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Sud Sudan: nuove violenze e crisi umanitaria vicina

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Messaggio Da Faria Lun 23 Dic 2013 - 17:21

http://www.lastampa.it/2013/12/21/blogs/voci-globali/sud-sudan-nuove-violenze-e-crisi-umanitaria-vicina-VQPcT4TS0m44T1JfhD9MbN/pagina.html

Sud Sudan: nuove violenze e crisi umanitaria vicina

traduzioni di e. intra e s. gliedman
Prosegue inarrestabile a Giuba, capitale del Sud Sudan, l'ondata di violenza innescata il 15 dicembre scorso. Fra le ultime drammatiche notizie, un resoconto di Human Rights Watch segnala che soldati sud-sudanesi hanno aperto il fuoco indiscriminatamente in zone affollate, accanendosi su membri dell'etnia Nuer.  
 
L'origine degli scontri va cercata nell'inasprirsi delle tensioni tra il Presidente Salva Kiir, dell'etnia Dinka, e il vice-Presidente, Riek Machar, un Nuer. Vari testimoni hanno dichiarato che soldati governativi della SPLA (le Forze di liberazione del popolo sud-sudanese) e agenti di polizia, dopo aver interrogato i residenti riguardo la loro etnia di appartenenza, hanno sparato ai Nuer. Migliaia di locali hanno abbandonato la capitale, cercando asilo presso le missioni delle Nazioni Unite.  
 

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“Gli orribili resoconti delle uccisioni a Giuba potrebbero essere solo la punta dell'iceberg,” afferma Daniel Bekele, direttore dell'area africana di HRW. “Le autorità, indipendentemente dall'orientamento politico, devono prendere misure urgenti per prevenire ulteriori abusi contro i civili e contenere le tensioni etniche.”  
 
HRW ha inoltre ricevuto notizia di violenze da parte di soldati Nuer ai danni di cittadini dell'etnia Dinka. Si sono verificati forti scontri a Bor e in altre zone del Paese. “Temiamo che gli attacchi etnici possano condurre ad atti di vendetta e quindi ad altra violenza," ha continuato Bekele. 
 
Una testimone ha raccontato che il 16 dicembre un uomo armato ha ucciso 15 Nuer, tra cui donne e bambini, radunati nella casa di una vicina a Gudele, nei pressi di Giuba: “Durante la sparatoria mi sono nascosta, ma poi ho visto i corpi". Ha aggiunto di aver visto lo stesso giorno un alternarsi uomini delle etnie Nuer e Dinka, che passavano di casa in casa cercando i membri dell'etnia opposta. 
 
Un Nuer ha raccontato di aver assistito all'uccisione di due fratelli da parte di due soldati che hanno fatto irruzione nella loro casa. "Li ho sentiti piangere poco prima che li uccidessero," ha raccontato. Un altro testimone ha aggiunto: "Li hanno uccisi quando si sono rifiutati di dichiarare se erano Dinka o Nuer." 
 
Simile esperienza per un altro membro della stessa etina, che ha raccontato come i soldati sono entrati nella sua casa nel quartiere di Jebel il 17 dicembre, sparando e uccidendo suo zio e un altro parente e portando poi via i corpi. "E' perché siamo Nuer, se vedono i segni [della scarificazione tribale], ti uccidono, siamo sopravvissuti solo perché eravamo nascosti." 
 
Un Dinka ha invece riferito di essere stato fermato dalla polizia mentre era al volante: "Mi hanno salutato in Nuer così ho risposto in Nuer. Mi hanno chiesto di uscire dal veicolo, mi hanno puntato una pistola alla testa chiedendomi di inginocchiarmi". L'uomo ha evitato la morte solo dopo aver convinto i poliziotti che era un Dinka e non Nuer mostrando loro la sua carta d'identità. 
 
Ma anche molti civili di altre etnie sono stati uccisi. Un operatore umanitario ha descritto la morte di una donna non-Nuer fucilata dai soldati mentre fuggiva dai combattimenti nel quartiere Lologo. "Correva dietro di noi e così le hanno sparato", ha raccontato. "Non sappiamo cosa sia successo ai suoi figli [che erano con lei]." 
 
La diffusione e l'aumento delle le tensioni etniche solleva preoccupazioni che anche i Dinka possano essere presi di mira. Un altro testimone ha detto di aver saputo dai suoi genitori a Bor che due suoi parenti erano stati uccisi da soldati Nuer il 15 dicembre, la stessa notte in cui sono iniziati gli scontri a Giuba. Molti temono che a Bor ora inizino attacchi vendicativi da parte dei Nuer. 
 

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La scintilla che ha scatenato i combattimenti rimane poco chiara. Il presidente Kiir ha affermato che la violenza è nata da un tentato, e fallito, colpo di stato da parte di Machar. Tuttavia, quest'ultimo ha negato tali accuse. Secondo altre fonti attendibili, la violenza potrebbe essere stata innescata da una disputa all'interno della guardia presidenziale.  
 
Il numero delle vittime non è ancora stato stabilito esattamente, ma le Nazioni Unite parlano già di almeno 500 morti, mentre altre 34.000 persone sarebbero allo sbando per sfuggire all'ondata di violenza.  
 
"I leader del Paese, soprattutto il Presidente Kiir e Riek Machar, devono fare tutto il possibile per fermare i soldati sotto il loro controllo dal commettere abusi contro i civili, in particolare per via della loro etnia", ha concluso Bekele. "Mentre la missione delle Nazioni Unite deve garantire la sicurezza dei civili, a Giuba e nelle zone altamente a rischio come Bor."

Faria
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