LA CGIL CHE VOGLIAMO
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LA CGIL CHE VOGLIAMO
Sindacato
Congresso Cgil, l'81% del direttivo con Epifani
144 membri del parlamentino su 177 aderiscono al documento “I diritti ed il lavoro oltre la crisi“ firmato dal segretario generale. All'altro documento, “La Cgil che vogliamo”, hanno aderito, invece, 33 membri.
144 membri del comitato direttivo su 177 (pari all’81,36%) aderiscono al documento “I diritti ed il lavoro oltre la crisi“ di cui è primo firmatario Guglielmo Epifani. Al documento “La Cgil che vogliamo” di cui è primo firmatario, Domenico Moccia, hanno aderito, invece, 33 membri (pari all’18,64%). E’ questo il risultato emerso dalla riunione di oggi (23 novembre), del comitato direttivo nazionale della Cgil, altro passo di avvicinamento al 16° Congresso, che si svolgerà dal 5 al 8 maggio a Rimini. Lo riferisce una nota della Confederazione.
Questo il calendario congressuale:
Dal 9 dicembre al 20 febbraio si svolgeranno le assemblee congressuali;
Dal 22 febbraio al 13 marzo si svolgeranno i congressi delle categorie territoriali, delle camere del Lavoro territoriali, delle camere del lavoro metropolitane e delle categorie regionali;
Dal 15 al 25 marzo si svolgeranno i Congressi delle Cgil regionali;
Dal 26 marzo al 17 aprile si svolgeranno i Congressi nazionali di categoria e successivamente si svolgerà il Congresso nazionale dello Spi;
Dal 5 al 8 maggio si svolgerà il Congresso della Cgil nazionale.
Al Congresso nazionale della Cgil parteciperanno circa 1.043 delegati in rappresentanza di oltre 5.734.855 iscritti al 31 dicembre 2008.
I firmatari del documento "La Cgil che vogliamo", intanto, sottolineano la mancata discussione dell'ipotesi di sciopero generale. E' quanto si legge in un comunicato che appare sul loro sito internet: "Lo sciopero generale contro la legge Finanziaria del ministro Tremonti non è all’ordine del giorno e dunque non si può discutere", fanno sapere. "La decisione di rinviare il tema a un futuro direttivo - a loro giudizio -, conferma la crescente divaricazione in Cgil tra quello che si dice e quello che realmente si fa nell’azione di contrasto alle politiche del governo Berlusconi. Per quanto ci riguarda, continueremo a rivendicare lo sciopero generale".
Congresso Cgil, l'81% del direttivo con Epifani
144 membri del parlamentino su 177 aderiscono al documento “I diritti ed il lavoro oltre la crisi“ firmato dal segretario generale. All'altro documento, “La Cgil che vogliamo”, hanno aderito, invece, 33 membri.
144 membri del comitato direttivo su 177 (pari all’81,36%) aderiscono al documento “I diritti ed il lavoro oltre la crisi“ di cui è primo firmatario Guglielmo Epifani. Al documento “La Cgil che vogliamo” di cui è primo firmatario, Domenico Moccia, hanno aderito, invece, 33 membri (pari all’18,64%). E’ questo il risultato emerso dalla riunione di oggi (23 novembre), del comitato direttivo nazionale della Cgil, altro passo di avvicinamento al 16° Congresso, che si svolgerà dal 5 al 8 maggio a Rimini. Lo riferisce una nota della Confederazione.
Questo il calendario congressuale:
Dal 9 dicembre al 20 febbraio si svolgeranno le assemblee congressuali;
Dal 22 febbraio al 13 marzo si svolgeranno i congressi delle categorie territoriali, delle camere del Lavoro territoriali, delle camere del lavoro metropolitane e delle categorie regionali;
Dal 15 al 25 marzo si svolgeranno i Congressi delle Cgil regionali;
Dal 26 marzo al 17 aprile si svolgeranno i Congressi nazionali di categoria e successivamente si svolgerà il Congresso nazionale dello Spi;
Dal 5 al 8 maggio si svolgerà il Congresso della Cgil nazionale.
Al Congresso nazionale della Cgil parteciperanno circa 1.043 delegati in rappresentanza di oltre 5.734.855 iscritti al 31 dicembre 2008.
I firmatari del documento "La Cgil che vogliamo", intanto, sottolineano la mancata discussione dell'ipotesi di sciopero generale. E' quanto si legge in un comunicato che appare sul loro sito internet: "Lo sciopero generale contro la legge Finanziaria del ministro Tremonti non è all’ordine del giorno e dunque non si può discutere", fanno sapere. "La decisione di rinviare il tema a un futuro direttivo - a loro giudizio -, conferma la crescente divaricazione in Cgil tra quello che si dice e quello che realmente si fa nell’azione di contrasto alle politiche del governo Berlusconi. Per quanto ci riguarda, continueremo a rivendicare lo sciopero generale".
don fofò- Ospite
Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
Visto però che, per gli operai e impiegati, l'organizzazione in istanze sindacali rimane nonostante tutto (concordo in linea di massima con quello che scrivi della loro degenerazione), il primo passo di presa di coscenza della propria condizione e visto che cambiare struttura non esenta dal ripetersi di fenomeni di corruttela , non credi che sia possibile , in alternativa alla politica di cedimento, una dura lotta per sostituire la dirigenza, attuale, con personale che venga direttamente dal mondo del lavoro (e da esso eletto a tutti i livelli)e che si ponga il compito di far votare ai lavoratori , tutte , le bozze degli accordi, prima (ovviamente) di firmarle?ERRI8013 ha scritto:Non mi piacciono i sindacati e la politica che tendono ad attuare.
So che risulta strano detto da uno che si professa comunista, ma non mi sono mai iscritto ad un sindacato e prevedo di continuare a non farlo.
Credo, francamente, che i sindacati abbiamo stravolto totalmente quella che dovrebbe essere la loro funzione.
Tutto ciò senza soffermarmi sull'evidente corruzione dilagante in queste istituzioni.
don fofò- -------------
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
Perchè invece i sindacati non si occupano di fare accordi sui minimi salariali, e lasciano al singolo lavoratore la libertà di contrattare il resto direttamente con l'azienda?
Perchè i premi di produzione vanno a tutti indifferentemente, senza distinguere tra lavoratore che si impegna e quello che non si impegna? O tra quello meno bravo e quello più bravo?
Perchè io ho perso il posto solo perchè ero a TD, mentre il grasso culo del mio superiore fancazzista rimane protetto da un'art. 18 che sta tagliando i ponti fra le generazioni, subordinando quelle più giovani a quelle più vecchie?
Perchè i premi di produzione vanno a tutti indifferentemente, senza distinguere tra lavoratore che si impegna e quello che non si impegna? O tra quello meno bravo e quello più bravo?
Perchè io ho perso il posto solo perchè ero a TD, mentre il grasso culo del mio superiore fancazzista rimane protetto da un'art. 18 che sta tagliando i ponti fra le generazioni, subordinando quelle più giovani a quelle più vecchie?
claudio285- -------------
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
Bah, io guardo più ai sindacati tedeschi che hanno un potere contrattuale che da solo , credo, risponda alle tue domande. Tornare alla contrattazione individuale , dove è il più furbo, il più ruffiano a spuntarla che non è necessariamente sempre il più bravo lo vedo come un modo per indebolire la contrattazione a scapito dei meno furbi o smaliziati.Non so della tua situazione ma io estenderei l'art.18 a tutti i lavoratori.Non credo assolutamente che il problema lavoro sia un problema generazionale .Per me è un problema di tutela che i vertici sindacali legati a logiche estranee a quelle degli interessi operai hanno trascurato a favore degli interessi dei loro referenti politici. In sostanza se l'auto funziona male , la soluzione non è andare tutti a piedi . La soluzione , per me, e farla funzionare meglio facendo le giuste revisioni e i giusti tagliandi. La politica fuori dai sindacati.claudio285 ha scritto:Perchè invece i sindacati non si occupano di fare accordi sui minimi salariali, e lasciano al singolo lavoratore la libertà di contrattare il resto direttamente con l'azienda?
Perchè i premi di produzione vanno a tutti indifferentemente, senza distinguere tra lavoratore che si impegna e quello che non si impegna? O tra quello meno bravo e quello più bravo?
Perchè io ho perso il posto solo perchè ero a TD, mentre il grasso culo del mio superiore fancazzista rimane protetto da un'art. 18 che sta tagliando i ponti fra le generazioni, subordinando quelle più giovani a quelle più vecchie?
don fofò- -------------
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
Concordo con l'analisi di ERRi, non per niente i sidacati fanno meglio solo dei politici come indice di fiducia degli italiani.
Mi piacerebbe anche sapere perchè i sindacati non sono obbligati a fare il bilancio, ma la trasparenza non è certo il loro forte...
Mi piacerebbe anche sapere perchè i sindacati non sono obbligati a fare il bilancio, ma la trasparenza non è certo il loro forte...
Guarda, che venga lasciata al lavoratore la libertà di contrattare in modo individuale o tramite terzi, non vedo il problema.Tornare alla contrattazione individuale , dove è
il più furbo, il più ruffiano a spuntarla che non è necessariamente
sempre il più bravo lo vedo come un modo per indebolire la
contrattazione a scapito dei meno furbi o smaliziati.
___________________
La normalità è sopravvalutata
scettica- -------------
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
Infatti la Germania ha le stesse dinamiche di disoccupazione dell'Italia, però hanno un welfare molto più avanzato. Inoltre non mirisulta che abbiano la flessibilità, almeno non come la nostra.don fofò ha scritto:Bah, io guardo più ai sindacati tedeschi che hanno un potere contrattuale che da solo , credo, risponda alle tue domande. Tornare alla contrattazione individuale , dove è il più furbo, il più ruffiano a spuntarla che non è necessariamente sempre il più bravo lo vedo come un modo per indebolire la contrattazione a scapito dei meno furbi o smaliziati.Non so della tua situazione ma io estenderei l'art.18 a tutti i lavoratori.Non credo assolutamente che il problema lavoro sia un problema generazionale .Per me è un problema di tutela che i vertici sindacali legati a logiche estranee a quelle degli interessi operai hanno trascurato a favore degli interessi dei loro referenti politici. In sostanza se l'auto funziona male , la soluzione non è andare tutti a piedi . La soluzione , per me, e farla funzionare meglio facendo le giuste revisioni e i giusti tagliandi. La politica fuori dai sindacati.claudio285 ha scritto:Perchè invece i sindacati non si occupano di fare accordi sui minimi salariali, e lasciano al singolo lavoratore la libertà di contrattare il resto direttamente con l'azienda?
Perchè i premi di produzione vanno a tutti indifferentemente, senza distinguere tra lavoratore che si impegna e quello che non si impegna? O tra quello meno bravo e quello più bravo?
Perchè io ho perso il posto solo perchè ero a TD, mentre il grasso culo del mio superiore fancazzista rimane protetto da un'art. 18 che sta tagliando i ponti fra le generazioni, subordinando quelle più giovani a quelle più vecchie?
Mettere il 18 per tutti significherebbe aumentare ad libitum il periodo di disoccupazione. Se si sono fatti tutti i vari cocopro, apprendistato esteso, tirocini fasulli, tempi determinati, interinali è proprio per evitare di togliere il 18 e dunque per proteggere i lavvoratori già inseriti nel mondo del lavoro e protetti dai sindacati.
Il leccaculismo non è qualcosa che si possa abrogare per legge, e con l'art. 18 o no i leccaculi esistono, come i furbi. Proteggili pure col 18 e siamo a posto!
Ci sono varie proposte in giro. Quella che mi convince di più è il contratto unico. basta cococo, tempi determinati e cazzate varie. Un contratto unico uguale per tutti, pubblico e privato, senza articolo 18, a tutele crescenti secondo anzianità, tutele in denaro, sottoforma di penali, (per es. in numero di mensilità) che l'azienda paga al singolo lavoratore che vuole estromettere.
Paga: Minimo salariale, - deciso dalle pubbliche amministrazioni locali, regioni, province, grossi comuni e città meropolitane - parte negoziata dai sindacati con le organizzazioni aziendali, a livello regionale, minimo sindacale + parte libera negoziata tra dipendente e datore di lavoro, che potrebbe anche essere 0 all'inizio, ma crescere con tempo a seconda dei risultati.
Inoltre si spererebbe che lo scempio del padrone unico di milleseicento aziendine da 10 dipendenti ciascuna finisse.
Le piccole aziende potrebbero crescere sia perchè non avrebbero l'obbligo di mantenere a vita tutti i lavoratori sia perchè potrebbero pagare meno i nuovi dipendenti, e pagarli di più man mano che il risultato aziendale migliora, e man mano che crescono pagare meglio chi si è più impegnato nella crescita, in modo da formare team aziendali più coesi e forti.
In questo modo inoltre le regioni a più basso costo della vita, che sono poi le più povere, potrebbero giocare col minimo sindacale per rendere più competitivi i lavoratori e spingere le aziende ad aprire o investire lì.
Il modo migliore per aumentare la paga è quello di abbassare le tasse sul lavoro dipendente e investire sulla ricerca, l'innovazione e la formazione.
claudio285- -------------
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
claudio285 ha scritto:Perchè invece i sindacati non si occupano di fare accordi sui minimi salariali, e lasciano al singolo lavoratore la libertà di contrattare il resto direttamente con l'azienda?
E' quello che avviene nella mia attuale categoria (bancario)
claudio285 ha scritto:
Perchè i premi di produzione vanno a tutti indifferentemente, senza distinguere tra lavoratore che si impegna e quello che non si impegna? O tra quello meno bravo e quello più bravo?
E' quello che (sulla carta) avveniva nella mia ex ditta (categoria metalmeccanico), ma anche nella attuale. Ci sono premi di produzione assegnati in base ai raggiungimenti personali.
claudio285 ha scritto:
Perchè io ho perso il posto solo perchè ero a TD, mentre il grasso culo del mio superiore fancazzista rimane protetto da un'art. 18 che sta tagliando i ponti fra le generazioni, subordinando quelle più giovani a quelle più vecchie?
L'utilizzo sportivo dei contratti a tempo determinato o - peggio - a progetto sono una vera piaga sociale.
Io ho avuto la botta di culo di ottenere un tempo indeterminato praticamente da sempre (ho 33 anni, il 15 marzo prossimo faccio 8 anni a TI + 2 con un contratto di formazione + 1 con svariati contratti dai nomi buffi), ma ricordo soprattutto nella mia ex ditta situazioni veramente vergognose, ad esempio contratti rinnovati di tre mesi in tre mesi per 4-5 anni, ovvero sinché il lavoratore non si decideva ad andarsene.
claudio285 ha scritto:
Ci sono varie proposte in giro. Quella che mi convince di più è il contratto unico. basta cococo, tempi determinati e cazzate varie. Un contratto unico uguale per tutti, pubblico e privato, senza articolo 18, a tutele crescenti secondo anzianità, tutele in denaro, sottoforma di penali, (per es. in numero di mensilità) che l'azienda paga al singolo lavoratore che vuole estromettere.
Uhm, la vedo un po' problematica. A mio avviso la soluzione migliore è che chi svolge il lavoro di dipendente di una ditta, diventi anche di fatto dipendente di una ditta.
In altre parole, va bene questa divisione contrattuale, ma che ci siano maggiori controlli sul rispetto di questa.
AK- -----------
- Numero di messaggi : 866
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
Mah..i maggiori controlli mi sanno sempre di fregatura. I controlli costano, sono oggetto di corruzione, inerzia dei controllori, mettono in moto burocrazia, possono comportare cause che poi non finiscono mai, sono soggetti ad arbitri ecc.
Un contratto unico a TI senza garanzia del 18 eliminerebbe tutte le disuguaglianze di trattamento contrattuale. Tutti sullo stesso piano e tutti tenuti ad essere produttivi. Pubblici, privati, bancari, operai, lavoratori dell piccole imprese come delle grosse imprese.
Un contratto unico a TI senza garanzia del 18 eliminerebbe tutte le disuguaglianze di trattamento contrattuale. Tutti sullo stesso piano e tutti tenuti ad essere produttivi. Pubblici, privati, bancari, operai, lavoratori dell piccole imprese come delle grosse imprese.
claudio285- -------------
- Numero di messaggi : 430
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Data d'iscrizione : 19.12.08
Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
@claudio285 Le piccole aziende possono licenziare senza giustificato motivo.La germania sconta ancora la riunificazione e comunque è molto più avanti sia nelle tutele che nei cosidetti ammortizzatori sociali e nella riqualificazione della forza lavoro obsoleta.Il leccaculismo istituzionalizzato riporterebbe tutti lavoratori al periodo "felice" del vallettismo.Il meccanismo che tu proponi per rivalutare e contrattare stipendi e salari non semplifica anzi è troppo macchinoso anche per la stessa confindustria. Non capisco cosa signica "Inoltre si spererebbe che lo scempio del padrone unico di milleseicento aziendine da 10 dipendenti ciascuna finisse."Sembrerebbe una proposta di abolizione della proprità individuale. Tanto bella quanto utopica.
don fofò- -------------
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
mi riferisco a come lavorano le microditte nei cantieri, dove ho lavorato. Tante piccole ditte che alla fin fine si rifanno allo stesso padrone.
perchè macchinoso?
perchè macchinoso?
claudio285- -------------
- Numero di messaggi : 430
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Data d'iscrizione : 19.12.08
Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
[quotePaga: Minimo salariale, - deciso dalle pubbliche amministrazioni locali, regioni, province, grossi comuni e città meropolitane - parte negoziata dai sindacati con le organizzazioni aziendali, a livello regionale, minimo sindacale + parte libera negoziata tra dipendente e datore di lavoro, che potrebbe anche essere 0 all'inizio, ma crescere con tempo a seconda dei risultati.][/quote]Nella pubblica amministrazione diventerebbe una maniera per alimentare il clientelismo che gia' è sufficentemente pingue.Per il minimo salariale deciso da regioni, province etc sarebbe un modo per dar vita a migliaia di "commissioni" che avrebbero il solo scopo di perdere tempo per far vivere le stesse commissioni alimentando un parassitismo , che in Italia è già bello ingrassato. Ma poi questi cambiamenti chi li dovrebbe decidere ? Lo Stato o i lavoratori? Nel secondo caso non credo troverebbe molti consensi. Nel primo caso servirebbe solo ad alimentare tensioni e conflitti. Altro che conciliare gli interessi .
don fofò- -------------
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
don fofò ha scritto:@claudio285 Le piccole aziende possono licenziare senza giustificato motivo.[...][/i]
Ma non e` affatto vero. Piccola o grande, per licenziare hai sempre bisogno di un motivo valido.
___________________
IN DARWIN WE TRUST.
"La fera lipertà nein est tire nein, ma konformaren la proprien folontà a qvella tivina."
(La vera libertà non è dire no, ma conformare la propria volontà a quella divina.) (Benedetto XVI - Libero pensatore)
Lingua_Biforcuta- -------------
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Località : Milano
Occupazione/Hobby : Scienze Naturali, Filosofia, Cristologia, Storia pre-cristiana e pre-colombiana.
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
ci riferiamo al fatto che l'art. 18 non si applica alle imprese sotto i 15 dipendenti
claudio285- -------------
- Numero di messaggi : 430
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Data d'iscrizione : 19.12.08
Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
Nella pubblica amministrazione diventerebbe una maniera per alimentare il clientelismo che gia' è sufficentemente pingue.Per il minimo salariale deciso da regioni, province etc sarebbe un modo per dar vita a migliaia di "commissioni" che avrebbero il solo scopo di perdere tempo per far vivere le stesse commissioni alimentando un parassitismo , che in Italia è già bello ingrassato. Ma poi questi cambiamenti chi li dovrebbe decidere ? Lo Stato o i lavoratori? Nel secondo caso non credo troverebbe molti consensi. Nel primo caso servirebbe solo ad alimentare tensioni e conflitti. Altro che conciliare gli interessi .[/quote]don fofò ha scritto:[quotePaga: Minimo salariale, - deciso dalle pubbliche amministrazioni locali, regioni, province, grossi comuni e città meropolitane - parte negoziata dai sindacati con le organizzazioni aziendali, a livello regionale, minimo sindacale + parte libera negoziata tra dipendente e datore di lavoro, che potrebbe anche essere 0 all'inizio, ma crescere con tempo a seconda dei risultati.]
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Il clientelismo in Italia c'è perchè vi sono condizioni economiche che lo consentono. Se nella PA ci fosse una totale libertà di licenzziamento credo che le cose cambierebbero. E' chiaro che bisognerebbe agire sui budget. Basta limitare i budget della PA e trasformare il lavoro statale, tranne qualche eccezione, in un lavoro sempre di tipo determinato.
In effetti prima ho sbagliato a dire che ci vuole un contratto per tutti. Ce ne vuole due, uno pubblico e uno privato. Quello pubblico deve essere il vero lavoro "precario". Chi va con lo Stato lavora fin quando da risultati positivi in termini di budget e in termini di obbiettivi di servizi realizzati.
Il politico della PA ha il diritto a scegliere chi deve guidare l'amministrazione, e come essa deve essere gestita. La nomina del management deve rimanere su base fudiciaria, ma è la professionalità del management che va verificata da enti terzi alla politica. Per es. anche un'agenzia interinale.
Budget ristretti, scelta delle professionalità, poi il manager fa l'organizzazione dell'ufficio o del servizio. Se non porta a casa risultati deveessere cacciato via, se, come si sta avviando la cosa, i budget regionali vengono contingentati.
Io penso che questo però comporterebbe dei crolli occupazionali notevoli al SUD. Ma, sinceramente, la cosa non mi spaventa. Chiaro che con la crisi di oggi è difficile. Ma prima o poi saremo costretti a fare così. Tagliare posti nel pubblico, ridimensionare il personale e costringerlo ad essere il più produttivo possibile. Lo Stato deve risparmiare soldi sul lavoro pubblico non dispensarne per servizi lenti e del tutto indietro coi passi dei migliori stati eurpei nella performance della PA.
Il pubblico dovrebbe essere un lavoro per giovani, con manager preparati. Naturalmente chi da i risultati migliori, il posto se lo tiene.
claudio285- -------------
- Numero di messaggi : 430
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Re: LA CGIL CHE VOGLIAMO
Breve. Lingua biforcuta, informati meglio. Se fosse davvero così difficile licenziare , da dove verrebbero tutti i nuovi disoccupati , molti senza garanzie degli ulimi 2 anni (diverse centinia di migliaia). @Claudio 285 La riforma del pubblico impiego è una necessità per lo stato ma non è detto che riesca . Hanno alimentato per 60 anni la burocrazia e il parassitismo perchè era la base di massa (tradotto voti) di tutti i partiti e ora piangono. Chi è causa del suo etc. etc........@ERRI8013 Concordo assolutamente con quanto scrivi, ma è proprio per questo che spero in un sindacato europeo che lasci ai partiti la politica e si limiti a fare il sindacato. Faccio l'esempio tedesco perchè mi semba il modello possibile per i lavoratori europei. I burocrati sindacali non hanno mai fatto onore ai sindacati, e per questo motivo che credo sia venuto il momento di dare più peso ai lavoratori. Il progetto Fiom e altri potrebbe essere un primo passo in questa direzione.Purtroppo devo darti ragione su tante cose. Ma non vedo alternative serie ai sindacati che però così come sono , servono solo alla burocraza sindacale e ai partiti di riferimento. Mi ripeto, credo che la mozione : "La Cgil che vogliamo" , anche se così eterogenea o forse perchè cosi eterogenea può essere , può diventare un passo in avanti verso un sindacato europeo.
don fofò- -------------
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