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Sulla genesi dell'anima.

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Messaggio Da Comune mortale Gio 2 Lug 2009 - 11:24

Non è la morte che ci spaventa, ma il dolore. Se non ci sarebbe dolore morire sarebbe un gioco da ragazzi. L'anima è qualcosa che nella morte del corpo rimane intatta. Nel trapasso non prova dolore, perchè è da sempre salva dalla disgregazione delle cose ad opera del tempo. Immagino da quale immane paura deriva la nozione di anima.
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Messaggio Da d3v1l-d3m0n Gio 9 Lug 2009 - 13:23

...e la nozione di tutte le altre scemeneze anche (che io definisco insulto all'intelletto umano)
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Messaggio Da ros79 Gio 9 Lug 2009 - 14:35

Comune mortale ha scritto:Non è la morte che ci spaventa, ma il dolore. Se non ci sarebbe dolore morire sarebbe un gioco da ragazzi. L'anima è qualcosa che nella morte del corpo rimane intatta. Nel trapasso non prova dolore, perchè è da sempre salva dalla disgregazione delle cose ad opera del tempo. Immagino da quale immane paura deriva la nozione di anima.
ma credi nell'anima? o nella nozione della stessa?
riguardo al concetto tutto nasce dalla fine di un qualcosa che non possiamo accettare perchè troppo contrastante con l'essere. la vita è un paradosso, anzi no, la coscienza della vita lo è.

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Messaggio Da Comune mortale Gio 9 Lug 2009 - 15:03

ma credi nell'anima? o nella nozione della stessa?
riguardo al concetto tutto nasce dalla fine di un qualcosa che non possiamo accettare perchè troppo contrastante con l'essere. la vita è un paradosso, anzi no, la coscienza della vita lo è.

Penso Ros, che fino a prova contraria sia saggio dire che la nozione di anima sia una semplice credenza. Sia un semplice atto di fede: di volontà dal mio punto di vista. E volontà di rimediare a qualche cosa: alla drammaticità della morte ad esempio come ad altre cose non meno drammatiche. Credere che in qualche modo noi si sopravviva alla morte del nostro corpo è volontà di volerlo credere e basta. In sè è simile al voler credere che scrivere una cosa abbia un certo significato. E' anche questo un atto di fede, di volontà : il voler che un certo ente diventi altro. Ros per me a livello ontologico non c'è nessuna differenza.
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Messaggio Da ros79 Gio 9 Lug 2009 - 22:23

Comune mortale ha scritto:
ma credi nell'anima? o nella nozione della stessa?
riguardo al concetto tutto nasce dalla fine di un qualcosa che non possiamo accettare perchè troppo contrastante con l'essere. la vita è un paradosso, anzi no, la coscienza della vita lo è.

Penso Ros, che fino a prova contraria sia saggio dire che la nozione di anima sia una semplice credenza. Sia un semplice atto di fede: di volontà dal mio punto di vista. E volontà di rimediare a qualche cosa: alla drammaticità della morte ad esempio come ad altre cose non meno drammatiche. Credere che in qualche modo noi si sopravviva alla morte del nostro corpo è volontà di volerlo credere e basta. In sè è simile al voler credere che scrivere una cosa abbia un certo significato. E' anche questo un atto di fede, di volontà : il voler che un certo ente diventi altro. Ros per me a livello ontologico non c'è nessuna differenza.
continuo a non comprendere la tua posizione comune mortale...
se una posizione esiste...

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Messaggio Da Godless Ven 10 Lug 2009 - 14:24

Comune mortale ha scritto:
ma credi nell'anima? o nella nozione della stessa?
riguardo al concetto tutto nasce dalla fine di un qualcosa che non possiamo accettare perchè troppo contrastante con l'essere. la vita è un paradosso, anzi no, la coscienza della vita lo è.

Penso Ros, che fino a prova contraria sia saggio dire che la nozione di anima sia una semplice credenza. Sia un semplice atto di fede: di volontà dal mio punto di vista. E volontà di rimediare a qualche cosa: alla drammaticità della morte ad esempio come ad altre cose non meno drammatiche. Credere che in qualche modo noi si sopravviva alla morte del nostro corpo è volontà di volerlo credere e basta. In sè è simile al voler credere che scrivere una cosa abbia un certo significato. E' anche questo un atto di fede, di volontà : il voler che un certo ente diventi altro. Ros per me a livello ontologico non c'è nessuna differenza.

Beh si, non è chiara la tua posizione effettivamente Royales

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"(...)Fra queste altre forme di pratica sociale è in particolare la lotta di classe, nelle sue diverse forme, a esercitare una profonda influenza sullo sviluppo della conoscenza umana. Nella società divisa in classi, ogni individuo vive come membro di una determinata classe e ogni suo pensiero, senza eccezione, porta un'impronta di classe."
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Messaggio Da Comune mortale Sab 11 Lug 2009 - 11:46

La credenza che esista una cosa come l'anima è volonta. E' fede. E' volere in forza del volere che l'anima ci sia. Tuttavia la fede, la volontà possiede la stessa radice di un qualsiasi nostro atto quotidiano. Se io dico che questa che ora mi sta dinanzi è una penna, originariamente dico che questo ente, questo cio-che-è, questo òn, è penna, cioè è innanzitutto altro* rispetto a cio che nell'apparire si palesa. Cioè è il mio volere ( è fede ) che questo qualcosa, che questo òn, sia penna o che un determinato segno come " 1 " abbia un determinato significato. E' fede. E' volonta che vuole che le cose siano altro da quelle che appaiono, cosi come un credente vuole un determianto corpo abbia anima.

* Non è di per sè evidente che cio che mi appare come penna sia di per sè penna: agli occhi di un abitante di qualche villaggio africano potrebbe non essere cosi.
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Messaggio Da ros79 Sab 11 Lug 2009 - 11:53

Comune mortale ha scritto:La credenza che esista una cosa come l'anima è volonta. E' fede. E' volere in forza del volere che l'anima ci sia. Tuttavia la fede, la volontà possiede la stessa radice di un qualsiasi nostro atto quotidiano. Se io dico che questa che ora mi sta dinanzi è una penna, originariamente dico che questo ente, questo cio-che-è, questo òn, è penna, cioè è innanzitutto altro* rispetto a cio che nell'apparire si palesa. Cioè è il mio volere ( è fede ) che questo qualcosa, che questo òn, sia penna o che un determinato segno come " 1 " abbia un determinato significato. E' fede. E' volonta che vuole che le cose siano altro da quelle che appaiono, cosi come un credente vuole un determianto corpo abbia anima.

* Non è di per sè evidente che cio che mi appare come penna sia di per sè penna: agli occhi di un abitante di qualche villaggio africano potrebbe non essere cosi.

pienamente d'accordo...mi pare tra l'altro che sia il nodo focale del discorso che avevi messo tu del filosofo Severino... tutto è convenzione, la realtà stessa è atto di fede...

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Messaggio Da giamba Sab 18 Lug 2009 - 23:34

Ciao, Ros. Alla viglia delle mie vacanze ti saluto con una riflessione che avessimo tempo (magari dove vado avrò la connessione, chissà) ci avrebbe animati in una accesissima discussione.

Se per anima si intende qualcosa di immateriale che esiste, credo che alla luce delle mie letture su relatività e soprattutto quantistica emerga sempre più netto il fatto che la materia sia assolutamente una illusione, o meglio, un livello descrittivo di una cosa che non è materia, ma che è materia ed energia insieme.
Da qui pensare che la coscienza, l'esistenza, ciò che ci circonda, non sottostiano alle regole di decadimento a cui è soggetta la materia che conosciamo(che conoscevamo) viene spontaneo.

In poche parole, vado sempre più convincendomi che
non c'è dualismo anima-corpo o pensiero-materia,
ma solo perchè corpo e materia NON esistono, sono solo livelli descrittivi (parametri, come l'asse delle x e delle y) per definire posizione o caratteristiche di una cosa che NON E' MATERIA come la conosciamo.


Facendo una citazione "L'universo comincia a sembrare
più simile ad un grande pensiero
che non a una grande macchina."

Le implicazioni della teoria della relatività e della quantistica sono tutte a favore
dello sviluppo di una nuova presa di coscienza, che indica chiaramente che ciò che
potremmo definire realtà è una proiezione mentale senza molto senso,
e che la relatività dell'osservatore e dello strumento di rilevazione diano il via
al "congelamento" (all'inizio di una coerenza).
Onde per cui, visto che per reale i materialisti hanno definito "qualcosa di universalmente tangibile", credo che per l'approccio materialista vecchio stampo le ore siano contate, se non finite,
a meno di non rinuciare all'etichetta di branco della scienza e rietichettarsi come "metafisica della materia".

Avremo tempo per discuterne al mio ritorno.

Ciao e a presto.
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Messaggio Da perfinstals Mar 21 Lug 2009 - 19:51

ma la penna è un' oggetto composto da più parti che si chiama penna! e comunque la parola penna è il suono che si sa indicarlo per la maggioranza , la penna non esiste per volontà ma per osservazione poiché la volontà al massimo crea gesta da giudicare a mio avviso ..sono cose che vi son oe non nascono da volontà ...
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Messaggio Da giamba Gio 6 Ago 2009 - 2:21

Per comune mortale: bandendo preliminarmente il concetto di anima in senso religioso(per non cadere in fraintendimenti), direi che è più un atto di fede credere nella materia "senza anima", ovvero senza attività
animata protesa al fatto che questo o quel pezzo di materia conservi le sue caratteristiche il più possibile.
Se osservi l'atomo, in senso materiale praticamente ha una massa risibile, il resto è "attività", vita.
Non c'è un solo sasso che non abbia vita.
Quando poi si giunge ad analizzare entità che analizzano, cioè uomini, cioè noi, la cosa è eclatante.

Perchè partire da un concetto così tortuoso come "la materia morta e statica",
addirittura la morte, quando l'unica cosa che osserviamo è vita e attività?
Perchè continuare a farlo nonostante si sia osservato che la materia è "attivita aggregativa" e basta, cioè energia? Perchè farlo anche dopo
Einstein?

Hai mai visto staticità, morte, ma vera, in qualcosa? E parlo di una staticità non apparente.

Noi leghiamo il concetto di morte, che è un ipotesi sul futuro dell'universo,
alla morte della nostra individualità, che è, quest'ultima, un' esigenza
organizzativa: noi percepiamo la nostra individualità e passiamo la vita a salvaguardarla, grazie a questa ferrea intenzione salviamo una continuazione di un certo sistema di cose, una macro struttura, che potrebbe essere chiamata "la storia dell'uomo" o altre cose "materialmente" astratte ma
piene di "senso" per noi.

Lo so, divento poco leggibile, scrivo di getto, non è ia intenzione confondere le carte per difendere le mie posizioni.

Che esista una sospetta "intenzionalità" nelle cose che ci circondano, nelle leggi naturali, nelle condizioni fondamentali alla base della vita ad un ateo dovrebbe far non credere in un dio ma riesaminare il concetto di vita e soprattutto di morte.

Da un punto di vista materialista viviamo in una situazione paradossale, in cui una singolarità (Big Bang) ha una probabilità di esssere praticamente nulla, eppure la più credibile.

Non sarebbe più semplice cominciare ad ammettere che si possa ragionare in termini di "tutto è intenzionale, l'intenzionalità è in tutte le cose, come lo spin", in pratica supponendo che la "non intenzionalità" sia un semplice difetto mentale nostro, un'astrazione?

Continuo a dire che molte risposte secondo me vanno cercate nelle leggi della quantistica e nella teoria dei multiversi, molti fisici ormai abbandonano l'interprtzione di Copenaghen in favore della TMM (di Everett e altri).

In poche parole, il principio di non località (straconfermato, anche al Cern)
l'indeterminazione di Heisenberg, la struttura dell'atomo, sono tutte cose che potrebbero, se non dovrebbero, far pensare all'universo come cosa tutt'altro che statica, intrisa di un attività comune , una animazione universale, energia, , e soprattutto, dovrebbero far meditare sul fatto che l'atteggiamento puramente materialista è da scartare, a meno di attacarcisi con le unghie, come appunto si fa con un atto di fede.


Ultima modifica di giamba il Gio 6 Ago 2009 - 2:29 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da giamba Gio 6 Ago 2009 - 2:27

In tutta sintesi, studiare il mondo scartando la materia e studiando l'energia, tout court, considerando la materia solo una delle tante proiezioni dell'energia,
un livello descrittivo dell'energia, un parametro dell'energia.

Per tutto questo non c'è bisogno di nessun dio e di nessuna fede materialista.
C'è solo bisogno di correggere il tiro dei nostri studi e nostre filosofie sorpassate.
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Messaggio Da Comune mortale Ven 7 Ago 2009 - 12:59


....Perchè partire da un concetto così tortuoso come "la materia morta e statica",
addirittura la morte, quando l'unica cosa che osserviamo è vita e attività?
Perchè continuare a farlo nonostante si sia osservato che la materia è "attivita aggregativa" e basta, cioè energia? Perchè farlo anche dopo
Einstein?


Che la materia sia energia è qualcosa di per sè evidente ? A me pare di no, nel senso che è grazie all'osservazione mediata dall'apparato scientifico-tecnologico che è cosi ...in ultima analisi è fede che certe osservazioni significano certe altre cose !

(...)


In poche parole, il principio di non località (straconfermato, anche al Cern)
l'indeterminazione di Heisenberg, la struttura dell'atomo, sono tutte cose che potrebbero, se non dovrebbero, far pensare all'universo come cosa tutt'altro che statica, intrisa di un attività comune , una animazione universale, energia, , e soprattutto, dovrebbero far meditare sul fatto che l'atteggiamento puramente materialista è da scartare, a meno di attacarcisi con le unghie, come appunto si fa con un atto di fede.


Daccapo: queste cose non sono di per sè evidenti...sono l'esercizio di una volontà che vuole appunto che certe osservaziono significano cert'altre cose...la fede di cui parlo è questa ed è comune al dire scientifico quanto a quello religioso...
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