compagnia delle opere
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compagnia delle opere
http://it.wikipedia.org/wiki/Compagnia_delle_Opere
qualcuno ne sa qualcosa di più? sono entrato in un paio di siti (milano e toscana) e sembrano come scatole vuote (all'apparenza) ma piene (di m....a).
qualcuno ne sa qualcosa di più? sono entrato in un paio di siti (milano e toscana) e sembrano come scatole vuote (all'apparenza) ma piene (di m....a).
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fine.
alberto- -----------
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Re: compagnia delle opere
Già dal nome mi ricorda l'IOR
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You think normal people just wake up one morning and decide they're going to work in a prison? They're perverts, every last one of them. (Vanessa)
Rasputin- ..............
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Re: compagnia delle opere
E' il braccio economico imprenditoriale (e taccio sul come...) di CL, sono piovreschi in una maniera impressionante.
E lo dico per esperienza, ho lasciato una carriera per non respirare la stessa aria.
E lo dico per esperienza, ho lasciato una carriera per non respirare la stessa aria.
Re: compagnia delle opere
non ne so nulla ma di comunione e liberazione non è che abbia molta fiducia, ne è membro formigoni!!
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''Spero di non sconvolgere troppo i fisici sperimentali se aggiungo che una buona regola è anche quella di non riporre eccessiva fiducia nei risultati sperimentali finchè non siano confermati dalla teoria''
Akka- -------------
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Re: compagnia delle opere
ho trovato questo articolo che mi sembra esaustivo
Compagnia delle opere: cosa fa il braccio economico di Cl
3 dicembre 2010
Decine di sedi, migliaia di imprese associate, un fatturato di più di 70 miliardi: in un libro Chiarelettere, Ferruccio Pinotti racconta cosa si muove dietro "La lobby di Dio" di Comunione e Liberazione. Leggi un estratto
di Ferruccio Pinotti
Una superlobby, ma anche molto di più. I numeri della Compagnia delle opere sono impressionanti: 41 sedi in Italia e in altri 17 paesi, 34.000 imprese e 1000 associazioni non-profit. Il fatturato complessivo è stato stimato in almeno 70 miliardi di euro.
Numeri in difetto, perché tengono conto soltanto delle imprese iscritte alla Cdo. Ci sono migliaia di società e di professionisti che, pur non essendo parte della Compagnia, si riconoscono nella sua ideologia e si adoperano per favorirla.
Soltanto la sezione milanese della Cdo conta più di seimila aziende di tutti i comparti e di tutte le tipologie, ma con una prevalenza di quelle che operano nel campo dei servizi e con meno di dieci dipendenti. Già nel 2008 il numero di associati della Cdo di Milano ha superato quelli di Assolombarda. Per questa ragione, sempre dal 2008, ben tre componenti del consiglio direttivo della Camera di commercio di Milano sono rappresentanti della Cdo. Nella Cdo c’è molto di più della comunanza d’interessi che tiene aggregate le lobby. La Compagnia delle opere è l’applicazione pratica più riuscita del principio della "terza via" cattolica, un approccio alla società e all’economia che non e né socialista né liberista.
Dietro Cdo c’è un’ideologia solida e forte. E' sempre presente il ricordo del carismatico fondatore, don Giussani, ma anche l’influsso di Julian Carron, il suo successore. E c’è la consapevolezza di essere la più riuscita applicazione pratica della dottrina sociale della Chiesa. Questa consapevolezza non è limitata soltanto agli aderenti di Cdo: è patrimonio di tutta la galassia di Cl e di gran parte della destra cattolica.
La Compagnia delle opere nasce ufficialmente l’11 luglio 1986, dando corso a un’intuizione di monsignor Luigi Giussani. Il nome è suggestivo: per chi conosce un poco la storia il parallelo è immediato. Viene subito da pensare alla Compagnia di Gesù. I gesuiti nascono nel Cinquecento per contrastare la Riforma protestante. Come la Compagnia di Gesù andrà a combattere la sua battaglia contro l’eresia protestante nell’elite della società, accanto ai sovrani più potenti d’Europa, così la Compagnia delle opere combatte la sua battaglia contro il liberismo e lo statalismo nel mondo dell’impresa e della politica (…).
Una struttura flessibile e un nuovo modello di lobbyng
La Compagnia delle opere è efficace perché ha una struttura flessibile. A Milano è situata la sede nazionale, che comprende un’assemblea di soci, un presidente (Bernhard Scholz), un direttore e un collegio di revisori contabili.
Le singole realtà locali di Cdo iniziano il loro percorso alle dipendenze della sede centrale. In seguito, quando raggiungono un numero significativo di soci, ottengono il riconoscimento di sedi autonome.
Le sedi locali della Cdo possono avere due tipi di strutture: "pesanti" o "leggere". Le prime sono tipiche della Lombardia e di alcune zone del Suditalia. Sono caratterizzate dalla molteplicità di servizi e consulenze offerti, da un organico consistente (segretarie, consulenti tributari e societari, uffici stampa) e in genere hanno un numero di soci che le pone in competizione con le tradizionali associazioni di categoria della provincia.
Il caso emblematico di struttura pesante è la Cdo Brescia: con 1600 soci rivaleggia con Unione industriali e Apindustria della stessa provincia. Le strutture "leggere" hanno un personale ridotto al minimo e non offrono servizi ai propri soci, se non con modalità informali. Il loro scopo è principalmente quello di fornire una "rete" di contatti e rapporti di business.
Non c’è un modello unico di Cdo, ma all’interno dei due estremi esiste una vasta gamma di sfumature nelle quali la singola sede di Cdo può nascere e svilupparsi. Le Compagnie delle opere, infatti, non sono state create dall’alto, ma si sono sviluppate dal basso, a partire dai singoli casi e dalle singole situazioni locali. Emblematico, in questo senso, lo sviluppo della Cdo Trentino-Alto Adige.
Agli inizi degli anni Novanta alcuni imprenditori della provincia di Trento appartenenti a Cl hanno cominciato a riunirsi e a frequentarsi informalmente. In seguito è nata la necessita di affittare un luogo di ritrovo, poi è arrivata l’associazione con la sede centrale della Compagnia delle opere e infine il riconoscimento come realtà autonoma. Questo non significa che le spinte dall’alto siano assenti.
I presidenti delle Cdo del Nordest ricordano ancora un incontro del 1989 dal titolo "Progetto impresa per il Nordest", organizzato a Padova dalla Compagnia delle opere e dal Movimento popolare per spingere i piccoli e medi imprenditori ad associarsi e a iniziare a collaborare. Questo tipo di incontro è paradigmatico del modus operandi della Cdo.
Il tema proposto è caro agli imprenditori: la possibilità di unirsi per aiutarsi a vicenda. I canali utilizzati sono quelli delle strutture "alleate" della Cdo e di Comunione e liberazione. Terminato questo tipo di incontro, alcuni imprenditori raccoglieranno lo spunto autonomamente: inizieranno così ad associarsi.
Nessuno meglio di loro può conoscere i problemi e le soluzioni del territorio, quindi cominceranno a sviluppare una struttura utile ai loro interessi. Alla fine si uniranno alla Cdo e fonderanno la loro sede locale per godere dei vantaggi legati alla collaborazione con le altre sedi locali.
Questa modalità operativa ci è stata confermata dai diretti protagonisti, come Luca Castagnetti, presidente Cdo Verona, e Ugo Santarossa, presidente Cdo Trentino - Alto Adige, che abbiamo intervistato.
Il percorso che porta alla genesi delle singole realtà di Cdo ci aiuta però soltanto in parte a capire di cosa si occupa in pratica, tutti i giorni, la Compagnia delle opere. Alla sua base sta la più antica delle tentazioni imprenditoriali: proteggersi dall’aggressività del libero mercato creando dei trust, dei cartelli.
Stato e mercato, i due nemici della "terza via" di Giovanni Paolo II sono gli stessi nemici della Cdo. Da un lato c’è lo Stato, che impone le leggi e cerca di sottrarre terreno all’iniziativa dei privati in campi come la scuola, il welfare e l’assistenza sociale. Dall’altro c’è il libero mercato, duro e pericoloso, da cui molti imprenditori vogliono difendersi, associandosi tra loro.
Dunque, che cosa fa la Compagnia delle opere? La definizione piu chiara ci e stata data dal presidente di Cdo Verona Luca Castagnetti: "Si occupa sostanzialmente di “fare rete”. Associandosi alla Cdo, l’imprenditore entra in comunicazione diretta con migliaia di altri imprenditori sparsi per l’Italia e per il mondo. Ognuno di essi è un potenziale cliente o un potenziale partner. Ma non solo".
Il meccanismo che sta alla base della Compagnia delle opere è ben riassunto nel concetto di "amicizia operativa". Spiega Castagnetti: "Poniamo che un produttore di macchine agricole associato alla Cdo si trovi in difficoltà. Chiamerà il presidente della Compagnia a cui è associato e chiederà aiuto. Il presidente cercherà tra i suoi soci – o tra i soci di altre Compagnie – un distributore di macchine agricole in grado di soccorrerlo. A questo punto il distributore di macchine agricole cambierà fornitore o comunque ne aggiungerà uno ai suoi, iniziando ad acquistare le macchine dal socio Cdo in difficoltà. Magari ci rimetterà qualcosa, perché il suo precedente fornitore vendeva macchine migliori a prezzo minore. Ma lo farà comunque, certo di ricevere lo stesso trattamento, o qualche altro tipo di favore, quando sarà lui a essere in difficoltà".
A parita di fattori, un’impresa socia della Cdo sarà quindi più solida di un’impresa non associata. Questo ci porta a introdurre un’altra dinamica fondamentale: il rapporto con le banche. Sia a livello nazionale sia a livello locale, la Compagnia delle opere stipula convenzioni con le principali banche italiane. Si tratta solitamente di mutui a tassi agevolati o di programmi di prestito per il rientro dai debiti. Queste convenzioni però hanno un’importanza che va al di la dei vantaggi che compaiono sulla carta. Le banche tenderanno infatti a concedere più facilmente prestiti e finanziamenti alle imprese associate, considerandole più forti e più solide delle altre, non per i loro meriti intrinseci, ma proprio per la loro appartenenza alla rete.
©Chiarelettere editore srl
Tratto da Ferruccio Pinotti (con Giovanni Viafora), La lobby di Dio, Chiareletter, pp.464, euro 16,60
Compagnia delle opere: cosa fa il braccio economico di Cl
3 dicembre 2010
Decine di sedi, migliaia di imprese associate, un fatturato di più di 70 miliardi: in un libro Chiarelettere, Ferruccio Pinotti racconta cosa si muove dietro "La lobby di Dio" di Comunione e Liberazione. Leggi un estratto
di Ferruccio Pinotti
Una superlobby, ma anche molto di più. I numeri della Compagnia delle opere sono impressionanti: 41 sedi in Italia e in altri 17 paesi, 34.000 imprese e 1000 associazioni non-profit. Il fatturato complessivo è stato stimato in almeno 70 miliardi di euro.
Numeri in difetto, perché tengono conto soltanto delle imprese iscritte alla Cdo. Ci sono migliaia di società e di professionisti che, pur non essendo parte della Compagnia, si riconoscono nella sua ideologia e si adoperano per favorirla.
Soltanto la sezione milanese della Cdo conta più di seimila aziende di tutti i comparti e di tutte le tipologie, ma con una prevalenza di quelle che operano nel campo dei servizi e con meno di dieci dipendenti. Già nel 2008 il numero di associati della Cdo di Milano ha superato quelli di Assolombarda. Per questa ragione, sempre dal 2008, ben tre componenti del consiglio direttivo della Camera di commercio di Milano sono rappresentanti della Cdo. Nella Cdo c’è molto di più della comunanza d’interessi che tiene aggregate le lobby. La Compagnia delle opere è l’applicazione pratica più riuscita del principio della "terza via" cattolica, un approccio alla società e all’economia che non e né socialista né liberista.
Dietro Cdo c’è un’ideologia solida e forte. E' sempre presente il ricordo del carismatico fondatore, don Giussani, ma anche l’influsso di Julian Carron, il suo successore. E c’è la consapevolezza di essere la più riuscita applicazione pratica della dottrina sociale della Chiesa. Questa consapevolezza non è limitata soltanto agli aderenti di Cdo: è patrimonio di tutta la galassia di Cl e di gran parte della destra cattolica.
La Compagnia delle opere nasce ufficialmente l’11 luglio 1986, dando corso a un’intuizione di monsignor Luigi Giussani. Il nome è suggestivo: per chi conosce un poco la storia il parallelo è immediato. Viene subito da pensare alla Compagnia di Gesù. I gesuiti nascono nel Cinquecento per contrastare la Riforma protestante. Come la Compagnia di Gesù andrà a combattere la sua battaglia contro l’eresia protestante nell’elite della società, accanto ai sovrani più potenti d’Europa, così la Compagnia delle opere combatte la sua battaglia contro il liberismo e lo statalismo nel mondo dell’impresa e della politica (…).
Una struttura flessibile e un nuovo modello di lobbyng
La Compagnia delle opere è efficace perché ha una struttura flessibile. A Milano è situata la sede nazionale, che comprende un’assemblea di soci, un presidente (Bernhard Scholz), un direttore e un collegio di revisori contabili.
Le singole realtà locali di Cdo iniziano il loro percorso alle dipendenze della sede centrale. In seguito, quando raggiungono un numero significativo di soci, ottengono il riconoscimento di sedi autonome.
Le sedi locali della Cdo possono avere due tipi di strutture: "pesanti" o "leggere". Le prime sono tipiche della Lombardia e di alcune zone del Suditalia. Sono caratterizzate dalla molteplicità di servizi e consulenze offerti, da un organico consistente (segretarie, consulenti tributari e societari, uffici stampa) e in genere hanno un numero di soci che le pone in competizione con le tradizionali associazioni di categoria della provincia.
Il caso emblematico di struttura pesante è la Cdo Brescia: con 1600 soci rivaleggia con Unione industriali e Apindustria della stessa provincia. Le strutture "leggere" hanno un personale ridotto al minimo e non offrono servizi ai propri soci, se non con modalità informali. Il loro scopo è principalmente quello di fornire una "rete" di contatti e rapporti di business.
Non c’è un modello unico di Cdo, ma all’interno dei due estremi esiste una vasta gamma di sfumature nelle quali la singola sede di Cdo può nascere e svilupparsi. Le Compagnie delle opere, infatti, non sono state create dall’alto, ma si sono sviluppate dal basso, a partire dai singoli casi e dalle singole situazioni locali. Emblematico, in questo senso, lo sviluppo della Cdo Trentino-Alto Adige.
Agli inizi degli anni Novanta alcuni imprenditori della provincia di Trento appartenenti a Cl hanno cominciato a riunirsi e a frequentarsi informalmente. In seguito è nata la necessita di affittare un luogo di ritrovo, poi è arrivata l’associazione con la sede centrale della Compagnia delle opere e infine il riconoscimento come realtà autonoma. Questo non significa che le spinte dall’alto siano assenti.
I presidenti delle Cdo del Nordest ricordano ancora un incontro del 1989 dal titolo "Progetto impresa per il Nordest", organizzato a Padova dalla Compagnia delle opere e dal Movimento popolare per spingere i piccoli e medi imprenditori ad associarsi e a iniziare a collaborare. Questo tipo di incontro è paradigmatico del modus operandi della Cdo.
Il tema proposto è caro agli imprenditori: la possibilità di unirsi per aiutarsi a vicenda. I canali utilizzati sono quelli delle strutture "alleate" della Cdo e di Comunione e liberazione. Terminato questo tipo di incontro, alcuni imprenditori raccoglieranno lo spunto autonomamente: inizieranno così ad associarsi.
Nessuno meglio di loro può conoscere i problemi e le soluzioni del territorio, quindi cominceranno a sviluppare una struttura utile ai loro interessi. Alla fine si uniranno alla Cdo e fonderanno la loro sede locale per godere dei vantaggi legati alla collaborazione con le altre sedi locali.
Questa modalità operativa ci è stata confermata dai diretti protagonisti, come Luca Castagnetti, presidente Cdo Verona, e Ugo Santarossa, presidente Cdo Trentino - Alto Adige, che abbiamo intervistato.
Il percorso che porta alla genesi delle singole realtà di Cdo ci aiuta però soltanto in parte a capire di cosa si occupa in pratica, tutti i giorni, la Compagnia delle opere. Alla sua base sta la più antica delle tentazioni imprenditoriali: proteggersi dall’aggressività del libero mercato creando dei trust, dei cartelli.
Stato e mercato, i due nemici della "terza via" di Giovanni Paolo II sono gli stessi nemici della Cdo. Da un lato c’è lo Stato, che impone le leggi e cerca di sottrarre terreno all’iniziativa dei privati in campi come la scuola, il welfare e l’assistenza sociale. Dall’altro c’è il libero mercato, duro e pericoloso, da cui molti imprenditori vogliono difendersi, associandosi tra loro.
Dunque, che cosa fa la Compagnia delle opere? La definizione piu chiara ci e stata data dal presidente di Cdo Verona Luca Castagnetti: "Si occupa sostanzialmente di “fare rete”. Associandosi alla Cdo, l’imprenditore entra in comunicazione diretta con migliaia di altri imprenditori sparsi per l’Italia e per il mondo. Ognuno di essi è un potenziale cliente o un potenziale partner. Ma non solo".
Il meccanismo che sta alla base della Compagnia delle opere è ben riassunto nel concetto di "amicizia operativa". Spiega Castagnetti: "Poniamo che un produttore di macchine agricole associato alla Cdo si trovi in difficoltà. Chiamerà il presidente della Compagnia a cui è associato e chiederà aiuto. Il presidente cercherà tra i suoi soci – o tra i soci di altre Compagnie – un distributore di macchine agricole in grado di soccorrerlo. A questo punto il distributore di macchine agricole cambierà fornitore o comunque ne aggiungerà uno ai suoi, iniziando ad acquistare le macchine dal socio Cdo in difficoltà. Magari ci rimetterà qualcosa, perché il suo precedente fornitore vendeva macchine migliori a prezzo minore. Ma lo farà comunque, certo di ricevere lo stesso trattamento, o qualche altro tipo di favore, quando sarà lui a essere in difficoltà".
A parita di fattori, un’impresa socia della Cdo sarà quindi più solida di un’impresa non associata. Questo ci porta a introdurre un’altra dinamica fondamentale: il rapporto con le banche. Sia a livello nazionale sia a livello locale, la Compagnia delle opere stipula convenzioni con le principali banche italiane. Si tratta solitamente di mutui a tassi agevolati o di programmi di prestito per il rientro dai debiti. Queste convenzioni però hanno un’importanza che va al di la dei vantaggi che compaiono sulla carta. Le banche tenderanno infatti a concedere più facilmente prestiti e finanziamenti alle imprese associate, considerandole più forti e più solide delle altre, non per i loro meriti intrinseci, ma proprio per la loro appartenenza alla rete.
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Tratto da Ferruccio Pinotti (con Giovanni Viafora), La lobby di Dio, Chiareletter, pp.464, euro 16,60
silvio- -------------
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Re: compagnia delle opere
Ennesima applicazione del principio che tutti sono uguali ma alcuni sono più uguali...
Re: compagnia delle opere
Bravo Silvio
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Re: compagnia delle opere
E' una sorta di massoneria cattolica, tipo opus dei e similari, ci vai dentro e ci campi, mi ricordo che mi proposero di entrare in cl per lavorare in vaticano, ma io la tempo gli volevo sparare.
silvio- -------------
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Re: compagnia delle opere
Una cosa che non amo sono le congreghe, le sette, le mafie, ecc..., insomma tutte le associazioni a fini di lucro, di spinta, dalla massoneria, a rotary, cl, cattolici, ecc...
silvio- -------------
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Re: compagnia delle opere
silvio ha scritto:Una cosa che non amo sono le congreghe, le sette, le mafie, ecc..., insomma tutte le associazioni a fini di lucro, di spinta, dalla massoneria, a rotary, cl, cattolici, ecc...
Io non amo, e mi tengo a distanza da, qualsiasi tipo di associazione.
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Re: compagnia delle opere
Io schifo profondamente ogni realtà di tipo clientelare in cui vige il principio che alcuni sono più uguali.
Re: compagnia delle opere
Si non mi piace il bisogno dell'individuo di aggregarsi ad un gruppo per sentirsi qualcosa di speciale.
Poi concordo con Avalon, alla fine è un modo per fare conoscenze e spillare favori.
Una Società libera non dovrebbe avere queste associazioni, tutti dovrebbero essere pari e liberi,
Poi concordo con Avalon, alla fine è un modo per fare conoscenze e spillare favori.
Una Società libera non dovrebbe avere queste associazioni, tutti dovrebbero essere pari e liberi,
silvio- -------------
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Re: compagnia delle opere
Avalon ha scritto:Io schifo profondamente ogni realtà di tipo clientelare in cui vige il principio che alcuni sono più uguali.
Ossia qualunque associazione che non consista di un numero di soci dispari ed inferiore a 3 e qualunque tipo di istituzione.
Se è cosí, concordo
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Re: compagnia delle opere
No. Non è così
(ma bisogna esser bravi )
EDIT: dipende se per associazione intendi associazione in senso legale o semplicemente raggruppamento umano
(ma bisogna esser bravi )
EDIT: dipende se per associazione intendi associazione in senso legale o semplicemente raggruppamento umano
Re: compagnia delle opere
Avalon ha scritto:
EDIT: dipende se per associazione intendi associazione in senso legale o semplicemente raggruppamento umano
Finiscono col puzzare ambe, una ci mette meno, l'altra di più
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Re: compagnia delle opere
Ecco, non necessariamente... io una che riesce a non puzzare la conosco e ci ha parecchi parecchissimi anni sulle spalle e però ci si fa un mazzo tale eh. Che è antientropica la prassi dell'uguaglianza.
Re: compagnia delle opere
Avalon ha scritto:Ecco, non necessariamente... io una che riesce a non puzzare la conosco e ci ha parecchi parecchissimi anni sulle spalle e però ci si fa un mazzo tale eh. Che è antientropica la prassi dell'uguaglianza.
Opus Dei?
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Re: compagnia delle opere
Avalon ha scritto:Vengo lì e ti uccido di pizzicotti
Perdi, sono troppo magro
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Re: compagnia delle opere
Avalon ha scritto:Invece è meglio, si staccano prima i nervetti
A pizzicotti è difficile, conosco metodi migliori
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