Wikileaks e dintorni
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Wikileaks e dintorni
di Sergio Di Cori Modigliani - Oggi parliamo di geo-politica e di libera informazione in rete. Tutto ciò che sta accadendo oggi, tecnicamente (nel senso di “politicamente”) è iniziato il 12 dicembre del 2008. Secondo altri, invece, sarebbe iniziato nel settembre di quell’anno. Ma ci volevano almeno quattro anni prima che l’onda d’urto arrivasse in Europa e in Usa. Forse è meglio cominciare dall’inizio per spiegare gli accadimenti. Anzi, è meglio cominciare dalla fine. Con qualche specifica domanda, che –è molto probabile- pochi in Europa si sono posti. Mi riferisco qui alla questione di Jules Assange, wikileaks, e la Repubblica di Ecuador. Perché il caso esplode, oggi? Perché, Jules Assange, ha scelto un minuscolo, nonché pacifico, staterello del Sudamerica che conta poco o nulla? Come mai la corona dell’impero britannico perde la testa e si fa prendere a schiaffi davanti al mondo intero da un certo signor Patino, ministro degli esteri ecuadoregno, per gli euro-atlantici un vero e proprio Signor Nessuno, il quale ha dato una risposta alla super elite planetaria (cioè il Foreign Office di Sua Maestà) tale per cui, cinque anni fa avrebbe prodotto soltanto omeriche risate di pena e disprezzo, mentre oggi li costringe ad abbozzare, ritrattare, scusarsi davanti al mondo intero? Perché l’Ecuador? Perché, adesso? Tutto era più che prevedibile, nonché scontato. Intendiamoci: era scontato in tutto il continente americano, in Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, paesi scandinavi. In Europa e a Washington pensavano che il mondo fosse lo stesso di dieci anni fa. Perché l’Europa –e soprattutto l’Italia- è al 100% eurocentrica, vive sotto un costante bombardamento mediatico semi-dittatoriale, non ha la minima idea di ciò che accade nel resto del mondo, ma (quel che più conta) pensa ancora come nel 1812, ovvero: “se crolla l’Europa crolla il mondo intero; se crolla l’euro e l’Europa si disintegra scompare la civiltà nel mondo” e ragiona ancora in termini coloniali. Ma il mondo non funziona più così. In Italia, ad esempio, nessuno è informato sulla zuffa (che sta già diventando rissa) tra il Brasile e l’Onu, malamente gestita daChristine Lagarde, la persona che presiede il Fondo Monetario Internazionale, e che ruota intorno all’applicazione base di un concetto formale, banale, quasi sciocco, ma che potrebbe avere ripercussioni psico-simboliche immense: l’Italia è stata ufficialmente retrocessa. Non è più l’ottava potenza al mondo, bensì la nona. E’ stata superata dal Brasile. Quindi al prossimo G8 l’Italia non verrà invitata, ma ci andrà il Brasile. Da cui la scelta di abolire il G8 trasformandolo in G10 standard. Si stanno scannando. La prima notizia Vera (per chi vuole ricavare informazioni reali dal mondo reale) è questa: “L’Europa, con l’Inghilterra e Germania in testa, non possono (non vogliono) accettare il trionfo keynesiano del Sudamerica e la loro irruzione nel teatro della Storia come soggetti politici autonomi. Per loro vale il principio per cui “che se ne stiano a casa loro, non rompano, e ringrazino il cielo che li facciamo anche sopravvivere, come facciamo con gli africani. Altrimenti, da quelle parti, uno per uno faranno la fine di Gheddafi”. Il messaggio in sintesi è questo. Dal Sudamerica negli ultimi quaranta giorni sono arrivati tre potentissimi messaggi in risposta: niente è stato pubblicizzato in Europa. Tanto meno l’ultimo (il più importante) in data 3 agosto, se non altro per il fatto che era in diretta televisiva dalla sede di New York del Fondo Monetario Internazionale. Nessuno lo ha trasmesso in Europa, ad esclusione del Regno di Danimarca. E così, preso atto che esiste una compattezza mediatica planetaria di censura, e avendo preso atto che se non se ne parla la televisione, non c’è in rete e non si trovano notizie su wikipedia, allora vuol dire che non esiste, il Sudamerica ha scelto il palcoscenico mediatico globale più intelligente in assoluto: il cuore della finanza oligarchica planetaria, la city di Londra. E adesso veniamo ai fatti. Jules Assange, il 15 giugno del 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di specifici accordi formali sanciti tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Jules Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nello Stato del Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base dell’applicazione del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta. “vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano (giustamente) degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo avviene il 3 agosto, il secondo il 4. Il 3 agosto 2012, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina,Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del Fondo Monetario Internazionale accompagnata dal suo ministro dell’economia e dal ministro degli esteri ecuadoregno, Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America”) l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. In tale occasione, la Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al Fondo Monetario Internazionale con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, la Repubblica Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo semplicemente la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del Fondo Monetario Internazionale che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fosse l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada diversa, opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi. Non solo. Siamo oggi in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in materia economica sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora lo sono ancor di più oggi: Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale……” ecc. Subito dopo (cioè 15 minuti dopo) la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization) la più importante associazione planetaria di scambi commerciali coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale grazie ai files messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie (o per colpa) di Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone: Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes, lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come fare per impedire ai loro governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del Fondo Monetario Internazionale il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file già resi pubblici su internet. Gran parte dei file, gentilmente offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, il quale -siamo sempre il 3 agosto a New York- ricorda chi rappresenta e che cosa ha fatto l’Ecuador, ovvero la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Dirirtto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario.. Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush (già deposto ma in carica formale fino al 17 gennaio 2009) dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. Eh già. E’ accaduto in Iraq, che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’opus dei fedele al vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e quindi aprendo la strada a un precedente storico recente. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure se si annulla la decisione dell’Ecuador allora si annulla anche quella dell’Iraq e quindi il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano. Nasce allora il Sudamerica moderno. E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nella banche cattoliche di Quito e tale cifra viene dirottata in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”. Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andati nel pallone. In tutto il pianeta Terra, oggi, si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi. In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti. Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”. E’ un chiaro segnale che il gruppo di Assange sta dando a chi vuol capire e comprendere che TINA è un Falso. Non è vero che non esiste alternativa. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di efferati oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non è più così. E non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Mario Draghi, Mario Monti, David Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo. Anche in Europa. Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador. Ma non basta. Il colpo decisivo al sistema viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti e in ogni nazione del globo”. Ma chi è Garzòn? E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata. E’ il nemico pubblico numero uno dell’opus dei. E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi. E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale. Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè Pd e PDL insieme) acquistava a 100 $ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla telecinco che li rivendeva a 1000$ a rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai (ovvero noi) ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dall’Unione Europea. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta ma il governo italiano di allora (Prodi & co.) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Jules Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”. La battaglia è dunque aperta. E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in rete. In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi. Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce. Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie. E allora si balla tutti. In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”. Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi. Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador. Per questo Garzòn lo difende. Per questo, questa storia relativa al Sudamerica, va raccontata. Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori. Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta. E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica. Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo. Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità. Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori davvero imbarazzanti. Wikileaks non va letto come gossip. Non lo è. C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez, rischia anche la pelle. Questi anonimi meritano il nostro rispetto. E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”. Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare. Se poi, con questo Sapere un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta. Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose. Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra. Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera? Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda. Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?” Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”. Fonte:Tutto cio' che si immagina e' reale
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Re: Wikileaks e dintorni
Per informarsi su cosa succede nel mondo, oramai è quesi indispensabile conoscere almeno una lingua straniera.
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Re: Wikileaks e dintorni
Darrow fammi un riassunto
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Re: Wikileaks e dintorni
Alcuni paesi sudamericani seguendo la ricetta keynesiana stanno uscendo dal loro ruolo di giardino degli USA e stanno prendendo il posto di nazioni da sempre abituate a considerarsi "padrone" dei destini del globo, vedi uscita dell'Italia dal G8 nei confronti del Brasile e i vari accordi fra Argentina, Ecuador, Bolivia, Colombia e lo stesso Brasile. Il fatto che lo facciano non rispettando i dettami del FMI e della Banca Mondiale e le direttive sul liberismo globale è un ulteriore affronto.
Ecco perchè l'Ecuador ha offerto asilo a Assange, anche per sfruttare i suoi file segreti per ricattare successivamente USA, ed UE.
Ecco perchè l'Ecuador ha offerto asilo a Assange, anche per sfruttare i suoi file segreti per ricattare successivamente USA, ed UE.
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Re: Wikileaks e dintorni
Letto, interessante e mi viene una battuta:
Dettaglio insignificante: non e' vero che sia il primo produttore.
Il che non significa esserne una repubblica.l’Ecuador è il primo produttore al mondo di banane
Dettaglio insignificante: non e' vero che sia il primo produttore.
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Re: Wikileaks e dintorni
Però sembra essere il primo produttore che si è affrancato dalla Fruit Company e dalla Del Monte.*Valerio* ha scritto:Letto, interessante e mi viene una battuta:Il che non significa esserne una repubblica.l’Ecuador è il primo produttore al mondo di banane
Dettaglio insignificante: non e' vero che sia il primo produttore.
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Re: Wikileaks e dintorni
Darrow ha scritto:Però sembra essere il primo produttore che si è affrancato dalla Fruit Company e dalla Del Monte.*Valerio* ha scritto:Letto, interessante e mi viene una battuta:Il che non significa esserne una repubblica.l’Ecuador è il primo produttore al mondo di banane
Dettaglio insignificante: non e' vero che sia il primo produttore.
Fatto ben
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Re: Wikileaks e dintorni
Darrow ha scritto:Alcuni paesi sudamericani seguendo la ricetta keynesiana stanno uscendo dal loro ruolo di giardino degli USA e stanno prendendo il posto di nazioni da sempre abituate a considerarsi "padrone" dei destini del globo, vedi uscita dell'Italia dal G8 nei confronti del Brasile e i vari accordi fra Argentina, Ecuador, Bolivia, Colombia e lo stesso Brasile. Il fatto che lo facciano non rispettando i dettami del FMI e della Banca Mondiale e le direttive sul liberismo globale è un ulteriore affronto.
Ecco perchè l'Ecuador ha offerto asilo a Assange, anche per sfruttare i suoi file segreti per ricattare successivamente USA, ed UE.
Quotone!!
L'affaire Assange è un'emergenza di riasetti ben più interessanti dei pettegolezzi dallo steso rivelati: è un caso! è un esempio!
Il "miglio quadrato" non controlla più l'intero globo..I sudamericani non sono più etichettabili solo e univocamente come comunistoidi ribelli e con le pezze al culo, alla fine la mordace resistenza di gente come Castro ha potuto scardinare pezzetti di muro e far emergere gente come Lula, Chavez..Correa..La potenza mediatica occidentale e britannico\americana li ha sempre dipindi come delle merde, dei bolscevichi, dei presidenti di banana Repubblic (grazie Woody) Ma oramai molti di noi sono grandi abbastanza per riconoscere la malattia del regime di informazione globale..
Mai..MAI credere a una sola cosa che proviene dalle liste di informazione del potere monetario mondiale!!
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Re: Wikileaks e dintorni
Un vecchio adagio russo recita: se vuoi sapere la Verità devi leggere la Pravda!! (quotidiano di stato russo), perchè il New York Times scrive un po di menzogne e un po di verità, difficile districarsi, invece la Pravda Solo Menzogne..quindi va da se che..
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Re: Wikileaks e dintorni
Quando ho visto "Il dittatore dello stato libero di Bananas" sapevo benissimo a chi si riferiva Woody Allen nella sua presa in giro. Eppure non mi indignavo (ai tempi ero molto filo-guevariano) anzi me la ridevo.delfi68 ha scritto:La potenza mediatica occidentale e britannico\americana li ha sempre dipindi come delle merde, dei bolscevichi, dei presidenti di banana Repubblic (grazie Woody)
Questo particolare che sembra insignificante è la chiave di volta per capire i miei interventi, che molti qui giudicano contradditori.
"Ma come sei un fan di Che Guevara e non odi la critica filo-americana di Woody Allen?"
Io ritengo che un mondo basato sollo sulla visione di Guevara senza l'umorismo dissacratorio e auto-ironico di Allen e viceversa sia un mondo monco.
Ecco come si spiega ad esempio, come faccio ad essere sia contro (Luna) che a favore (Darrow) della questione ebrei-israele. E come nonostante ciò che sembra io segua una coerenza e non inganno nessuno, basta seguire il filo che lega tutti i miei ragionamenti... o molto più semplicemente chiedere quando non si capisce una cosa e non semplicemente criticare perchè il clichè che avete deciso di appiccicarmi non si incastra più. Infatti ora che sono rientrato nei gangheri faccio molte più domande dove prima sparavo critiche e insulti. E' molto più produttivo dal punto di vista della comprensione degli altri.
Scusate la digressione.
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Re: Wikileaks e dintorni
Purtroppo essere certi della verità dell'affermazione "Non è vero che ieri Putin ha ucciso due lupi siberiani a mani nude" non ti dà molte notizie su quel che succede nel mondo.delfi68 ha scritto:Un vecchio adagio russo recita: se vuoi sapere la Verità devi leggere la Pravda!! (quotidiano di stato russo), perchè il New York Times scrive un po di menzogne e un po di verità, difficile districarsi, invece la Pravda Solo Menzogne..quindi va da se che..
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Re: Wikileaks e dintorni
No, però so almeno per certo che Putin ieri NON ha ucciso due llyupi a mani nude..meglio di nulla, o meglio che credervi.
Un po come credere che un b757 sia finito nel pentagono volatilizzandosi e lasciando un buco di 4 metri di diametro..
Un po come credere che un b757 sia finito nel pentagono volatilizzandosi e lasciando un buco di 4 metri di diametro..
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Re: Wikileaks e dintorni
Se è una messinscena, non è stata allestita con tanta ingenuità.delfi68 ha scritto:
Un po come credere che un b757 sia finito nel pentagono volatilizzandosi e lasciando un buco di 4 metri di diametro..
http://undicisettembre.blogspot.it/2006/06/faq-26-lattacco-al-pentagono-i-rottami.html
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Re: Wikileaks e dintorni
L'ingenuità sufficiente, che ben supportata da una una buona pubbloicità e un'innata propensione a credere nell'autorità, è servita a convincere l'opinione pubblica dei più disponibili a credervi...
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Re: Wikileaks e dintorni
Se invece di fare ipotesi fantasiose sul come (che rafforzano le versioni ufficiali), si provasse a ragionare sul chi (chi c'era davvero ai comandi di quegli aerei?), diverse versioni ufficiali comincerebbero a scricchiolare? Ho qualche sospetto di sì. Se si accetta che i fatti si siano svolti come abbiamo visto ma che i protagonisti fossero altri, qualche pensiero "fuori ordinanza" può venire.delfi68 ha scritto:
Un po come credere che un b757 sia finito nel pentagono volatilizzandosi e lasciando un buco di 4 metri di diametro..
Io non ho mai messo in dubbio il come sia avvenuto. I dubbi mi sono venuti su chi lo abbia fatto.
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The Pilot- -----------
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Re: Wikileaks e dintorni
Paolo Attivissimo, autore del più che decennale sito antibufala, non mi sembra persona disponibilissima a sostenere tesi di fantasia
questa non è una garanzia assoluta di veridicità delle sue tesi, non sto affermando questo, naturalmente
però mi chiedo quali garanzie possono fornire altre fonti?
come pervenire ad una opinione fondata su notizie vere? come selezionare?
mi pare complesso leggere le centinaia di migliaia di e-mail di cui è in possesso Wikileaks e dintorni
esiste solo la possibilità di un atto di fede verso alcune fonti?
tendo a non accordare troppa fiducia ai giornalisti professionisti in genere
è tecnicamente possibile per una persona media selezionare un metodo di acquisizione di informazioni che non le richieda l'impegno di tutto il suo tempo,
per poter essere sufficientemente certa della correttezza e completezza delle fonti?
o l'unica possibilità sarebbe dedicare tutto il proprio tempo ad acquisizione e verifica delle notizie, per essere correttamente informati? non avanzandone, a quel punto, di tempo, per vivere la propria vita?
anche la iperproduzione di informazioni è un problema difficile e nuovo, non banale, da affrontare in questa fase mai vista dell'evoluzione dell'umanità.
questa non è una garanzia assoluta di veridicità delle sue tesi, non sto affermando questo, naturalmente
però mi chiedo quali garanzie possono fornire altre fonti?
come pervenire ad una opinione fondata su notizie vere? come selezionare?
mi pare complesso leggere le centinaia di migliaia di e-mail di cui è in possesso Wikileaks e dintorni
esiste solo la possibilità di un atto di fede verso alcune fonti?
tendo a non accordare troppa fiducia ai giornalisti professionisti in genere
è tecnicamente possibile per una persona media selezionare un metodo di acquisizione di informazioni che non le richieda l'impegno di tutto il suo tempo,
per poter essere sufficientemente certa della correttezza e completezza delle fonti?
o l'unica possibilità sarebbe dedicare tutto il proprio tempo ad acquisizione e verifica delle notizie, per essere correttamente informati? non avanzandone, a quel punto, di tempo, per vivere la propria vita?
anche la iperproduzione di informazioni è un problema difficile e nuovo, non banale, da affrontare in questa fase mai vista dell'evoluzione dell'umanità.
mix- -------------
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Re: Wikileaks e dintorni
In Italiano c'è Crono911, è considerata la più completa risorsa Italiana al riguardo, con parecchie fonti.
Crono911
Crono911
Tomhet- -----------
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Re: Wikileaks e dintorni
No vi prego... È pieno di topic sull'11 settembre, discutetene lì, non duplichiamo 10000 volte la stessa polemica su 10000 topic diversa.
davide- -------------
- Numero di messaggi : 11190
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Re: Wikileaks e dintorni
non fraintendiamo: il mio era un discorso molto generale, più centrato sul tema del thread, [Wikileaks e dintorni] che su quello 9/11 introdotto da altridavide ha scritto:No vi prego... È pieno di topic sull'11 settembre, discutetene lì, non duplichiamo 10000 volte la stessa polemica su 10000 topic diversa.
figurati se ho voglia di sprecare fatica con le menate dell'11 settembre
è già stato detto tutto ed il contrario di tutto, cosa vi si potrebbe aggiungere di nuovo?
mix- -------------
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Re: Wikileaks e dintorni
Quoto mix e davide, tuttavia chiedo scusa..il tema 11 settembre è caldissimo e c'è il suo 3D..
In genere vorrei solo dire che la potenza dei mass media, controllati per la quasi totalità da imprenditori di partito, sovvenzioni di stato e movimenti politici è assolutamente inaffidabile.
Solo in Italia, scorrendo da "Il Giornale" fino "all'Unità" si possono leggere ogni giorno sfumature di "verità" che vanno dal bianco al nero passando per un'infinita tonalità di rosso decrescente..
In genere vorrei solo dire che la potenza dei mass media, controllati per la quasi totalità da imprenditori di partito, sovvenzioni di stato e movimenti politici è assolutamente inaffidabile.
Solo in Italia, scorrendo da "Il Giornale" fino "all'Unità" si possono leggere ogni giorno sfumature di "verità" che vanno dal bianco al nero passando per un'infinita tonalità di rosso decrescente..
delfi68- -------------
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Re: Wikileaks e dintorni
e già i giornali sono un paradiso in confronto alle TVdelfi68 ha scritto:.... In genere vorrei solo dire che la potenza dei mass media, controllati per la quasi totalità da imprenditori di partito, sovvenzioni di stato e movimenti politici è assolutamente inaffidabile.
Solo in Italia, scorrendo da "Il Giornale" fino "all'Unità" si possono leggere ogni giorno sfumature di "verità" che vanno dal bianco al nero passando per un'infinita tonalità di rosso decrescente..
c'è già un thread "TV: cancro della democrazia" ?
mix- -------------
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Re: Wikileaks e dintorni
Non ho capito: dite che le fonti di questo articolo sono inaffidabili?
loonar- ----------
- Numero di messaggi : 17345
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Re: Wikileaks e dintorni
Caro buon Zio Sam...
La tortura e' illegale!! ..infatti ammazzare la gente fulminandola o avvelenandola, quando ancora li impiccavano a norma di legge non e' certo una tortura!!
ah..sapete che quando praticano l'inniezione letale, il boia/medico prima di bucare la vena passa un batuffolo di alcol disinfettante??!!!
Thats American Fear
La tortura e' illegale!! ..infatti ammazzare la gente fulminandola o avvelenandola, quando ancora li impiccavano a norma di legge non e' certo una tortura!!
ah..sapete che quando praticano l'inniezione letale, il boia/medico prima di bucare la vena passa un batuffolo di alcol disinfettante??!!!
Thats American Fear
il buon sammaritano ha scritto:
Washington (Usa), 26 lug. (LaPresse/AP) - Gli Usa non chiederanno la pena di morte per Edward Snowden. Lo ha garantito alla Russia il procuratore generale Usa, Eric Holder, in una lettera datata 23 luglio. Nel testo dichiara che le accuse criminali rivolte all'ex contractor della National security agency Usa (Nsa) non portano alla pena di morte e aggiunge che gli Usa non la chiederanno anche nel caso Snowden fosse incriminato per ulteriori accuse per cui potrebbe invece essere richiesta. Il procuratore ha spiegato che la lettera è stata inviata dopo le notizie secondo cui l'ex contractor, che ha rivelato i programmi di sorveglianza Usa e si trova in un aeroporto di Mosca, ha chiesto alla Russia asilo temporaneo motivandolo con il rischio che se tornasse nel suo Paese sarebbe torturato e rischierebbe la condanna capitale. La lettera di Holder è stata indirizzata a Alexander Vladimirovich Konovalov, ministro russo alla Giustizia.
"Posso riferire che gli Stati Uniti sono pronti a fornire al governo russo la seguente garanzia a proposito del trattamento che il signor Snowden affronterebbe tornando negli Usa", si legge nella lettera. "Prima di tutto, gli Usa non chiederebbero la pena di morte per Snowden se dovesse tornare negli Usa", afferma Holder nella lettera, aggiungendo che "non sarebbe torturato. La tortura è illegale negli Stati Uniti". Se fosse estradato, aggiunge il procuratore, Snowden sarebbe portato subito di fronte a un tribunale civile e riceverebbe "tutte le protezioni che le leggi statunitensi forniscono".
delfi68- -------------
- Numero di messaggi : 11242
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