La morte tra ragione e fede.
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Re: La morte tra ragione e fede.
Vivere è ciò che l'uomo vuole.
Ma chi lo dice? Che riscontro si ha di questa affermazione?
Se si intende sopravvivere esso non è sempre uno scopo. Lo è semmai quando la sopravvivenza di qualcuno è messa in discussione senza che vi siano motivazioni che si oppongono allo scopo di sopravvivere.
D'altronde il numero di persone che muoiono potendo scegliere di vivere non è basso. Basti pensare al tasso dei suicidi. Molte le persone che danneggiano se stesse, scegliendo comportamenti che "falsificano" l'affermazione di cui sopra. Fumando, per esempio.
E' vero che queste persone non vogliono morire nel senso letterale del termine. Ma comunque il loro comportamento tende ad abbassare l'aspettiva di vita, a volte in modo drammatico.
Le persone depresse sono malate - anche questo è vero - ma non sono incapaci di intendere e di volere. Inoltre, non ci si uccide solo per depressione e non tutti i depressi si suicidano.
Credo che ciò che l'uomo abbia come scopo nella mente,e come fine pratico, sia la continuazione di una certa vita. Una vita che egli consideri dignitosa.
Per questo la fame nel mondo è uno scandalo, per es. Perchè milioni di bambini muoiono nell'abbrutimento totale, senza averne colpa, e senza aver vissuto abbastanza per essersi formati una loro idea di quella dignità.
Il religioso sostiene che in ogni domanda salute ci sia domanda di salvezza.
Io credo che in ogni domanda di salute ci sia invece un'affermazione di dignità.
Quei bambini non chiedono la salvezza. Sono costretti a chiedere piuttosto una salvezza pratica, emergenziale; e ciò in forza dell'estrama durezza con cui il bisogno li opprime. Essi non sono ancora in grado di volere nulla.
Se la salvezza, fintanto che muoiono prima, avrebbe fatto parte del loro modo di concepire quella dignità, nessuno lo scoprirà mai.
Ma chi lo dice? Che riscontro si ha di questa affermazione?
Se si intende sopravvivere esso non è sempre uno scopo. Lo è semmai quando la sopravvivenza di qualcuno è messa in discussione senza che vi siano motivazioni che si oppongono allo scopo di sopravvivere.
D'altronde il numero di persone che muoiono potendo scegliere di vivere non è basso. Basti pensare al tasso dei suicidi. Molte le persone che danneggiano se stesse, scegliendo comportamenti che "falsificano" l'affermazione di cui sopra. Fumando, per esempio.
E' vero che queste persone non vogliono morire nel senso letterale del termine. Ma comunque il loro comportamento tende ad abbassare l'aspettiva di vita, a volte in modo drammatico.
Le persone depresse sono malate - anche questo è vero - ma non sono incapaci di intendere e di volere. Inoltre, non ci si uccide solo per depressione e non tutti i depressi si suicidano.
Credo che ciò che l'uomo abbia come scopo nella mente,e come fine pratico, sia la continuazione di una certa vita. Una vita che egli consideri dignitosa.
Per questo la fame nel mondo è uno scandalo, per es. Perchè milioni di bambini muoiono nell'abbrutimento totale, senza averne colpa, e senza aver vissuto abbastanza per essersi formati una loro idea di quella dignità.
Il religioso sostiene che in ogni domanda salute ci sia domanda di salvezza.
Io credo che in ogni domanda di salute ci sia invece un'affermazione di dignità.
Quei bambini non chiedono la salvezza. Sono costretti a chiedere piuttosto una salvezza pratica, emergenziale; e ciò in forza dell'estrama durezza con cui il bisogno li opprime. Essi non sono ancora in grado di volere nulla.
Se la salvezza, fintanto che muoiono prima, avrebbe fatto parte del loro modo di concepire quella dignità, nessuno lo scoprirà mai.
claudio285- -------------
- Numero di messaggi : 430
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Data d'iscrizione : 19.12.08
Re: La morte tra ragione e fede.
Il religioso sostiene che in ogni domanda salute ci sia domanda di salvezza.
Io credo che in ogni domanda di salute ci sia invece un'affermazione di dignità.
Il religioso chiedendo di essere curato dalla malattia chiede di essere salvo: da cosa ? Dal nulla in cui la morte a causa della malattia porterebbe la propria esistenza. La sua è una domanda di emersione dal nulla in cui consiste la morte. Nella morte cio che è propriamente umano va nel nulla e alla fine solo un dio puo salvarci da questa raccapriciante deriva. Che il credente chieda questo ha senso all'interno di un suo orizzonte, recinto, sguardo epistemico, in cui sa gia cos'è la morte e per cui ne chiede ( ha fede di chiedere cio ) d'esser salvo salvezza. Domanda: che idea avrebbe potuto farsi quel credente se noi non associamo all'idea di morte l'andar nel nulla di quell'ente che siamo e che chiamiamo uomo ?
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Re: La morte tra ragione e fede.
penso che si spera che invece di dibattere si cerchino le cure ... o almeno quelli che ragionano lo vorrebbero e sperano che la finiscano questi che credono !!
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