Massimo Gandolfini, anima e neuroscienze
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Massimo Gandolfini, anima e neuroscienze
Questa è una conversazione che ho avuto con un credente su un altro forum, in materia di anima e coscienza:
Mi permetto di consigliare il libro "I Volti della coscienza“ www.ibs.it/code/9788882729677/gando...-coscienza.html
di Massimo Gandolfini, PRIMARIO NEUROCHIRURGO e vice presidente nazionale di Scienza e Vita. Un testo scientifico, e nello stesso tempo divulgativo, in cui il problema dei rapporti mente-cervello viene analizzato alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, tenendo presente un dibattito filosofico e teologico secolare.
La tesi del libro, veramente opportuno in tempi in cui sulle neuroscienze si scrive di tutto, è che “il cervello è organo necessario ma NON SUFFICENTE per spiegare la coscienza”. A questa conclusione, di buon senso, in perfetto accordo con secoli di pensiero filosofico sull’uomo e la sua natura anfibia, si perviene dopo vari capitoli “tecnici” dedicati allo “stato vegetativo”, allo “stato di minima coscienza”, a “neuroimaging e stato vegetativo”, a “neuroimaging e attività cerebrale”… Alla fine del percorso scientifico, in un capitolo intitolato “Coscienza e cervello”, Gandolfini conclude: “un rigido meccanicismo che sostenga apoditticamente che la coscienza è il ‘prodotto’ del cervello induce all’errore di confondere ‘causa strumentale’ (o ‘mezzo’) e ‘causa formale’ (o ‘causa vera’), secondo l’insegnamento classico di Socrate a Cebete…”.
Secondo il materialismo, l’uomo non differisce in nulla da una cimice o da una falena, in quanto come tali insetti destinato solo alla morte e determinato nella sua esistenza da un rigido meccanicismo. Privo, in altre parole, di anima immortale. Nel suo “L’uomo che non credeva in Dio”, una sorta di testamento spirituale del 2008, il maestro del pensiero ateo contemporaneo, Scalfari, definiva gli uomini “universi di cellule, di flussi sanguigni, di inconsce passioni”, e di fronte alla grande domanda sul pensiero e la coscienza, in un paragrafo intitolato “La gabbia dell’io”, affermava: “Insomma, l’io non esiste. E’ una superstizione. Oppure una caricatura. Una maschera… Un computer depositario di una memoria. Una gabbia. Un capriccioso dittatore. Oppure un prigioniero?”.
Niente di nuovo, dunque, ma la riesposizione di dottrine orientali e gnostiche esistenti da secoli, che a Scalfari piace talora mescolare con riduzionismi materialisti di stampo pseudoscientifico. Di qui un articolo del luglio 2013, sull’Espresso, proprio sulla coscienza, nel quale viene presentata la tesi di un romanziere, Ian McEwan, secondo il quale il cervello altro non sarebbe che un pianoforte, cioè un insieme materiale di tasti, viti e martelletti, e la mente altro non sarebbe che la musica, impalpabile come il pensiero, prodotta, in toto, da questo pianoforte. Chiosa Scalfari: “La sorpresa sconvolgente di McEwan sull’origine materialistica della coscienza non è una novità: gli scienziati che studiano il cervello ci sono arrivati da tempo…”.
Siete avvertiti: l’idea di coscienza di Scalfari e quella del romanziere sono la verità, nulla di meno. Peccato che le cose non stiano così, come dimostra il già citato studio di Gandolfini, che non è né un giornalista, né un romanziere, ma uno dei tanti NEUROSCIENZIATI che hanno ben chiaro come sia impossibile ridurre il pensiero e la coscienza alla materia, la cattedrale ai sassi che la compongono, una musica ai martelletti di un pianoforte…
Proprio l’esempio scelto da Scalfari, infatti, dice dell’irrazionalità di simile posizione: un pianoforte, senza un’ intelligenza, senza una causa vera, il musicista, che se ne serva come di una causa seconda, come di un mezzo, non produce alcuna musica, alcuna armonia. Il pianoforte non è, di per sé, dunque, “origine” di nulla. Sostenere il contrario significa semplicemente fare un atto di fede, senza fondamenti né scientifici né logici, nella capacità della materia, in questo caso il pianoforte, di superare se stessa (nella possibilità della materia, per quanto riguarda l’uomo, di conoscere se stessa). Viene in mente, in proposito, quanto scrive un altro riduzionista come Edoardo Boncinelli, nel suo “Le forme della vita” (2006). Egli afferma che coscienza di sé e linguaggio umani sono “facoltà che ci appaiono quasi spuntate dal nulla”, sostanzialmente irriducibili al metodo scientifico, per poi catalogarle, con evidente illogicità e forzatura, tra gli “eventi accidentali”, gli “incidenti congelati” (espressioni senza significato alcuno).
Poi è chiaro che tra materialsiti e cristiani ci siamo pochi punti in comune: per i primi la coscienza è frutto del caso, “incidente congelato”, prigione, escrescenza della materia (dunque, come scriveva Benedetto XVI, essa diviene “l’istanza che ci dispensa dalla verità”, il “guscio della soggettività, in cui l’uomo può sfuggire alla realtà”, la “giustificazione della soggettività, che non si lascia più mettere in questione”…); per i secondi, al contrario, la coscienza è, secondo il catechismo, “il nucleo più segreto ed il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio”, per fare i conti con la sua origine e il suo fine.
Presentando il suo libro il prof Gandolfini ha spiegato: “La coscienza va letta come un “pattern relazionale”, cioè come atto che scaturisce dalla relazione fra più componenti: geni e reti neurali, ma anche ambiente di vita, esperienze e “biografia” del soggetto. Dall’interazione di queste forze, attraverso meccanismi non rigidamente determinabili, scaturisce la “coscienza” , che è tutt’altro rispetto alle stesse forze che l’hanno determinata, non essendo riducibile a nessuna di esse. E tutto ciò non costituisce per nulla un atteggiamento fideistico-antiscientifico, se solo pensiamo che perfino la matematica (scienza esatta per eccellenza, costruita dalle nostre stesse mani) implica principi di “indeterminazione” (Heisenberg) e di “incompletezza dei sistemi” (teorema di Godel), per i quali esistono enunciati perfettamente compatibili con gli assiomi di partenza, ma assolutamente indimostrabili con gli stessi strumenti prescelti. Se così è di qualcosa di inerte, come non porsi almeno il dubbio che ancor di più vale per una materia vivente, continuamente rimodellabile e modificabile. In una battuta, va ribaltata la prospettiva: non è il cervello a dirci che cosa è la coscienza, ma è la coscienza a dirci che cosa è il cervello“.
Mi permetto di consigliare il libro "I Volti della coscienza“ www.ibs.it/code/9788882729677/gando...-coscienza.html
di Massimo Gandolfini, PRIMARIO NEUROCHIRURGO e vice presidente nazionale di Scienza e Vita. Un testo scientifico, e nello stesso tempo divulgativo, in cui il problema dei rapporti mente-cervello viene analizzato alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, tenendo presente un dibattito filosofico e teologico secolare.
La tesi del libro, veramente opportuno in tempi in cui sulle neuroscienze si scrive di tutto, è che “il cervello è organo necessario ma NON SUFFICENTE per spiegare la coscienza”. A questa conclusione, di buon senso, in perfetto accordo con secoli di pensiero filosofico sull’uomo e la sua natura anfibia, si perviene dopo vari capitoli “tecnici” dedicati allo “stato vegetativo”, allo “stato di minima coscienza”, a “neuroimaging e stato vegetativo”, a “neuroimaging e attività cerebrale”… Alla fine del percorso scientifico, in un capitolo intitolato “Coscienza e cervello”, Gandolfini conclude: “un rigido meccanicismo che sostenga apoditticamente che la coscienza è il ‘prodotto’ del cervello induce all’errore di confondere ‘causa strumentale’ (o ‘mezzo’) e ‘causa formale’ (o ‘causa vera’), secondo l’insegnamento classico di Socrate a Cebete…”.
Secondo il materialismo, l’uomo non differisce in nulla da una cimice o da una falena, in quanto come tali insetti destinato solo alla morte e determinato nella sua esistenza da un rigido meccanicismo. Privo, in altre parole, di anima immortale. Nel suo “L’uomo che non credeva in Dio”, una sorta di testamento spirituale del 2008, il maestro del pensiero ateo contemporaneo, Scalfari, definiva gli uomini “universi di cellule, di flussi sanguigni, di inconsce passioni”, e di fronte alla grande domanda sul pensiero e la coscienza, in un paragrafo intitolato “La gabbia dell’io”, affermava: “Insomma, l’io non esiste. E’ una superstizione. Oppure una caricatura. Una maschera… Un computer depositario di una memoria. Una gabbia. Un capriccioso dittatore. Oppure un prigioniero?”.
Niente di nuovo, dunque, ma la riesposizione di dottrine orientali e gnostiche esistenti da secoli, che a Scalfari piace talora mescolare con riduzionismi materialisti di stampo pseudoscientifico. Di qui un articolo del luglio 2013, sull’Espresso, proprio sulla coscienza, nel quale viene presentata la tesi di un romanziere, Ian McEwan, secondo il quale il cervello altro non sarebbe che un pianoforte, cioè un insieme materiale di tasti, viti e martelletti, e la mente altro non sarebbe che la musica, impalpabile come il pensiero, prodotta, in toto, da questo pianoforte. Chiosa Scalfari: “La sorpresa sconvolgente di McEwan sull’origine materialistica della coscienza non è una novità: gli scienziati che studiano il cervello ci sono arrivati da tempo…”.
Siete avvertiti: l’idea di coscienza di Scalfari e quella del romanziere sono la verità, nulla di meno. Peccato che le cose non stiano così, come dimostra il già citato studio di Gandolfini, che non è né un giornalista, né un romanziere, ma uno dei tanti NEUROSCIENZIATI che hanno ben chiaro come sia impossibile ridurre il pensiero e la coscienza alla materia, la cattedrale ai sassi che la compongono, una musica ai martelletti di un pianoforte…
Proprio l’esempio scelto da Scalfari, infatti, dice dell’irrazionalità di simile posizione: un pianoforte, senza un’ intelligenza, senza una causa vera, il musicista, che se ne serva come di una causa seconda, come di un mezzo, non produce alcuna musica, alcuna armonia. Il pianoforte non è, di per sé, dunque, “origine” di nulla. Sostenere il contrario significa semplicemente fare un atto di fede, senza fondamenti né scientifici né logici, nella capacità della materia, in questo caso il pianoforte, di superare se stessa (nella possibilità della materia, per quanto riguarda l’uomo, di conoscere se stessa). Viene in mente, in proposito, quanto scrive un altro riduzionista come Edoardo Boncinelli, nel suo “Le forme della vita” (2006). Egli afferma che coscienza di sé e linguaggio umani sono “facoltà che ci appaiono quasi spuntate dal nulla”, sostanzialmente irriducibili al metodo scientifico, per poi catalogarle, con evidente illogicità e forzatura, tra gli “eventi accidentali”, gli “incidenti congelati” (espressioni senza significato alcuno).
Poi è chiaro che tra materialsiti e cristiani ci siamo pochi punti in comune: per i primi la coscienza è frutto del caso, “incidente congelato”, prigione, escrescenza della materia (dunque, come scriveva Benedetto XVI, essa diviene “l’istanza che ci dispensa dalla verità”, il “guscio della soggettività, in cui l’uomo può sfuggire alla realtà”, la “giustificazione della soggettività, che non si lascia più mettere in questione”…); per i secondi, al contrario, la coscienza è, secondo il catechismo, “il nucleo più segreto ed il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio”, per fare i conti con la sua origine e il suo fine.
Presentando il suo libro il prof Gandolfini ha spiegato: “La coscienza va letta come un “pattern relazionale”, cioè come atto che scaturisce dalla relazione fra più componenti: geni e reti neurali, ma anche ambiente di vita, esperienze e “biografia” del soggetto. Dall’interazione di queste forze, attraverso meccanismi non rigidamente determinabili, scaturisce la “coscienza” , che è tutt’altro rispetto alle stesse forze che l’hanno determinata, non essendo riducibile a nessuna di esse. E tutto ciò non costituisce per nulla un atteggiamento fideistico-antiscientifico, se solo pensiamo che perfino la matematica (scienza esatta per eccellenza, costruita dalle nostre stesse mani) implica principi di “indeterminazione” (Heisenberg) e di “incompletezza dei sistemi” (teorema di Godel), per i quali esistono enunciati perfettamente compatibili con gli assiomi di partenza, ma assolutamente indimostrabili con gli stessi strumenti prescelti. Se così è di qualcosa di inerte, come non porsi almeno il dubbio che ancor di più vale per una materia vivente, continuamente rimodellabile e modificabile. In una battuta, va ribaltata la prospettiva: non è il cervello a dirci che cosa è la coscienza, ma è la coscienza a dirci che cosa è il cervello“.
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Re: Massimo Gandolfini, anima e neuroscienze
Parto con le domande:
1- Massimo Gandolfini che tipo è secondo voi? Obiettivo, non obiettivo, fanatico...?
2-Qualcuno ha letto il libro e mi sa dire se è roba interessante o pura speculazione?
Qualsiasi altra considerazione è gradita, ovviamente.
1- Massimo Gandolfini che tipo è secondo voi? Obiettivo, non obiettivo, fanatico...?
2-Qualcuno ha letto il libro e mi sa dire se è roba interessante o pura speculazione?
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Re: Massimo Gandolfini, anima e neuroscienze
Premetto che non conosco ne ho letto il libro di Massimo Gandolfini quindi non esprimo giudizi anche se mi sembra un approccio un po' fideistico.
Sul tema però "cervello e coscienza" ho letto fra l'altro un bellissimo libro di un amico di Rasp : Giulio Tononi
"PHI. Un viaggio dal cervello all'anima"
Se vuoi approfondire il percorso e avere una visione più ampia del problema te lo consiglio.
Ti riporto qui la descrizione che ne fa Amazon:
"Romanzo-saggio potente e suggestivo, PHI regala alla teoria sulla coscienza di Giulio Tononi un'inaspettata veste narrativa. Protagonista di questo libro, in più punti ispirato alla "Divina Commedia", è Galileo Galilei. L'astronomo pisano viene guidato in questo viaggio onirico prima da Francis Crick, poi da Alan Turing e infine da Charles Darwin, alla scoperta di cos'è la coscienza e di com'è generata dal cervello. Ma l'approdo finale di questa esplorazione è ancora più sorprendente delle sue premesse. Nel corso della narrazione Galileo, e con lui il lettore, scoprirà che la coscienza, da sempre considerata un mistero insondabile, appannaggio esclusivo della filosofia o mera illusione - laddove ciò che conta per la scienza è solo il brusio incessante delle cellule nervose - è in realtà la cosa più reale, più grande e più irriducibile che esista, ma non per questo non misurabile. Le sue forme sono geometriche, la sua misura un numero: PHI."
Sul tema però "cervello e coscienza" ho letto fra l'altro un bellissimo libro di un amico di Rasp : Giulio Tononi
"PHI. Un viaggio dal cervello all'anima"
Se vuoi approfondire il percorso e avere una visione più ampia del problema te lo consiglio.
Ti riporto qui la descrizione che ne fa Amazon:
"Romanzo-saggio potente e suggestivo, PHI regala alla teoria sulla coscienza di Giulio Tononi un'inaspettata veste narrativa. Protagonista di questo libro, in più punti ispirato alla "Divina Commedia", è Galileo Galilei. L'astronomo pisano viene guidato in questo viaggio onirico prima da Francis Crick, poi da Alan Turing e infine da Charles Darwin, alla scoperta di cos'è la coscienza e di com'è generata dal cervello. Ma l'approdo finale di questa esplorazione è ancora più sorprendente delle sue premesse. Nel corso della narrazione Galileo, e con lui il lettore, scoprirà che la coscienza, da sempre considerata un mistero insondabile, appannaggio esclusivo della filosofia o mera illusione - laddove ciò che conta per la scienza è solo il brusio incessante delle cellule nervose - è in realtà la cosa più reale, più grande e più irriducibile che esista, ma non per questo non misurabile. Le sue forme sono geometriche, la sua misura un numero: PHI."
Ospite- Ospite
Re: Massimo Gandolfini, anima e neuroscienze
Mi chiedo da sempre perché gli assertori del panpsichismo si muovano o si alimentino, dal momento che se le baggianate che sostengono fossero un minimo vere, l'universo trasuderebbe dolore da ogni poro
Non vorremo mica scuotere la coscienza delle molecole che compongono i tasti dei nostri notebook, delle posate che ci infiliamo in bocca, fintanto dell'aria che respiriamo...
Su, si muoia per permettere a tutte le molecole senzienti (?) di vivere in pace!
La coscienza non è una proprietà intrinseca della materia o dell'energia, è emergente, quant'è vero che dopo qualche colpo alla testa i network neurali iniziano a cazzeggiare e a non rispondere più a dovere.
Non vorremo mica scuotere la coscienza delle molecole che compongono i tasti dei nostri notebook, delle posate che ci infiliamo in bocca, fintanto dell'aria che respiriamo...
Su, si muoia per permettere a tutte le molecole senzienti (?) di vivere in pace!
La coscienza non è una proprietà intrinseca della materia o dell'energia, è emergente, quant'è vero che dopo qualche colpo alla testa i network neurali iniziano a cazzeggiare e a non rispondere più a dovere.
___________________
Smettetela di bistrattare e misinterpretare la Scienza per fingere di dare plausibilità alle vostre troiate
Grazie
Justine- ----------
- Numero di messaggi : 15532
Occupazione/Hobby : Qui è l'una antenna
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 24.05.14
Re: Massimo Gandolfini, anima e neuroscienze
Comunque, G. è uno di coloro i quali vogliono "spingere la gente all'eterosessualità", il che è tutto dire su cosa si stia predicando...
___________________
Smettetela di bistrattare e misinterpretare la Scienza per fingere di dare plausibilità alle vostre troiate
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