Oche che hanno deposto uova d’oro senza mai schiamazzare
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Oche che hanno deposto uova d’oro senza mai schiamazzare
Con ammirazione, gratitudine e una punta di maschilismo da vecchio liberale britannico Winston Churchill le definì le «oche che hanno deposto uova d’oro senza mai schiamazzare». Durante la II Guerra Mondiale le ragazze impegnate nell’Operazione Ultra hanno passato migliaia di ore a decifrare i messaggi dei nazisti scritti in codice Enigma. A ognuna di loro (erano centinaia) furono affidate porzioni di testo incomprensibili, e solo a conflitto concluso capirono quanto il loro lavoro fosse stato importante per sconfiggere la Germania. Assieme ai colleghi matematici e appassionati di enigmistica, le «oche silenziose» osservarono un segreto assoluto fino agli Anni Settanta, quando fu loro permesso di parlare dell’Operazione Ultra ai famigliari; in occasione di una grande cerimonia nel centro di Bletchey Park, martedì scorso due di loro hanno finalmente rivelato in pubblico la loro identità. Aiutate da un bastone da passeggio, Jean Valentine, 84 anni, e Ruth Bourne, 83, veterane della Royal Navy, si sono messe in posa per i fotografi davanti alla ricostruzione appena ultimata di una «Bomba di Turing», il gigantesco calcolatore elettro-meccanico usato per decrittare le comunicazioni naziste e base concettuale dei computer come li conosciamo oggi.
«Non potevamo fare domande — ha raccontato la signora Valentine, all’epoca un’adolescente —, nessuna sapeva che cosa stessero facendo le altre, il lavoro era tenuto rigorosamente a compartimenti stagni. Ogni tanto uno dei capi diceva "Bene", e capivamo allora che eravamo riuscite a decodificare un altro messaggio. Ma la soddisfazione durava poco, ce n’era immediatamente un altro da rivelare». Mano a mano che il segreto sull’Operazione Ultra è venuto diradandosi, negli ultimi decenni Bletchey Park è diventato uno dei luoghi simbolici della vittoria degli alleati sulla Germania di Hitler. Alla fine della guerra il comandante supremo Eisenhower definì il lavoro delle «oche» «decisivo per le sorti del conflitto» (F. W. Winterbotham, «Il segreto Ultra», 1974): prima del D-Day, i britannici seppero che l’opera di disinformazione era riuscita, e che i tedeschi giudicavano lo sbarco in Normandia un depistaggio aspettandosi il vero attacco a Calais. La violazione del codice Enigma permise di raccogliere informazioni cruciali per la Battaglia d’Inghilterra, e per le azioni contro il feldmaresciallo Rommel in Nordafrica. I successi del centro di Bletchey Park potrebbero avere accorciato la guerra di uno o due anni. I primi a capire la chiave della macchina Enigma furono i servizi segreti militari polacchi, che il 26 luglio 1939 a Varsavia condivisero le loro scoperte con gli alleati francesi e britannici. Appena in tempo: cinque settimane dopo, l’invasione della Polonia e l’inizio del conflitto. La Francia rinunciò ben presto a proseguire il lavoro di decifrazione, che fu invece portato avanti da Londra nella base segreta a 60 chilometri a nord-ovest della capitale. La storia delle «oche silenziose» e dello sforzo di intelligence alleato si intreccia con la drammatica vicenda di Alan Turing, lo scienziato che progettò l’enorme macchina capace di rompere il codice Enigma, che fondò gli studi sull’intelligenza artificiale e che morì suicida nel 1954. Nel 1945 erano in funzione 210 «bombe di Turing», attorno alle quali si davano il turno complessivamente novemila persone.
Tutti i calcolatori furono distrutti per mantenere il segreto: la macchina appena inaugurata martedì scorso conclude un complicato lavoro di ricostruzione cominciato 13 anni fa. Nel saggio «L’uomo che sapeva troppo. Alan Turing e l’invenzione del computer» (2007, edizioni Codice) il romanziere David Leavitt, che in «Ballo di famiglia» ha scritto della propria omosessualità, racconta quella tragica di Turing: genio ed eroe, perseguitato in un’Inghilterra dove quegli amori rimasero reato fino al 1967, dopo la scoperta di una passione con un ragazzo di Manchester venne condannato a «curarsi» con iniezioni di ormoni. L’uomo che aiutò in modo determinante a sconfiggere il nazismo, e che pose le basi per la nascita dei computer usati oggi dal Pianeta intero, finì con l’uccidersi in modo grottesco e romantico, mangiando una mela impregnata di cianuro, omaggio al suo film preferito «Biancaneve e i Sette Nani». Si è parlato anche di un possibile omicidio mascherato per mettere a tacere «l’uomo che sapeva troppo». Meglio il lieto fine delle oche silenziose, eroine popolari alle quali la Fabergé ha dedicato un’edizione tanto speciale quanto kitsch — con una macchina Enigma all’interno — delle sue celebri uova d’oro.
Stefano Montefiori
26 marzo 2009(ultima modifica: 27 marzo 2009)
«Non potevamo fare domande — ha raccontato la signora Valentine, all’epoca un’adolescente —, nessuna sapeva che cosa stessero facendo le altre, il lavoro era tenuto rigorosamente a compartimenti stagni. Ogni tanto uno dei capi diceva "Bene", e capivamo allora che eravamo riuscite a decodificare un altro messaggio. Ma la soddisfazione durava poco, ce n’era immediatamente un altro da rivelare». Mano a mano che il segreto sull’Operazione Ultra è venuto diradandosi, negli ultimi decenni Bletchey Park è diventato uno dei luoghi simbolici della vittoria degli alleati sulla Germania di Hitler. Alla fine della guerra il comandante supremo Eisenhower definì il lavoro delle «oche» «decisivo per le sorti del conflitto» (F. W. Winterbotham, «Il segreto Ultra», 1974): prima del D-Day, i britannici seppero che l’opera di disinformazione era riuscita, e che i tedeschi giudicavano lo sbarco in Normandia un depistaggio aspettandosi il vero attacco a Calais. La violazione del codice Enigma permise di raccogliere informazioni cruciali per la Battaglia d’Inghilterra, e per le azioni contro il feldmaresciallo Rommel in Nordafrica. I successi del centro di Bletchey Park potrebbero avere accorciato la guerra di uno o due anni. I primi a capire la chiave della macchina Enigma furono i servizi segreti militari polacchi, che il 26 luglio 1939 a Varsavia condivisero le loro scoperte con gli alleati francesi e britannici. Appena in tempo: cinque settimane dopo, l’invasione della Polonia e l’inizio del conflitto. La Francia rinunciò ben presto a proseguire il lavoro di decifrazione, che fu invece portato avanti da Londra nella base segreta a 60 chilometri a nord-ovest della capitale. La storia delle «oche silenziose» e dello sforzo di intelligence alleato si intreccia con la drammatica vicenda di Alan Turing, lo scienziato che progettò l’enorme macchina capace di rompere il codice Enigma, che fondò gli studi sull’intelligenza artificiale e che morì suicida nel 1954. Nel 1945 erano in funzione 210 «bombe di Turing», attorno alle quali si davano il turno complessivamente novemila persone.
Tutti i calcolatori furono distrutti per mantenere il segreto: la macchina appena inaugurata martedì scorso conclude un complicato lavoro di ricostruzione cominciato 13 anni fa. Nel saggio «L’uomo che sapeva troppo. Alan Turing e l’invenzione del computer» (2007, edizioni Codice) il romanziere David Leavitt, che in «Ballo di famiglia» ha scritto della propria omosessualità, racconta quella tragica di Turing: genio ed eroe, perseguitato in un’Inghilterra dove quegli amori rimasero reato fino al 1967, dopo la scoperta di una passione con un ragazzo di Manchester venne condannato a «curarsi» con iniezioni di ormoni. L’uomo che aiutò in modo determinante a sconfiggere il nazismo, e che pose le basi per la nascita dei computer usati oggi dal Pianeta intero, finì con l’uccidersi in modo grottesco e romantico, mangiando una mela impregnata di cianuro, omaggio al suo film preferito «Biancaneve e i Sette Nani». Si è parlato anche di un possibile omicidio mascherato per mettere a tacere «l’uomo che sapeva troppo». Meglio il lieto fine delle oche silenziose, eroine popolari alle quali la Fabergé ha dedicato un’edizione tanto speciale quanto kitsch — con una macchina Enigma all’interno — delle sue celebri uova d’oro.
Stefano Montefiori
26 marzo 2009(ultima modifica: 27 marzo 2009)
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