nuovo caso negato di eutanasia

Si parla troppo spesso di negare il diritto alla vita per portare avanti ormai antichi e desueti "ideali" che vogliono condannare l'aborto.

Si parla troppo poco del diritto alla morte. O meglio, se ne parla solo quando c'è chi disperatamente cerca una fine "dignitosa" della propria esitenza allorquando non si abbia più la possiblità di essere autosufficienti e quindi auto determinabili in termini pratici.

In questi giorni in Inghilterra i giudici hanno dato riposta negativa a Tony Nicklinson in merito alla sua domanda di eutanasia. Un uomo colpito da una grave, invalidante malattia che lo ha portato alla paralisi dal collo in giù.

Mi chiedo il perchè di questa ostinazione da parte di autorità preposte per tutelate i nostri diritti. Ma la domanda è retorica; viviamo in un mondo sorretto da convinzioni che possano dare un senso alla nostra esistenza e quindi una richiesta di questo genere potrebbe minare il fragile equilibrio (se vogliamo essere generosi nel definirlo tale) che incessantemente viene costruito per ovviare al "problema dell'esserci".

Ritengo violenta e ingiusta una sentenza di questo tipo partendo già dal solo presupposto che se io sono un soggetto sano e decido di suicidarmi,ma malauguratamente mi salvo, non incorro poi in alcun processo penale a mio carico e quindi: perchè deve essere reato un suicidio assistito con la manifesta volontà dell'aspirante suicida?

In un mondo dove si fa di tutto per creare l'uguaglianza l'unico risultato che si ottiene è la diseguaglianza.