Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
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Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
Da come viene descritto, sembra che il peccato di Adamo sia stato molto più potente del sacrificio redentivo di Gesù.
Perchè? Perchè la colpa di Adamo cambia la natura stessa dell'uomo rendendola peccaminosa, viene ereditato dalla progenie, ed è irreversibile ( anche chi accetta Gesù continua a peccare - sia pure in misura minore - e ad essere soggetto a tentazioni).
Al contrario il sacrificio di Gesù è incapace di cambiare la natura dell'uomo: il salvato resta peccatore - sia pur redento, sia pur "meno" peccatore - e continua a trasmettere la natura peccaminosa alla sua progenie, ne più ne meno di chiunque altro. In più, salvo alcune correnti ( evangelici e cristiani rinati sopratutto ) questa salvezza è reversibile in qualsiasi momento abbandonando la fede ( mentre al contrario la natura peccaminosa ereditata da Adamo rimane irreversibile ).
-
Considerazione secondaria.
Se Dio crea istantaneamente le anime al momento del concepimento, e queste nascono macchiate ( natura peccaminosa ), dobbiamo assumere che ciò che le macchia sia la corruzione del corpo dei genitori ( non della loro anima, o dovremmo pensare che le anime siano create dagli esseri umani ).
Ora, è possibile pensare che un'anima creata perfetta da Dio venga macchiata dalla corruzione della carne, ovvero da un qualcosa di fisico che non dipende da una libera scelta?
Se rispondiamo di si, allora questo implicherebbe che la profanazione del corpo - anche contro la volontà del profanato - possa macchiare l'anima. In pratica, essere violentati costituirebbe peccato per la vittima, il che è abbastanza assurdo ( si potrebbe dannare un cristiano osservante profanandone il corpo e uccidendolo prima che possa purificarsi ).
Se rispondiamo di no, che la corruzione del corpo( imposta, non volontaria, non scelta ) non può corrompere l'anima, bè...
resta una sola alternativa: che Dio, dopo la colpa di Adamo, crei le nuove anime deliberatamente corrotte.
- ateo ( ritengo la dottrina del peccato originale indifendibile sotto il profilo logico )
Perchè? Perchè la colpa di Adamo cambia la natura stessa dell'uomo rendendola peccaminosa, viene ereditato dalla progenie, ed è irreversibile ( anche chi accetta Gesù continua a peccare - sia pure in misura minore - e ad essere soggetto a tentazioni).
Al contrario il sacrificio di Gesù è incapace di cambiare la natura dell'uomo: il salvato resta peccatore - sia pur redento, sia pur "meno" peccatore - e continua a trasmettere la natura peccaminosa alla sua progenie, ne più ne meno di chiunque altro. In più, salvo alcune correnti ( evangelici e cristiani rinati sopratutto ) questa salvezza è reversibile in qualsiasi momento abbandonando la fede ( mentre al contrario la natura peccaminosa ereditata da Adamo rimane irreversibile ).
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Considerazione secondaria.
Se Dio crea istantaneamente le anime al momento del concepimento, e queste nascono macchiate ( natura peccaminosa ), dobbiamo assumere che ciò che le macchia sia la corruzione del corpo dei genitori ( non della loro anima, o dovremmo pensare che le anime siano create dagli esseri umani ).
Ora, è possibile pensare che un'anima creata perfetta da Dio venga macchiata dalla corruzione della carne, ovvero da un qualcosa di fisico che non dipende da una libera scelta?
Se rispondiamo di si, allora questo implicherebbe che la profanazione del corpo - anche contro la volontà del profanato - possa macchiare l'anima. In pratica, essere violentati costituirebbe peccato per la vittima, il che è abbastanza assurdo ( si potrebbe dannare un cristiano osservante profanandone il corpo e uccidendolo prima che possa purificarsi ).
Se rispondiamo di no, che la corruzione del corpo( imposta, non volontaria, non scelta ) non può corrompere l'anima, bè...
resta una sola alternativa: che Dio, dopo la colpa di Adamo, crei le nuove anime deliberatamente corrotte.
- ateo ( ritengo la dottrina del peccato originale indifendibile sotto il profilo logico )
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
Armok ha scritto:...
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
Ma non era un dogma e non una dottrina?
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
La dottrina del peccato originale ebbe origine da una furiosa ed epocale disputa interna alla cristianità, Agostino vs Pelagio (grazia vs virtù, predestinazione vs libero arbitrio ecc ecc) dove il punto cruciale in gioco riguardava la necessità e l'utilità della chiesa stessa
Recentemente Mancuso ne ha spiegato, dal punto di vista cattolico, le difficoltà teologiche
Recentemente Mancuso ne ha spiegato, dal punto di vista cattolico, le difficoltà teologiche
- Spoiler:
Il peccato originale: introduzione al dramma
Nonostante il locus theologicus del peccato originale si trovi nelle prime pagine della Bibbia ebraica, l’Ebraismo non ha alcuna dottrina al riguardo. La pagina di Genesi 3, mai ripresa altrove nella Bibbia ebraica, non è mai stata letta dagli ebrei così come la leggono i cristiani. E logico: l’Ebraismo non conosce la redenzione ma lega la salvezza alla libera osservanza della Torah, e quindi non ha bisogno di qualcosa come il dogma del peccato originale che incrini il libero arbitrio, ma proprio del suo contrario, cioè della perfetta integralità del libero arbitrio.
IL PECCATO ORIGINALE E LE SUE APORIE
Il dogma del peccato originale è una creazione del tutto cristiana, iniziata da san Paolo col contrapporre la redenzione di Cristo al peccato di Adamo, il cosiddetto peccato originale originante (vedi Romani 5, 12-21), e poi condotta a compimento dalla teologia patristica, soprattutto da Agostino durante la controversia pelagiana, col parlare di un peccato originale con cui nasce ogni bambino che viene al mondo per il fatto stesso di essere un uomo, il cosiddetto peccato originale originato. Tale peccato, che grava sugli uomini nel loro stato naturale, li pone in una condizione di inimicizia con Dio, in preda alla corruzione e alla concupiscenza, e quindi bisognosi, ma al tempo stesso incapaci, di salvezza. Per conseguire questa salvezza è necessario che qualcun altro, al posto loro, la consegua: è necessaria la redenzione. Ecco spiegata, secondo la visione tradizionale, la centralità assoluta di Cristo.
A partire da lì il dogma del peccato originale è giunto a ricoprire un ruolo, di importanza vitale per la teologia
cristiana, al punto che l’attuale Catechismo scrive che “non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al Mistero di Cristo”, e questo perché, continua il testo magisteriale, “la dottrina del peccato originale è, per così dire, ‘il rovescio della Buona Novella” (Catechismo della Chiesa Cattolica, articolo 3 89). Nell’Epistola ai Romani Karl Barth scrive che la dottrina del peccato originale non è “una dottrina accanto ad altre, ma piuttosto (nel suo significato fondamentale!) la dottrina che risulta da ogni onesta considerazione della storia, la dottrina a cui tutte le dottrine che si presentano nella storia si possono in ultima analisi ricondurre”. Il peccato originale è il nesso che consente di collegare il Nuovo Testamento come religione della redenzione alla Bibbia ebraica come religione della creazione (trasformandola in Antico Testamento). Per questo esso ha un’importanza essenziale, come è riconosciuto da tutte le più alte intelligenze teologiche. Se viene meno il legamento tra creazione e peccato originale, o si perde l’unicità della redenzione storica di Cristo e il Cristianesimo si allinea alle religioni senza redenzione, in particolare all’Ebraismo, oppure si perde la visione del mondo come creato e governato direttamente da Dio e il Cristianesimo assume tratti vicini allo gnosticismo e al dualismo cataro.
Proprio considerando tutto ciò, non può non nascere come un senso di smarrimento nel teologo che constata, per amore e rispetto o della verità, che il dogma del peccato originale, così come è stato formulato dal Concilio di Trento col Decreto sul peccato originale del 17 giugno 1546, presenta aspetti alquanto problematici. Esaminandolo criticamente, se ne vedono le molte incongruenze e si ricava l’impressione che tirare le somme equivalga a tirare le corde di un’altissima ma fragile impalcatura, e che tutto venga giù, con un tonfo rovinoso. Qui posso solo elencare i problemi maggiori, che presento secondo la distinzione dogmatica tra peccato originale originante (quello di Adamo) e peccato originale originato (quello presente in ognuno di noi al momento della nascita).
Il peccato originale: le sue aporie in quanto evento storico
Ancora oggi il Magistero afferma che il peccato originale è un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’umanità” (Catechismo della Chiesa Cattolica, articolo 390), sostenendo con ciò la storicità di Adamo e dell’episodio che lo riguarda, il cosiddetto peccato originale originante (quanto a Eva, per la dottrina tradizionale il suo peccato non ha alcuna importanza perché il peccato originale è solo quello di Adamo, capostipite dell’umanità, e il Decreto sul peccato originale del Concilio di Trento non la nomina nemmeno). Ma il legame tra Adamo come personaggio storico e peccato originale presuppone l’affermazione del monogenismo, la riconduzione cioè di tutto il genere umano a un’unica coppia primordiale. Proprio la necessità del legame tra origine dell’uomo e fatto storico del peccato originale portava Pio XII nell’enciclica Humani generis del 1950 a scrivere del poligenismo che “i fedeli non possono abbracciare quell’opinione” (DH 3897). Sennonché, se si vuole rimanere sul terreno della storia e si ama sopra ogni cosa la verità, l’opinione da non abbracciare è semmai quella di chi sostiene la teoria labilissima del monogenismo, visto che i dati della ricerca scientifica sulle origini dell’uomo portano a sostenere piuttosto la teoria opposta, il poligenismo. E vero che in linea di principio il monogenismo non può essere escluso, ma perché, visto che tutti i ritrovamenti fossili vanno nella direzione contraria, ancora ostinarsi a non voler ammettere il carattere mitico del racconto biblico? Ancora oggi, invece, come appare dal passo del Catechismo citato sopra, la dottrina della Chiesa non rinuncia ad affermare la storicità del racconto del peccato originale, senza peraltro decidersi ad affrontare il problema, in sé alquanto originale, di rintracciare un serpente che parla.
Una seconda grande difficoltà riguardo al peccato originale originante concerne la palese contraddizione tra la situazione del primo uomo uscito dalle mani di Dio, e quindi ritenuto perfetto, e il fatto che sia caduto immediatamente di fronte alla prima, tutto sommato non irresistibile, tentazione. Il Concilio di Trento ascrive ad Adamo “santità e giustizia” (vedi DH 1511-1512). Ma l’obiezione sorge spontanea: se Adamo era così perfetto, perché ha potuto peccare? Il “perfetto dominio sulle passioni” di cui parla la teologia dello stato originario è naufragato di fronte alla prima innocente passione, la curiosità.
Non è plausibile ciò che sostiene la dottrina cattolica tradizionale. Che razza di santità e giustizia è quella che alla prima occasione ha disprezzato il comando di Dio? Oggi si parlerebbe di un difetto di fabbricazione. La teologia della creazione è da rivedere profondamente.
Il peccato originale le sue aporie in quanto condizione della nascita
In ordine al peccato originale originato la teologia non ha mai spiegato in modo soddisfacente in che modo possa avvenire la trasmissione del peccato originale a tutti gli uomini. Se a causa del peccato del primo uomo, nasciamo tutti col peccato originale, in che modo questo peccato originale giunge a noi? In che modo il peccato originale originante di Adamo produce negli esseri umani di ogni tempo e di ogni luogo il peccato originale originato? Il Concilio di Trento ha stabilito che il peccato originale è propagatione transfusum (DH ‘1w) che si trasmette cioè a ogni essere umano per il fatto di essere generato. Ma che significa? Il modo principale con cui si è tentato di spiegare la trasmissione del peccato originale è legato alla teoria dell’influsso negativo del piacere dell’amplesso sessuale, a causa del quale la generazione che ne consegue è inevitabilmente macchiata della concupiscenza. Questa teoria emerge particolarmente negli scritti di Agostino. Nell’opera Le nozze e la concupiscenza Agostino scrive che i bambini sono tenuti come rei dal diavolo, non in quanto nati dal bene, che costituisce la bontà del matrimonio, bensì perché nati dal male della concupiscenza, di cui indubbiamente il matrimonio fa buon uso, ma di cui deve arrossire anche il matrimonio”. Infatti, “quando si arriva all’atto della procreazione, quella stessa unione, lecita e onesta, non può essere compiuta senza l’ardore della passione” e perciò “chiunque nasce da questa concupiscenza della carne in quanto figlia del peccato e, quando le si acconsente per cose disoneste, anche madre di molti peccati, è in debito del peccato originale”. È da brani come questo che ebbe origine quella sessuofobia che ha innegabilmente contraddistinto il Cristianesimo per buona parte della sua storia.
Il fatto è che la teologia non sa fondare legittimamente la dottrina della trasmissione del peccato originale per generazione; non l’ha mai saputo. Dalle discussioni di scuola non è mai scaturito un risultato certo, neppure durante i secoli nei quali alla teologia si dedicavano le menti migliori, che oggi invece studiano materie più redditizie. Lo riconosce, con il suo linguaggio sorvegliato, un autorevole teologo dei nostri giorni: “La tradizione fa fatica a indicare la ratio di tale trasmissione”. Lo conferma il Catechismo: “La trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno” (Catechismo della Chiesa Cattolica, articolo 404).
Meno che mai l’intelligenza teologica è riuscita a rendere plausibile la logica morale sottesa all’istituzione di un legame diretto tra la colpa di un signore sconosciuto all’inizio della storia e il destino di tutti gli uomini dopo di lui. Ma veramente il destino di miliardi di esseri umani dipende dalla colpa di quello sconosciuto in un lontanissimo passato? Ognuno di noi a causa di questo personaggio (il primo Adamo) nascerebbe già peccatore senza aver commesso nulla di male; in compenso, però, sempre senza dover fare nulla di bene e sempre a causa di uno sconosciuto (il secondo Adamo) verrebbe redento e parteciperebbe gratuitamente della salvezza. Non è tutto un po’ strano? Non è che siamo solo considerati delle marionette senza libertà? Quanta differenza tra questa dottrina e la vita reale, dove senza lavoro non si ottiene nulla, proprio nulla.
Un’altra grossa difficoltà che si presenta alla mente quando pensa il peccato originale originato è l’impossibilità di conciliare gli effetti di tale peccato con il governo divino della creazione, come pensare, cioè, che sia ancora Dio a governare il mondo dopo l’incredibile stravolgimento del suo piano originario a seguito del peccato originale? C’è, inoltre, la questione della sorte dei morti senza battesimo, cioè con la macchia del peccato originale nella loro anima e quindi colpevoli agli occhi di Dio: se si considerano i 160.000 anni di storia della specie umana si paragona ai 2000 anni trascorsi dalla redenzione, ci si trova con una bella patata bollente nelle mani quando si tratta di capire che fine hanno fatto tutti questi figli di Dio prima della redenzione storica di Cristo e morti con l’anima macchiata dal peccato originale.
Già solo per queste ragioni il dogma del peccato originale, presente nella dogmatica cattolica, fa acqua da tutte le parti. Se fosse una nave, una volta salpata non andrebbe molto lontano.
Due dogmi che fanno a pugni tra loro: origine dell’anima e peccato originale
Ma la questione più scottante, alla luce dell’argomento di questo libro, deve essere ancora affrontata. Essa riguarda l’origine dell’anima umana che la dogmatica cattolica, come si è visto, attribuisce direttamente a Dio, senza alcun concorso dei genitori nel momento del concepimento. La domanda è: come può Dio creare direttamente l’anima spirituale, come stabilito dal Magistero (“La fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime vengono create direttamente da Dio”, così Pio XII 3896), e nello stesso tempo assoggettarla alla corruzione e alla concupiscenza ponendola in uno stato di inimicizia con lui al punto che si deve parlare di “morte dell’anima” come stabilito sempre dal Magistero nel Concilio di Trento (vedi DH 1512)? Come può Dio creare l’anima immortale partecipe della sua natura e, nello stesso tempo, farla nascere morta rispetto alla vita soprannaturale a causa del peccato contratto per la colpa di un altro? Non può. E evidente che non può. Neppure Dio può far sì che una curva sia dritta o che il ferro sia di legno: se è una curva deve essere curva, se è ferro deve essere ferroso, c’è un’immanente necessitas nelle cose connessa con il loro stesso essere, ontologicamente inestirpabile perché le cose siano quello che sono. Se l’anima è partecipe della natura divina, non può essere corrotta; se invece è corrotta, non può essere partecipe della natura divina. Non si possono affermare insieme entrambe le cose, se si vuole ragionare in modo degno del Logos. Non è solo la logica umana, è anche e soprattutto un adeguato pensiero di Dio a dover riconoscere che non si possono tenere insieme la creazione diretta da parte di Dio dell’anima spirituale, con il fatto che l’anima nasce, come dice il Concilio di Trento (vedi DH 15 12), morta alla vita spirituale, e l’intera umanità, come ripete più volte Agostino, non è altro che massa dannata.
Neppure Agostino sapeva risolvere il problema di questo conflitto dogmatico (“in nessuna delle mie numerose opere ho osato pronunciare mai un’opinione precisa e decisiva su tale problema”), perché è logicamente impossibile farlo. Per risolverlo ci sono solo tre possibilità:
- si tiene il dato della creazione diretta dell’anima spirituale da parte di Dio;
- si tiene il dato dell’anima che nasce spiritualmente morta perché soggetta al peccato originale;
- non si tiene nessuno dei due.
Ma le due affermazioni insieme non possono stare, non sono logicamente componibili. La dottrina della Chiesa cattolica, però, continua a sostenerle entrambe, ovviamente non senza produrre malessere spirituale nelle menti dei fedeli, perché ogni errore logico in materia dottrinale ha il suo inevitabile risvolto sulla concretezza della vita spirituale.
Dal mio punto di vista ritengo che entrambi i dogmi vadano logicamente riformulati (con logicamente intendo rimandare al Logos che governa il mondo immettendovi ordine a partire dai gas primordiali fino alle vette delle creazioni spirituali) e quindi sostengo la terza via. Sulla generazione dell’anima mi sono espresso sopra, e qui mi posso limitare a ricordare brevemente la mia prospettiva, cioè che l’affermazione dell’origine dell’anima non deve portare a escludere il ruolo attivo dei genitori nella sua generazione. Il fatto che l’anima abbia una natura spirituale non esclude la sua origine materiale. Quanto al peccato originale, dopo tutti gli interrogativi senza risposta presentati sopra, io credo che la ragione teologica imponga una riformulazione ancora più severa. Dico ragione teologica perchè è sulla base di Dio come Logos che si vede che il dogma del peccato originale così com’è, non tiene.
Riformulare il dogma del peccato originale
Sono consapevole che a livello dottrinale, con autorevoli decisioni magisteriali alle spalle, la mia proposta di riformulare radicalmente il dogma del peccato originale può risultare come minimo ingenua e di fatto eterodossa. Come ci si può liberare di decisioni dogmaticamente stabilite e di una tradizione ininterrotta? Chissà, forse non sarà mai possibile, forse il Cattolicesimo è destinato a ospitare davvero tutto, non solo la contraddizione ma anche gli errori, forse è così che esso è cattolico, cioè universale. Io del resto, come già Teilhard de Chardin il teologo che maggiormente avvertì nel secolo scorso la necessità di rivedere radicalmente il peccato originale (e per questo pagò un duro prezzo in termini di esilio, censure e persecuzioni), non mi rivolgo “a quei cristiani solidamente installati nella loro fede”. Essi non hanno bisogno di queste mie analisi. Mi rivolgo alla coscienza laica che ogni uomo a prescindere da fedi e appartenenze, dovrebbe ospitare dentro di sé. E’ a questa coscienza che dico che sarebbe opportuno liberarsi dalla visione distorta del peccato originale, e smettere di considerare l’uomo, per il semplice fatto di essere nato, un peccatore. Il peccato originale è un’offesa alla creazione, un insulto alla vita, uno sfregio all’innocenza e alla bontà della natura e alla sua origine divina.
Liberarsi dal dogma del peccato originale, però, è teologicamente legittimo solo a patto di comprendere prima come assolvere al compito per espletare il quale questo dogma è stato formulato e proclamato dal Magistero. Sono consapevole, e anche lieto, di fare’parte di una tradizione plurisecolare che mi ha generato alla fede e che io intendo a mia volta consegnare alle generazioni future. Non intendo per nulla distruggere la tradizione, intendo rifondarla, darle nuovo vigore, per farla vivere ancora a lungo, forse più leggera, ma di certo più salda, più radicata nel centro dell’anima umana. Io sostengo che la funzione speculativa del peccato originale consiste nella necessità di pensare insieme la bontà della creazione e la necessità della redenzione. Il peccato originale è solo uno strumento, e quindi penso che vi si possa rinunciare, ma lo si può fare legittimamente solo a patto di salvaguardare gli irrinunciabili concetti teologici per garantire i quali esso è sorto, cioè appunto la bontà della creazione e la necessità della redenzione. E possibile tenere insieme questi due concetti per altra via e sbarazzarsi del dannoso e distorto dogma del peccato originale? Sì, lo è. (V. Mancuso, da L’anima e il suo destino, pp. 160-168)
Ultima modifica di Hara2 il Mar 15 Dic 2015 - 11:53 - modificato 1 volta.
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
Sì, ma che te ne pare della dimostrazione di Armok? Non ti sembra stringente?Hara2 ha scritto:La dottrina del peccato originale ebbe origine da una furiosa ed epocale disputa interna alla cristianità, Agostino vs Pelagio (grazia vs virtù, predestinazione vs libero arbitrio ecc ecc) dove il punto cruciale in gioco riguardava la necessità e l'utilità della chiesa stessa
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
Sì, mica per caso si tratta di dogmi. Poi, come sempre, si può giocare di teologia e affermare il contrario
La mia nota voleva indicare la nascita tumultuosa della faccenda compatibile con la particolare contraddittorietà interna
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Ho aggiunto uno spoiler al post precedente, come vedi anche lì si indicano punti simili
La mia nota voleva indicare la nascita tumultuosa della faccenda compatibile con la particolare contraddittorietà interna
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Ho aggiunto uno spoiler al post precedente, come vedi anche lì si indicano punti simili
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
Ah, ecco. Direi che quanto riportato da te concorda benissimo con gli argomenti di Armok.Hara2 ha scritto:Sì, mica per caso si tratta di dogmi. Poi, come sempre, si può giocare di teologia e affermare il contrario
La mia nota voleva indicare la nascita tumultuosa della faccenda compatibile con la particolare contraddittorietà interna
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Ho aggiunto uno spoiler al post precedente, come vedi anche lì si indicano punti simili
P.S.: "le più alte intelligenze teologiche" mi ha fatto stramazzare per terra in preda alle convulsioni.
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
considerato che la storia biblica di Adamo ed Eva è solo una leggenda o una allegoria teologica per giustificare la presenza del male nella vita degli esseri umani è anche evidente che non c'è mai stato un peccato originale , peccato che Gesù non avrebbe mai potuto sanare con il suo sacrificio vista la sua inesistenza .Discutere su qualcosa di inventato e inesistente è praticamente tempo perso.
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
Il modo principale con cui si è tentato di spiegare la trasmissione del peccato originale è legato alla teoria dell’influsso negativo del piacere dell’amplesso sessuale, a causa del quale la generazione che ne consegue è inevitabilmente macchiata della concupiscenza. Questa teoria emerge particolarmente negli scritti di Agostino. Nell’opera Le nozze e la concupiscenza Agostino scrive che i bambini sono tenuti come rei dal diavolo, non in quanto nati dal bene, che costituisce la bontà del matrimonio, bensì perché nati dal male della concupiscenza, di cui indubbiamente il matrimonio fa buon uso, ma di cui deve arrossire anche il matrimonio”. Infatti, “quando si arriva all’atto della procreazione, quella stessa unione, lecita e onesta, non può essere compiuta senza l’ardore della passione” e perciò “chiunque nasce da questa concupiscenza della carne in quanto figlia del peccato e, quando le si acconsente per cose disoneste, anche madre di molti peccati, è in debito del peccato originale”.
Questo porta a una interessante domanda:
un conto è creare qualcosa che può essere usato in maniera propria o impropria ( con la mano si può uccidere o coltivare la terra ) ma come può Dio creare qualcosa ( l'organo sessuale ) il cui uso è sempre e inevitabilmente un male, anche nel matrimonio, anche nelle migliori condizioni?
Da notare che sto cercando di non polemizzare, di mantenermi sul logico, oserei dire sul "rispettoso".
Altrimenti potrei chiedermi perchè non consentire semplicemente all'essere umano la riproduzione asessuata.
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Re: Un pensiero o due sulla dottrina del peccato originale
Bravo Armok. Hai focalizzato perfettamente una delle innumerevoli assurde contraddizioni della religione.Armok ha scritto:Il modo principale con cui si è tentato di spiegare la trasmissione del peccato originale è legato alla teoria dell’influsso negativo del piacere dell’amplesso sessuale, a causa del quale la generazione che ne consegue è inevitabilmente macchiata della concupiscenza. Questa teoria emerge particolarmente negli scritti di Agostino. Nell’opera Le nozze e la concupiscenza Agostino scrive che i bambini sono tenuti come rei dal diavolo, non in quanto nati dal bene, che costituisce la bontà del matrimonio, bensì perché nati dal male della concupiscenza, di cui indubbiamente il matrimonio fa buon uso, ma di cui deve arrossire anche il matrimonio”. Infatti, “quando si arriva all’atto della procreazione, quella stessa unione, lecita e onesta, non può essere compiuta senza l’ardore della passione” e perciò “chiunque nasce da questa concupiscenza della carne in quanto figlia del peccato e, quando le si acconsente per cose disoneste, anche madre di molti peccati, è in debito del peccato originale”.
Questo porta a una interessante domanda:
un conto è creare qualcosa che può essere usato in maniera propria o impropria ( con la mano si può uccidere o coltivare la terra ) ma come può Dio creare qualcosa ( l'organo sessuale ) il cui uso è sempre e inevitabilmente un male, anche nel matrimonio, anche nelle migliori condizioni?
Da notare che sto cercando di non polemizzare, di mantenermi sul logico, oserei dire sul "rispettoso".
Altrimenti potrei chiedermi perchè non consentire semplicemente all'essere umano la riproduzione asessuata.
Bhé, c'è una risposta generale e sempre valida ad ogni obiezione che si possa sollevare sull'argomento: la religione è un'idiozia per imbecilli. Non è nient'altro né può esserlo. Si genera dall'ignoranza e dall'ottusità, si sviluppa nella menzogna e nella falsità, e i suoi prodotti possono essere soltanto il raggiro, la sopraffazione e la violenza.
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