La casta dei farmacisti
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La casta dei farmacisti
In Italia una professione ha da sempre avuto grossi privilegi (già Crispi nella seconda metà del '800 esponeva la necessità di limitarli) questa è l'antica corporazione degli speziali, ora farmacisti.
Seppure la licenza d'esercizio sia una concessione dello stato, per un neolaureato anche molto brillante con diploma d'abilitazione dopo un'esame statale si trova nell'impossibilità di esercitare in indipendenza la professione.
Il numero delle licenze è contingentato da una pianta organica (1 farmacia ogni 4/5000) e di concorsi nell'ambiente non si sa neppure cosa sono.
Sicuramente va molto bene per chi esercita questa professione come titolare d'esercizio, in quanto si trova nella condizione di avere un bacino d'utenza fisso e la possibilità di cedere la licenza ai discendenti; un po' meno per i dipendenti laureati (stipendi miserimmi).
Il quadro è gia sconfortante eppure nel 2006 un bagliore di luce è filtrato tra la cappa uggiosa di questa professione fossilizzata su se stessa.
Con il decreto bersani è stata resa possibile la vendità di specialità medicinali OTC e SOP in negozi gestiti da personale laureato.
I farmacisti titolari a questo punto sono scesi sul piede di guerra, proclamando una serrata di 48 ore ed urlando ad una mina vagante per la salute pubblica (eppure stessa laurea, abilitazione ed ordine).
Ora a distanza di 3 anni si sono creati circa 5000 posti di lavoro, ma la "casta" era al lavoro, probabilmente un calo di fatturato del 6% su alcuni farmaci da dipendenti evasi era un affronto tale da essere vendicato.
Le ultime dichiarazioni della stessa federpharma a distanze di 3 anni, appoggiano decreti volti a garantire a qualunque esercizio la dispensazione dei farmaci senza farmacista (posizione più o meno condivisibile, ma un minimo strumentale se contestualizzata rispetto a 3 prima).
Un emendamento inserito in un disegno di legge sui lavori usuranti (dll 1667), propugna la chiusura entro dieci anni delle parafarmacie aperte per i rischi alla salute pubblica; già passato alla camera rischia di passare anche al senato (nel silenzio totale, probabilmente con un colpo di mano prima delle chiusure delle camere).
Mi chiedo, ma a quei ragazzi che hanno studiato per anni, hanno investito mutui e risparmi dei genitori per lanciarsi in condizioni di netto svantaggio (possono vendere solo 1/100 dei farmaci totali) in un mercato fossilizzato chi li risarcisce?
I nostri politici sono fuori?
Chiusura di 5000 parafarmacie, quanti licenziamenti nel compartimento?
Federpharma (sindacato dei titolari) ha sicuramente oliato bene gli ingranaggi della politica (come ammesso dall'ex-presidente in un'intervista 2 anni fa: "siamo farmacisti, andiamo con il bilancino; la stessa somma a tutte le forze politiche....").
Che
Seppure la licenza d'esercizio sia una concessione dello stato, per un neolaureato anche molto brillante con diploma d'abilitazione dopo un'esame statale si trova nell'impossibilità di esercitare in indipendenza la professione.
Il numero delle licenze è contingentato da una pianta organica (1 farmacia ogni 4/5000) e di concorsi nell'ambiente non si sa neppure cosa sono.
Sicuramente va molto bene per chi esercita questa professione come titolare d'esercizio, in quanto si trova nella condizione di avere un bacino d'utenza fisso e la possibilità di cedere la licenza ai discendenti; un po' meno per i dipendenti laureati (stipendi miserimmi).
Il quadro è gia sconfortante eppure nel 2006 un bagliore di luce è filtrato tra la cappa uggiosa di questa professione fossilizzata su se stessa.
Con il decreto bersani è stata resa possibile la vendità di specialità medicinali OTC e SOP in negozi gestiti da personale laureato.
I farmacisti titolari a questo punto sono scesi sul piede di guerra, proclamando una serrata di 48 ore ed urlando ad una mina vagante per la salute pubblica (eppure stessa laurea, abilitazione ed ordine).
Ora a distanza di 3 anni si sono creati circa 5000 posti di lavoro, ma la "casta" era al lavoro, probabilmente un calo di fatturato del 6% su alcuni farmaci da dipendenti evasi era un affronto tale da essere vendicato.
Le ultime dichiarazioni della stessa federpharma a distanze di 3 anni, appoggiano decreti volti a garantire a qualunque esercizio la dispensazione dei farmaci senza farmacista (posizione più o meno condivisibile, ma un minimo strumentale se contestualizzata rispetto a 3 prima).
Un emendamento inserito in un disegno di legge sui lavori usuranti (dll 1667), propugna la chiusura entro dieci anni delle parafarmacie aperte per i rischi alla salute pubblica; già passato alla camera rischia di passare anche al senato (nel silenzio totale, probabilmente con un colpo di mano prima delle chiusure delle camere).
Mi chiedo, ma a quei ragazzi che hanno studiato per anni, hanno investito mutui e risparmi dei genitori per lanciarsi in condizioni di netto svantaggio (possono vendere solo 1/100 dei farmaci totali) in un mercato fossilizzato chi li risarcisce?
I nostri politici sono fuori?
Chiusura di 5000 parafarmacie, quanti licenziamenti nel compartimento?
Federpharma (sindacato dei titolari) ha sicuramente oliato bene gli ingranaggi della politica (come ammesso dall'ex-presidente in un'intervista 2 anni fa: "siamo farmacisti, andiamo con il bilancino; la stessa somma a tutte le forze politiche....").
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