cos'è la preghiera: spiegazione completa
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cos'è la preghiera: spiegazione completa
In tutti i culti religiosi si praticano dei riti, il più comune dei quali è la cosiddetta "preghiera".
Ma cos'è la preghiera esattamente, e come funziona? In questa analisi lo spiegherò in dettaglio.
Il fattore comune a pressoché tutte le religioni - il connotato distintivo, si può dire - è l'idea che un'entità di livello superiore al mondo materiale governi l'universo e ogni fenomeno che vi accade, incluse le vicende umane. Per quanto si riferisce alle vicende umane, il credente ritiene di poter influenzare le decisioni dell'entità superiore, che riguardano lui o le persone a lui care, rivolgendo un'implorazione o supplica alla suddetta entità superiore, direttamente oppure per mezzo di "intermediari" che possono essere personaggi esistiti o di fantasia, i quali a loro volta hanno fama di essere in buoni rapporti con l'entità, per meriti acquisiti o per ruolo istituzionale nella gerarchia teologica.
Queste domande di aiuto o di protezione possono attenere a questioni come la salute, il lavoro, o altre faccende contingenti molto ordinarie. Spesso i credenti invocano l'entità, affinché provveda ad un ipotetico benessere di persone ormai già defunte. È evidente come quest'ultimo tipo di preghiera sia quello meno soggetto a possibili delusioni, dal momento che nessuno può mai verificare se l'istanza sia stata accolta e che effetto abbia avuto.
Ma da dove scaturisce questa ingenua pretesa che l'entità immaginaria possa ascoltare le invocazioni del credente?
Si tratta di un tipico aspetto della psicologia infantile. I bambini più deboli e insicuri tendono ad affidarsi alla protezione degli adulti che si prendono cura di loro. Questo è naturale. Per attirare l'attenzione degli adulti, i bambini cercano di manifestare e rendere evidente il loro disagio in diversi modi. Il più diretto può essere per esempio quello di mettersi a piangere, ma se non c'è una contingenza immediata, il bambino deve pensare ad un modo di comunicare il suo problema che sia abbastanza efficace da attirare l'attenzione dell'adulto, in modo che questo si interessi del bambino anche indagando i suoi bisogni.
Una tipica circostanza è la simulazione di un danno. Un bambino che viene picchiato da un compagno più forte generalmente simula di aver ricevuto una lesione maggiore di quella effettiva. In questo modo suscita la compassione degli amici e dei tutori - insegnanti per esempio - che saranno più propensi a punire il soggetto violento e prevaricatore.
Suscitare commiserazione, compassione e pena nel prossimo per indurlo a prestare aiuto è una strategia comune a molti soggetti, spesso sfruttata anche a livello di gruppi di popolazione (etnie, sette religiose, emarginati, omosessuali etc.).
Con la preghiera, il credente trasferisce questo tipo di strategia verso l'entità superiore, che viene implorata per ricevere aiuto, spesso manifestando la propria disgrazia per impietosire l'entità.
È comune anche, con abile inversione paradigmatica, cercare di commuovere l'entità confessando la propria inadeguatezza a rispettare le prescrizioni (spesso assurde) che la dottrina prevede per i fedeli della data religione. Per esempio: «Dio abbi pietà di me peccatore.» e frasi simili sono spesso pronunciate in questo genere di preghiera.
Pertanto la preghiera non è altro che la continuazione di un costume puerile, del piagnucolio del bambino per avere il conforto della mamma e del papà.
Ma cos'è la preghiera esattamente, e come funziona? In questa analisi lo spiegherò in dettaglio.
Il fattore comune a pressoché tutte le religioni - il connotato distintivo, si può dire - è l'idea che un'entità di livello superiore al mondo materiale governi l'universo e ogni fenomeno che vi accade, incluse le vicende umane. Per quanto si riferisce alle vicende umane, il credente ritiene di poter influenzare le decisioni dell'entità superiore, che riguardano lui o le persone a lui care, rivolgendo un'implorazione o supplica alla suddetta entità superiore, direttamente oppure per mezzo di "intermediari" che possono essere personaggi esistiti o di fantasia, i quali a loro volta hanno fama di essere in buoni rapporti con l'entità, per meriti acquisiti o per ruolo istituzionale nella gerarchia teologica.
Queste domande di aiuto o di protezione possono attenere a questioni come la salute, il lavoro, o altre faccende contingenti molto ordinarie. Spesso i credenti invocano l'entità, affinché provveda ad un ipotetico benessere di persone ormai già defunte. È evidente come quest'ultimo tipo di preghiera sia quello meno soggetto a possibili delusioni, dal momento che nessuno può mai verificare se l'istanza sia stata accolta e che effetto abbia avuto.
Ma da dove scaturisce questa ingenua pretesa che l'entità immaginaria possa ascoltare le invocazioni del credente?
Si tratta di un tipico aspetto della psicologia infantile. I bambini più deboli e insicuri tendono ad affidarsi alla protezione degli adulti che si prendono cura di loro. Questo è naturale. Per attirare l'attenzione degli adulti, i bambini cercano di manifestare e rendere evidente il loro disagio in diversi modi. Il più diretto può essere per esempio quello di mettersi a piangere, ma se non c'è una contingenza immediata, il bambino deve pensare ad un modo di comunicare il suo problema che sia abbastanza efficace da attirare l'attenzione dell'adulto, in modo che questo si interessi del bambino anche indagando i suoi bisogni.
Una tipica circostanza è la simulazione di un danno. Un bambino che viene picchiato da un compagno più forte generalmente simula di aver ricevuto una lesione maggiore di quella effettiva. In questo modo suscita la compassione degli amici e dei tutori - insegnanti per esempio - che saranno più propensi a punire il soggetto violento e prevaricatore.
Suscitare commiserazione, compassione e pena nel prossimo per indurlo a prestare aiuto è una strategia comune a molti soggetti, spesso sfruttata anche a livello di gruppi di popolazione (etnie, sette religiose, emarginati, omosessuali etc.).
Con la preghiera, il credente trasferisce questo tipo di strategia verso l'entità superiore, che viene implorata per ricevere aiuto, spesso manifestando la propria disgrazia per impietosire l'entità.
È comune anche, con abile inversione paradigmatica, cercare di commuovere l'entità confessando la propria inadeguatezza a rispettare le prescrizioni (spesso assurde) che la dottrina prevede per i fedeli della data religione. Per esempio: «Dio abbi pietà di me peccatore.» e frasi simili sono spesso pronunciate in questo genere di preghiera.
Pertanto la preghiera non è altro che la continuazione di un costume puerile, del piagnucolio del bambino per avere il conforto della mamma e del papà.
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Minsky- --------------
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Re: cos'è la preghiera: spiegazione completa
Minsky ha scritto:In tutti i culti religiosi si praticano dei riti, il più comune dei quali è la cosiddetta "preghiera".
Ma cos'è la preghiera esattamente, e come funziona? In questa analisi lo spiegherò in dettaglio.
Il fattore comune a pressoché tutte le religioni - il connotato distintivo, si può dire - è l'idea che un'entità di livello superiore al mondo materiale governi l'universo e ogni fenomeno che vi accade, incluse le vicende umane. Per quanto si riferisce alle vicende umane, il credente ritiene di poter influenzare le decisioni dell'entità superiore, che riguardano lui o le persone a lui care, rivolgendo un'implorazione o supplica alla suddetta entità superiore, direttamente oppure per mezzo di "intermediari" che possono essere personaggi esistiti o di fantasia, i quali a loro volta hanno fama di essere in buoni rapporti con l'entità, per meriti acquisiti o per ruolo istituzionale nella gerarchia teologica.
Queste domande di aiuto o di protezione possono attenere a questioni come la salute, il lavoro, o altre faccende contingenti molto ordinarie. Spesso i credenti invocano l'entità, affinché provveda ad un ipotetico benessere di persone ormai già defunte. È evidente come quest'ultimo tipo di preghiera sia quello meno soggetto a possibili delusioni, dal momento che nessuno può mai verificare se l'istanza sia stata accolta e che effetto abbia avuto.
Ma da dove scaturisce questa ingenua pretesa che l'entità immaginaria possa ascoltare le invocazioni del credente?
Si tratta di un tipico aspetto della psicologia infantile. I bambini più deboli e insicuri tendono ad affidarsi alla protezione degli adulti che si prendono cura di loro. Questo è naturale. Per attirare l'attenzione degli adulti, i bambini cercano di manifestare e rendere evidente il loro disagio in diversi modi. Il più diretto può essere per esempio quello di mettersi a piangere, ma se non c'è una contingenza immediata, il bambino deve pensare ad un modo di comunicare il suo problema che sia abbastanza efficace da attirare l'attenzione dell'adulto, in modo che questo si interessi del bambino anche indagando i suoi bisogni.
Una tipica circostanza è la simulazione di un danno. Un bambino che viene picchiato da un compagno più forte generalmente simula di aver ricevuto una lesione maggiore di quella effettiva. In questo modo suscita la compassione degli amici e dei tutori - insegnanti per esempio - che saranno più propensi a punire il soggetto violento e prevaricatore.
Suscitare commiserazione, compassione e pena nel prossimo per indurlo a prestare aiuto è una strategia comune a molti soggetti, spesso sfruttata anche a livello di gruppi di popolazione (etnie, sette religiose, emarginati, omosessuali etc.).
Con la preghiera, il credente trasferisce questo tipo di strategia verso l'entità superiore, che viene implorata per ricevere aiuto, spesso manifestando la propria disgrazia per impietosire l'entità.
È comune anche, con abile inversione paradigmatica, cercare di commuovere l'entità confessando la propria inadeguatezza a rispettare le prescrizioni (spesso assurde) che la dottrina prevede per i fedeli della data religione. Per esempio: «Dio abbi pietà di me peccatore.» e frasi simili sono spesso pronunciate in questo genere di preghiera.
Pertanto la preghiera non è altro che la continuazione di un costume puerile, del piagnucolio del bambino per avere il conforto della mamma e del papà.
Mah. Provo a sintetizzare il mio pensiero: un mezzo per minare le capacità cognitive delle persone ed aprire il varco necessario a controllarle e far fare loro quello che si vuole.
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Re: cos'è la preghiera: spiegazione completa
Quando ero un bambino piccolo, ero solito parlare con Gesù o con %io. Lo facevo spesso, tutto il giorno, non solo nei momenti di difficoltà.
Ora come ora, mi accorgo di comportarmi alla stessa maniera, in ogni scelta della vita, lo consulto. Anche per delle quisquiglie, tipo se parcheggiare in questa via, oppure in quella lassù, che magari là non mi becca il vigile.
Insomma, sono tornato ad essere tale e quale a come ero quando ero bambino. E penso che questo sia un ottimo segno...
Ora come ora, mi accorgo di comportarmi alla stessa maniera, in ogni scelta della vita, lo consulto. Anche per delle quisquiglie, tipo se parcheggiare in questa via, oppure in quella lassù, che magari là non mi becca il vigile.
Insomma, sono tornato ad essere tale e quale a come ero quando ero bambino. E penso che questo sia un ottimo segno...
- Spoiler:
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
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Re: cos'è la preghiera: spiegazione completa
Bravo Minsky ottimo argomento e argomentazioni.
Mi sembra però che tu sia stato fin troppo buono o indulgente nei riguardi della preghiera. Io lo vedo più come una scorciatoia che il credente utilizza nell'illusione di poter risolvere con poco problemi più o meno grandi o importanti. Una specie di auto-illusione per evitare di affrontare i problemi nella loro durezza o drammaticita. È molto più facile rifugiarsi nella preghiera che avere la forza e il coraggio di guardare in faccia la realtà.
Mi sembra però che tu sia stato fin troppo buono o indulgente nei riguardi della preghiera. Io lo vedo più come una scorciatoia che il credente utilizza nell'illusione di poter risolvere con poco problemi più o meno grandi o importanti. Una specie di auto-illusione per evitare di affrontare i problemi nella loro durezza o drammaticita. È molto più facile rifugiarsi nella preghiera che avere la forza e il coraggio di guardare in faccia la realtà.
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La questione se "Il mondo sia stato creato da Dio, il quale è sempre esistito" si semplifica in "Il mondo è sempre esistito". E' superfluo, e quindi, secondo il rasoio di Occam, sbagliato in senso metodologico, introdurre Dio per spiegare l'esistenza del mondo.
Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.(Ockham)
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