Preghiera mattutina...
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Preghiera mattutina...
Ho trovato stamane su internet questa preghiera dei cristiani che mi pare molto interessante nell'analisi delle loro posizioni passate:
Oremus et pro perfidis Judaeis è una locuzione latina, presente dal VI secolo fino al XX secolo nella liturgia cattolica, con la quale i cristiani pregavano per la conversione dei giudei.
Preghiamo anche per i perfidi ebrei, affinché il Signore e Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi riconoscano il Signore nostro Gesù Cristo.
Dio onnipotente ed eterno, che non allontani dalla tua misericordia neppure la incredulità degli ebrei, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per l'accecamento di quel popolo, affinché riconosciuta la luce della tua verità, che è Cristo, siano liberati dalle loro tenebre.
Oremus et pro perfidis* Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum.
Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur.
* La traduzione del termine "perfidis" è controversa, alcuni vorrebbero tramutarla in non-credenti, ma questa posizione risulta molto forzata.
Tale preghiera è stata modificata, eppure, qualcuno non è d'accordo e le posizioni al riguardo sono svariate:
Polemiche successive
Questa modifica alla liturgia della messa tridentina è stata vivacemente deprecata da alcuni cattolici tradizionalisti, che hanno accusato la Santa Sede di aver modificato la liturgia solo per venire incontro a una richiesta scritta, che gli sarebbe stata presentata dai due massimi rabbini d'Israele.
Molti cattolici, invece, hanno criticato la nuova formulazione in quanto hanno ritenuto che rispetto al rito ordinario rappresenti un passo indietro nel dialogo con l'ebraismo. Essi si domandano perché – valutata non adatta la versione del vecchio testo del 1962 - non si sia ripresa la versione latina di papa Paolo VI del 1970. Questa versione, però, era già stata rigettata dai "lefebvriani" sin da allora, come priva di adeguati riferimenti scritturali.
Il nuovo testo, in effetti, è risultato meno gradito agli ebrei di quello del rito ordinario in lingua volgare, in quanto auspica in modo molto più esplicito che gli ebrei riconoscano la messianicità di Gesù Cristo. La questione, quindi, è attualmente un ostacolo al dialogo interreligioso, come ha ammesso anche Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristianiin un articolo sulla FAZ[17]. Egli, però, smentisce che la nuova formulazione indichi un ritorno della Chiesa alle posizioni antecedenti la dichiarazione conciliare Nostra aetate sui rapporti con le religioni non cristiane, come temuto dagli ebrei.
Mons. Gianfranco Ravasi ha spiegato la posizione cattolica: «Come scriveva Julien Green, "è sempre legittimo augurare all'altro ciò che è per te un bene o una gioia: se pensi di offrire un vero dono, non frenare la tua mano". Certo, questo deve avvenire sempre nel rispetto della libertà e dei diversi percorsi che l'altro segue; tuttavia rimane segno di affetto augurare e pregare perché il fratello possa avere quello che tu consideri come un bene, una sorgente di vita edi luce».
Nel gennaio 2009 l'associazione dei Rabbini Italiani ha ritenuto opportuno creare una pausa di riflessione nel dialogo fra ebrei e cattolici, rifiutandosi di promuovere la giornata che tradizionalmente si tiene il 17 gennaio.
Avrei da chiedere a mons. Ravasi se mantiene questa posizione anche quando si parla di preti pedofili, in questa maniera tornerebbero i conti, in fondo non fanno che offrire un dono...
Oremus et pro perfidis Judaeis è una locuzione latina, presente dal VI secolo fino al XX secolo nella liturgia cattolica, con la quale i cristiani pregavano per la conversione dei giudei.
Preghiamo anche per i perfidi ebrei, affinché il Signore e Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi riconoscano il Signore nostro Gesù Cristo.
Dio onnipotente ed eterno, che non allontani dalla tua misericordia neppure la incredulità degli ebrei, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per l'accecamento di quel popolo, affinché riconosciuta la luce della tua verità, che è Cristo, siano liberati dalle loro tenebre.
Oremus et pro perfidis* Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum.
Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur.
* La traduzione del termine "perfidis" è controversa, alcuni vorrebbero tramutarla in non-credenti, ma questa posizione risulta molto forzata.
Tale preghiera è stata modificata, eppure, qualcuno non è d'accordo e le posizioni al riguardo sono svariate:
Polemiche successive
Questa modifica alla liturgia della messa tridentina è stata vivacemente deprecata da alcuni cattolici tradizionalisti, che hanno accusato la Santa Sede di aver modificato la liturgia solo per venire incontro a una richiesta scritta, che gli sarebbe stata presentata dai due massimi rabbini d'Israele.
Molti cattolici, invece, hanno criticato la nuova formulazione in quanto hanno ritenuto che rispetto al rito ordinario rappresenti un passo indietro nel dialogo con l'ebraismo. Essi si domandano perché – valutata non adatta la versione del vecchio testo del 1962 - non si sia ripresa la versione latina di papa Paolo VI del 1970. Questa versione, però, era già stata rigettata dai "lefebvriani" sin da allora, come priva di adeguati riferimenti scritturali.
Il nuovo testo, in effetti, è risultato meno gradito agli ebrei di quello del rito ordinario in lingua volgare, in quanto auspica in modo molto più esplicito che gli ebrei riconoscano la messianicità di Gesù Cristo. La questione, quindi, è attualmente un ostacolo al dialogo interreligioso, come ha ammesso anche Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristianiin un articolo sulla FAZ[17]. Egli, però, smentisce che la nuova formulazione indichi un ritorno della Chiesa alle posizioni antecedenti la dichiarazione conciliare Nostra aetate sui rapporti con le religioni non cristiane, come temuto dagli ebrei.
Mons. Gianfranco Ravasi ha spiegato la posizione cattolica: «Come scriveva Julien Green, "è sempre legittimo augurare all'altro ciò che è per te un bene o una gioia: se pensi di offrire un vero dono, non frenare la tua mano". Certo, questo deve avvenire sempre nel rispetto della libertà e dei diversi percorsi che l'altro segue; tuttavia rimane segno di affetto augurare e pregare perché il fratello possa avere quello che tu consideri come un bene, una sorgente di vita edi luce».
Nel gennaio 2009 l'associazione dei Rabbini Italiani ha ritenuto opportuno creare una pausa di riflessione nel dialogo fra ebrei e cattolici, rifiutandosi di promuovere la giornata che tradizionalmente si tiene il 17 gennaio.
Avrei da chiedere a mons. Ravasi se mantiene questa posizione anche quando si parla di preti pedofili, in questa maniera tornerebbero i conti, in fondo non fanno che offrire un dono...
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Cristiani ed ebrei...
Con il trionfo politico del cristianesimo, agli inizi del quarto secolo, i rapporti di questo con l’ebraismo, tesi fin dalle origini, si tradussero nella formulazione, sempre più sistematica, di una ideologia oppositoria e quindi di sistemi giuridici di vessazione e avvilimento. Secondo il Cristianesimo il ruolo dell’ebraismo si era esaurito con l’avvento di Gesù, il Messia annunciato dalle scritture bibliche; da allora l’ebraismo non poteva essere altro che una parvenza di sé stesso, al quale tutt'alpiù poteva essere riconosciuto il ruolo di testimone inconsapevole della verità del Cristianesimo, e come tale, almeno parzialmente, tollerato in attesa della sua conversione.
La civiltà cristiana espresse di conseguenza nei confronti dell’ebraismo una ideologia molto poco tollerante, e nei fatti ciò produsse nel corso dei secoli discriminazioni, espulsioni e massacri. Diverso per molti aspetti fu il rapporto con la religione Islamica, che fu capace di elaborare nei confronti dell’ebraismo un sistema di relativa tolleranza, nel quale pure vi furono espulsioni e massacri, ma in misura relativamente modesta se confrontati con quelli della storia cristiana. In ogni caso la tolleranza musulmana arrivò a tollerare l’ebreo in quanto diverso, di rispettabili origini, ma pur sempre come sottomesso, mai come persona di pari dignità.
La lunga storia del rapporto difficile del mondo con gli ebrei culminò in questo secolo con la persecuzione nazista, nel corso della quale sei milioni di ebrei, pari a un terzo del popolo ebraico allora vivente, venne massacrato. A tre anni dalla fine della guerra mondiale, nel 1948 un altro evento decisivo ribaltò la storia ebraica, con la fondazione dello Stato d’Israele, creato per volontà del movimento sionista, che proponeva in forma politica l’antico ideale della raccolta delle Diaspore. Il resto è storia recente di vivissima attualità quotidiana.
[url=http://www.nostreradici.it/ebraismo_Di-Segni.htm ]di Riccardo Di Segni[/url]
La civiltà cristiana espresse di conseguenza nei confronti dell’ebraismo una ideologia molto poco tollerante, e nei fatti ciò produsse nel corso dei secoli discriminazioni, espulsioni e massacri. Diverso per molti aspetti fu il rapporto con la religione Islamica, che fu capace di elaborare nei confronti dell’ebraismo un sistema di relativa tolleranza, nel quale pure vi furono espulsioni e massacri, ma in misura relativamente modesta se confrontati con quelli della storia cristiana. In ogni caso la tolleranza musulmana arrivò a tollerare l’ebreo in quanto diverso, di rispettabili origini, ma pur sempre come sottomesso, mai come persona di pari dignità.
La lunga storia del rapporto difficile del mondo con gli ebrei culminò in questo secolo con la persecuzione nazista, nel corso della quale sei milioni di ebrei, pari a un terzo del popolo ebraico allora vivente, venne massacrato. A tre anni dalla fine della guerra mondiale, nel 1948 un altro evento decisivo ribaltò la storia ebraica, con la fondazione dello Stato d’Israele, creato per volontà del movimento sionista, che proponeva in forma politica l’antico ideale della raccolta delle Diaspore. Il resto è storia recente di vivissima attualità quotidiana.
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