Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
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Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
DEFAULT DELL’ITALIA (M-A-T-E-M-A-T-I-C-O…o quasi….)
"... Draghi però è il tamponatore di FallitaGlia
e di tutto un certo status quo (in primis il sistema bancario e dunque il debito pubblico)
Ha dato tempo e darà ancora tempo
che naturalmente è stato/verrà usato MALISSIMO
come da 35 anni a questa parte….
Mentre il Mondo Cambiava
FallitaGlia continuava a farsi in cazzi suoi “fuori dal Mondo” invece di adattarsi…
E mo’ sta arrivando il conto da pagare
NON perchè ci sia un qualche complotto UE-germanico-pluto-massonico-ebraico-rettiliano
ma semplicemente perchè siamo un Paese di Cazzoni
che non sanno e non hanno interesse a stare al passo
dunque siamo un Paese Sommergente…
per 10 100 1000 ragioni complesse
Poi scegliete voi…
a me interessa il risultato MEDIO finale
e cosa posso fare IO di concreto, non oggi ma ieri, per cavarmela al meglio e cadere dalla parte giusta. ..." (CONTINUA NEL LINK)
"... Draghi però è il tamponatore di FallitaGlia
e di tutto un certo status quo (in primis il sistema bancario e dunque il debito pubblico)
Ha dato tempo e darà ancora tempo
che naturalmente è stato/verrà usato MALISSIMO
come da 35 anni a questa parte….
Mentre il Mondo Cambiava
FallitaGlia continuava a farsi in cazzi suoi “fuori dal Mondo” invece di adattarsi…
E mo’ sta arrivando il conto da pagare
NON perchè ci sia un qualche complotto UE-germanico-pluto-massonico-ebraico-rettiliano
ma semplicemente perchè siamo un Paese di Cazzoni
che non sanno e non hanno interesse a stare al passo
dunque siamo un Paese Sommergente…
per 10 100 1000 ragioni complesse
Poi scegliete voi…
a me interessa il risultato MEDIO finale
e cosa posso fare IO di concreto, non oggi ma ieri, per cavarmela al meglio e cadere dalla parte giusta. ..." (CONTINUA NEL LINK)
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Stronzate. Sessantamila miliardi di debito, e chi è il creditore? Sono solo partite di giro.holubice ha scritto:DEFAULT DELL’ITALIA (M-A-T-E-M-A-T-I-C-O…o quasi….)
"... Draghi però è il tamponatore di FallitaGlia
e di tutto un certo status quo (in primis il sistema bancario e dunque il debito pubblico)
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FallitaGlia continuava a farsi in cazzi suoi “fuori dal Mondo” invece di adattarsi…
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NON perchè ci sia un qualche complotto UE-germanico-pluto-massonico-ebraico-rettiliano
ma semplicemente perchè siamo un Paese di Cazzoni
che non sanno e non hanno interesse a stare al passo
dunque siamo un Paese Sommergente…
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
l'Espresso ha scritto:Così Jean-Claude Juncker ha ucciso il sogno dell'’Europa
Favori giganteschi alle multinazionali. Aiuti ai miliardari. E beffe ai cittadini. Ecco come il numero uno della Commissione ha scatenato il populismo
DI PAOLO BIONDANI E LEO SISTI
30 ottobre 2018
Una voragine nei conti dei 28 Paesi dell’Unione europea: mille miliardi di euro all’anno, tra elusione ed evasione fiscale. Multinazionali che non pagano le imposte e smistano decine di miliardi di dollari dei loro profitti, accantonati grazie a operazioni finanziarie privilegiate in Lussemburgo, verso altri paradisi rigorosamente “tax free”. Stati membri dell’Unione che si fanno concorrenza sleale sulle tasse. È disastroso il bilancio che sta lasciando Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, nonché ex padre-padrone del Granducato, mentre imbocca l’ultimo anno del suo mandato, in scadenza dopo le elezioni del 2019: il suo viale del tramonto. Ormai ogni giorno il numero uno della Ue deve incrociare i ferri con populisti e sovranisti, pronti a sfidare regole, limiti e vincoli europei. In Italia ad attaccarlo è soprattutto Matteo Salvini, con un avvertimento: «Pensi al suo paradiso fiscale in Lussemburgo». Dove Juncker è stato presidente del Consiglio dal 1995 al 2013 e, già prima, più volte ministro delle Finanze, esordendo con il primo incarico politico nel 1982, ad appena 28 anni. Ed è proprio il Lussemburgo il vero nodo del caso Juncker, di cui ora approfittano i nemici dell’Europa. Il nodo di un paese fondatore della Ue che spinge i ricchissimi a eludere le tasse.
Lo scandalo si apre il 5 novembre 2014. Quattro giorni dopo l’insediamento di Juncker alla guida della Commissione europea, un network giornalistico internazionale svela i segreti fiscali del Lussemburgo. A guidare la ricerca, durata sette mesi, è l’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), a cui aderisce anche L’Espresso, che nel 2016 si imporrà con i Panama Papers. “LuxLeaks” è il nome in codice dell’inchiesta, dove “Lux” sta per Lussemburgo e “Leaks” per fuga di notizie. L’Espresso, insieme a quaranta media di tutto il mondo, accede a un archivio con 28 mila documenti sottratti da due impiegati, poi condannati, della sede lussemburghese di PriceWaterhouseCoopers (Pwc), un colosso della consulenza e revisione societaria. Intese riservatissime che garantiscono a 340 multinazionali, da Amazon ad Abbott, da Deutsche Bank a Pepsi Cola, di pagare meno dell’uno per cento di tasse. Un sistema sviluppato proprio in Lussemburgo. Lo scoop provoca interventi parlamentari, denunce, indagini giudiziarie. Il 20 novembre L’Espresso, in copertina, chiede le dimissioni di Juncker, «inadatto a guidare l’Europa». Juncker però è rimasto presidente. Ed è diventato il simbolo di un’Europa sempre più in crisi.
Solo dal 2002 al 2010, mentre Juncker era premier del Lussemburgo, il suo paese ha attirato 220 miliardi di dollari grazie a quegli accordi fiscali confidenziali. Il 2003 è un anno chiave. Jeff Bezos, fondatore di Amazon, decide di fissare nel Granducato il suo quartier generale europeo. Merito di un corteggiamento assiduo di Juncker, che allora se ne vantava: «Amazon è venuta in Lussemburgo non solo per motivi fiscali, ma anche per il contatto con il governo». Robert Comfort, per undici anni responsabile fiscale del colosso americano in Europa, in un’intervista è ancora più esplicito: «Il messaggio di Juncker era questo: se avete qualche problema che non riuscite a risolvere, tornate da me. Cercherò di aiutarvi». Juncker dunque ha aiutato il suo paese. Per questo, quando scoppia LuxLeaks, anche un suo avversario politico, come il premier Xavier Bettel che gli è subentrato nel 2013, si precipita a difendere il sistema, con parole volgari: «È intollerabile che si getti il Lussemburgo nella merda».
Juncker e il sistema fiscale lussemburghese sembrano vacillare quando tra i 751 parlamentari europei inizia una raccolta di firme per una mozione di censura. Nel testo, presentato dalle destre (tra cui Lega e Movimento 5 Stelle) dopo che un precedente tentativo delle sinistre era andato a vuoto, si leggeva: «Juncker è direttamente responsabile delle frodi fiscali che hanno fatto risparmiare miliardi alle multinazionali». Ma il 27 novembre 2014 la coalizione tra popolari (lo stesso gruppo di Juncker) e socialisti forma un blocco compatto, salvando Mister Euro: mozione respinta con 461 voti contrari, 101 a favore e 88 astensioni.
La guerra delle tasse però continua su un altro fronte. Da più parti s’invoca una commissione parlamentare. Ma di che tipo? Una vera commissione d’inchiesta? Oppure una semplice “commissione speciale”? La differenza non è da poco, perché solo con la prima scatta l’obbligo per gli Stati membri di presentare i documenti richiesti dai deputati. Lo scontro è frontale. A favore della commissione d’inchiesta si schierano verdi, estrema sinistra, una parte dei liberali, conservatori e cinquestelle. Il verde Philippe Lamberts è soddisfatto: «Si verserà così tanto sangue sul tappeto, che nessuno sarà in grado di pulirlo». Non sa che una sorta di golpe è dietro l’angolo. Il 12 febbraio 2015 una controffensiva di popolari e socialisti evita l’inchiesta e approva solo una commissione speciale, denominata Taxe. A presiederla sarà Alain Lamassoure, francese come il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, entrambi con un passato da ministri in patria. Durerà sei mesi e avrà 45 membri. Tra i suoi compiti, il più importante è richiedere agli Stati membri di trasmettere tutti gli accordi fiscali (tax ruling) emessi fin dal primo gennaio 1991. Evidente lo scopo: stanare i patti agevolati, capire se qualche Stato ha garantito alle multinazionali «risparmi di tasse derivanti da trasferimenti artificiali di utili».
L’attività della commissione speciale è una débâcle: nessun governo nazionale fornisce i suoi tax ruling, trincerandosi dietro impegni di confidenzialità e riservatezza. Ma c’è di peggio. Lo dimostra un carteggio, iniziato nell’aprile 2015, proprio tra Lamassoure e Moscovici. Il primo preme sul secondo perché gli Stati consegnino i verbali del cosiddetto “Gruppo codice di condotta”. Si tratta di un comitato di tecnici delle finanze, istituito nel 1998 dall’Ecofin, il consesso dei ministri dell’economia della Ue, per valutare le pratiche fiscali nocive. Quindi, in teoria, per bloccare schemi tributari che favoriscono le multinazionali. In pratica però i pareri degli esperti restano sostanzialmente ignorati. Perché in questa materia vige il criterio dell’unanimità. Quindi basta il veto di un solo Stato per fermare qualunque cambiamento. E così, dopo numerose proteste, quando le prime carte arrivano finalmente alla commissione speciale Taxe, ecco la sorpresa: molte parti degli atti risultano censurate.
Per gli europarlamentari c’è un ulteriore diktat: chi è ammesso a consultarli, deve firmare una dichiarazione impegnandosi a «non divulgarne il contenuto a terze persone». E le carte si possono leggere solo in una “reading room”, una stanza speciale a porte chiuse, tra le 9.30 e le 18.30, senza portare telefoni o computer. Ricorda Fabio De Masi, esponente della Linke tedesca: «Era vietato fare fotocopie. Vietato anche appuntare note, almeno all’inizio. Inoltre la Commissione Juncker ha precisato che una consistente fetta di documenti era andata persa durante un trasloco: nessuno li ha mai visti». Commenta Lamberts: «È indegno di una democrazia, è una gran buffonata».
La conclusione più amara viene dall’europarlamentare Sven Giegold dei Verdi tedeschi: «Sapevamo che c’era un’evasione di massa. E sapevamo che c’era una colossale elusione fiscale, con le multinazionali come protagoniste. Voi giornalisti del consorzio Icij avete pubblicato un elenco di casi estremi, però non potevate immaginare fino a che punto fosse giunto il sistema in Lussemburgo. Leggendo le carte, abbiamo scoperto che il principio dei tax ruling era conosciuto da vent’anni. Nella “reading room” abbiamo rinvenuto verbali di incontri del Consiglio europeo degli ultimi due decenni. Possiamo ricostruire che cosa è avvenuto. Sappiamo che qualcuno ha cercato di chiudere le scappatoie fiscali: senza successo, perché occorreva il consenso unanime. E sappiamo che alcuni paesi hanno fermato il cambiamento: soprattutto Lussemburgo, Belgio, Olanda, tutti difesi dal Regno Unito. Per vent’anni alcuni stati membri hanno impedito il cammino dell’Europa verso una tassazione pulita. Lo sappiamo, ma non possiamo provarlo pubblicamente: perché carte non possiamo averne».
Già dopo i primi sei mesi, sarebbe prevista la chiusura dei lavori di Taxe, che però continuano. Finalmente, il 25 novembre 2015 la commissione speciale vota una “risoluzione”. Ovvero una serie di raccomandazioni, che non hanno carattere vincolante, ma consistono in un invito rivolto alla Commissione Juncker perché formuli proposte di direttive, che per diventare leggi dovranno superare il vaglio del Consiglio europeo, formato dai capi di Stato e di governo dell’Unione. Un percorso ad ostacoli. Nel testo finale, in particolare, viene rigettato un emendamento, proposto da De Masi e altri europarlamentari, che mirava a definire il Lussemburgo «centro di operazioni fiscali aggressive, frutto di strategie globali sotto la supervisione di Juncker». L’unica censura ammessa riguarda la sparizione di una pagina da un rapporto sulle frodi fiscali nel Granducato: un dossier commissionato nel 1996 proprio dall’allora premier Juncker a un suo parlamentare, ma riemerso soltanto nel settembre 2015, poco dopo la sua audizione a Bruxelles. Un mistero mai chiarito.
La risoluzione concede un plauso all’inchiesta LuxLeaks e qualche cenno a misure concrete, come l’idea di obbligare le multinazionali a redigere un rendiconto per ogni paese dove hanno filiali, invece di un solo bilancio globale. Solo un passaggio del testo cita «pratiche fiscali discutibili promosse da società di revisione in un determinato Stato membro». Senza nemmeno nominare il Lussemburgo.
La commissione speciale viene poi autorizzata a proseguire i lavori con una seconda fase, da gennaio a luglio 2016, chiamata Taxe 2. Qui si riapre la polemica sulla documentazione del Gruppo codice di condotta, disponibile in quantità maggiore. Ma con un vincolo paralizzante: per esaminare molte nuove carte importanti, si deve attendere l’autorizzazione degli Stati interessati. Che rallenta i lavori. O non arriva mai.
Quanto a Juncker, il suo nome non viene neppure sfiorato. Nessuna accusa, nessuna responsabilità politica. Del resto, la sua linea di difesa è sempre stata una sola: tutti colpevoli, nessun colpevole. Il caso LuxLeaks? «Non riguarda il solo Lussemburgo, dovremmo parlare di EuLeaks», ha sempre risposto Juncker, evidenziando che i tax ruling «esistono anche in altri ventidue Stati europei». Autocritiche? Nessuna. Nemmeno sul suo passato da premier lussemburghese: «Oggi farei la stessa cosa: volevamo diversificare la nostra economia». Dalle banche alla finanza. Parola di Juncker. Di cui potranno rallegrarsi i 550 mila abitanti del Lussemburgo, che secondo gli ultimi dati del Fondo monetario internazionale oggi sono primi al mondo per Pil pro capite: 120 mila dollari all’anno a testa. Ricchi con le tasse altrui, mentre l’Europa affonda.
http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2018/10/29/news/juncker-killer-d-europa-1.328139
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Attendo con ansia - e forse riuscirò persino a vederlo - il giorno in cui il termine "populista" assumerà un significato positivo
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Minsky ha scritto:
Stronzate. Sessantamila miliardi di debito, e chi è il creditore? Sono solo partite di giro.
Potresti spiegarti un po' meglio?
Penso che tu non sia tra quelli che pensano che, una volta disponessimo di una nuova zecca di Stato, e stampando denaro a ruota, risolveremmo tutti i nostri problemi.
C'è un dato di fatto: mediamente abbiamo sempre speso, ogni anno circa 30 miliardi di euro in più di quello che incassavamo.
E' sempre stato un problema. Ma non ne è mai fregato un ca$$o a nessuno. Ora che i nodi stanno venendo al pettine, ora che la realtà ci bussa alla porta, allora via a sbraitare contro questa Europa struzzina.
E' vero che abbiamo una classe politica tra le più voraci e corrotte del Pianeta. Ma è anche vero che questa classe politica è lo specchio della società che la elegge.
Se non fossimo entrati nell'Euro, con le cure (e i magheggi) di fine anni '90, come conseguenza, avremmo avuto un fallimento soltanto anticipato, rispetto a quello che ci si prospetta da qui a breve.
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
l'Espresso ha scritto:
Lo scandalo si apre il 5 novembre 2014. Quattro giorni dopo l’insediamento di Juncker alla guida della Commissione europea, un network giornalistico internazionale svela i segreti fiscali del Lussemburgo. A guidare la ricerca, durata sette mesi, è l’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), a cui aderisce anche L’Espresso, che nel 2016 si imporrà con i Panama Papers. “LuxLeaks” è il nome in codice dell’inchiesta, dove “Lux” sta per Lussemburgo e “Leaks” per fuga di notizie. L’Espresso, insieme a quaranta media di tutto il mondo, accede a un archivio con 28 mila documenti sottratti da due impiegati, poi condannati, della sede lussemburghese di PriceWaterhouseCoopers (Pwc), un colosso della consulenza e revisione societaria. Intese riservatissime che garantiscono a 340 multinazionali, da Amazon ad Abbott, da Deutsche Bank a Pepsi Cola, di pagare meno dell’uno per cento di tasse. Un sistema sviluppato proprio in Lussemburgo. Lo scoop provoca interventi parlamentari, denunce, indagini giudiziarie. Il 20 novembre L’Espresso, in copertina, chiede le dimissioni di Juncker, «inadatto a guidare l’Europa». Juncker però è rimasto presidente. Ed è diventato il simbolo di un’Europa sempre più in crisi.
Solo dal 2002 al 2010, mentre Juncker era premier del Lussemburgo, il suo paese ha attirato 220 miliardi di dollari grazie a quegli accordi fiscali confidenziali. Il 2003 è un anno chiave. Jeff Bezos, fondatore di Amazon, decide di fissare nel Granducato il suo quartier generale europeo. Merito di un corteggiamento assiduo di Juncker, che allora se ne vantava: «Amazon è venuta in Lussemburgo non solo per motivi fiscali, ma anche per il contatto con il governo». ...
"Due torti, messi insieme, non hanno mai fatto una ragione"
Quanto hai riportato è tutto vero. Avere a capo dell'Europa un soggetto come Juncker è ridicolo. Ma un po' tutti, in Europa, hanno fatto a buttarselo nel di dietro l'uno con l'altro. Non c'è solo il piccolo Lussemburgo. C'è la piccola Olanda che, non ha caso, ora ha la sede della FCA, in virtù degli sconti fiscali che là ottiene, per non parlare dei colossi informatici che hanno sin qui goduto di un paradiso fiscale in Irlanda.
Ma questo nulla toglie al fatto che noi si sia un Paese tecnicamente fallito, che ha sempre mantenuto una pletora di strutture statali inutili, quando andava bene, dannose molte altre volte, al solo fine di imbucare centinaia di migliaia di clientes e raccomandati.
Questo nulla toglie al fatto che abbiamo categorie che dichiarano redditi ridicoli, e che nessuno, nei fatti, si è mai sognato di far loro una seria lotta all'evasione, poiché anche l'evasore, come è noto, vota. E da noi, dati alla mano, è uno dei blocchi sociali più numerosi.
In tutto questo guazzabuglio, non è parso vero poter mollare la faccenda a livello Europeo, sparando un giorno sì, e l'altro pure, a balle incatenate contro una burocrazia che ci sta affamando.
Se c'è una cosa che proprio ci atterrisce, è l'avere un Ministero Fiscale comune, con dei controlli fiscali esterni Europei, che scoverrebbero facilmente, e in brevissimo tempo, tutta la ciccia nascosta fin qui, che solo uno che non ci vuol vedere non riesce a scovare.
Concludendo, io penso che se l'Europa vuole sopravvivere, deve fare un downgrade: ci si mette d'accordo, un bel giorno si blocca tutto, tutti si riprende all'unisono la propria moneta, tutti si ridiventa responsabili delle proprie finanze (e dei propri debiti), e si ricomincia a commerciare con profitto come abbiamo fatto dal dopoguerra, fino all'abbattimento dei confini. Io ho vissuto quel periodo. Ricordo che imballavo con mio padre dei cartoni che spedivamo in Germania, Francia, Regno Unito e Svizzera, senza che un controllo (tutt'altro che deleterio) al Brennero, piuttosto che a Ventimiglia, abbia mai pesato sui nostri affari.
La C.E.E. è stato un grosso successo, ed un vantaggio reciproco. Invece fare cassa comune con dei soci fortemente indebitati (e cialtroni), in prospettiva, è sempre foriera di guai.
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
holubice ha scritto:
ci si mette d'accordo, un bel giorno si blocca tutto, tutti si riprende all'unisono la propria moneta, tutti si ridiventa responsabili delle proprie finanze (e dei propri debiti), e si ricomincia a commerciare con profitto come abbiamo fatto dal dopoguerra, fino all'abbattimento dei confini.
Ma magari!!! Ho paura però che di propria iniziativa non lo faranno mai...
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Non credere che sarà una mossa indolore.Koan ha scritto:holubice ha scritto:
ci si mette d'accordo, un bel giorno si blocca tutto, tutti si riprende all'unisono la propria moneta, tutti si ridiventa responsabili delle proprie finanze (e dei propri debiti), e si ricomincia a commerciare con profitto come abbiamo fatto dal dopoguerra, fino all'abbattimento dei confini.
Ma magari!!! Ho paura però che di propria iniziativa non lo faranno mai...
Da tutto questo casino ne usciremo o con una bella Patrimoniale da esproprio proletario, oppure rinominando i nostri beni con la Lira 2.0.
Sono due strade che portano nello stesso punto: o lo Stato ci porterà via una bella fetta di quanto possediamo, oppure, fatto il passaggio alla nuova moneta, in breve tempo il valore delle beni, e del denaro, si dimezzerà. Ci faranno rimpiangere quando, dal passaggio Lira - Euro, ci ritrovammo con tutti i prezzi in giro schizzati alle stelle.
Dovremo scegliere tra la fame e la sete.
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Un articolo un po' datato ma perfettamente attuale nei concetti:holubice ha scritto:Minsky ha scritto:
Stronzate. Sessantamila miliardi di debito, e chi è il creditore? Sono solo partite di giro.
Potresti spiegarti un po' meglio?
il mondo ha un sacco di debiti! ma con chi?
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Ma kissene?
Tanto il mondo fra poco ha da finire!
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Tornare alla lira non sarebbe indolore, hai ragione...ma ci si ridarebbe di una bella fetta di sovranità. Avere una banca centrale che emette moneta e che può ricomprare il proprio debito è fondamentale, se non si vuol dipendere da certi rettili europei.holubice ha scritto:Non credere che sarà una mossa indolore.Koan ha scritto:holubice ha scritto:
ci si mette d'accordo, un bel giorno si blocca tutto, tutti si riprende all'unisono la propria moneta, tutti si ridiventa responsabili delle proprie finanze (e dei propri debiti), e si ricomincia a commerciare con profitto come abbiamo fatto dal dopoguerra, fino all'abbattimento dei confini.
Ma magari!!! Ho paura però che di propria iniziativa non lo faranno mai...
Da tutto questo casino ne usciremo o con una bella Patrimoniale da esproprio proletario, oppure rinominando i nostri beni con la Lira 2.0.
Sono due strade che portano nello stesso punto: o lo Stato ci porterà via una bella fetta di quanto possediamo, oppure, fatto il passaggio alla nuova moneta, in breve tempo il valore delle beni, e del denaro, si dimezzerà. Ci faranno rimpiangere quando, dal passaggio Lira - Euro, ci ritrovammo con tutti i prezzi in giro schizzati alle stelle.
Dovremo scegliere tra la fame e la sete.
Ok avremo una bella svalutazione iniziale. Ma l'abbiamo già subita nel 2001 col passaggio all'euro, e non solo per i negozianti disonesti come si racconta.
Ma io penso che un paese che esporta come l'Italia col tempo recupererebbe tutto.
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Il nostro problema, la nostra stupidità, sta tutto nel reagire con una scrollata di spalle all'aumento del Debito Pubblico Italiano, quasi che la cosa riguardi qualche d'un altro, o un'identità distante e sconosciuta.Koan ha scritto:
Tornare alla lira non sarebbe indolore, hai ragione...ma ci si ridarebbe di una bella fetta di sovranità. Avere una banca centrale che emette moneta e che può ricomprare il proprio debito è fondamentae, se non si vuol dipendere da certi rettili europei.
Ok avremo una bella svalutazione iniziale. Ma l'abbiamo già subita nel 2001 col passaggio all'euro, e non solo per i negozianti disonesti come si racconta.
Ma io penso che un paese che esporta come l'Italia col tempo recupererebbe tutto.
Avere la Lira ci ridarebbe sovranità? Non so quanti anni tu abbia, ma io ricordo l'epilogo della Prima Repubblica, con i conti e la moneta completamente sovrani, con un'emissione forsennata di titoli di stato che arrivarano ad offrire interessi intorno al 20% per essere piazzati. E ricordo manovre draconiane e un esproprio notturno sui conti correnti bancari, per non risultare insolventi.
A tutti quelli che rincicciano un ritorno alla moneta nazionale quale panacea per tutti i mali, io consiglio la lettura delle cronache di un recente passato:
Nella notte tr[i][/i]a il 9 e il 10 luglio 1992, Giuliano Amato…
"... Molti ricorderanno quando finì sotto attacco speculativo la Lira. Era il 1992, si parlava allora di “consolidamento dei titoli di Stato”. Il governo Amato fece uscire la Lira dall’allora “serpente monetario”, nella notte tra il 9 ed il 10 luglio (strano come certe date ricorrano) 1992 operò un prelievo forzoso ed improvviso del 6 per mille su tutti depositi bancari. Un decreto legge di emergenza l’autorizzava a farlo: in quel provvedimento, varato mentre i mercati si accanivano sulla Lira, erano state inzeppate alla rinfusa misure le più svariate.
Dall’aumento dell’età pensionabile alla patrimoniale sulle imprese, dalla minimum tax all’introduzione dei ticket sanitari, dalla tassa sul medico di famiglia all’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata. Prelievo sui conti correnti e Isi fruttarono insieme 11.500 miliardi di lire. L’imposta straordinaria sugli immobili, nella migliore delle tradizioni italiane, perse subito il prefisso stra per diventare una gabella ordinaria: l’imposta comunale sugli immobili, ovverosia l’Ici. ..."
Sintomatico è il fatto che, nonostante tutti siano arrabbiati con le istituzioni comunitarie, alla sola idea di tornare alla Lira, anche il più euroscettico, si aggrappa con tutte le forze all'Euro.
Che strano ...
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Beh non è un mistero che Cialtronia ci abbia guadagnato liberandosi della sua lira di merda, ma questo non vuol dire né
- che il principio di una moneta comuna abbia senso
- né che altri (ad. es Krautland) ci abbiano perso e farebbero bene a seguire l'esempio dei britannici
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Questo perchè nel 1981 è stata separata da Andreatta e Ciampi la Banca Italia dal Tesoro. Venendo meno il compito da parte della prima di agire come compratore di ultima istanza dei titoli di stato italiani, si è persa la sovranità monetaria.holubice ha scritto:
Avere la Lira ci ridarebbe sovranità? Non so quanti anni tu abbia, ma io ricordo l'epilogo della Prima Repubblica, con i conti e la moneta completamente sovrani, con un'emissione forsennata di titoli di stato che arrivarano ad offrire interessi intorno al 20% per essere piazzati. E ricordo manovre draconiane e un esproprio notturno sui conti correnti bancari, per non risultare insolventi.
Da qui poi tutti i guai che tu elenchi.
Ho 28 anni, ma certe cose si possono leggere lo stesso
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Rasputin ha scritto:Beh non è un mistero che Cialtronia ci abbia guadagnato liberandosi della sua lira di merda, ma questo non vuol dire né
- che il principio di una moneta comuna abbia senso
- né che altri (ad. es Krautland) ci abbiano perso e farebbero bene a seguire l'esempio dei britannici
E' ormai un viaggio senza ritorno, Rasp.
Ormai non si può tornare indietro, questo è il bello.
Di certo la nostra debole Italia non può sognare di seguire l'esempio della Gran Bretagna.
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Non che sia una novità eh
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A me piacerebbe restare nella tradizione: sesterzioDottor Parapine ha scritto:Bando agli indugi!!!!
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Minsky ha scritto:La Merkel bara: il vero debito dei tedeschi è come il nostro
Eh beh, che la culona bari non è un mistero (anche su altre cose, ad esempio la disoccupazione). Ma da lí a paragonare il debito pubblico con quello cialtronico ce ne corre. Tra l'altro l'articolo - da buon cialtronico - non cita le fonti delle cifre
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Mi ricorda i "casi isolati" di doping nel ciclismo
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Minsky ha scritto:
Comunque a quanto ne so i ricchi russi che oggi girano per il mondo con barche di lusso e comprando immobili nella USSR erano proprio speculatori, o ho capito male qualcosa?
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Note storiche ha scritto:"...
Dal 1960 al 1981, ha fatto notare Bersani, il rapporto debito/Pil si è sempre assestato sotto la soglia del 60%, quella che ci dice se un’economia è in salute o è malata. Dal 1981 in poi, però, il rapporto è schizzato dal 58,46% al 121,84% rilevato nel 1994.
A tutto ciò si aggiunga però che, al netto degli interessi sul debito, la spesa pubblica italiana è salita dal 42,1% del Pil nel 1984 al 42,9% nel 1994. In Europa, invece, si è passati dal 45,5% al 46,6%, mentre nell’Eurozona dal 46,7% al 47,7%...."
Io ricordo solo che, quando arrestarono il sottosegretario democristiano alla Sanità, tal Poggiolini, la Finanza trovò il pavimento di casa tappezzatto di miliardi di lire. Praticamente erano più le mattonelle traballanti (che nascondevano miliardi) che quelle integre al loro posto.
La moglie di Poggiolini, con il marito in galera, e il pavimento rovistato e ripulito, ebbe la faccia di chiedere ai giudici:
- Per favore, lasciatemi almento qualche miliardo di lire, così da poter far fronte alle spese più urgenti.
E quell'uomo lì era in quel posto perché aveva fatto molti favori. Come tutti gli altri suoi colleghi. Invece di fare un sollevamento popolare, tutti reagivano a queste notizie con una risata e una alzata di spalle.
E mo' che le conseguenze ci arrivano alla pa//e, vedo in giro tutti quei musi lunghi.
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
La tua analisi non fa una piega. Gli attuali Oligarchi sono quasi tutti ex notabili e nomenklatura dell'ex Unione Sovietica. Gente che, nel turbolento passaggio dal Comunismo al Mercato, si è accalappiata per un tozzo di pane miniere di uranio, oro, argento, o giacimenti petroliferi.Rasputin ha scritto:
Comunque a quanto ne so i ricchi russi che oggi girano per il mondo con barche di lusso e comprando immobili nella USSR erano proprio speculatori, o ho capito male qualcosa?
Quel mondo in cui erano tutti uguali. Ma qualcuno era più uguale degli altri ...
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holubice ha scritto:La tua analisi non fa una piega. Gli attuali Oligarchi sono quasi tutti ex notabili e nomenklatura dell'ex Unione Sovietica. Gente che, nel turbolento passaggio dal Comunismo al Mercato, si è accalappiata per un tozzo di pane miniere di uranio, oro, argento, o giacimenti petroliferi.Rasputin ha scritto:
Comunque a quanto ne so i ricchi russi che oggi girano per il mondo con barche di lusso e comprando immobili nella USSR erano proprio speculatori, o ho capito male qualcosa?
Quel mondo in cui erano tutti uguali. Ma qualcuno era più uguale degli altri ...
Allora mi ricordavo giusto, mi fa piacere
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Mi sembra appena il caso di precisare che è stato con la perestrojka di Gorbačëv che è iniziata la privatizzazione dell'economia e il conseguente dissolvimento dell'URSS. Come da noi è stato con Romano Prodi. Due catastrofi apocalittiche.holubice ha scritto:La tua analisi non fa una piega. Gli attuali Oligarchi sono quasi tutti ex notabili e nomenklatura dell'ex Unione Sovietica. Gente che, nel turbolento passaggio dal Comunismo al Mercato, si è accalappiata per un tozzo di pane miniere di uranio, oro, argento, o giacimenti petroliferi.Rasputin ha scritto:
Comunque a quanto ne so i ricchi russi che oggi girano per il mondo con barche di lusso e comprando immobili nella USSR erano proprio speculatori, o ho capito male qualcosa?
Quel mondo in cui erano tutti uguali. Ma qualcuno era più uguale degli altri ...
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Preciso che io rimpiango quel periodo. Lo rimpiango perché, come ho già avuto modo di precisare in passato, la presenza di una qualche forma sistema alternativo, un blocco compatto di Paesi che, bene o male, garantivano una casa, una pensione e un ospedale a tutti, ha fatto sì che questi diritti divenissero realtà anche da noi. Sorvolo sul fatto che in quegli ospedali molto spesso te ne venivi a casa con un infezione, e che qualche famiglia doveva coabitare con qualche altra famiglia nello stesso appartamento, visto la bassa solerzia del regime.Minsky ha scritto:
Mi sembra appena il caso di precisare che è stato con la perestrojka di Gorbačëv che è iniziata la privatizzazione dell'economia e il conseguente dissolvimento dell'URSS. Come da noi è stato con Romano Prodi. Due catastrofi apocalittiche.
Ora che quello spauracchio non c'è più, i frutti sono sotto gli occhi di tutti.
Ieri sera ascoltavo un documentario della BBC su Friedrich Engels, oltre alla biografia, riportavano dei brani dei suoi scritti, là dove descriveva le condizioni di vita dei proletari inglesi durante la rivoluzione industriale del Regno Unito, e visto il rapido degenerare delle condizioni di vita di tutti di questo ultimo decennio, fa pensare che siamo stati un po' troppo frettolosi ad archiviare quell'epoca, e quelle idee.
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holubice ha scritto:Preciso che io rimpiango quel periodo. Lo rimpiango perché, come ho già avuto modo di precisare in passato, la presenza di una qualche forma sistema alternativo, un blocco compatto di Paesi che, bene o male, garantivano una casa, una pensione e un ospedale a tutti, ha fatto sì che questi diritti divenissero realtà anche da noi. Sorvolo sul fatto che in quegli ospedali molto spesso te ne venivi a casa con un infezione, e che qualche famiglia doveva coabitare con qualche altra famiglia nello stesso appartamento, visto la bassa solerzia del regime.Minsky ha scritto:
Mi sembra appena il caso di precisare che è stato con la perestrojka di Gorbačëv che è iniziata la privatizzazione dell'economia e il conseguente dissolvimento dell'URSS. Come da noi è stato con Romano Prodi. Due catastrofi apocalittiche.
Ora che quello spauracchio non c'è più, i frutti sono sotto gli occhi di tutti.
Ieri sera ascoltavo un documentario della BBC su Friedrich Engels, oltre alla biografia, riportavano dei brani dei suoi scritti, là dove descriveva le condizioni di vita dei proletari inglesi durante la rivoluzione industriale del Regno Unito, e visto il rapido degenerare delle condizioni di vita di tutti di questo ultimo decennio, fa pensare che siamo stati un po' troppo frettolosi ad archiviare quell'epoca, e quelle idee.
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Minsky ha scritto:holubice ha scritto:Preciso che io rimpiango quel periodo. Lo rimpiango perché, come ho già avuto modo di precisare in passato, la presenza di una qualche forma sistema alternativo, un blocco compatto di Paesi che, bene o male, garantivano una casa, una pensione e un ospedale a tutti, ha fatto sì che questi diritti divenissero realtà anche da noi. Sorvolo sul fatto che in quegli ospedali molto spesso te ne venivi a casa con un infezione, e che qualche famiglia doveva coabitare con qualche altra famiglia nello stesso appartamento, visto la bassa solerzia del regime.Minsky ha scritto:
Mi sembra appena il caso di precisare che è stato con la perestrojka di Gorbačëv che è iniziata la privatizzazione dell'economia e il conseguente dissolvimento dell'URSS. Come da noi è stato con Romano Prodi. Due catastrofi apocalittiche.
Ora che quello spauracchio non c'è più, i frutti sono sotto gli occhi di tutti.
Ieri sera ascoltavo un documentario della BBC su Friedrich Engels, oltre alla biografia, riportavano dei brani dei suoi scritti, là dove descriveva le condizioni di vita dei proletari inglesi durante la rivoluzione industriale del Regno Unito, e visto il rapido degenerare delle condizioni di vita di tutti di questo ultimo decennio, fa pensare che siamo stati un po' troppo frettolosi ad archiviare quell'epoca, e quelle idee.
C'è stato qualcuno che aveva detto che i capitalisti, aka liberisti, credono che la cortina di ferro sia caduta da un lato solo (io mi ricordo qualcosa in un'intervista di Radio Radicale a Bertinotti nel 2009, poi copiata da alcuni blogger senza riconoscere di chi sia stata l'idea iniziale).
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Facciamo una verifica il quanto più possibile oggettiva e distaccata di quanto afferma e scrive questo giornalista tedesco.
Die Schnorrer von Rom
"Wie soll man eine Nation nennen, die erst die Hand aufhält, um sich ihr schönes Leben von anderen finanzieren zu lassen - und dann ihren Geldgebern droht, wenn diese die Rückzahlung der Schulden anmahnen?" (CONTINUA NEL LINK, IN TEDESCO)
Qui ho messo la traduzione in italiano, fatta dal collega di Rusp...
Non cominciamo subito con il lanciare ortaggi. Fermiamoci a riflettere se i dati riportati sono fattuali oppure no...
Die Schnorrer von Rom
"Wie soll man eine Nation nennen, die erst die Hand aufhält, um sich ihr schönes Leben von anderen finanzieren zu lassen - und dann ihren Geldgebern droht, wenn diese die Rückzahlung der Schulden anmahnen?" (CONTINUA NEL LINK, IN TEDESCO)
Qui ho messo la traduzione in italiano, fatta dal collega di Rusp...
Traduzione ha scritto:In un'intervista condotta recentemente dal favoloso Sven Michaelsen con Rem Koolhaas, l'architetto ha parlato della devastazione operata nelle montagne svizzere. Ovunque ora ci sono chalet ricchi designer milanesi. Difficilmente vedi più gente del posto. Inoltre non odora più di sterco di vacca perché non ci sono più mucche.
Ho dovuto pensare a questa frase sulla ricchezza italiana quando il primo ministro entrante è stato presentato a Roma lunedì. Il nuovo governo promette agli italiani il paradiso in terra: meno tasse, pensionati prima e un reddito di base generale. Secondo le prime stime, la spesa per i sussidi ammonta a 100 a 125 miliardi di euro all'anno.
Non è un paese povero
Poiché le parti della coalizione non erano d'accordo su dove salvare, decisero di far passare il conto ai loro vicini. 250 miliardi di euro, l'Europartner Italia a perdonare il debito, si legge nel testo originale dell'accordo di coalizione, negoziato dai consigli di Lega e Cinque Stelle.
Nel frattempo, il perdono del debito ha vagato nella parte invisibile del contratto. Il presidente italiano, che deve ancora benedire il caso, non è un amico di affari a spese di terzi, dicono. Ma non è l'idea, ovviamente, fuori dal tavolo. Tutto quello che devi fare è aspettare che l'inchiostro sotto i certificati di appuntamento sia asciutto, poi riapparirà.
L'Italia non è un paese povero. Il nord del paese è una delle regioni più ricche del mondo. Uno sguardo alla distribuzione della ricchezza mostra che gli italiani sono anche significativamente più ricchi dei tedeschi. Secondo la London School of Economics, 275.205 euro hanno una famiglia media italiana - 80.035 euro in più rispetto alla controparte tedesca. Infatti, l'Italia potrebbe risolvere i propri debiti da sola se il governo decidesse di coinvolgere seriamente i propri cittadini nel ripristino del bilancio dello Stato. Avrebbe fatto un grande passo in avanti, gli italiani potrebbero portarsi a rinunciare alla loro lassa moralità fiscale.
Almeno il mendicante dice grazie
Come definisci il comportamento di una nazione che si ferma per primo a lasciare che il suo proverbiale dolce far niente non sia finanziato da altri - e quindi minaccia di trasformare il club in testa ai prestatori quando si tratta di estinguere il debito? stare in piedi? L'accattonaggio sarebbe il termine sbagliato. Almeno il mendicante dice grazie se gli riempi la borsa. È più probabile che il russamento aggressivo colpisca il colpo.
In realtà, la cosa sta per ricattare. O soddisfate le nostre richieste o facciamo saltare in aria l'intero negozio: questa è la minaccia inespressa dietro la decisione di porre fine a tutte le regole del debito per l'Italia. La Grecia era un gioco da ragazzi contro l'Italia. L'Italia è la terza economia più grande dell'area dell'euro, con quasi un quarto del debito totale dei paesi dell'euro che vanno in Italia. Se gli italiani decidono che non rispetteranno più i loro obblighi di pagamento, l'euro è finito e i tedeschi si liberano di tutti i soldi che hanno usato per salvarlo.
L'uomo che ha spinto l'arma nelle mani del fronte francese, con il quale ora prende di mira i vicini, è seduto a Francoforte. Se i tedeschi si rendono conto che non possono comprare nulla per il loro debito, dovrebbero ricordare Mario Draghi, che li ridicolizzava con occhi da paura mentre svalutava la loro assicurazione sulla vita e i risparmi.
Sperimenta nella politica post-nazionale
Faranno tutto il necessario per salvare l'euro, Draghi aveva promesso al culmine della crisi dell'euro: "Tutto ciò che serve". La promessa che hanno fatto a Roma. Il valore dei titoli di Stato italiani, che sono penetrati nelle cantine della Banca centrale europea sui tortuosi sentieri del sistema monetario, ammonta a circa 390 miliardi di euro. Ora la BCE non ha altra scelta che continuare la sua politica, perché qualsiasi aumento significativo dei tassi di interesse porterebbe il governo italiano all'insolvenza.
Non mi importa delle persone che vivono oltre i loro mezzi. Per questo motivo, dovrebbero continuare a gestire l'elusione fiscale come uno sport nazionale in Italia. Trovo indecente imporre il costo delle decisioni politiche a estranei che hanno un'idea molto diversa della politica e votano dove possono votare. Questo è difficile da riconciliare con la mia comprensione della democrazia.
Ma forse devi capire l'avventura italiana come un esperimento nella politica post-nazionale. Nessuna nazione che tiene il proprio richiede l'aiuto degli altri se può aiutare se stessa. Chi vuole essere considerato uno schnorrer? Gli italiani, a quanto pare, hanno travolto questa forma di orgoglio nazionale
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holubice ha scritto:Facciamo una verifica il quanto più possibile oggettiva e distaccata di quanto afferma e scrive questo giornalista tedesco.
...
Ma cosa beve di così forte questa gente? Non è possibile, si droga.
"275.205 euro hanno una famiglia media italiana" A parte la traduzione che fa cagare, ma un po' di buon senso, no?
Ma che vadano a fare in culo lui e tutti i burocrati europei del cazzo, hanno sminchiato.
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Minsky ha scritto:Ma cosa beve di così forte questa gente? Non è possibile, si droga.
"275.205 euro hanno una famiglia media italiana" A parte la traduzione che fa cagare, ma un po' di buon senso, no?
Ma che vadano a fare in culo lui e tutti i burocrati europei del cazzo, hanno sminchiato.
O forse cosa non vogliono berversi ...
Forse questo dato, scodellato da un giornalista tedesco, potrebbe essere di parte. Non lo nego. Ma io ricordo perfettamente di una ricerca svolta da una assicurazione Svizzera, alla ricerca di potenziali clienti per i suoi fondi pensione, mi pare la Winthertur (neutrale per natura, e perché fuori dal casino dell'Euro) ebbene venne fuori che il patrimonio (medio) di una famiglia francese era di 110.000 euro, di una tedesca 130.000 euro, e di quella italiana 160.000 euro. Non mi vorrei sbagliare, ma forse erano anche 165.000 ...
Guarda, fosse per me, farei tatuare in fronte l'imponibile dichiarato ogni anno dalle persone che sono accampate sulla nostra Penisola:
Anno di Esercizio - Reddito Lordo (prima delle Detrazioni) - Reddito Netto (dopo le detrazioni).
Che poi, a ben vedere, è quanto esattamente fanno in Paesi come la Norvegia e la Finlandia...
Norway, the country where you can see everyone's tax returns
"Would you be happy to have your tax return displayed for everyone to see? In Norway, no one can disguise their earnings, as every citizen’s is made available for everyone else in the country to inspect. Workers can see what their colleagues earn and neighbours can snoop on how much the people next door make - all legally and online.
On a date every year in October, just after midnight, Norwegian citizens’ annual tax returns are posted online - and the country’s Norwegian newspapers leap to produce top ten lists of the country’s highest earners, the incomes and taxes paid by the political and cultural elites, celebrities and sportspeople.
There is just one caveat, introduced in 2014. If you are wondering quite how your neighbour can afford that Porsche, and take a look online on Skatteetaten - Norway’s equivalent to HMRC - he will be sent an email telling you have been checking on him. Since the new rule came in, the number of requests has fallen considerably.
The Norwegian media, however, are exempt. They have access to look at tax returns without the party concerned being informed, and to search back through previous years as well.
There are a few limits on how the data is disclosed. Only total income and total tax paid is revealed. So, for example, if Boris Johnson’s tax return was disclosed, it would show his total earnings as London mayor, MP and Telegraph columnist combined.
There is nothing new about tax transparency in Norway. Citizens have been able to inspect paper tax returns at the authorities’ offices since the early 1800s. The digital age, however, has made searching returns far easier and more popular, which in part prompted the requirement to reveal who was checking whom out. " (TO BE CONTINUED ON LINK ABOVE)
Caro Minsky, tu che se una vecchia ciabatta come me, ricorderai certamente che il ministro Visco provò a fare esattamente la stessa cosa una decina di anni fa qui in Italia. Quanti giorni quei dati riuscirono a rimanere on-line, prima che una sommossa popolare li rimuovesse in fretta e furia...?
Eh..... Mascherine ...
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Chiedo venia, avevo un po' esagerato, la cifra esatta era 163.900 euro. Mi cospargo il capo di cenere e, visto che so io ... Mi scudiscio col cilicio ...
(quanto mi piace il messicano ridanciano ...)
La Bundensbank : italiani più ricchi dei tedeschi Ricerca della banca centrale: il patrimonio medio di una famiglia italiana è 163.900 euro contro i 51.400 di una tedesca
"A fornire questi dati è stato uno studio della Bundesbank, secondo cui il patrimonio medio di una famiglia tedesca ammonta a 51.400 euro. Molto meno che in Italia (163.900), Spagna (178.300) e Francia (113.500). Più poveri dei mediterranei anche gli austriaci, la cui ricchezza privata è valutabile in 76.400 euro. In realtà, i risultati dell’analisi della Bundesbank, realizzata su un campione di 3.600 famiglie, possono essere spiegati con il fatto che avere una casa di proprietà è molto meno comune in Germania di quello che avviene altrove. Per fare un paragone con l’Italia, secondo queste rilevazioni, il 68,4% delle famiglie possiede da noi un'abitazione, contro il 44,2% di quelle tedesche. In secondo luogo, non sono stati presi in considerazione elementi come i fondi accantonati per le pensioni integrative e per la sicurezza sociale."
Qui si parla della Bundersbank, ma io avevo letto della stessa ricerca fatta dagli Svizzeri. Com'è che si dice... tre indizi fanno una prova ...
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La Bundensbank : italiani più ricchi dei tedeschi Ricerca della banca centrale: il patrimonio medio di una famiglia italiana è 163.900 euro contro i 51.400 di una tedesca
"A fornire questi dati è stato uno studio della Bundesbank, secondo cui il patrimonio medio di una famiglia tedesca ammonta a 51.400 euro. Molto meno che in Italia (163.900), Spagna (178.300) e Francia (113.500). Più poveri dei mediterranei anche gli austriaci, la cui ricchezza privata è valutabile in 76.400 euro. In realtà, i risultati dell’analisi della Bundesbank, realizzata su un campione di 3.600 famiglie, possono essere spiegati con il fatto che avere una casa di proprietà è molto meno comune in Germania di quello che avviene altrove. Per fare un paragone con l’Italia, secondo queste rilevazioni, il 68,4% delle famiglie possiede da noi un'abitazione, contro il 44,2% di quelle tedesche. In secondo luogo, non sono stati presi in considerazione elementi come i fondi accantonati per le pensioni integrative e per la sicurezza sociale."
Qui si parla della Bundersbank, ma io avevo letto della stessa ricerca fatta dagli Svizzeri. Com'è che si dice... tre indizi fanno una prova ...
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Ah, beh, solo 163.900 euro, certo.holubice ha scritto:Chiedo venia, avevo un po' esagerato, la cifra esatta era 163.900 euro. Mi cospargo il capo di cenere e, visto che so io ... Mi scudiscio col cilicio ...
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"A fornire questi dati è stato uno studio della Bundesbank, secondo cui il patrimonio medio di una famiglia tedesca ammonta a 51.400 euro. Molto meno che in Italia (163.900), Spagna (178.300) e Francia (113.500). Più poveri dei mediterranei anche gli austriaci, la cui ricchezza privata è valutabile in 76.400 euro. In realtà, i risultati dell’analisi della Bundesbank, realizzata su un campione di 3.600 famiglie, possono essere spiegati con il fatto che avere una casa di proprietà è molto meno comune in Germania di quello che avviene altrove. Per fare un paragone con l’Italia, secondo queste rilevazioni, il 68,4% delle famiglie possiede da noi un'abitazione, contro il 44,2% di quelle tedesche. In secondo luogo, non sono stati presi in considerazione elementi come i fondi accantonati per le pensioni integrative e per la sicurezza sociale."
Qui si parla della Bundersbank, ma io avevo letto della stessa ricerca fatta dagli Svizzeri. Com'è che si dice... tre indizi fanno una prova ...
Ovvio, se conti anche il valore nominale della casa di proprietà della famiglia, allora si fa presto. Così a spanne, ma sono sicuro di sbagliarmi per difetto, mediamente un appartamento, non nuovo, non di pregio, non in una grande città come Milano o Torino, in zona residenziale periferica o comunque di modesto valore, è prezzato sui 150.000 €. Aggiungi qualche piccolo accantonamento perché ci vuole niente dal ritrovarsi dall'oggi al domani in braghe di tela, di questi tempi, e voilà il patrimonio medio della famiglia italiana è fatto. Perché avere un tetto sopra la testa è opzionale, per i moderni servi della gleba. Quelli di una volta, almeno una capanna o una stamberga ce l'avevano, adesso non è più un diritto. Ma che stronzate galattiche. Andassero a fare in culo tutti i burocrati di merda della finanza, dell'Europa e di quant'altro. Pezzi di merda.
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
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Re: Gli Italopitechi e il default prossimo venturo
Buttiamola in ridere, che per piangere non mancheranno le occasioni...
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Poi qualcuno magari pensa che andiamo in malora perché gli italiani sono scansafatiche.
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Certo che anche i giapponesi fanno una vita di merda (esclusi i super-ricchi, ovviamente).
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