La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
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Sorel1980
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La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Una dei tanti difetti di Scientology è quello di opporsi ottusamente contro all'uso degli psicofarmaci; che un'associazione come quella possa stigmatizzarne l'uso posso capirlo, essendo composta per lo più da simpatiche canaglie che hanno ben poco do affidabile scientificamente, ciò che invece mi stupisce e mi indigna è che in gran parte della società (in)civile ci sia una paura medioevale e ottusa di questi importantissimi alleati del nostro equilibrio. La paura della pasticca è onnipresente e diffusa a tutti i livelli e chi li usa viene visto come persona sospetta, di cui non fidare totalmente.
Quando sento queste cose ho la conferma della stupidità degli esseri umani... si parte dal presupposto che lo psicofarmaco comporti l'abuso e una condizione simile alla tossicodipendenza ma nulla dimostra maggiormente i pregiudizi di chi afferma ciò.
Cosa ne pensate di ciò?
Quando sento queste cose ho la conferma della stupidità degli esseri umani... si parte dal presupposto che lo psicofarmaco comporti l'abuso e una condizione simile alla tossicodipendenza ma nulla dimostra maggiormente i pregiudizi di chi afferma ciò.
Cosa ne pensate di ciò?
Sorel1980- -------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
che mi calerei la vitamina C, se fosse dichiarata illegale..(cit.)
delfi68- -------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Delfi !!! Sei un grande !!!!
Sorel ha perfettamente ragione. Il problema è che le malattie mentali fanno paura e si cerca di esorcizzarla rifiutando sia di parlarne che di usare gli psicofarmaci.
Anche Diva nell'altro topic dice di non condividere l'uso di pillole per chi ha problemi di tristezza, confondendo uno stato d'amino passeggero con una vera e propria patologia. Ritengo che questa posizione preconcetta nasca da una poca ed errata conoscenza dell'argomento.
Sorel ha perfettamente ragione. Il problema è che le malattie mentali fanno paura e si cerca di esorcizzarla rifiutando sia di parlarne che di usare gli psicofarmaci.
Anche Diva nell'altro topic dice di non condividere l'uso di pillole per chi ha problemi di tristezza, confondendo uno stato d'amino passeggero con una vera e propria patologia. Ritengo che questa posizione preconcetta nasca da una poca ed errata conoscenza dell'argomento.
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La questione se "Il mondo sia stato creato da Dio, il quale è sempre esistito" si semplifica in "Il mondo è sempre esistito". E' superfluo, e quindi, secondo il rasoio di Occam, sbagliato in senso metodologico, introdurre Dio per spiegare l'esistenza del mondo.
Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.(Ockham)
Paolo- --------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
@ Paolo:
La malattia mentale e' una parte della vita.
C'e' chi vuole evitare parti sgradevoli della vita, come la morte, l'incotrollabilita' della mente..per malattia o depressione che dir si voglia. C'e' chi esclude dai pensieri gli handicapp se la moglie aspetta un figlio..
C'e' chi si rifugia in dio pur di non pensare: Chi non pensa pur di non pensare..
Io non posso e non voglio smettere di drogarmi, quando ne sento la voglia o il bisogno, non mi vergogno quando decido di sballare i miei pensieri..e' la vita. La mia vita.
Alle volte gira in un modo, alle volte in un'altro..
Capisco chi si impasticca pur di venire fuori dalla depressione..fa bene! ..se non riesce ad evitare la depressione che la combatta come puo'. Che male c'e'?
Tutti sono depressi..nessuno, se usa liberamente il suo pesiero, puo' evitare i gorghi dello sconforto e della depressione..
Solo un'idiota non si deprime. Lo stesso idiota che non si commuove o non esulta felice..ma finge di farlo.
Io non conosco assolutamente certi tipi di depressione, quella depressione della resa apatica, ma ne conosco altri tipi..quelli della furia e della fuga. Fisica e mentale.
Sono stato incapace alla resa..fin'ora, forse per via di un fattore genetico, ma non per questo non soffro di altri tipi di depressione.
Sono un incostante ad esempio..totalmente inaffidabile nel tempo..generalmente latitante e assente. Eh..ditemi voi se non sarei da psicofarmaci!! ..per mio padre sarebbe meglio somministrarmi l'elettroshock!
Drogato?
Si lo sono..e me le scelgo e somministro da me, quelle che mi piacciono di piu'!
Come si suol dire, nessuno, se visto da vicino e' normale..
La malattia mentale e' una parte della vita.
C'e' chi vuole evitare parti sgradevoli della vita, come la morte, l'incotrollabilita' della mente..per malattia o depressione che dir si voglia. C'e' chi esclude dai pensieri gli handicapp se la moglie aspetta un figlio..
C'e' chi si rifugia in dio pur di non pensare: Chi non pensa pur di non pensare..
Io non posso e non voglio smettere di drogarmi, quando ne sento la voglia o il bisogno, non mi vergogno quando decido di sballare i miei pensieri..e' la vita. La mia vita.
Alle volte gira in un modo, alle volte in un'altro..
Capisco chi si impasticca pur di venire fuori dalla depressione..fa bene! ..se non riesce ad evitare la depressione che la combatta come puo'. Che male c'e'?
Tutti sono depressi..nessuno, se usa liberamente il suo pesiero, puo' evitare i gorghi dello sconforto e della depressione..
Solo un'idiota non si deprime. Lo stesso idiota che non si commuove o non esulta felice..ma finge di farlo.
Io non conosco assolutamente certi tipi di depressione, quella depressione della resa apatica, ma ne conosco altri tipi..quelli della furia e della fuga. Fisica e mentale.
Sono stato incapace alla resa..fin'ora, forse per via di un fattore genetico, ma non per questo non soffro di altri tipi di depressione.
Sono un incostante ad esempio..totalmente inaffidabile nel tempo..generalmente latitante e assente. Eh..ditemi voi se non sarei da psicofarmaci!! ..per mio padre sarebbe meglio somministrarmi l'elettroshock!
Drogato?
Si lo sono..e me le scelgo e somministro da me, quelle che mi piacciono di piu'!
Come si suol dire, nessuno, se visto da vicino e' normale..
delfi68- -------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Forse tu Delfi non sei proprio il migliore esempio da prendere !
Ma chi ha avuto la disavventura di aver passato attraverso l'esperienza della depressione sa che i valori della vita, qualunque essi siano, cambiano completamente in relazione alla propria situazione psichica. Tanto più chi ha una forma bipolare. E per me questa è la prova che tutto quello che noi troppo spesso consideriamo "valori assoluti" altro non sono che una nostra situazione psichica, mutevole nel tempo e variabili da individuo a individuo!!
Ma chi ha avuto la disavventura di aver passato attraverso l'esperienza della depressione sa che i valori della vita, qualunque essi siano, cambiano completamente in relazione alla propria situazione psichica. Tanto più chi ha una forma bipolare. E per me questa è la prova che tutto quello che noi troppo spesso consideriamo "valori assoluti" altro non sono che una nostra situazione psichica, mutevole nel tempo e variabili da individuo a individuo!!
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Paolo- --------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
delfi68 ha scritto:[...].
Solo un'idiota non si deprime. Lo stesso idiota che non si commuove o non esulta felice..ma finge di farlo.[...]
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Rasputin- ..............
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
no fermi.
c'è una grandissima differenza tra la depressione e la tristezza.
la depressione è una malattia invalidante, pericolosa per se stessi e per gli altri, tra l'altro il depresso ha un basso tasso di seretonina per esempio.
altra cosa è la tristezza, che fa parte dei sentimenti che è giusto provare, se vogliamo.
la persona depressa va curata, quella triste no.
io l'ho superata solo grazie all'aiuto di un medico che non mi ha prescritto nessun farmaco.
per me è normale avere momenti di tristezza, non sono sempre felice, ma li affronto "serenamente", li vivo in pieno, e sono contenta di provarli perchè quando ero depressa non ero nemmeno in grado di provare tristezza.
c'è una grandissima differenza tra la depressione e la tristezza.
la depressione è una malattia invalidante, pericolosa per se stessi e per gli altri, tra l'altro il depresso ha un basso tasso di seretonina per esempio.
altra cosa è la tristezza, che fa parte dei sentimenti che è giusto provare, se vogliamo.
la persona depressa va curata, quella triste no.
io l'ho superata solo grazie all'aiuto di un medico che non mi ha prescritto nessun farmaco.
per me è normale avere momenti di tristezza, non sono sempre felice, ma li affronto "serenamente", li vivo in pieno, e sono contenta di provarli perchè quando ero depressa non ero nemmeno in grado di provare tristezza.
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Lei mi sta minacciando a me?
lupetta- -------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Paolo ha scritto:
Anche Diva nell'altro topic dice di non condividere l'uso di pillole per chi ha problemi di tristezza, confondendo uno stato d'amino passeggero con una vera e propria patologia. Ritengo che questa posizione preconcetta nasca da una poca ed errata conoscenza dell'argomento.
No, non ho detto questo. Semplicemente ho sostenuto che nel caso di Silvio si tratta di uno stato d'animo. Ovviamente il mio parere e i miei consigli sono limitati, visto che si tratta pur sempre di una conoscenza che passa attraverso il forum, quindi molti aspetti del suo carattere e della sua situazione possono sfuggirmi.
Cio' che volevo sottolineare invece e' che spesso si tende a diagnosticare forme depressive anche a persone che semplicemente sono tristi, demotivate, scazzate, deluse e disilluse nei confronti della vita/della societa'/di se' stessi. Certo, una persona puo' anche decidere di "risolvere" la sua situazione con gli psicofarmaci, questi possono aiutare a tenere sotto controllo determinati sentimenti/sensazioni/conseguenti atteggiamenti a-normali, ma di fondo (a mio avviso) non risolvono la situazione. Diverso forse il discorso sulla psicoterapia, anche qui pero' sarebbe il caso di approfondire.
Poi secondo me il metro di valutazione deve essere la capacita' di gestire la situazione da parte della persona in questione. C'e' chi della propria "malattia" non se ne fa un problema, l'accetta come condizione naturale e propria dell'uomo. D'altronde anche la "normalita'" e' una condizione difficile da definire, la linea che possiamo tracciare tra patologia e fisiologia non e' cosi netta e tutto dipende dalla percezione del paziente. Purtroppo, anche consultando i manuali di psichiatria, si capisce che le varie patologie non sono poi cosi "incasellabili", soprattutto quando si tratta di disturbi non invalidanti.
Io ho esperienza di una persona molto vicina a me che ha sofferto per anni di "depressione". Diagnosticata e curata sia con psicofarmaci che con psicoterapia. Si, ovviamente con Tavor, Lexotan, ansiolitici vari e tutto il resto si manteneva in uno stato che le permetteva almeno di lavorare, dormire, uscire, insomma di fare una vita semi-normale. Poi un giorno ha conosciuto un ragazzo, si sono innamorati e sono andati a convivere. Dopo anni di depressione finalmente ha trovato una motivazione per uscirne e nel giro di qualche mese si e' rimessa completamente. Ora vive una vita felice e non e' piu' dipendente dai medicinali.
Rasputin ha scritto:delfi68 ha scritto:[...].
Solo un'idiota non si deprime. Lo stesso idiota che non si commuove o non esulta felice..ma finge di farlo.[...]
Quindi tu sei idiota o depresso?
Sally- -------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Diva ha scritto:
Quindi tu sei idiota o depresso?
Idiota. Meglio che divo.
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Rasputin- ..............
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
a volte accade il contrario: si tende a sottovalutare la depressione, pensando che si tratti di tristezza, pigrizia, scazzamento ecc...con i risultati che poi vediamo.Diva ha scritto:
Cio' che volevo sottolineare invece e' che spesso si tende a diagnosticare forme depressive anche a persone che semplicemente sono tristi, demotivate, scazzate, deluse e disilluse nei confronti della vita/della societa'/di se' stessi. Certo, una persona puo' anche decidere di "risolvere" la sua situazione con gli psicofarmaci, questi possono aiutare a tenere sotto controllo determinati sentimenti/sensazioni/conseguenti atteggiamenti a-normali, ma di fondo (a mio avviso) non risolvono la situazione. Diverso forse il discorso sulla psicoterapia, anche qui pero' sarebbe il caso di approfondire.
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
se vi dicessi che mi sono rotto un polso cadendo dalla bici, sono sicuro che tutti avreste immediatamente idea di cosa sto parlando. Anche chi il polso non se l'è mai rotto. Mentre se vi dico che ho avuo un episodio di depressione maggiore (cioè la depressione detta in maniera un pò più "scientifica") anche chi ne ha avuto uno non avrebbe una immediata comprensione di quello che sto dicendo.
E' difficile infatti parlare della depressione patologica evitando una terminologia di senso comune. Tristezza, magari una fortissima tristezza, demotivazione, estrema svogliatezza ecc.
E la scienza stessa deve far ricorso ai termini di senso comune, se non per quel poco che della depressione si può "vedere" (tipicamente il cosiddetto rallentamento psicomotorio, l'ipersonnia ecc.)
Perchè?
Io credo che sia per il fatto che la depressione è una malattia della nostra più profonda emotività, di quella emotività che è per lo più ineffabile, inadeguata alla spiegazione verbale. Infatti gli psichiatri la classificano nei disturbi dell'umore, cioè proprio di una emotività "basica", di fondo.
Quello che lo psichiatra fa quando emette una diagnosi di depressione è per lo più osservare le comunicazioni paraverbali della persona, e la sua postura. Il contenuto dei discorsi è importante, ma solo in quanto segnale del disagio.
Il depresso sta con le spalle basse. Parla a fatica, e ha il volto incastrato in un'espressione stereotipata. Parla con un tono sommesso, fa un sacco di generalizzazioni (fa tutto schifo, mi odiano tutti, non sono capace a fare niente ecc.)
Ma credo che il 90% della depressione stia proprio in quella serie di sensazioni vaghe, multiformi, che si adattano malissimo ad essere esplicitate in un discorso coerente.
Per questo si dice che la depressione è la "malattia dell'anima", il "vuoto interiore". Tutte espressioni metaforiche, che però non colgono affatto il nucleo duro della malattia.
Una malattia tanto devastante quanto inesprimibile è destinata a venir equivocata, sottovalutata se non liquidata come una fantasia.
E' difficile infatti parlare della depressione patologica evitando una terminologia di senso comune. Tristezza, magari una fortissima tristezza, demotivazione, estrema svogliatezza ecc.
E la scienza stessa deve far ricorso ai termini di senso comune, se non per quel poco che della depressione si può "vedere" (tipicamente il cosiddetto rallentamento psicomotorio, l'ipersonnia ecc.)
Perchè?
Io credo che sia per il fatto che la depressione è una malattia della nostra più profonda emotività, di quella emotività che è per lo più ineffabile, inadeguata alla spiegazione verbale. Infatti gli psichiatri la classificano nei disturbi dell'umore, cioè proprio di una emotività "basica", di fondo.
Quello che lo psichiatra fa quando emette una diagnosi di depressione è per lo più osservare le comunicazioni paraverbali della persona, e la sua postura. Il contenuto dei discorsi è importante, ma solo in quanto segnale del disagio.
Il depresso sta con le spalle basse. Parla a fatica, e ha il volto incastrato in un'espressione stereotipata. Parla con un tono sommesso, fa un sacco di generalizzazioni (fa tutto schifo, mi odiano tutti, non sono capace a fare niente ecc.)
Ma credo che il 90% della depressione stia proprio in quella serie di sensazioni vaghe, multiformi, che si adattano malissimo ad essere esplicitate in un discorso coerente.
Per questo si dice che la depressione è la "malattia dell'anima", il "vuoto interiore". Tutte espressioni metaforiche, che però non colgono affatto il nucleo duro della malattia.
Una malattia tanto devastante quanto inesprimibile è destinata a venir equivocata, sottovalutata se non liquidata come una fantasia.
claudio285- -------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Io sono uno di quelli... non resisto ad equivocare. Accomuno in modo da dicotomizzare queste persone e tenerle lontano dai progetti o dalle attività comuni in cui serve la co-partecipazione... anzi gli dico chiaramente di fare quello che preferiscono alla prima sensazione sbagliata o meno di cedimento.Una malattia tanto devastante quanto inesprimibile è destinata a venir equivocata, sottovalutata se non liquidata come una fantasia.
Io dormivo col laptop sul comodino e spesso tornavo a casa alle tre del mattino così tutti i problemi del mio team erano miei per forza al punto che eravamo più coesi nel lavoro che rispetto alle nostre famiglie. Non lo so se mi capite eppure si fanno i test psicoattitudinali per scegliere i partecipanti - ricordo uno scrisse nel CV slight stuttering under emotional stress e fu bloccato dalla segretaria.
Comunque devo dire che c'è gente che rifiuta responsabilità, viaggiare, rappresentare o assumersi dei rischi - in alcuni momenti bisogna annullare se stessi e meglio essere parte di quello che deve essere vincente in alcuni contesti e allora il resto non può contare. Certo, con un boccale di birra i mano, la chitarra, etc... è tutto diverso. In altri contesi è come essere parte dell'ingranaggio dello scopo comune.
Nell'argomento relativo al comunismo contro tutti, Loonar si chiede cosa succede a chi trasgredisce il detto, "fare quello che si può e prendere quello che serve" ecco qui il gruppo inizialmente ti punisce e successivamente si organizza senza di te - solo che in questo caso c'è la competizione, la creazione di una nuova linea di prodotto, idee pilota e alla fine tutti fanno la fine del vecchio scarpone... ma è una scelta.
Qual'è la differenza? Chi non partecipa non sa come sarebbe andato se non avesse ceduto. Un po' come quello che si dice nella psicologia sui rimorsi o rimpianti e ancora è vero che ognuno deve partecipare secondo la propria capacità. Allora chissà se si può dire che sia il modello sociale, il fatto di essere umani oppure una vera e propria patologia e pertanto cade nei casi come per le altre malattie.
SergioAD- -------------
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Data d'iscrizione : 30.01.10
Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Per questo non si può diagnosticare a personaggi famosi morti.claudio285 ha scritto:se vi dicessi che mi sono rotto un polso cadendo dalla bici, sono sicuro che tutti avreste immediatamente idea di cosa sto parlando. Anche chi il polso non se l'è mai rotto. Mentre se vi dico che ho avuo un episodio di depressione maggiore (cioè la depressione detta in maniera un pò più "scientifica") anche chi ne ha avuto uno non avrebbe una immediata comprensione di quello che sto dicendo.
E' difficile infatti parlare della depressione patologica evitando una terminologia di senso comune. Tristezza, magari una fortissima tristezza, demotivazione, estrema svogliatezza ecc.
E la scienza stessa deve far ricorso ai termini di senso comune, se non per quel poco che della depressione si può "vedere" (tipicamente il cosiddetto rallentamento psicomotorio, l'ipersonnia ecc.)
Perchè?
Io credo che sia per il fatto che la depressione è una malattia della nostra più profonda emotività, di quella emotività che è per lo più ineffabile, inadeguata alla spiegazione verbale. Infatti gli psichiatri la classificano nei disturbi dell'umore, cioè proprio di una emotività "basica", di fondo.
Quello che lo psichiatra fa quando emette una diagnosi di depressione è per lo più osservare le comunicazioni paraverbali della persona, e la sua postura. Il contenuto dei discorsi è importante, ma solo in quanto segnale del disagio.
Il depresso sta con le spalle basse. Parla a fatica, e ha il volto incastrato in un'espressione stereotipata. Parla con un tono sommesso, fa un sacco di generalizzazioni (fa tutto schifo, mi odiano tutti, non sono capace a fare niente ecc.)
Ma credo che il 90% della depressione stia proprio in quella serie di sensazioni vaghe, multiformi, che si adattano malissimo ad essere esplicitate in un discorso coerente.
Per questo si dice che la depressione è la "malattia dell'anima", il "vuoto interiore". Tutte espressioni metaforiche, che però non colgono affatto il nucleo duro della malattia.
Una malattia tanto devastante quanto inesprimibile è destinata a venir equivocata, sottovalutata se non liquidata come una fantasia.
(Magari ipotizzare, ma senza nessuna certezza tale da relegarli nell'angolo dei pazzoidi che ammorbano l'aria con le loro tristezze. Come ho visto fare nel thread "Disincanto").
A me la gente che tratta male i malati o liquida come cazzate i malesseri fisici o psichici che siano, mi fanno girare subito le palle. Da sempre.
loonar- ----------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
ma non è mica detto che un depresso sia un menagramo. anzi, può anche essere una persona con senso dell'umorismo, e pure ottimista direi....ma non mentre ha l'episodio in corso.
Un disturbo dell'umore (parlo di questa depressione qui, non della depressione da stress, da trauma, o come conseguenza di altri problemi) è come un bubbone, un tumore che ti si ficca in una carne che, altrimenti, non sarebbe affatto marcia.
E' una malattia. Se il farmaco funziona, torni come prima, col tuo carattere normale.
Venendo ai farmaci. I farmaci hanno una un brutto difetto, che a volte non funzionano. Non sono droghe, non c'è cosa più lontana dalla droga che un farmaco antidepressivo. Proprio non sono nemmeno lontani parenti. Non modificano lo stato di coscienza, non modificano la percezione, non provocano euforia, e se lo fanno, il medico te li cambia o te li sospende perchè è un temuto effetto collaterale; non provocano dipendenza e non danno assuefazione.
Infatti non c'è abuso di farmaci antidepressivi. Mentre c'è di benzodiazepine, che sono calmanti o ipnotici che danno dipendenza e assuefazione.
I neurolettici anche non provocano abusi, anche perchè ti spengono e non li prendi volentieri. Li prendi proprio se devi.
Un disturbo dell'umore (parlo di questa depressione qui, non della depressione da stress, da trauma, o come conseguenza di altri problemi) è come un bubbone, un tumore che ti si ficca in una carne che, altrimenti, non sarebbe affatto marcia.
E' una malattia. Se il farmaco funziona, torni come prima, col tuo carattere normale.
Venendo ai farmaci. I farmaci hanno una un brutto difetto, che a volte non funzionano. Non sono droghe, non c'è cosa più lontana dalla droga che un farmaco antidepressivo. Proprio non sono nemmeno lontani parenti. Non modificano lo stato di coscienza, non modificano la percezione, non provocano euforia, e se lo fanno, il medico te li cambia o te li sospende perchè è un temuto effetto collaterale; non provocano dipendenza e non danno assuefazione.
Infatti non c'è abuso di farmaci antidepressivi. Mentre c'è di benzodiazepine, che sono calmanti o ipnotici che danno dipendenza e assuefazione.
I neurolettici anche non provocano abusi, anche perchè ti spengono e non li prendi volentieri. Li prendi proprio se devi.
claudio285- -------------
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Claudio ma sei uno psichiatra? Hai esposto il problema della depressione in modo professionale con riferimenti precisi come la mimica del depresso che mi fa pensare che quanto meno sei un medico!! In ogni caso sei l'unico che ha centrato in pieno il problema. Ovvero che la depressione nulla ha a che fare con "sentirsi giù" con la tristezza o con qualunque altro sentimento o moto dell'anima. Secondo me è stato un errore chiamare questa patologia con questo nome. E' del tutto forviante. La migliore definizione che ha fatto uno psichiatra e che può dare un idea è "dolore morale"!! E la depressione maggiore è un dolore insopportabile, devastante che non ti permette di fare e pensare a niente. Un dolore che può essere talmente insopportabile che preferisci suicidarti !! Per fortuna non c'è solo la depressione maggiore, ma una gamma di intensità fino alla distimia. Però la depressione è e rimane sempre una cosa diversa da ogni altro stato del umore !
E, per fare riferimento al titolo del topic gli psico-farmaci, oltre non aver nulla a che fare con le droghe come molti erroneamente pensano, oltre non dare alcuna assuefazione, sono terapeutici, ovvero possono curare in modo definitivo (non sempre però) la depressione.
E, per fare riferimento al titolo del topic gli psico-farmaci, oltre non aver nulla a che fare con le droghe come molti erroneamente pensano, oltre non dare alcuna assuefazione, sono terapeutici, ovvero possono curare in modo definitivo (non sempre però) la depressione.
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Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
no, non sono psichiatra purtroppo. Dico purtroppo perchè gli pschiatri guadagnano discretamente e il lavoro non manca mai, e perchè se conosco queste cose e non sono psichiatra, potrai bene immaginare cosa sono.
Difficile in effetti descrivere com'è lo stato di "non pensiero", l'appiattimento mentale della depressione ha del miracoloso. E sì, la depressione, almeno per come la conosco io, non è esattamente una forma di tristezza. Ci sono più che altro dei momenti di intensa tristezza, che solitamente sfociano nel pianto. Ma perchè si piange? Boh... si piange, così, all'improvviso, e poi si torna nella cripta.
Non so se ho capito, ma qualcuno ha parlato di lavoro, di cooperazione...ma de che. La depressione è totalmente invalidante. Non si può lavorare. In effetti più che altro si dorme. 10, 15 o 16 ore al giorno. Qualcosina - ripeto, per come la conosco io - si può fare, a patto di essere di essere diretti da qualcuno, che o ti segue o ti impartisce in maniera chiara i compiti che devi svolgere. Ma non si riesce a seguire un telefilm, figuriamoci se si riesce a concentrarsi per fare un lavoro.
Se la depre è post traumatica, allora c'è più di una speranza che gli psicofarmaci, magari uniti ad una tcc (terapia cognitivo comportamentale), la facciano passare, e quindi chi ne soffre può pensare che un giorno smetterà di prendere i farmaci. Ma se è depre come disturbo dell'umore, allora bisogna prendere in considerazione l'idea che di psichiatri e di farmaci si avrà bisogno vita natural durante.
Perchè il gene, oltre che egoista, è pure bastardo
Difficile in effetti descrivere com'è lo stato di "non pensiero", l'appiattimento mentale della depressione ha del miracoloso. E sì, la depressione, almeno per come la conosco io, non è esattamente una forma di tristezza. Ci sono più che altro dei momenti di intensa tristezza, che solitamente sfociano nel pianto. Ma perchè si piange? Boh... si piange, così, all'improvviso, e poi si torna nella cripta.
Non so se ho capito, ma qualcuno ha parlato di lavoro, di cooperazione...ma de che. La depressione è totalmente invalidante. Non si può lavorare. In effetti più che altro si dorme. 10, 15 o 16 ore al giorno. Qualcosina - ripeto, per come la conosco io - si può fare, a patto di essere di essere diretti da qualcuno, che o ti segue o ti impartisce in maniera chiara i compiti che devi svolgere. Ma non si riesce a seguire un telefilm, figuriamoci se si riesce a concentrarsi per fare un lavoro.
Se la depre è post traumatica, allora c'è più di una speranza che gli psicofarmaci, magari uniti ad una tcc (terapia cognitivo comportamentale), la facciano passare, e quindi chi ne soffre può pensare che un giorno smetterà di prendere i farmaci. Ma se è depre come disturbo dell'umore, allora bisogna prendere in considerazione l'idea che di psichiatri e di farmaci si avrà bisogno vita natural durante.
Perchè il gene, oltre che egoista, è pure bastardo
claudio285- -------------
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SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 19.12.08
Re: La paura degli psicofarmaci e della pasticca.
Credo che non se ne debba abusare, ma in certi casi - e solo per periodi limitati - gli antidepressivi possono aiutare a ritrovare l'entusiasmo che ognuno merita di avere: quello di essere vivo...
@SergioAD: mi piace molto, come scrivi. Complimenti : )
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___________________
La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia! (M.Gandhi)
cofee- -----------
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Data d'iscrizione : 06.03.13
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