Mi sento Islandese questa notte
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Mi sento Islandese questa notte
Ho visto che già ci sono topic simili per il forum, li ho letto ma non ho trovato una risposta soddisfacente, quindi apro un nuovo topic.
Sono ormai anni che ho preso una posizione riguardo l'esistenza di un entità superiore divina e posso affermare di essere un ateo convinto. Tuttavia a volte questa condizione mi mette un po' di malinconia e alcune notti non riesco a dormire pensandoci (e oggi pare proprio una di quelle).
Stimo molto Richard Dawkins e ho letto quasi tutti i suoi libri; più che le sue teorie scientifiche ammiro molto la serenità che è riuscito a raggiungere con se stesso. Non mi ricordo in quale libro o in quale documentario (forse L'illusione di Dio), ha affermato che è inutile cercare accanitamente un senso alla propria vita, per quanto potrebbe far comodo pensare di vivere per uno scopo, non siamo altro che frutto della casualità, un disequilibrio che ha evitato l'annichilimento della materia e reso possibile la nascita e l'espansione dell'universo e altrettanto casualmente lo sviluppo della vita in una regione di spazio infinitesimale. Dovremmo gioire della nostra capacità di comprendere, anche solo in minima parte l'immensità di ciò che ci circonda.
Ebbene, ancora non mi riesce. A volte mi chiedo perché siamo obbligati a fare delle scelte e vivere una vita che è sempre volta alla ricerca di una felicità precaria poiché è inevitabile l'alternanza di momenti felici e momenti meno gioiosi. Siamo davvero fortunati ad avere la capacita di comprendere che qualunque cosa facciamo, di noi prima o poi non resterà nulla?
Mi sento un po' come Leopardi nel suo "Dialogo della Natura e di un Islandese":
L'unica cosa di cui sono certo è che a questo punto, non avendo potuto scegliere se nascere o meno, voglio vivere fino in fondo questa condizione. Voi siete riusciti a darvi una risposta?
PS: scusate il lungo post, temo sia più uno sfogo dettato da una leggera depressione universitaria...
Sono ormai anni che ho preso una posizione riguardo l'esistenza di un entità superiore divina e posso affermare di essere un ateo convinto. Tuttavia a volte questa condizione mi mette un po' di malinconia e alcune notti non riesco a dormire pensandoci (e oggi pare proprio una di quelle).
Stimo molto Richard Dawkins e ho letto quasi tutti i suoi libri; più che le sue teorie scientifiche ammiro molto la serenità che è riuscito a raggiungere con se stesso. Non mi ricordo in quale libro o in quale documentario (forse L'illusione di Dio), ha affermato che è inutile cercare accanitamente un senso alla propria vita, per quanto potrebbe far comodo pensare di vivere per uno scopo, non siamo altro che frutto della casualità, un disequilibrio che ha evitato l'annichilimento della materia e reso possibile la nascita e l'espansione dell'universo e altrettanto casualmente lo sviluppo della vita in una regione di spazio infinitesimale. Dovremmo gioire della nostra capacità di comprendere, anche solo in minima parte l'immensità di ciò che ci circonda.
Ebbene, ancora non mi riesce. A volte mi chiedo perché siamo obbligati a fare delle scelte e vivere una vita che è sempre volta alla ricerca di una felicità precaria poiché è inevitabile l'alternanza di momenti felici e momenti meno gioiosi. Siamo davvero fortunati ad avere la capacita di comprendere che qualunque cosa facciamo, di noi prima o poi non resterà nulla?
Mi sento un po' come Leopardi nel suo "Dialogo della Natura e di un Islandese":
Natura: Tu sembri dimenticare che la vita di questo universo è un perpetuo ciclo di produzione e distruzione, inestricabilmente collegate tra di loro. Esse sono indispensabili l’una per l’altra, ed entrambe sono necessarie per la conservazione del mondo, che si dissolverebbe se una delle due venisse meno. Perciò sarebbe a suo danno se in esso vi fosse un qualche essere esente dalla sofferenza.
Islandese: Questo è quel che dicono i filosofi. Ma poiché quel che viene distrutto soffre e quello che distrugge non gode, e dopo poco finisce per essere distrutto anch’esso, spiegami quel che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova questa infelicissima vita dell’universo, conservata in virtù del male e della morte di tutte le cose che lo compongono?
L'unica cosa di cui sono certo è che a questo punto, non avendo potuto scegliere se nascere o meno, voglio vivere fino in fondo questa condizione. Voi siete riusciti a darvi una risposta?
PS: scusate il lungo post, temo sia più uno sfogo dettato da una leggera depressione universitaria...
davide91plus- Numero di messaggi : 3
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Re: Mi sento Islandese questa notte
Io sono sempre stata caratterizzata da un approccio piuttosto "survivalista", ovvero sopravvivenziale a tutri i costi. Detto in parole povere, la vita in tutte le sue forme, in ultima (ma davvero ultima) istanza non serve a nulla (d'altronde l'universo stesso ricusa una qualsiasi teleologia di fondo); tuttavia può diventare degna di essere vissuta se troviamo dentro di noi (e non nella socialità sfrenata ed il vivere le giornate in maniera acefala) qualcosa che, nonostante non possa adempiere al dare un definitivo senso di scopo, almeno qualche piacere che ci permetta di dire: "Mah, sì, voglio alzarmi anche domani per vedere che succede".
Concordo sul fatto che molto ormai è diventato mera ripetizione di eventi; tuttavia le scoperte in campo scientifico stanno aprendo vasti orizzonti in cui la longevità estrema sia fattibile e con questa un rinnovato senso di scoperta derivante dal non essere incasellati nella canonica vita da "90 anni e via", dando alle persone, se non uno scopo (che non può esistere e viene sconfessato dalla stessa pretesa della religione di darne uno sfruttando dei trick mentali poco funzionali, tra cui la supposta beatitudine -che in ultima istanza, a che serve?-) almeno la capacità di potersi autodeterminare pienamente, che assieme alla ricerca della conoscenza è uno dei fatti per cui vale la pena non riuscire a vivere, ma almeno tentare.
Comunque apprezzo molto il tuo sforzo volto a non illuderti, e da parte mia ti dò un sincero benvenuto ;)
Concordo sul fatto che molto ormai è diventato mera ripetizione di eventi; tuttavia le scoperte in campo scientifico stanno aprendo vasti orizzonti in cui la longevità estrema sia fattibile e con questa un rinnovato senso di scoperta derivante dal non essere incasellati nella canonica vita da "90 anni e via", dando alle persone, se non uno scopo (che non può esistere e viene sconfessato dalla stessa pretesa della religione di darne uno sfruttando dei trick mentali poco funzionali, tra cui la supposta beatitudine -che in ultima istanza, a che serve?-) almeno la capacità di potersi autodeterminare pienamente, che assieme alla ricerca della conoscenza è uno dei fatti per cui vale la pena non riuscire a vivere, ma almeno tentare.
Comunque apprezzo molto il tuo sforzo volto a non illuderti, e da parte mia ti dò un sincero benvenuto ;)
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Re: Mi sento Islandese questa notte
Carissimo, la stragrande maggioranza di noi è venuta al mondo perché alla gente piace trombare, e non tutti costoro prendono / hanno preso opportune precauzioni per prevenire gravidanze indesiderate. Qualcuno non lo ha fatto anche perché un pagliaccio farneticante gli ha detto che è male farlo.davide91plus ha scritto:...
Ciò premesso, è andata così e secondo me bisogna farsene una ragione. Certo, sulle prime viene da chiedersi "ma perché proprio a me doveva capitare?". C'erano altri milioni di spermatozoi lì a sgomitare, bastava lasciar passare avanti un altro...
Eppure, un po' alla volta si comincia ad apprezzare anche il fatto di essere vivi. E non necessariamente solo quando tutto va a gonfie vele o ci si diverte alla grande. La vita è lotta, e la lotta può dare grandi emozioni. Siamo tutti sconfitti in partenza, ma questo non inficia la bellezza della gara.
A me piace praticare una delle attività più inutili e pericolose: arrampicare in montagna. E quando sono là mi sento vivo sul serio.
Poi ognuno può darsi le sue ragioni. Per qualcuno saranno i tuffi, per un altro lo studio della matematica...
Solo un'avvertenza. Fai attenzione che la filosofia deve essere soltanto uno strumento. La filosofia non può dirti nulla sulla realtà, che tu già non sappia. Usala per decodificare la realtà, non per costruire mondi immaginari.
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Re: Mi sento Islandese questa notte
Se uno cerca, troverà. Così sta scritto.davide91plus ha scritto:... Non mi ricordo in quale libro o in quale documentario (forse L'illusione di Dio), ha affermato che è inutile cercare accanitamente un senso alla propria vita, per quanto potrebbe far comodo pensare di vivere per uno scopo, non siamo altro che frutto della casualità ...
Io, onestamente, ho trovato senza cercare. Ma è un altro discorso. L'unico consiglio che posso darti è di darti da fare in qualche associazione (anche laicissima) che in qualche modo aiuta gli altri. Oltre a trovare un humus particolare e insperato, avverrà quanto promesso: "se uno mi ama, fa quello che gli è stato chiesto. Ed il Padre lo attirerà a se".
Prova. Vedrai sarà, di tutta la settimana, il momento che finirà per darti maggiori soddisfazioni.
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Re: Mi sento Islandese questa notte
Ah, certo, anche a me piacerebbe che mi aspettassero eterne lande di dolciumi, pizze, roboanti bistecche e ubiquità per sempre; però si ha come la sensazione che anche nelle più remote fantasie non aggiungerebbe niente alla risposta del fatidico perché.
Il cosmo non ha natura teleologica, hol, te lo ripeterò per sempre. Puoi inventarti tutti gli dei del mondo, ma la desolazione non si colma.
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Re: Mi sento Islandese questa notte
E qui ti do ragione. Anche senza alcuna attesa di ricompensa nel mondo delle fate.holubice ha scritto:
Se uno cerca, troverà. Così sta scritto.
Io, onestamente, ho trovato senza cercare. Ma è un altro discorso. L'unico consiglio che posso darti è di darti da fare in qualche associazione (anche laicissima) che in qualche modo aiuta gli altri. Oltre a trovare un humus particolare e insperato, avverrà quanto promesso: "se uno mi ama, fa quello che gli è stato chiesto. Ed il Padre lo attirerà a se".
Prova. Vedrai sarà, di tutta la settimana, il momento che finirà per darti maggiori soddisfazioni.
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Re: Mi sento Islandese questa notte
La pensavo così anche io. Tempo fa. Fai quello che devi, perchè va fatto, non per un ipotetico e/o immaginario premio nell'Aldilà. Dopotutto sarebbe anche meglio, perchè del tutto disinteressato.Minsky ha scritto:E qui ti do ragione. Anche senza alcuna attesa di ricompensa nel mondo delle fate.
Ma questo ha due controindicazioni: se non sorretto dalla fede, dopo un po', questo atteggiamento si affievolisce, fino a scomparire (chi me lo fa fare...?). E anche per chi quella ricompensa l'ha preparata, un atteggiamento del genere è, come dire, maleducato: è un po' come se tuo fratello ti ha preparato tutto un pranzo appositamente per te e, una volta da lui, non metti neanche piede in casa.
Oltre che insensato, è da screanzati.
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Re: Mi sento Islandese questa notte
holubice ha scritto:La pensavo così anche io. Tempo fa. Fai quello che devi, perchè va fatto, non per un ipotetico e/o immaginario premio nell'Aldilà. Dopotutto sarebbe anche meglio, perchè del tutto disinteressato.Minsky ha scritto:E qui ti do ragione. Anche senza alcuna attesa di ricompensa nel mondo delle fate.
Ma questo ha due controindicazioni: se non sorretto dalla fede, dopo un po', questo atteggiamento si affievolisce, fino a scomparire (chi me lo fa fare...?). E anche per chi quella ricompensa l'ha preparata, un atteggiamento del genere è, come dire, maleducato: è un po' come se tuo fratello ti ha preparato tutto un pranzo appositamente per te e, una volta da lui, non metti neanche piede in casa.
Oltre che insensato, è da screanzati.
A me i miei parenti stanno quasi tutti sul cazzo, anche in linea di principio visto che non me li sono potuti scegliere io.
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Re: Mi sento Islandese questa notte
holubice ha scritto:La pensavo così anche io. Tempo fa. Fai quello che devi, perchè va fatto, non per un ipotetico e/o immaginario premio nell'Aldilà. Dopotutto sarebbe anche meglio, perchè del tutto disinteressato.Minsky ha scritto:E qui ti do ragione. Anche senza alcuna attesa di ricompensa nel mondo delle fate.
Ma questo ha due controindicazioni: se non sorretto dalla fede, dopo un po', questo atteggiamento si affievolisce, fino a scomparire (chi me lo fa fare...?). E anche per chi quella ricompensa l'ha preparata, un atteggiamento del genere è, come dire, maleducato: è un po' come se tuo fratello ti ha preparato tutto un pranzo appositamente per te e, una volta da lui, non metti neanche piede in casa.
Oltre che insensato, è da screanzati.
Perché va fatto? Sai il cavolo che importa dalle parti di Andromeda delle nostre paturnie per mostrarci buoni e gentili...
Il coraggio sta comunque nel dispensarsi dal credere ed andare avanti comunque con un senso di comunità, che per quanto insignificante a livello universale, è utile per aiutarci a vivere discretamente questi pochi anni sulla Terra.
Se qualcuno mi prepara qualcosa, comunque, nessuno può obbligarmi ad accettarlo, anche se si trattasse di un miliardo di dollari
Si sa che le cose preparate "appositamente" spesso sono ben poco disinteressate.
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Re: Mi sento Islandese questa notte
No, perché mai si dovrebbe affievolire. Nel lungo termine essere una persona disponibile ed altruista "rende" in termini di relazioni con il prossimo. Non ho alcun bisogno di aspettarmi una ricompensa ulteriore, e, quello che più conta, non credo che ci sia nulla oltre all'esistenza umana. Inoltre mio fratello è un pessimo cuoco...holubice ha scritto:La pensavo così anche io. Tempo fa. Fai quello che devi, perchè va fatto, non per un ipotetico e/o immaginario premio nell'Aldilà. Dopotutto sarebbe anche meglio, perchè del tutto disinteressato.Minsky ha scritto:E qui ti do ragione. Anche senza alcuna attesa di ricompensa nel mondo delle fate.
Ma questo ha due controindicazioni: se non sorretto dalla fede, dopo un po', questo atteggiamento si affievolisce, fino a scomparire (chi me lo fa fare...?). E anche per chi quella ricompensa l'ha preparata, un atteggiamento del genere è, come dire, maleducato: è un po' come se tuo fratello ti ha preparato tutto un pranzo appositamente per te e, una volta da lui, non metti neanche piede in casa.
Oltre che insensato, è da screanzati.
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Re: Mi sento Islandese questa notte
La cosa più bizzarra è che la precettistica religiosa è modellata su norme di convivenza sociale che a loro volta sono derivate da comuni metodiche di sopravvivenza genetica.
Non che occorra particolare ingegno per comprendere che l'intento di figliare a catena (questo per la massimizzazione della diffusione del gene egoista), essere benevoli, perdonare, etc. sono atti graditi perché qualora un giorno fossimo noi gli offensori, troveremmo più facile ristabilire il tutto a nostro favore. E "non uccidere", perché l'ucciso potresti essere anche tu; e "non desiderare la donna d'altri", casomai la sua prole non fosse quella del "padrone".
Come si dice, è con favori, strette ipocrite di mano e leccate di terga che va avanti il mondo. Non vedo nulla di lodevole nei c.d. comandamenti, a meno che non siano stati concepiti da uno studente di seconda elementare che faccia pratica di buonsenso civico.
Non che occorra particolare ingegno per comprendere che l'intento di figliare a catena (questo per la massimizzazione della diffusione del gene egoista), essere benevoli, perdonare, etc. sono atti graditi perché qualora un giorno fossimo noi gli offensori, troveremmo più facile ristabilire il tutto a nostro favore. E "non uccidere", perché l'ucciso potresti essere anche tu; e "non desiderare la donna d'altri", casomai la sua prole non fosse quella del "padrone".
Come si dice, è con favori, strette ipocrite di mano e leccate di terga che va avanti il mondo. Non vedo nulla di lodevole nei c.d. comandamenti, a meno che non siano stati concepiti da uno studente di seconda elementare che faccia pratica di buonsenso civico.
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