animali infestanti
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animali infestanti
ANSA ha scritto:Nutrie: Veneto, al via piano eliminazione
Giunta regionale ha approvato misure e programma fino al 2019
Redazione ANSA VENEZIA
01 agosto 2016 17:51
VENEZIA, 1 AGO - Arriva il piano triennale per la lotta alle nutrie in Veneto, finalizzato all'eradicazione di questi roditori nocivi, responsabili di danni ingenti a colture, arginatura e sponde dei fiumi nella pianura veneta. La Giunta regionale, su proposta dell'assessore all'Agricoltura, Giuseppe Pan, ha approvato il Piano che dà le indicazioni (fino al 31 dicembre 2019) agli enti pubblici e ai privati su come contrastare la specie infestante. Le nutrie - spiega la giunta - dovranno essere catturate con gabbie-trappole, oppure potranno essere abbattute direttamente con armi da fuoco dagli agenti della polizia provinciale e locale, dal personale dei parchi e da operatori adeguatamente formati e coordinati dalle Province o dai proprietari dei terreni e dai cacciatori, purché muniti dei requisiti previsti per legge.
Era ora.
Poi tocca ai piccioni.
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Re: animali infestanti
primaverino ha scritto:Era ora si... Nessun animalaro de stocazzo ha già intonato starnazzii vari?
Mi hai battuto sul tempo, volevo chiedere esattamente lo stesso
Quantunque può darsi che non essendo pucciose coccolose le bestiacce suscitino meno imbecillità
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Re: animali infestanti
Rasputin ha scritto:
Mi hai battuto sul tempo, volevo chiedere esattamente lo stesso
Quantunque può darsi che non essendo pucciose coccolose le bestiacce suscitino meno imbecillità
Dipende dalla qualità dell'imbecille...
Pare che una nota animalista che voleva proporre una legge per vietare il consumo di carne di coniglio (e che incidentalmente ha una ditta che commercia in pesce surgelato) abbia adottato nella sua fattoria pure una nutria (che poi se la chiamiamo "castorino" già suona assai più teneramente...)
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Re: animali infestanti
Ma certo. Quella demente della "ministra" Brambilla se ne tiene addirittura un esemplare a casa, accudito come un cagnolino, di questa specie di pantegana pelosa.primaverino ha scritto:Era ora si... Nessun animalaro de stocazzo ha già intonato starnazzii vari?
La Brambilla: «Nutrie vittime di pregiudizi»
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Re: animali infestanti
chi ha a cuore la tutela degli ecosistemi sa bene quanto dannosi possano essere gli animali esotici che possono moltiplicarsi e arrecare danni alle specie autoctone
ma è anche palese a chi va ascritta la responsabilità di queste invasioni
ma è anche palese a chi va ascritta la responsabilità di queste invasioni
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Re: animali infestanti
La responsabilità è di chi ha liberato le pantegane nell'ambiente.Zeno ha scritto:chi ha a cuore la tutela degli ecosistemi sa bene quanto dannosi possano essere gli animali esotici che possono moltiplicarsi e arrecare danni alle specie autoctone
ma è anche palese a chi va ascritta la responsabilità di queste invasioni
Bene che oggi, finalmente, amministratori avveduti abbiano preso delle misure per correggere l'errore (anche se ormai i danni arrecati sono ingenti).
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Re: animali infestanti
Minsky ha scritto:
Bene che oggi, finalmente, amministratori avveduti abbiano preso delle misure per correggere l'errore (anche se ormai i danni arrecati sono ingenti).
Sperèmm..
Purtroppo finché ci sarà gente che confonde i problemi ambientali coi film della Disney, la vedo dura...
Ve l'ho mai raccontata quella vecchia storia dei camosci malati sull'Adamello?
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Re: animali infestanti
Minsky ha scritto:La responsabilità è di chi ha liberato le pantegane nell'ambiente.Zeno ha scritto:chi ha a cuore la tutela degli ecosistemi sa bene quanto dannosi possano essere gli animali esotici che possono moltiplicarsi e arrecare danni alle specie autoctone
ma è anche palese a chi va ascritta la responsabilità di queste invasioni
Bene che oggi, finalmente, amministratori avveduti abbiano preso delle misure per correggere l'errore (anche se ormai i danni arrecati sono ingenti).
Anche il sistema delle pellicce di castorino non mi pare male
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Re: animali infestanti
Non ricordo che tu l'abbia raccontata ma io la conosco.primaverino ha scritto:Minsky ha scritto:
Bene che oggi, finalmente, amministratori avveduti abbiano preso delle misure per correggere l'errore (anche se ormai i danni arrecati sono ingenti).
Sperèmm..
Purtroppo finché ci sarà gente che confonde i problemi ambientali coi film della Disney, la vedo dura...
Ve l'ho mai raccontata quella vecchia storia dei camosci malati sull'Adamello?
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Re: animali infestanti
Mi piacerebbe tanto che qualcuno fosse in grado e si prendesse la briga di fare questi conti: quanto ha reso complessivamente, come profitti aziendali, occupazione, bilancia export, indotto, etc. etc., l'industria delle pellicce di nutria, per tutto il tempo che in Italia è stata attiva, e sull'altro piatto della bilancia quanto è costato (e costerà ancora, finché il problema non sarà stato risolto) in termini di inondazioni, danni alle colture, rifacimento di argini etc. etc. avere l'infestazione da nutrie. Ho il fortissimo sospetto che il saldo sia negativo.Rasputin ha scritto:Minsky ha scritto:La responsabilità è di chi ha liberato le pantegane nell'ambiente.Zeno ha scritto:chi ha a cuore la tutela degli ecosistemi sa bene quanto dannosi possano essere gli animali esotici che possono moltiplicarsi e arrecare danni alle specie autoctone
ma è anche palese a chi va ascritta la responsabilità di queste invasioni
Bene che oggi, finalmente, amministratori avveduti abbiano preso delle misure per correggere l'errore (anche se ormai i danni arrecati sono ingenti).
Anche il sistema delle pellicce di castorino non mi pare male
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Re: animali infestanti
Minsky ha scritto:Mi piacerebbe tanto che qualcuno fosse in grado e si prendesse la briga di fare questi conti: quanto ha reso complessivamente, come profitti aziendali, occupazione, bilancia export, indotto, etc. etc., l'industria delle pellicce di nutria, per tutto il tempo che in Italia è stata attiva, e sull'altro piatto della bilancia quanto è costato (e costerà ancora, finché il problema non sarà stato risolto) in termini di inondazioni, danni alle colture, rifacimento di argini etc. etc. avere l'infestazione da nutrie. Ho il fortissimo sospetto che il saldo sia negativo.Rasputin ha scritto:Minsky ha scritto:La responsabilità è di chi ha liberato le pantegane nell'ambiente.Zeno ha scritto:chi ha a cuore la tutela degli ecosistemi sa bene quanto dannosi possano essere gli animali esotici che possono moltiplicarsi e arrecare danni alle specie autoctone
ma è anche palese a chi va ascritta la responsabilità di queste invasioni
Bene che oggi, finalmente, amministratori avveduti abbiano preso delle misure per correggere l'errore (anche se ormai i danni arrecati sono ingenti).
Anche il sistema delle pellicce di castorino non mi pare male
È solo perché le nutrie, a differeza ad esempio dei visoni, non sono - almeno a quanto mi risulta - state allevate
mi pare eh
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Re: animali infestanti
Questa specie è originaria della parte meridionale del continente sud-americano, dal Paraguay e dalla Bolivia centrale e meridionale fino alla Terra del Fuoco; è una specie tipica di pianura, sebbene possa raggiungere sulle Ande altitudini fino a 1190 metri. Nei primi anni del XIX secolo si sviluppò una richiesta della sua pelliccia (detta appunto "pelliccia di castorino") per scopi commerciali. Divenne quindi abbastanza raro nel suo areale originario. Agli inizi del Novecento si decise quindi di regolare la caccia indiscriminata e di generare allevamenti intensivi di questa specie.
Zone di allevamento furono create sia nelle zone d'origine che in altre parti del mondo. Alcuni individui fuggiti da queste aree o introdotti deliberatamente per poter generare popolazioni ferine si stabilirono quindi negli Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Francia, Paesi Bassi,Scandinavia, Germania, Asia minore, Caucaso, Asia centrale e Giappone. Alcune di queste colonie tuttavia risultarono essere in seguito effimere, poiché non molto resistenti agli inverni freddi.
In Italia la sua diffusione ha subito un notevole incremento negli ultimi anni espandendosi nella pianura padana, lungo la costa adriatica dal corso del fiume Brenta in Veneto fino all'Abruzzo e sul versante tirrenico settentrionale e centrale fino al Lazio Sono parecchio diffuse nella città di Lodi. Presenze localizzate si hanno anche nell'Italia meridionale, nell'alta Campania, in Sicilia e Sardegna.
(wikipedia)
Zone di allevamento furono create sia nelle zone d'origine che in altre parti del mondo. Alcuni individui fuggiti da queste aree o introdotti deliberatamente per poter generare popolazioni ferine si stabilirono quindi negli Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Francia, Paesi Bassi,Scandinavia, Germania, Asia minore, Caucaso, Asia centrale e Giappone. Alcune di queste colonie tuttavia risultarono essere in seguito effimere, poiché non molto resistenti agli inverni freddi.
In Italia la sua diffusione ha subito un notevole incremento negli ultimi anni espandendosi nella pianura padana, lungo la costa adriatica dal corso del fiume Brenta in Veneto fino all'Abruzzo e sul versante tirrenico settentrionale e centrale fino al Lazio Sono parecchio diffuse nella città di Lodi. Presenze localizzate si hanno anche nell'Italia meridionale, nell'alta Campania, in Sicilia e Sardegna.
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Re: animali infestanti
Lo scoiattolo grigio nordamericano (Sciurus carolinensis)
Originaria della porzione atlantica dell'America Settentrionale (grossomodo dalla provinciacanadese del Nuovo Brunswick alla Florida ed al Texas, la specie è stata introdotta nel corso dei secoli negli stati di Washington, Oregon e California, ed a partire dagli inizi del XX secolo anche inSudafrica (KwaZulu-Natal), Australia (dove è stata eradicata con successo) ed in alcuni paesi europei, come Irlanda, Gran Bretagna ed Italia, dove si è rapidamente diffusa a discapito dell'affine ma più piccolo Sciurus vulgaris.
È stato inserito nell'elenco delle 100 tra le specie invasive più dannose al mondo stilato dall'Unione internazionale per la conservazione della natura.
In Italia ne sussistono attualmente tre popolazioni isolate: una in Piemonte (Candiolo, nel torinese), introdotta nel 1948 ed in forte espansione nonostante i progetti di eradicazione, una in Liguria (Genova Nervi, introdotta nel 1966) e l'ultima, ancora in Piemonte, al confine con la Lombardia (Trecate, in provincia di Novara, introdotta nel1994). La specie si trova in diversi parchi del nord milanese (parco di Monza e del Ticino).
La specie, presente anche in Umbria, probabilmente dai primi anni del 2000, risulta molto abbondante nella porzione ovest del capoluogo umbro (Monte Malbe), ma la sua presenza è segnalata in quasi tutta l'area urbana e peri-urbana della città di Perugia, dove è riuscito a colonizzare anche diversi parchi cittadini. La presenza dello scoiattolo grigio in Umbria, rappresenta una potenziale minaccia per la conservazione dello scoiattolo comune, e più in generale per la biodiversità forestale, in tutto il centro Italia.
L'habitat nativo di questa specie sono i boschi estesi e maturi di latifoglie con ricco sottobosco: essendo tuttavia molto adattabile, la si trova anche nei parchi urbani e nei giardini pubblici, purché con presenza di alberi.
Un primo progetto sperimentale di eradicazione dello scoiattolo (e contemporaneamente di monitoraggio dello status sanitario degli esemplari) avvenne nella primavera del 1997 in un parco a Racconigi (dove convivevano sia rossi che grigi), in Piemonte, con la coordinazione dell'l'Istituto nazionale per la fauna selvatica e della sezione piemontese del WWF Italia, e l'approvazione di diverse associazioni (Legambiente, WWF Italia, Pro-Natura e Lega Italiana Protezione Uccelli). Il progetto prevedeva la cattura e la soppressione (dopo averli anestetizzati) degli esemplari di scoiattolo grigio catturati, e raccomandava la totale eradicazione, dato che i sopravvissuti avrebbero potuto facilmente ripopolare l'area in breve tempo. Le ipotesi di sterilizzazione e reimmissione in natura, così come quelle di trasferimento negli Stati Uniti, vennero scartate, sia per i costi estremamente elevati, sia per la mortalità comunque elevata che comportavano, sia per il rischio di diffusione del Parapoxvirus, che sarebbe rimasto inalterato. L'operazione venne interrotta, dopo la soppressione di 188 esemplari, a seguito di denunce da parte della lega anticaccia e della lega antivivisezione per attività di caccia illegale e per maltrattamenti agli animali contro un tecnico ed contro il direttore dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. In primo grado (novembre 1999) ci fu la condanna per caccia illegale e maltrattamenti, con l'assoluzione per i danni ad una proprietà dello Stato, essendo l'operazione autorizzata dal Ministero dell'Ambiente In appello (luglio 2000) i due vennero assolti da ogni accusa.
La posizione delle principali associazioni ecologiste italiane non è infatti univoca. La Lega anti vivisezione ritiene la minaccia portata dagli scoiattoli grigi priva di fondamento e cerca di fermare il progetto EC-SQUARE per l'eradicazione degli stessi. Al contrario Legambiente sostiene l'operazione e appoggia le iniziative di legge perché questa specie sia inserita tra quelle di cui è vietata la vendita. Posizione analoga a quella del WWF Italia, che appoggia l'operazione, e che dagli anni novanta chiede una legge per vietare la vendita delle specie alloctone in modo da non dover più ricorrere a queste soluzioni estreme, così come favorevole a progetti che ne limitino la diffusione è l'Unione zoologica italiana.
Passano il tempo a cercare cibo (prevalentemente semi e frutta secca) che nascondono in cavità dei tronchi d'albero od in buche nel terreno che poi ricoprono. Ciascun animale possiede alcune centinaia di rifugi per il cibo, per localizzare i quali si serve di segnali olfattivi che lascia in prossimità di essi, ma non nelle immediate vicinanze poiché ciò renderebbe la dispensa facile da individuare anche per altri animali. Lo scoiattolo grigio possiede inoltre un'eccellente memoria spaziale, per poter ricordare l'ubicazione dei rifugi: ciononostante, capita che alcuni di essi vengano dimenticati dall'animale, permettendo ai semi di germogliare e contribuendo perciò in qualche misura al rimboschimento delle aree in cui l'animale vive.
Nelle aree in cui la specie è stata introdotta, essa può rivelarsi un flagello per le colture di cereali e frutta a guscio, inoltre danneggia seriamente le foreste in quanto ha la tendenza a scortecciare gli alberi durante l'inverno, rendendoli maggiormente suscettibili al freddo ed agli attacchi da parte di parassiti.
(wikipedia)
Originaria della porzione atlantica dell'America Settentrionale (grossomodo dalla provinciacanadese del Nuovo Brunswick alla Florida ed al Texas, la specie è stata introdotta nel corso dei secoli negli stati di Washington, Oregon e California, ed a partire dagli inizi del XX secolo anche inSudafrica (KwaZulu-Natal), Australia (dove è stata eradicata con successo) ed in alcuni paesi europei, come Irlanda, Gran Bretagna ed Italia, dove si è rapidamente diffusa a discapito dell'affine ma più piccolo Sciurus vulgaris.
È stato inserito nell'elenco delle 100 tra le specie invasive più dannose al mondo stilato dall'Unione internazionale per la conservazione della natura.
In Italia ne sussistono attualmente tre popolazioni isolate: una in Piemonte (Candiolo, nel torinese), introdotta nel 1948 ed in forte espansione nonostante i progetti di eradicazione, una in Liguria (Genova Nervi, introdotta nel 1966) e l'ultima, ancora in Piemonte, al confine con la Lombardia (Trecate, in provincia di Novara, introdotta nel1994). La specie si trova in diversi parchi del nord milanese (parco di Monza e del Ticino).
La specie, presente anche in Umbria, probabilmente dai primi anni del 2000, risulta molto abbondante nella porzione ovest del capoluogo umbro (Monte Malbe), ma la sua presenza è segnalata in quasi tutta l'area urbana e peri-urbana della città di Perugia, dove è riuscito a colonizzare anche diversi parchi cittadini. La presenza dello scoiattolo grigio in Umbria, rappresenta una potenziale minaccia per la conservazione dello scoiattolo comune, e più in generale per la biodiversità forestale, in tutto il centro Italia.
L'habitat nativo di questa specie sono i boschi estesi e maturi di latifoglie con ricco sottobosco: essendo tuttavia molto adattabile, la si trova anche nei parchi urbani e nei giardini pubblici, purché con presenza di alberi.
Un primo progetto sperimentale di eradicazione dello scoiattolo (e contemporaneamente di monitoraggio dello status sanitario degli esemplari) avvenne nella primavera del 1997 in un parco a Racconigi (dove convivevano sia rossi che grigi), in Piemonte, con la coordinazione dell'l'Istituto nazionale per la fauna selvatica e della sezione piemontese del WWF Italia, e l'approvazione di diverse associazioni (Legambiente, WWF Italia, Pro-Natura e Lega Italiana Protezione Uccelli). Il progetto prevedeva la cattura e la soppressione (dopo averli anestetizzati) degli esemplari di scoiattolo grigio catturati, e raccomandava la totale eradicazione, dato che i sopravvissuti avrebbero potuto facilmente ripopolare l'area in breve tempo. Le ipotesi di sterilizzazione e reimmissione in natura, così come quelle di trasferimento negli Stati Uniti, vennero scartate, sia per i costi estremamente elevati, sia per la mortalità comunque elevata che comportavano, sia per il rischio di diffusione del Parapoxvirus, che sarebbe rimasto inalterato. L'operazione venne interrotta, dopo la soppressione di 188 esemplari, a seguito di denunce da parte della lega anticaccia e della lega antivivisezione per attività di caccia illegale e per maltrattamenti agli animali contro un tecnico ed contro il direttore dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. In primo grado (novembre 1999) ci fu la condanna per caccia illegale e maltrattamenti, con l'assoluzione per i danni ad una proprietà dello Stato, essendo l'operazione autorizzata dal Ministero dell'Ambiente In appello (luglio 2000) i due vennero assolti da ogni accusa.
La posizione delle principali associazioni ecologiste italiane non è infatti univoca. La Lega anti vivisezione ritiene la minaccia portata dagli scoiattoli grigi priva di fondamento e cerca di fermare il progetto EC-SQUARE per l'eradicazione degli stessi. Al contrario Legambiente sostiene l'operazione e appoggia le iniziative di legge perché questa specie sia inserita tra quelle di cui è vietata la vendita. Posizione analoga a quella del WWF Italia, che appoggia l'operazione, e che dagli anni novanta chiede una legge per vietare la vendita delle specie alloctone in modo da non dover più ricorrere a queste soluzioni estreme, così come favorevole a progetti che ne limitino la diffusione è l'Unione zoologica italiana.
Passano il tempo a cercare cibo (prevalentemente semi e frutta secca) che nascondono in cavità dei tronchi d'albero od in buche nel terreno che poi ricoprono. Ciascun animale possiede alcune centinaia di rifugi per il cibo, per localizzare i quali si serve di segnali olfattivi che lascia in prossimità di essi, ma non nelle immediate vicinanze poiché ciò renderebbe la dispensa facile da individuare anche per altri animali. Lo scoiattolo grigio possiede inoltre un'eccellente memoria spaziale, per poter ricordare l'ubicazione dei rifugi: ciononostante, capita che alcuni di essi vengano dimenticati dall'animale, permettendo ai semi di germogliare e contribuendo perciò in qualche misura al rimboschimento delle aree in cui l'animale vive.
Nelle aree in cui la specie è stata introdotta, essa può rivelarsi un flagello per le colture di cereali e frutta a guscio, inoltre danneggia seriamente le foreste in quanto ha la tendenza a scortecciare gli alberi durante l'inverno, rendendoli maggiormente suscettibili al freddo ed agli attacchi da parte di parassiti.
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Re: animali infestanti
Silurus glanis, conosciuto volgarmente come siluro o siluro d'Europa o anche pesce siluro, è un pesce d'acqua dolce europeo, appartenente alla famiglia dei Siluridae e all'ordine Siluriformes.
È originario dell'Europa orientale, dal bacino del Danubio verso est. È presente naturalmente in tutta l'Europa centro-orientale, a ovest fino all'Austria e Germania (bacino del Danubio), a nord fino all'estremo sud della Finlandia e della Danimarca e a sud fino alla Greciasettentrionale e alla Turchia europea. È stato introdotto in Gran Bretagna, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Francia, Spagna, Italia, Danimarca, Finlandia, Svezia e in alcune località extraeuropee tra cui Algeria, Cipro, Tunisia, Cina e Afghanistan. È stato anche trovato nelle acque salate del Lago d'Aral, in prossimità della penisola di Kulandy.
In Italia è stato introdotto da circa mezzo secolo e si è molto diffuso soprattutto nei bacini del Po e dell'Adige; più recentemente è stato introdotto nei fiumi Arno e Tevere.
Il suo habitat ideale è costituito da grandi fiumi (zona dell'Abramis brama), ma anche paludi, stagni, laghi, lanche, bracci morti e canali di bonifica. Si avvicina saltuariamente al mare, in prossimità delle foci dei grandi fiumi, ma non è ancora chiaro quanto possa spingersi all'interno di ambienti caratterizzati da acque salmastre. È una specie bentonica che quindi abita le zone più profonde, senza però disdegnare acque decisamente più basse, soprattutto durante la caccia. Ama nascondersi tra rami e fanghiglia, riposando durante la maggior parte della giornata. Col giungere delle tenebre inizia a nutrirsi, portandosi spesso nelle zone d'acqua più vicine alla superficie.
Minacciato nei paesi d'origine dalla pesca, dall'inquinamento e dalla costruzione di bacini e dighe, nelle acque in cui è stato introdotto è fonte di problemi e di impatti drammatici sulle popolazioni autoctone: nelle acque interne italiane, ad esempio, è auspicabile ma irrealizzabile la sua totale eradicazione. La sua immissione nell'ecosistema è avvenuta quando la situazione ambientale dei fiumi del nord Italia era più compromessa dalla canalizzazione e dalle bonifiche, che avevano eliminato canneti e le zone di acqua bassa nei corsi più imponenti, molto importanti ai fini riproduttivi per numerose specie, tra cui la tinca ed il luccio. La scomparsa dello storione provocata dalla realizzazione di numerose dighe, e la lenta uscita di scena del luccio, hanno favorito notevolmente l'insediamento del siluro nelle acque italiane. L'introduzione di altre specie alloctone, come il carassio e la breme, ha fatto il resto, fornendo abbondanti risorse trofiche a questo grande predatore (da non dimenticare che nel Po è quasi esclusivamente piscivoro e che i suoi tassi di accrescimento sono sensibilmente maggiori che nelle zone di origine). A causa delle sue elevate dimensioni è alla sommità della catena alimentare è bene ricordare come il siluro si sia insediato oramai da oltre mezzo secolo nelle acque italiane; in talune zone sono stati presi provvedimenti per salvaguardare le specie autoctone, vietando ai pescatori la reimmissione in acqua del pesce siluro (come di ogni altra specie alloctona invasiva). La presenza di questa specie è considerata uno dei principali ostacoli alla rinaturalizzazione dei corsi d'acqua del Nord Italia anche se, stante il grande interesse sportivo ed economico che la sua presenza ha sollevato nel bacino padano, si sono sollevate voci favorevoli al suo mantenimento. Da non dimenticare il carattere di massa dell'invasione del siluro nel Po: indagini in provincia di Rovigo hanno mostrato come in media il 27% della biomassa del fiume Po sia costituito da questa specie, che è anche la più rappresentata come numero di individui.
(wikipedia)
È originario dell'Europa orientale, dal bacino del Danubio verso est. È presente naturalmente in tutta l'Europa centro-orientale, a ovest fino all'Austria e Germania (bacino del Danubio), a nord fino all'estremo sud della Finlandia e della Danimarca e a sud fino alla Greciasettentrionale e alla Turchia europea. È stato introdotto in Gran Bretagna, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Francia, Spagna, Italia, Danimarca, Finlandia, Svezia e in alcune località extraeuropee tra cui Algeria, Cipro, Tunisia, Cina e Afghanistan. È stato anche trovato nelle acque salate del Lago d'Aral, in prossimità della penisola di Kulandy.
In Italia è stato introdotto da circa mezzo secolo e si è molto diffuso soprattutto nei bacini del Po e dell'Adige; più recentemente è stato introdotto nei fiumi Arno e Tevere.
Il suo habitat ideale è costituito da grandi fiumi (zona dell'Abramis brama), ma anche paludi, stagni, laghi, lanche, bracci morti e canali di bonifica. Si avvicina saltuariamente al mare, in prossimità delle foci dei grandi fiumi, ma non è ancora chiaro quanto possa spingersi all'interno di ambienti caratterizzati da acque salmastre. È una specie bentonica che quindi abita le zone più profonde, senza però disdegnare acque decisamente più basse, soprattutto durante la caccia. Ama nascondersi tra rami e fanghiglia, riposando durante la maggior parte della giornata. Col giungere delle tenebre inizia a nutrirsi, portandosi spesso nelle zone d'acqua più vicine alla superficie.
Minacciato nei paesi d'origine dalla pesca, dall'inquinamento e dalla costruzione di bacini e dighe, nelle acque in cui è stato introdotto è fonte di problemi e di impatti drammatici sulle popolazioni autoctone: nelle acque interne italiane, ad esempio, è auspicabile ma irrealizzabile la sua totale eradicazione. La sua immissione nell'ecosistema è avvenuta quando la situazione ambientale dei fiumi del nord Italia era più compromessa dalla canalizzazione e dalle bonifiche, che avevano eliminato canneti e le zone di acqua bassa nei corsi più imponenti, molto importanti ai fini riproduttivi per numerose specie, tra cui la tinca ed il luccio. La scomparsa dello storione provocata dalla realizzazione di numerose dighe, e la lenta uscita di scena del luccio, hanno favorito notevolmente l'insediamento del siluro nelle acque italiane. L'introduzione di altre specie alloctone, come il carassio e la breme, ha fatto il resto, fornendo abbondanti risorse trofiche a questo grande predatore (da non dimenticare che nel Po è quasi esclusivamente piscivoro e che i suoi tassi di accrescimento sono sensibilmente maggiori che nelle zone di origine). A causa delle sue elevate dimensioni è alla sommità della catena alimentare è bene ricordare come il siluro si sia insediato oramai da oltre mezzo secolo nelle acque italiane; in talune zone sono stati presi provvedimenti per salvaguardare le specie autoctone, vietando ai pescatori la reimmissione in acqua del pesce siluro (come di ogni altra specie alloctona invasiva). La presenza di questa specie è considerata uno dei principali ostacoli alla rinaturalizzazione dei corsi d'acqua del Nord Italia anche se, stante il grande interesse sportivo ed economico che la sua presenza ha sollevato nel bacino padano, si sono sollevate voci favorevoli al suo mantenimento. Da non dimenticare il carattere di massa dell'invasione del siluro nel Po: indagini in provincia di Rovigo hanno mostrato come in media il 27% della biomassa del fiume Po sia costituito da questa specie, che è anche la più rappresentata come numero di individui.
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Se parli di questo
https://de.wikipedia.org/wiki/Europ%C3%A4ischer_Wels
è stato da tempo riconoscuto che non ha rilevante impatto né ambientale né sull'ecosistema, anzi funziona da "Spazzino", mangia di tutto e cattura solo prede o deboli o a loro volta assolutamente non in pericolo (Ad es. mangia anche piccioni)
https://de.wikipedia.org/wiki/Europ%C3%A4ischer_Wels
è stato da tempo riconoscuto che non ha rilevante impatto né ambientale né sull'ecosistema, anzi funziona da "Spazzino", mangia di tutto e cattura solo prede o deboli o a loro volta assolutamente non in pericolo (Ad es. mangia anche piccioni)
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Re: animali infestanti
il siluro è specie autoctona in centro-Europa e quindi non può certo essere infestante, lo è invece nell'Europa meridionale (Italia, Penisola Iberica, Balcani)
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Re: animali infestanti
Zeno ha scritto:il siluro è specie autoctona in centro-Europa e quindi non può certo essere infestante, lo è invece nell'Europa meridionale (Italia, Penisola Iberica, Balcani)
Il link porta alla versione in tedesco di wiki ma essa non riguarda solo la Germania
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Re: animali infestanti
appunto, anche nella pagina italiana viene chiarito l'areale originale del siluro
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Re: animali infestanti
Zeno ha scritto:appunto, anche nella pagina italiana viene chiarito l'areale originale del siluro
Il quale non ha nulla a che vedere con l'invasività della specie in generale
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Re: animali infestanti
A causa delle sue elevate dimensioni è alla sommità della catena alimentare è bene ricordare come il siluro si sia insediato oramai da oltre mezzo secolo nelle acque italiane; in talune zone sono stati presi provvedimenti per salvaguardare le specie autoctone, vietando ai pescatori la reimmissione in acqua del pesce siluro (come di ogni altra specie alloctona invasiva). La presenza di questa specie è considerata uno dei principali ostacoli alla rinaturalizzazione dei corsi d'acqua del Nord Italia anche se, stante il grande interesse sportivo ed economico che la sua presenza ha sollevato nel bacino padano, si sono sollevate voci favorevoli al suo mantenimento. Da non dimenticare il carattere di massa dell'invasione del siluro nel Po: indagini in provincia di Rovigo hanno mostrato come in media il 27% della biomassa del fiume Po sia costituito da questa specie, che è anche la più rappresentata come numero di individui.Rasputin ha scritto:Zeno ha scritto:appunto, anche nella pagina italiana viene chiarito l'areale originale del siluro
Il quale non ha nulla a che vedere con l'invasività della specie in generale
(wikipedia)
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Re: animali infestanti
Zeno ha scritto:A causa delle sue elevate dimensioni è alla sommità della catena alimentare è bene ricordare come il siluro si sia insediato oramai da oltre mezzo secolo nelle acque italiane; in talune zone sono stati presi provvedimenti per salvaguardare le specie autoctone, vietando ai pescatori la reimmissione in acqua del pesce siluro (come di ogni altra specie alloctona invasiva). La presenza di questa specie è considerata uno dei principali ostacoli alla rinaturalizzazione dei corsi d'acqua del Nord Italia anche se, stante il grande interesse sportivo ed economico che la sua presenza ha sollevato nel bacino padano, si sono sollevate voci favorevoli al suo mantenimento. Da non dimenticare il carattere di massa dell'invasione del siluro nel Po: indagini in provincia di Rovigo hanno mostrato come in media il 27% della biomassa del fiume Po sia costituito da questa specie, che è anche la più rappresentata come numero di individui.Rasputin ha scritto:Zeno ha scritto:appunto, anche nella pagina italiana viene chiarito l'areale originale del siluro
Il quale non ha nulla a che vedere conl'invasivitàla nocività della specie in generale
(wikipedia)
Ho rettificato, vedi sopra. E comunque sottovaluti l'irrilevanza di Cialtronia e dei suoi abitanti - inclusi i pesci siluro - rispetto all'intero ecosistema europeo.
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Re: animali infestanti
Io disprezzo la società italiana, non posso certo fare altrettanto per per il suo patrimonio naturale
L'Italia è uno dei paesi europei più ricchi di biodiversità, sia animale che vegetale, con un popolamento ricchissimo di forme endemiche. L'Italia, ad esempio, è lo stato d'Europa che conta il maggior numero di specie di piante con semi.
Questa ricchezza di specie ha più di una causa: in primo luogo, durante le glaciazioni pleistoceniche il territorio italiano rimase in gran parte sgombro di ghiacci, il che permise alla fauna e alla flora di sopravvivere, cosa che nelle zone centrosettentrionali del continente non avvenne, viceversa il ritiro dei grandi ghiacciai ha lasciato in alcune località montane una fauna relitta glaciale. Inoltre, il territorio italiano si estende su circa 10° di latitudine, dunque, pur restando nell'ambito di climi temperati privi di estremi di caldo, di freddo o di aridità, la differenza climatica fra il nord e il sud del paese non è affatto trascurabile, andando dai climi nivali delle vette alpine, al clima temperato fresco semicontinentale della pianura Padana, a quello mediterraneo delle coste centromeridionali e delle isole.
Un'ultima spiegazione del perché l'Italia ha un popolamento così diversificato risiede nell'eterogeneità ambientale prodotta dalla natura prevalentemente collinare e montuosa del territorio, che ha provocato un proliferare di nicchie ecologiche, vicine nello spazio ma molto diversificate.
(wikipedia)
L'Italia è uno dei paesi europei più ricchi di biodiversità, sia animale che vegetale, con un popolamento ricchissimo di forme endemiche. L'Italia, ad esempio, è lo stato d'Europa che conta il maggior numero di specie di piante con semi.
Questa ricchezza di specie ha più di una causa: in primo luogo, durante le glaciazioni pleistoceniche il territorio italiano rimase in gran parte sgombro di ghiacci, il che permise alla fauna e alla flora di sopravvivere, cosa che nelle zone centrosettentrionali del continente non avvenne, viceversa il ritiro dei grandi ghiacciai ha lasciato in alcune località montane una fauna relitta glaciale. Inoltre, il territorio italiano si estende su circa 10° di latitudine, dunque, pur restando nell'ambito di climi temperati privi di estremi di caldo, di freddo o di aridità, la differenza climatica fra il nord e il sud del paese non è affatto trascurabile, andando dai climi nivali delle vette alpine, al clima temperato fresco semicontinentale della pianura Padana, a quello mediterraneo delle coste centromeridionali e delle isole.
Un'ultima spiegazione del perché l'Italia ha un popolamento così diversificato risiede nell'eterogeneità ambientale prodotta dalla natura prevalentemente collinare e montuosa del territorio, che ha provocato un proliferare di nicchie ecologiche, vicine nello spazio ma molto diversificate.
(wikipedia)
Ultima modifica di Zeno il Gio 4 Ago 2016 - 0:35 - modificato 1 volta.
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Re: animali infestanti
Zeno ha scritto:Io disprezzo la società italiana, non posso certo fare altrettanto per per il suo patrimonio naturale
Anche quello fa parte dell'irrilevanza menzionata, che si riferiva in rapporto all'intero territorio europeo.
Per esempio, il siluro potrebbe essere nocivo sul Po, ma a livello globale conta sega. Capisci?
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Re: animali infestanti
non conta una sega per chiunque se ne fotte dell'ambienteRasputin ha scritto:Zeno ha scritto:Io disprezzo la società italiana, non posso certo fare altrettanto per per il suo patrimonio naturale
Anche quello fa parte dell'irrilevanza menzionata, che si riferiva in rapporto all'intero territorio europeo.
Per esempio, il siluro potrebbe essere nocivo sul Po, ma a livello globale conta sega. Capisci?
molte nostre specie autoctone sono state flagelli in altri continenti, come i conigli e le volpi in Australia
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Zeno ha scritto:non conta una sega per chiunque se ne fotte dell'ambienteRasputin ha scritto:Zeno ha scritto:Io disprezzo la società italiana, non posso certo fare altrettanto per per il suo patrimonio naturale
Anche quello fa parte dell'irrilevanza menzionata, che si riferiva in rapporto all'intero territorio europeo.
Per esempio, il siluro potrebbe essere nocivo sul Po, ma a livello globale conta sega. Capisci?
molte nostre specie autoctone sono state flagelli in altri continenti, come i conigli e le volpi in Australia
Vostre di chi?
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nostre di europeiRasputin ha scritto:Zeno ha scritto:non conta una sega per chiunque se ne fotte dell'ambienteRasputin ha scritto:Zeno ha scritto:Io disprezzo la società italiana, non posso certo fare altrettanto per per il suo patrimonio naturale
Anche quello fa parte dell'irrilevanza menzionata, che si riferiva in rapporto all'intero territorio europeo.
Per esempio, il siluro potrebbe essere nocivo sul Po, ma a livello globale conta sega. Capisci?
molte nostre specie autoctone sono state flagelli in altri continenti, come i conigli e le volpi in Australia
Vostre di chi?
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Zeno ha scritto:nostre di europeiRasputin ha scritto:Zeno ha scritto:non conta una sega per chiunque se ne fotte dell'ambienteRasputin ha scritto:Zeno ha scritto:Io disprezzo la società italiana, non posso certo fare altrettanto per per il suo patrimonio naturale
Anche quello fa parte dell'irrilevanza menzionata, che si riferiva in rapporto all'intero territorio europeo.
Per esempio, il siluro potrebbe essere nocivo sul Po, ma a livello globale conta sega. Capisci?
molte nostre specie autoctone sono state flagelli in altri continenti, come i conigli e le volpi in Australia
Vostre di chi?
E cazzo c'entra col siluro me lo spieghi?
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volpi e conigli sono autoctoni in tutta Europa e quindi un europeo proverebbe forse la stessa indifferenza per i danni che hanno arrecato in Australia di quanta ne proverebbero un tedesco o uno slavo per i danni che i siluri hanno arrecato in Italia e in SpagnaRasputin ha scritto:E cazzo c'entra col siluro me lo spieghi?
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Zeno ha scritto:volpi e conigli sono autoctoni in tutta Europa e quindi un europeo proverebbe forse la stessa indifferenza per i danni che hanno arrecato in Australia di quanta ne proverebbero un tedesco o uno slavo per i danni che i siluri hanno arrecato in Italia e in SpagnaRasputin ha scritto:E cazzo c'entra col siluro me lo spieghi?
Ipotesi stiracchiata, i danni dei conigli in Australia sono documentati (E si tratta di un intero continente, più grande dell'intera Europa), in Italia e Spagna non vedo documentazioni oggettive di danni e anche se ce ne fossero nessuno se li caga visto che l'impatto medioambientale - ammesso e non concesso che ve ne sia uno - sarebbe tanto irrilevante come i paesi in cui ha luogo, cioccolatai cialtroni a partire dagli abitanti delle rispettive capitali (Che conosco bene ambi)
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Re: animali infestanti
sono certo che le tue opinioni contino moltissimo x l'Unesco e gli altri enti di salvaguardia dell'ambienteRasputin ha scritto:Zeno ha scritto:volpi e conigli sono autoctoni in tutta Europa e quindi un europeo proverebbe forse la stessa indifferenza per i danni che hanno arrecato in Australia di quanta ne proverebbero un tedesco o uno slavo per i danni che i siluri hanno arrecato in Italia e in SpagnaRasputin ha scritto:E cazzo c'entra col siluro me lo spieghi?
Ipotesi stiracchiata, i danni dei conigli in Australia sono documentati (E si tratta di un intero continente, più grande dell'intera Europa), in Italia e Spagna non vedo documentazioni oggettive di danni e anche se ce ne fossero nessuno se li caga visto che l'impatto medioambientale - ammesso e non concesso che ve ne sia uno - sarebbe tanto irrilevante come i paesi in cui ha luogo, cioccolatai cialtroni a partire dagli abitanti delle rispettive capitali (Che conosco bene ambi)
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Re: animali infestanti
Zeno ha scritto:sono certo che le tue opinioni contino moltissimo x l'Unesco e gli altri enti di salvaguardia dell'ambienteRasputin ha scritto:Zeno ha scritto:volpi e conigli sono autoctoni in tutta Europa e quindi un europeo proverebbe forse la stessa indifferenza per i danni che hanno arrecato in Australia di quanta ne proverebbero un tedesco o uno slavo per i danni che i siluri hanno arrecato in Italia e in SpagnaRasputin ha scritto:E cazzo c'entra col siluro me lo spieghi?
Ipotesi stiracchiata, i danni dei conigli in Australia sono documentati (E si tratta di un intero continente, più grande dell'intera Europa), in Italia e Spagna non vedo documentazioni oggettive di danni e anche se ce ne fossero nessuno se li caga visto che l'impatto medioambientale - ammesso e non concesso che ve ne sia uno - sarebbe tanto irrilevante come i paesi in cui ha luogo, cioccolatai cialtroni a partire dagli abitanti delle rispettive capitali (Che conosco bene ambi)
Mah...se lo dici tu...a me pare di non avere espresso troppe opinioni
EDIT
e anche questa mi pare ben lungi dall'essere una:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27471853
nell'improbabile ipotesi tu sia in grado di capirci qualcosa
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allora vai a convincerli tu
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Re: animali infestanti
La tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) è un rettile appartenente all'ordine delle testuggini. Deve il soprannome di orecchie rosse alle due macchie di colore rosso presenti ai lati della testa. Sovente viene confusa con esemplari di altre sottospecie. È una tartaruga d'acqua dolce diurna che in cattività può vivere in media fino a 35 anni se tenuta in condizioni ottimali, mentre allo stato brado supera con difficoltà i 25-30 anni.
Originaria del centro e del sud degli Stati Uniti (valle del Mississippi), dall'Illinois al Golfo del Messico. È stata introdotta nel resto del continente americano e in Europa, Asia e Australia. I suoi habitat preferiti sono i laghi, gli stagni e i fiumi dal corso d'acqua lento e fangoso con abbondanza di piante acquatiche. D'estate al prosciugarsi delle pozze d'acqua scava delle buche nel fango o si ripara nei boschi o nell'erba alta. Può resistere anche a climi "freddi" purché la temperatura dell'acqua in cui è immersa non scenda sotto i 3 gradi centigradi in inverno ed arrivi ad almeno 24 gradi d'estate.
La specie è stata inserita nell'elenco delle 100 tra le specie esotiche invasive più dannose al mondo.
Questa specie viene comunemente ritenuta una temibile predatrice di anfibi, pesci e uccelli acquatici e concausa della diminuzione degli esemplari dell'autoctona Emys orbicularis. Tale luogo comune è in contrasto con innumerevoli studi italiani ed europei evidenziano che la specie nei primi anni di vita è prevalentemente insettivora e da adulta è prettamente vegetariana ed opportunistica, con scarse capacità predatorie, al contrario della prettamente carnivora E. orbicularis, inoltre non sono stati evidenziati casi di predazione alla piccola fauna simpatrica, pesci e pulli di ralli, di anatidi.
Si stima che in Italia giungano circa 900.000 testuggini l'anno e l'abnorme diffusione degli esemplari, negli specchi, corsi d'acqua, finanche nelle fontane e laghi dei parchi pubblici è dovuta esclusivamente al continuo rilascio di esemplari adulti o subadulti capaci di superare con un fase di letargo i rigori invernali, cosa non possibile per i giovani esemplari. Nelle varie zone climatiche italiane è stato osservato che negli le deposizioni di uova raramente portano alla schiusa e che gli esemplari sopravvivono solo in condizioni di semilibertà in ambienti lacustri protetti e nelle zone meridionali con inverni meno rigidi.
La T. s. elegans è soggetta a tutti i fattori antropici negativi a cui è soggetta la E. orbicularis e la sua massiccia presenza è dovuta solo al continuo costante rilascio di svariate decine di migliaia di esemplari adulti e subadulti ben alimentati nella fase di allevamento domestico, cosa che fa superare la fase di riduzione naturale per predazione a cui sono sottoposti i giovani esemplari selvatici.
Analizzando tutti questi fattori è stato ipotizzato che senza questi continui rilasci questa specie sarebbe destinata a invadere tutti i corsi d'acqua dolce in Italia (dal centro al sud) in alcune decine di anni per la sua alta capacità di riprodursi e quindi sia da ritenere alloctona e dannosa per l'ambiente in quanto si nutre prevalentemente di uova e di piccoli di pesce.
(wikipedia)
Originaria del centro e del sud degli Stati Uniti (valle del Mississippi), dall'Illinois al Golfo del Messico. È stata introdotta nel resto del continente americano e in Europa, Asia e Australia. I suoi habitat preferiti sono i laghi, gli stagni e i fiumi dal corso d'acqua lento e fangoso con abbondanza di piante acquatiche. D'estate al prosciugarsi delle pozze d'acqua scava delle buche nel fango o si ripara nei boschi o nell'erba alta. Può resistere anche a climi "freddi" purché la temperatura dell'acqua in cui è immersa non scenda sotto i 3 gradi centigradi in inverno ed arrivi ad almeno 24 gradi d'estate.
La specie è stata inserita nell'elenco delle 100 tra le specie esotiche invasive più dannose al mondo.
Questa specie viene comunemente ritenuta una temibile predatrice di anfibi, pesci e uccelli acquatici e concausa della diminuzione degli esemplari dell'autoctona Emys orbicularis. Tale luogo comune è in contrasto con innumerevoli studi italiani ed europei evidenziano che la specie nei primi anni di vita è prevalentemente insettivora e da adulta è prettamente vegetariana ed opportunistica, con scarse capacità predatorie, al contrario della prettamente carnivora E. orbicularis, inoltre non sono stati evidenziati casi di predazione alla piccola fauna simpatrica, pesci e pulli di ralli, di anatidi.
Si stima che in Italia giungano circa 900.000 testuggini l'anno e l'abnorme diffusione degli esemplari, negli specchi, corsi d'acqua, finanche nelle fontane e laghi dei parchi pubblici è dovuta esclusivamente al continuo rilascio di esemplari adulti o subadulti capaci di superare con un fase di letargo i rigori invernali, cosa non possibile per i giovani esemplari. Nelle varie zone climatiche italiane è stato osservato che negli le deposizioni di uova raramente portano alla schiusa e che gli esemplari sopravvivono solo in condizioni di semilibertà in ambienti lacustri protetti e nelle zone meridionali con inverni meno rigidi.
La T. s. elegans è soggetta a tutti i fattori antropici negativi a cui è soggetta la E. orbicularis e la sua massiccia presenza è dovuta solo al continuo costante rilascio di svariate decine di migliaia di esemplari adulti e subadulti ben alimentati nella fase di allevamento domestico, cosa che fa superare la fase di riduzione naturale per predazione a cui sono sottoposti i giovani esemplari selvatici.
Analizzando tutti questi fattori è stato ipotizzato che senza questi continui rilasci questa specie sarebbe destinata a invadere tutti i corsi d'acqua dolce in Italia (dal centro al sud) in alcune decine di anni per la sua alta capacità di riprodursi e quindi sia da ritenere alloctona e dannosa per l'ambiente in quanto si nutre prevalentemente di uova e di piccoli di pesce.
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