leggermente per scorgerlo tra le curve del fumo che sale..
I tratti del profilo, le rughe e le smorfie che conosco a memoria..quella pettinatura sempre uguale, il taglio degli occhi..un'immagine che fa parte e accompagna la mia vita da sempre, un dato di fatto imprescindibile della mia esistenza. La presenza di quel viso.
Una presenza scontata, ovvia, naturale..che spesso ho considerato inamovibile, struttura stessa della mia esistenza. Della mia realta'. Un mattone cementato nelle fondamenta della mia costruzione esistenziale..
E questo parla della morte, della sua scomparsa, del come regolarsi..senza tradire emozioni, senzza fermarsi a rimpianti, bilanci esistenziali, risultati e progetti..senza alcun fine particolare. Un semplice dibattito e stesura di intenti su un'eventualita' talemente radicale sul quale mi sarei aspettato anche una riflessione sentimentale..al limite una vaga speranza agnostica..
Quest'operaio, con la quinta elementare del '48 e una storia lunga un secolo, che mi spiega con semplicita' come affronta la sua morte. Nessun accenno a un'arrivederci, a un dio, a un aldila'..una semplice scomparsa per morte.
Una fine. Semplice. Netta. Definitiva..
E io pure, dannato ateo, consapevole e conscio della natauralezza della morte dell'animale e della sua scomparsa, che riascolto tra me e me le evidenti e logiche conseguenze della natura che conosco, accetto e comprendo..
Ma e' inevitabile, e' indipendente dai miei pensieri il venire travolto da una pioggia di bombe stordenti e abbaglianti che mi attraversano la mente..esplosioni giu' nel fegato, incendi nei polmoni, lampi di luce tra le costole che illuminano da dentro la camicia..una cortina di fumo acre che risale dall'aorta e lapilli incandescenti che mi incendiano i capelli..
So chi sono, so chi siamo, so cosa siamo..
Non mi attacco a dio, non mi appello al Karma..non cerco scuse o scappatoie, accetto l'ineluttabile verita' della vita biologica..ma finche' sono vivo e finche' quest'operaio parla dietro l'ondeggiare dei rigoli di fumo, non posso evitarmi queste emozioni e questi bagliori e queste esplosioni stordenti che mi risalgono da ogni parte del corpo..
La vita non ha nessun fine superiore..ma la vita mi costringe a viverla. Mi costringe a sentire tutto quello che la vita produce dentro di me..
In questi momenti non riesco a biasimare chi getta la spugna, accetta la resa, e pur di interrompere l'attacco a colpi di bombe stordenti e abbaglianti si regala e concede alla pazzia e cede a dio..alle convinzioni, alla decisione di assumere che non finisce cosi..che non puo' finire cosi.
E doloroso come inniettarsi candeggina nelle vene pensare che quel profilo, quelle rughe, quei capelli un po cosi..che questo mattone fondamentale del pilastro della mia esistenza non e' eterno, non ha un fine, non mi aspettera' da nessuna parte..va semplicemente via, scompare e smette di pensare, di pensarmi, di parlarmi..
Non me la sento di pretendere che tutti ce la facciano..rinfacciare ai credenti la loro debolezza, in questi momenti in cui sento il peso e il dolore della consapevolezza e la durezza della lotta, accetto anche la resa di chi non ce la fa e si abbandona a dio..
Non e' giusto pretendere che tutti affrontino quest'irruzione di dolore a colpi di bombe abbaglianti..
E penso ancora una volta che essere ateo, essere sveglio e consapevole richiede uno sforzo davvero immane..ci vuole davvero tanto, tanto coraggio..
Read more: http://atei.forumitalian.com/t4377p50-il-vostro-senso-della-vita#ixzz2Hyvokch3
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
holubice ha scritto:
Questa analisi, permettimi Multi... Non mi sembra consolare un gran che...
E chi è in cerca di consolazione? Io no, non ne ho bisogno.
Tu consolati se vuoi eh
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Fatevene una ragione...
... la webcam che registra costantemente tutte le ca%%ate che fate c'è. Prima entrate in quest'ordine di idee e meglio è. Non solo da un punto di vista strettamente teologico, ma anche dell'ordine pubblico, delle entrate fiscali, del diritto matrimoniale...
E potrei continuare per molto ancora.
Lo capite benissimo anche voi a che cosa ci ha portato questo rimuovere di sana pianta l'Amico (Erroneamente) Immaginario.
... la webcam che registra costantemente tutte le ca%%ate che fate c'è. Prima entrate in quest'ordine di idee e meglio è. Non solo da un punto di vista strettamente teologico, ma anche dell'ordine pubblico, delle entrate fiscali, del diritto matrimoniale...
E potrei continuare per molto ancora.
Lo capite benissimo anche voi a che cosa ci ha portato questo rimuovere di sana pianta l'Amico (Erroneamente) Immaginario.
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
holubice ha scritto:Fatevene una ragione...
... la webcam che registra costantemente tutte le ca%%ate che fate c'è. Prima entrate in quest'ordine di idee e meglio è. Non solo da un punto di vista strettamente teologico, ma anche dell'ordine pubblico, delle entrate fiscali, del diritto matrimoniale...
E potrei continuare per molto ancora.
Lo capite benissimo anche voi a che cosa ci ha portato questo rimuovere di sana pianta l'Amico (Erroneamente) Immaginario.
Fattene una ragione: il tuo psichiatra ha ragione.
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Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Lo capite benissimo anche voi a che cosa ci ha portato questo rimuovere di sana pianta l'Amico (Erroneamente) Immaginario.
Read more: http://atei.forumitalian.com/t4848p40-senza-dio-ci-resta-una-cosa-la-morte#ixzz2HyxYv8Tb
Si.
Noi atei abbiamo capito benissimo che rimuovendo dio, ci appare l'umanita' semplice e biologica del Re.
Abbiamo risolto l'inganno di Mose', il quale attribuiva le sue leggi a dio, rendendo se stesso immune dall'assassinio da parte dei congiurati e immune il suo sistema dalle rivoluzioni popolari.
Dio serve al governo per mantenere vivo il trabochetto mosaico, serve affinche' in pochi comprendano l'imbroglio che subiscono ogni volta che vanno a pagare le tasse e versano importi decine di volte superiori a cio' che ricevono in cambio di quelle tasse..
Dio serve a far credere alla gente che poi, un giorno, un giorno del giudizio qualsiasi, riavranno indietro il maltolto..e quindi non serve riprenderselo adesso e in questa vita..
E' un'ottima scusante dei pavidi. Dio e' la scusa perfetta per i vigliacchi. Quelli che trovano una spiegazione e una giustificazione per la schiavitu' in cui milioni di uomini sono ridotti dalle nostre societa' capitalistiche.
Dio serve a non pretendere che i nostri governi, le nostre banche, noi stessi e i nostri figli si sentano in dovere di tutelare l'umanita' a dispetto degli interssi degli azionisti, del capitale e del mercato...
Noi, caro holu, capiamo benissimo che senza dio sarebbe, la nostra, una societa' di mostri da abbattere e distruggere...senza dio, capiamo benissimo che i cattivi siamo noi, come societa'. Non gli altri..
Il nemico del pianeta sono le nostre societa' basate sul profitto, che distrugge genti e fiumi e laghi e mari..dio e' la droga che non ci fa pensare a cio' che facciamo noi e che lasciamo fare agli altri...
delfi68- -------------
- Numero di messaggi : 11242
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Data d'iscrizione : 29.10.09
Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Rasputin ha scritto:holubice ha scritto:Fatevene una ragione...
... la webcam che registra costantemente tutte le ca%%ate che fate c'è. Prima entrate in quest'ordine di idee e meglio è. Non solo da un punto di vista strettamente teologico, ma anche dell'ordine pubblico, delle entrate fiscali, del diritto matrimoniale...
E potrei continuare per molto ancora.
Lo capite benissimo anche voi a che cosa ci ha portato questo rimuovere di sana pianta l'Amico (Erroneamente) Immaginario.
Fattene una ragione: il tuo psichiatra ha ragione.
Rasp
Ultima modifica di Darrow il Lun 14 Gen 2013 - 21:28 - modificato 1 volta.
loonar- ----------
- Numero di messaggi : 17345
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 10.03.11
Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
La religione capitalizza il desiderio dell’uomo di poter continuare a vivere dopo il suo naturale ciclo biologico, essa si è inventata un’inesistente fine ultimo nel quale si preannunciano grandi ricompense.
Il prezzo da pagare richiesto è avere fede, che tradotto in parole povere significa seguire le indicazioni di coloro che fanno le veci della divinità di turno, detto ancora più semplicemente equivale a farsi manipolare o quantomeno farsi influenzare sia nei pensieri che nei comportamenti.
Ogni qual volta si vìola qualche regoletta si genera il senso di colpa…pensieri, parole, opere e omissioni:
la povera mente del credente più fervente vive costantemente il pericolo che la polizza stipulata in vita per cercare di garantirsi una continuità in un buon posto, venga alla fine invalidata per cattiva condotta.
Una vita, l’unica e quella vera, sacrificata nell’illusione di ricevere un premio elargito da un dio capriccioso che pretende molto spesso di snaturare istinti del tutto innocenti.
No grazie, non fa per me, anzi fan culo!
Il prezzo da pagare richiesto è avere fede, che tradotto in parole povere significa seguire le indicazioni di coloro che fanno le veci della divinità di turno, detto ancora più semplicemente equivale a farsi manipolare o quantomeno farsi influenzare sia nei pensieri che nei comportamenti.
Ogni qual volta si vìola qualche regoletta si genera il senso di colpa…pensieri, parole, opere e omissioni:
la povera mente del credente più fervente vive costantemente il pericolo che la polizza stipulata in vita per cercare di garantirsi una continuità in un buon posto, venga alla fine invalidata per cattiva condotta.
Una vita, l’unica e quella vera, sacrificata nell’illusione di ricevere un premio elargito da un dio capriccioso che pretende molto spesso di snaturare istinti del tutto innocenti.
No grazie, non fa per me, anzi fan culo!
___________________
La vita è incontrarsi e illuminare il buio
*Valerio*- -------------
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Località : Bologna
Occupazione/Hobby : Pc-barbecue-divano-gnocca
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 15.11.08
Re: Senza dio ci resta una cosa. La morte.
Quoto
Il credente cede in usufrutto la sua mente e il suo corpo..e la cosa piu' strabiliante e' che lo fa AGGRATIS!! ..anzi spesso paga pure..
Mistero. Si mistero della mente umana...
Il credente cede in usufrutto la sua mente e il suo corpo..e la cosa piu' strabiliante e' che lo fa AGGRATIS!! ..anzi spesso paga pure..
Mistero. Si mistero della mente umana...
delfi68- -------------
- Numero di messaggi : 11242
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Data d'iscrizione : 29.10.09
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