Una concezione pratica della verità
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Muriel
Paolo
Werewolf
Comune mortale
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Re: Una concezione pratica della verità
Il numero "uno" non è un concetto. Così come non lo sono tutti i numeri. Il numero è la misura di un rapporto. E come tale è un ragionamento. Il concetto invece è una astrazione di un elemento fisico che ricade sotto i nostri sensi e che può esistere in quanto tale, e non deriva da successive elaborazioni.
Paolo, il concetto di ruvidità deriva necessariamente dal percetto A ( toccare una determinata superficie ) ? Perchè di quella superficie possiamo tramite i sensi dire solo che c'è quando la tocchiamo ( ontologia di fondo ) ma la sua ruvidità è qualcosa che noi percepiamo se non avessimo un linguaggio che già da sempre ci rende consapevoli dei nostri sensi ?
Se ci sono due persone che toccano un pezzo di legno, e l'una dice di sentirlo ruvido e l'altra no, e se adottiamo il principio per cui la ruvidità discende necessariamente dai dati di senso, allora le due persone hanno ragione e dicono entrambe il vero!
Comune mortale- -------------
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Re: Una concezione pratica della verità
Faccio un po' fatica a seguire il tuo ragionamento, anche perchè non ho capito cosa tu voglia dimostrare. E' evidente che il concetto di ruvidità nasca dal contatto fisico con le mani su di una superficie. Poichè un concetto non nasce in un attimo, ma si forma e si modifica seguendo modifiche e lo sviluppo del cervello e di percepire le cose, anche uno stesso fenomeno può generare concetti diversi. Prendendo in esame il concetto di ruvidità esso può essere interpretato in modo diverso, ma qualitativamente. Però per tutti è ricollegato a come si presenta una superficie e come può scorrere la nostra mano, o un altro oggetto, su di essa. Questo è un concetto assoluto, che tutti gli uomini hanno.
Paolo- --------------
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Re: Una concezione pratica della verità
Faccio un po' fatica a seguire il tuo ragionamento, anche perchè non ho capito cosa tu voglia dimostrare. E' evidente che il concetto di ruvidità nasca dal contatto fisico con le mani su di una superficie. Poichè un concetto non nasce in un attimo, ma si forma e si modifica seguendo modifiche e lo sviluppo del cervello e di percepire le cose, anche uno stesso fenomeno può generare concetti diversi. Prendendo in esame il concetto di ruvidità esso può essere interpretato in modo diverso, ma qualitativamente. Però per tutti è ricollegato a come si presenta una superficie e come può scorrere la nostra mano, o un altro oggetto, su di essa. Questo è un concetto assoluto, che tutti gli uomini hanno.
Paolo, scrivi che il concetto nasce dal contatto fisico delle mani su di una superficie. Tuttavia il concetto di ruvidità non è quella superficie nel senso che sono due cose distinte. Infatti dal toccare una determinata superficie ( senso A) si arriva alla conclusione che si tratta di una superficie ruvida dopo una rielaborazione del dato di senso ( percezione A1 ) come giustamente scrivi tu. Questo vuole dire che l'inferenza dal dato di senso al percetto non è diretta ( semmai nella storia delle teorie della conoscenza c'è mai stata una inferenza diretta ) ma mediata, indiretta, e cioè che la ruvidità non è un qualcosa di intrinseco al dato di senso ma appunto è qualcosa di aggiunto dall'esterno ( rielaborazione sinaptico-sensoriale del dato di senso )ad esso. Ma questo vuole dire che il concetto è radicalmente qualcosa di eteronomo rispetto al dato di senso ed è solo la nostra volontà, il nostro volere, che decreta l'identità degli opposti e cioè dell'identico-a-sè ( dato di senso ) e dell'identico-a-sè ( percetto del dato di senso ) la qual cosa è funzionale al nostro processo conoscitivo, è utile allo stesso.
Poi una domanda:
è possibile immaginare una percezione del dato di senso al di là del nostro linguaggio ?
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Re: Una concezione pratica della verità
La signora in questione non ha sborsato un centesimo per aver sentito la presunta voce del figlio. Insieme con altre si recano da una amica comune che credono abbia poteri di questo tipo.
Se la cosa alla fine far star bene la persona, penso, è inutile stare ad imbastire discorsi sulla ragione e sullo sfruttamento dell'irrazionale, anche perchè l'ho fatto e mi son sentito respinto!
ora: che fare ?
Se la cosa alla fine far star bene la persona, penso, è inutile stare ad imbastire discorsi sulla ragione e sullo sfruttamento dell'irrazionale, anche perchè l'ho fatto e mi son sentito respinto!
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Re: Una concezione pratica della verità
In che senso, (a parte denunciare la fattucchiera)?Comune mortale ha scritto:ora: che fare ?
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House, M.D.
La vita è un diritto, non un dovere.
Re: Una concezione pratica della verità
Mi sembra opportuno definire in modo chiaro e univoco la definizione di concetto. Pur essendoci vari modi di interpretare il termine, faccio riferimento a quanto riporta wiki:
Il termine deriva dall'espressione latina "cum capio" (= raccolgo, prendo assieme) da cui derivano anche i termini comprensione, comprendere, significanti tutti la facoltà innata che hanno gli esseri umani di raccogliere e sintetizzare gli innumerevoli stimoli provenienti dalla percezione della realtà esterna e quindi dall'esperienza ed utilizzarli per crearsi una propria rappresentazione astratta della realtà stessa.
Se noi utilizziamo tale definizione e la applichiamo al concetto di ruvido, così come ipotizzato da C.M. possiamo pensare che i primi uomini che sono stati in grado di concettualizzare, hanno capito che camminando sulle pietre lisce si scivola mentre su quelle ruvide il piede è stabile. Poi, con l'uso della parola, sono stati in grado di trasmettere agli altri il concetto. Così il padre è stato in grado di dire al figlio: stai attento a non camminare sulle pietre lisce perchè puoi scivolare e farti male. Cammina su quelle ruvide che è più sicuro. Ritengo perciò che il concetto di ruvido sia un sintetizzare uno stimolo (il fatto che la mano, o il piede non possa scivolare sulla superficie) proveniente dalla realtà esterna e che i nostri sensi sono in grado di percepire. Il concetti di ruvido è talmente diretto che anche gli animali inferiori, che non hanno capacità di elaborare e formulare ragionamenti complessi, hanno.
Circa la tua domanda, io direi che il linguaggio è solo un mezzo per esprime i concetti, ma questi nascono prima e hanno il loro esistere al di la del linguaggio stesso. Però è una valutazione che non ha una riprova perché è assai difficile farne una verifica. Ma come ho detto, molti animali utilizzano i concetti, intesi come categorie mentali, perciò è assai probabile che sia possible.
Dal punto di vista umano mi sembra giusto che a quella signora non si possa dire nulla, ed è meglio lasciarla vivere nella sua illusione. Quello che sarebbe giusto, se, come mi è sembrato di capire, la signora ha un medico che la segue e che le prescrive degli psicofarmaci, dovrebbe indirizzarla da chi le può dare un corretto supporto psicologico.
Il termine deriva dall'espressione latina "cum capio" (= raccolgo, prendo assieme) da cui derivano anche i termini comprensione, comprendere, significanti tutti la facoltà innata che hanno gli esseri umani di raccogliere e sintetizzare gli innumerevoli stimoli provenienti dalla percezione della realtà esterna e quindi dall'esperienza ed utilizzarli per crearsi una propria rappresentazione astratta della realtà stessa.
Se noi utilizziamo tale definizione e la applichiamo al concetto di ruvido, così come ipotizzato da C.M. possiamo pensare che i primi uomini che sono stati in grado di concettualizzare, hanno capito che camminando sulle pietre lisce si scivola mentre su quelle ruvide il piede è stabile. Poi, con l'uso della parola, sono stati in grado di trasmettere agli altri il concetto. Così il padre è stato in grado di dire al figlio: stai attento a non camminare sulle pietre lisce perchè puoi scivolare e farti male. Cammina su quelle ruvide che è più sicuro. Ritengo perciò che il concetto di ruvido sia un sintetizzare uno stimolo (il fatto che la mano, o il piede non possa scivolare sulla superficie) proveniente dalla realtà esterna e che i nostri sensi sono in grado di percepire. Il concetti di ruvido è talmente diretto che anche gli animali inferiori, che non hanno capacità di elaborare e formulare ragionamenti complessi, hanno.
Circa la tua domanda, io direi che il linguaggio è solo un mezzo per esprime i concetti, ma questi nascono prima e hanno il loro esistere al di la del linguaggio stesso. Però è una valutazione che non ha una riprova perché è assai difficile farne una verifica. Ma come ho detto, molti animali utilizzano i concetti, intesi come categorie mentali, perciò è assai probabile che sia possible.
Dal punto di vista umano mi sembra giusto che a quella signora non si possa dire nulla, ed è meglio lasciarla vivere nella sua illusione. Quello che sarebbe giusto, se, come mi è sembrato di capire, la signora ha un medico che la segue e che le prescrive degli psicofarmaci, dovrebbe indirizzarla da chi le può dare un corretto supporto psicologico.
Paolo- --------------
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