La crescita della montagna di merda
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La crescita della montagna di merda
Proprio come per la crescita fisica e psicologica, anche nello sviluppo spirituale dell’uomo è possible distinguere stadi precisi. Lo studioso contemporaneo di questo tema più noto è lo psicologo James W. Fowler che ha lavorato alla Emory University.
Questi sono gli stadi:
1. Caotico, antisociale
2. Formale, istituzionale
3. Scettico, individualista
4. Mistico, comunitario
I bambini e probabilmente un adulto su cinque rientrano nel primo stadio. Si tratta fondamentalmente di uno stadio di spiritualità non sviluppata che ho definito antisociale perchè gli adulti che ne fanno parte sembrano in genere incapaci di amare gli altri. Sebbene possano fingere l’amore, mirano sempre a strumentalizzare gli altri e a trarne un vantaggio personale. Sono persone a cui non importa assolutamente nulla degli altri. Chiamo lo stadio caotico perchè le persone che vi si trovano sono fondamentalmente senza principi, vivono in base al proprio ego e sono governate unicamente dal desiderio di soddisfare i propri bisogni e impulsi di base, quelli che fanno parte della nostra natura animale. Alcuni di questi individui, tuttavia, sanno darsi una certa disciplina in nome dell’interesse personale e della propria ambizione e possono quindi arrivare a posizioni di notevole prestigio e potere, diventando persino presidenti o influenti predicatori.
Di tanto in tanto capita che queste persone tocchino con mano il caos che regna in loro ed è questa, credo, l’esperienza più dolorosa che un uomo possa mai provare. In genere ne escono immutati. Altri si convertono al secondo stadio. Il processo di “conversione” è apparentemente inconscio, ma volendo razionalizzarlo è come se l’individuo si dicesse: “Qualsiasi cosa è preferibile a questo caos. Sono disposto a fare qualunque cosa per liberarmi da questa situazione, persino sottomettermi a una istituzione che mi controlli”.
Per alcuni questa istituzione è la prigione. Molti che hanno lavorato nelle carceri conoscono un certo tipo di “prigioniero modello”: disposto a collaborare, obbediente, disciplinato, gradito ai compagni e al personale. Per altri l’istituzione può essere l’esercito, dove il caos della loro vita viene regolato dalla struttura paternalistica della società militare. Per altri ancora si può trattare della propria famiglia biologica. Per altri si può trattare di una azienda o di qualsiasi altra organizzazione rigidamente strutturate. Ma nella maggior parte dei casi l’istituzione a cui queste persone si rivolgono per trovare una guida è la religione e la sua chiesa (una qualunque religione: cristiana, musulmana, ebraica, indù etc etc).
Il secondo stadio è quello in cui si trovano la maggior parte dei credenti e di coloro che frequentano una chiesa. Ciò che caratterizza il comportamento delle persone al secondo stadio è l’attaccamento alle forme più che ai contenuti della religione ed è questo il motivo per cui ho definito questo stadio “formale” oltre che “istituzionale”. Poichè è proprio alle forme che le persone che si trovano in questo stadio del loro sviluppo spirituale devono la liberazione dal caos, non c’è da stupirsi che si spaventino quando qualcuno gioca liberamente con grande disinvoltura con le regole formali della loro religione. Questa è la fase del “fondamentalismo” e dell'"integralismo".
Un altro elemento tipico del comportamento religioso delle persone in questo stadio di sviluppo è che la loro visione di Dio corrisponde quasi completamente a quella di un Essere trascendente ed esterno a loro. Essi non accettano la concezione della divinità immanente che dimora dentro di noi. E sebbene lo considerino un Dio d’amore, spesso pensano anche che Egli possieda, e si riservi di usare, il potere di punirci. Non è un caso che la loro visione di Dio coincida con quella di un grande e benevolo Poliziotto dei Cieli (proiezione della figura paterna), poichè è precisamente il tipo di divinità di cui hanno bisogno proprio come hanno bisogno di una religione legalitaria che imponga loro delle regole.
In genere, quando nasciamo, siamo naturalmente al primo stadio, ma se la nostra famiglia è stabile e sicura durante l’infanzia diventiamo individui disposti a seguire le leggi e rispettare le regole. Entriamo cioè nella seconda fase e la famiglia diventa l’istituzione che ci governa. Se l’ambiente in cui viviamo non incoraggia la nostra unicità e la nostra indipendenza, alcune persone nella età adulta passano dalla istituzione-famiglia a un’altra istituzione (chiesa, azienda, esercito..) rimanendo nella seconda fase. Se, invece, l’ambiente in cui viviamo incoraggia la nostra unicità e la nostra indipendenza, a un certo punto cominciamo a dirci: “Chi ha bisogno di una chiesa vecchia e antiquata e di tutte le sue stupide superstizioni? Chi ha bisogno delle vecchie regole imposte dai genitori della famiglia biologica?”. E’ così che cominciamo a convertirci alla terza fase, quella dello scetticismo e dell’individualismo, diventando atei o agnostici e individualisti.
Sebbene si tratti in genere di persone che “non credono in Dio e rifiutano le religioni tradizionali e le sue chiese”, le persone che rientrano nel terzo stadio sono di norma spiritualmente più evolute di molti che si accontentano di rimanere al secondo. Sono gli atei-sociali. Queste persone hanno una visione di “senso della vita”, hanno sviluppato una propria visione di bene comune e inquadrano la propria individualità all’interno di regole universali accettate per il “bene comune”.
Esistono, però, altre forme di ateismo che sono una vera e propria involuzione cioè un ritorno al primo stadio. Sono gli atei-deisti (l’apoteosi dell’individualismo, del proprio ego e l’ego che diventa dio), e gli atei-nichilisti (nulla ha senso, la vita in generale non ha senso, la mia vita non ha senso).
Gli atei-sociali, per quanto individualisti, hanno una visione di “bene comune”. Spesso si impegnano con grande dedizione per le cause sociali, hanno una mentalità aperta e, in alcuni casi, si dedicano attivamente e sinceramente alla ricerca della verità. La ricerca della verità nasce come risposta alla “mancanza di speranza” di cui gli atei-sociali sono consapevoli. Diceva Norberto Bobbio: “La morale razionale che noi laici proponiamo è l’unica che abbiamo ma in realtà è irragionevole. Io non ho nessuna speranza. In quanto laico, vivo in un mondo in cui è sconosciuta la dimensione della speranza”.
Gli atei-sociali che cercano sinceramente e con sufficiente costanza la verità, trovano un numero di frammenti che permette loro di cominciare a ricostruire il quadro, ma non troveranno mai tutti i pezzi del puzzle. Infatti, più pezzi trovano, più il puzzle diventa grande e splendido. Ogni tanto riesce loro di avere una fugace visione del “grande insieme”, di intuirne la bellezza e di sentire che rassomiglia stranamente a quei “riti primitivi” e a quelle “superstizioni” in cui credono i loro genitori e i loro nonni, fermi al secondo stadio. E’ a questo punto che comincia la conversione al quarto stadio, lo stadio mistico comunitario.
“Misticismo” è un termine che è stato molto criticato e il concetto che esprime non è facile da definire. Assume diverse forme. Tuttavia, nel corso delle epoche, i mistici di ogni credo religioso hanno parlato di unità, di una connessione sotterranea che unisce tutte le cose, uomini e donne; esseri umani, le altre creature e persino la materia inanimata. Tutto trova il suo posto all’interno della struttura invisibile su cui il cosmo si fonda.
Ho definito il quarto stadio comunitario oltre che mistico non perchè tutti i mistici o gran parte di loro vivono in comunità, ma perchè tra gli esseri umani sono i più consapevoli che il mondo intero è effettivamente un’unica entità, un’unica comunità e sanno che ciò che ci divide in schieramenti opposti è proprio la mancanza di questa consapevolezza. Avendo imparato a svuotarsi di tutti i pregiudizi e le idee preconcette e a percepire l’invisibile struttura sotterranea che collega ogni cosa, non pensano più in termini di fazioni, blocchi o perfino di confini nazionale; essi sanno che il mondo è una unità.
Il senso di paura che esiste tra persone che si trovano a stadi differenti del loro sviluppo spirituale è probabilmente prevedibile. Nella maggior parte dei casi siamo spaventati da chi si trova più avanti di noi. Sotto la loro apparenza di “duri” che hanno “tutto sotto controllo”, le persone del primo stadio hanno paura di tutto e di tutti. Chi invece si trova al secondo stadio non si lascia spaventare dai “peccatori” del primo, poichè ha ricevuto il comandamento di amare i peccatori, ma ha paura degli individualisti e degli scettici del terzo stadio e ancor più dei mistici del quarto, i quali apparentemente credono nei suoi stessi principi religiosi, ma con una libertà che al secondo stadio sembra assolutamente terrificante.
D’altra parte, le persone del terzo stadio non si lasciano spaventare da quelle del primo, nè da quelle del secondo (che considerano semplicemente superstiziose), ma si sentono intimidite davanti ai mistici del quarto stadio, in cui riconoscono la propria mente scientifica e che stimano. E proprio perchè li stimano non riescono a capire perchè mai continuano a credere in tutta quella assurda storia di Dio.
Questi sono gli stadi:
1. Caotico, antisociale
2. Formale, istituzionale
3. Scettico, individualista
4. Mistico, comunitario
I bambini e probabilmente un adulto su cinque rientrano nel primo stadio. Si tratta fondamentalmente di uno stadio di spiritualità non sviluppata che ho definito antisociale perchè gli adulti che ne fanno parte sembrano in genere incapaci di amare gli altri. Sebbene possano fingere l’amore, mirano sempre a strumentalizzare gli altri e a trarne un vantaggio personale. Sono persone a cui non importa assolutamente nulla degli altri. Chiamo lo stadio caotico perchè le persone che vi si trovano sono fondamentalmente senza principi, vivono in base al proprio ego e sono governate unicamente dal desiderio di soddisfare i propri bisogni e impulsi di base, quelli che fanno parte della nostra natura animale. Alcuni di questi individui, tuttavia, sanno darsi una certa disciplina in nome dell’interesse personale e della propria ambizione e possono quindi arrivare a posizioni di notevole prestigio e potere, diventando persino presidenti o influenti predicatori.
Di tanto in tanto capita che queste persone tocchino con mano il caos che regna in loro ed è questa, credo, l’esperienza più dolorosa che un uomo possa mai provare. In genere ne escono immutati. Altri si convertono al secondo stadio. Il processo di “conversione” è apparentemente inconscio, ma volendo razionalizzarlo è come se l’individuo si dicesse: “Qualsiasi cosa è preferibile a questo caos. Sono disposto a fare qualunque cosa per liberarmi da questa situazione, persino sottomettermi a una istituzione che mi controlli”.
Per alcuni questa istituzione è la prigione. Molti che hanno lavorato nelle carceri conoscono un certo tipo di “prigioniero modello”: disposto a collaborare, obbediente, disciplinato, gradito ai compagni e al personale. Per altri l’istituzione può essere l’esercito, dove il caos della loro vita viene regolato dalla struttura paternalistica della società militare. Per altri ancora si può trattare della propria famiglia biologica. Per altri si può trattare di una azienda o di qualsiasi altra organizzazione rigidamente strutturate. Ma nella maggior parte dei casi l’istituzione a cui queste persone si rivolgono per trovare una guida è la religione e la sua chiesa (una qualunque religione: cristiana, musulmana, ebraica, indù etc etc).
Il secondo stadio è quello in cui si trovano la maggior parte dei credenti e di coloro che frequentano una chiesa. Ciò che caratterizza il comportamento delle persone al secondo stadio è l’attaccamento alle forme più che ai contenuti della religione ed è questo il motivo per cui ho definito questo stadio “formale” oltre che “istituzionale”. Poichè è proprio alle forme che le persone che si trovano in questo stadio del loro sviluppo spirituale devono la liberazione dal caos, non c’è da stupirsi che si spaventino quando qualcuno gioca liberamente con grande disinvoltura con le regole formali della loro religione. Questa è la fase del “fondamentalismo” e dell'"integralismo".
Un altro elemento tipico del comportamento religioso delle persone in questo stadio di sviluppo è che la loro visione di Dio corrisponde quasi completamente a quella di un Essere trascendente ed esterno a loro. Essi non accettano la concezione della divinità immanente che dimora dentro di noi. E sebbene lo considerino un Dio d’amore, spesso pensano anche che Egli possieda, e si riservi di usare, il potere di punirci. Non è un caso che la loro visione di Dio coincida con quella di un grande e benevolo Poliziotto dei Cieli (proiezione della figura paterna), poichè è precisamente il tipo di divinità di cui hanno bisogno proprio come hanno bisogno di una religione legalitaria che imponga loro delle regole.
In genere, quando nasciamo, siamo naturalmente al primo stadio, ma se la nostra famiglia è stabile e sicura durante l’infanzia diventiamo individui disposti a seguire le leggi e rispettare le regole. Entriamo cioè nella seconda fase e la famiglia diventa l’istituzione che ci governa. Se l’ambiente in cui viviamo non incoraggia la nostra unicità e la nostra indipendenza, alcune persone nella età adulta passano dalla istituzione-famiglia a un’altra istituzione (chiesa, azienda, esercito..) rimanendo nella seconda fase. Se, invece, l’ambiente in cui viviamo incoraggia la nostra unicità e la nostra indipendenza, a un certo punto cominciamo a dirci: “Chi ha bisogno di una chiesa vecchia e antiquata e di tutte le sue stupide superstizioni? Chi ha bisogno delle vecchie regole imposte dai genitori della famiglia biologica?”. E’ così che cominciamo a convertirci alla terza fase, quella dello scetticismo e dell’individualismo, diventando atei o agnostici e individualisti.
Sebbene si tratti in genere di persone che “non credono in Dio e rifiutano le religioni tradizionali e le sue chiese”, le persone che rientrano nel terzo stadio sono di norma spiritualmente più evolute di molti che si accontentano di rimanere al secondo. Sono gli atei-sociali. Queste persone hanno una visione di “senso della vita”, hanno sviluppato una propria visione di bene comune e inquadrano la propria individualità all’interno di regole universali accettate per il “bene comune”.
Esistono, però, altre forme di ateismo che sono una vera e propria involuzione cioè un ritorno al primo stadio. Sono gli atei-deisti (l’apoteosi dell’individualismo, del proprio ego e l’ego che diventa dio), e gli atei-nichilisti (nulla ha senso, la vita in generale non ha senso, la mia vita non ha senso).
Gli atei-sociali, per quanto individualisti, hanno una visione di “bene comune”. Spesso si impegnano con grande dedizione per le cause sociali, hanno una mentalità aperta e, in alcuni casi, si dedicano attivamente e sinceramente alla ricerca della verità. La ricerca della verità nasce come risposta alla “mancanza di speranza” di cui gli atei-sociali sono consapevoli. Diceva Norberto Bobbio: “La morale razionale che noi laici proponiamo è l’unica che abbiamo ma in realtà è irragionevole. Io non ho nessuna speranza. In quanto laico, vivo in un mondo in cui è sconosciuta la dimensione della speranza”.
Gli atei-sociali che cercano sinceramente e con sufficiente costanza la verità, trovano un numero di frammenti che permette loro di cominciare a ricostruire il quadro, ma non troveranno mai tutti i pezzi del puzzle. Infatti, più pezzi trovano, più il puzzle diventa grande e splendido. Ogni tanto riesce loro di avere una fugace visione del “grande insieme”, di intuirne la bellezza e di sentire che rassomiglia stranamente a quei “riti primitivi” e a quelle “superstizioni” in cui credono i loro genitori e i loro nonni, fermi al secondo stadio. E’ a questo punto che comincia la conversione al quarto stadio, lo stadio mistico comunitario.
“Misticismo” è un termine che è stato molto criticato e il concetto che esprime non è facile da definire. Assume diverse forme. Tuttavia, nel corso delle epoche, i mistici di ogni credo religioso hanno parlato di unità, di una connessione sotterranea che unisce tutte le cose, uomini e donne; esseri umani, le altre creature e persino la materia inanimata. Tutto trova il suo posto all’interno della struttura invisibile su cui il cosmo si fonda.
Ho definito il quarto stadio comunitario oltre che mistico non perchè tutti i mistici o gran parte di loro vivono in comunità, ma perchè tra gli esseri umani sono i più consapevoli che il mondo intero è effettivamente un’unica entità, un’unica comunità e sanno che ciò che ci divide in schieramenti opposti è proprio la mancanza di questa consapevolezza. Avendo imparato a svuotarsi di tutti i pregiudizi e le idee preconcette e a percepire l’invisibile struttura sotterranea che collega ogni cosa, non pensano più in termini di fazioni, blocchi o perfino di confini nazionale; essi sanno che il mondo è una unità.
Il senso di paura che esiste tra persone che si trovano a stadi differenti del loro sviluppo spirituale è probabilmente prevedibile. Nella maggior parte dei casi siamo spaventati da chi si trova più avanti di noi. Sotto la loro apparenza di “duri” che hanno “tutto sotto controllo”, le persone del primo stadio hanno paura di tutto e di tutti. Chi invece si trova al secondo stadio non si lascia spaventare dai “peccatori” del primo, poichè ha ricevuto il comandamento di amare i peccatori, ma ha paura degli individualisti e degli scettici del terzo stadio e ancor più dei mistici del quarto, i quali apparentemente credono nei suoi stessi principi religiosi, ma con una libertà che al secondo stadio sembra assolutamente terrificante.
D’altra parte, le persone del terzo stadio non si lasciano spaventare da quelle del primo, nè da quelle del secondo (che considerano semplicemente superstiziose), ma si sentono intimidite davanti ai mistici del quarto stadio, in cui riconoscono la propria mente scientifica e che stimano. E proprio perchè li stimano non riescono a capire perchè mai continuano a credere in tutta quella assurda storia di Dio.
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Re: La crescita della montagna di merda
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Semino dove non mieterò e spargo dove non raccoglierò
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Re: La crescita della montagna di merda
E' un contributo, fratello.
A me non viene in tasca nulla. Fai un po' quello che vuoi.
P.S. Ah, a proposito. Sono cose che io ho ricevuto e che metto volentieri a disposizione di altri. Poi fai quel cazzo che vuoi. La vita è tua. A me non viene in tasca nulla.
A me non viene in tasca nulla. Fai un po' quello che vuoi.
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Re: La crescita della montagna di merda
PERPLIME LO SCONTO EUTANASICO FINCHE MORTE NON VI RAGGIUNGA
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Re: La crescita della montagna di merda
ATTUATORE O CONDIVISORE?
E PER CHI CAGA SULLA MENTE ALTRUI?
L'UOMO NERO!
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Re: La crescita della montagna di merda
Il CONO COADIUVANTE DEL PORCO VERO
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Re: La crescita della montagna di merda
SAILCAZZO CHE NE FREGA
QUANDO LE MACERIE NON POTRANNO PARLARE
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Re: La crescita della montagna di merda
LASCIA IL PERVASORE DOMINO IL PREDECESSORE
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Re: La crescita della montagna di merda
DOVE SONO LE ROBOANTI VALVOLE DI BAMBI?
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Re: La crescita della montagna di merda
ATTEGGIAMENTO DEFLAZIONISTICO
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MILLE NUMERI PRIMI NON PIÙ MILLE
MORTO TUTTO
MORTO L'AUSPICIO
MORTO TUTTO
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Re: La crescita della montagna di merda
COME SE ME NE FREGASSE QUALCOSA
DELLE CARNI CHE IL LUTTO PORTA
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UNA RISERVA SINDERETICA DI SODA ANALE PER GLI INVERNI
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BESTEMMIA A BADILATE LE STELLE
NON SI SMUOVERANNO
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I CAMICI NON RICHIEDONO OPERATIVITÁ DI BASE
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Chi sono IO per negare il nulla?
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Re: La crescita della montagna di merda
Il bel tempo è illusione
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La bontà è opportunismo
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Re: La crescita della montagna di merda
L'altruismo è finzione
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Re: La crescita della montagna di merda
Si può defecare spiritualmente controvento?
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Re: La crescita della montagna di merda
Il cibo è sempre fradicio
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Re: La crescita della montagna di merda
La vita non esiste, quel che c'è è chimica
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Re: La crescita della montagna di merda
Cliccami e ottieni denaro.
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Re: La crescita della montagna di merda
Non percepire più è una panacea.
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Re: La crescita della montagna di merda
Le cornacchie affermano che basta una sola cornacchia a distruggere il cielo. La cosa è indubitabile, ma non dimostra nulla contro il cielo, poiché cielo significa appunto: incompatibilità con le cornacchie. K.
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Re: La crescita della montagna di merda
ohhhhhhhh...finalmente un pensiero intelligente.
era ora Hara!
me ne compiaccio.
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Re: La crescita della montagna di merda
Il nostro amico Pier Giorgio Caselli ci spiega le dinamiche del primo livello: il paese dei balocchi
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Re: La crescita della montagna di merda
xmanx ha scritto:Il nostro amico Pier Giorgio Caselli ci spiega le dinamiche del primo livello: il paese dei balocchi
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You think normal people just wake up one morning and decide they're going to work in a prison? They're perverts, every last one of them. (Vanessa)
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Re: La crescita della montagna di merda
"Il nostro amico"
ma chi minchia lo conosce
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Re: La crescita della montagna di merda
poi mi viene in mente quello di art attack
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Re: La crescita della montagna di merda
infatti non ho ancora trovato un argomento che non possa essere liquidato con un VF.
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Re: La crescita della montagna di merda
xmanx ha scritto:Proprio come per la crescita fisica e psicologica, anche nello sviluppo spirituale dell’uomo è possible distinguere stadi precisi. Lo studioso contemporaneo di questo tema più noto è lo psicologo James W. Fowler che ha lavorato alla Emory University.
Questi sono gli stadi:
1. Caotico, antisociale
2. Formale, istituzionale
3. Scettico, individualista
4. Mistico, comunitario
I bambini e probabilmente un adulto su cinque rientrano nel primo stadio. Si tratta fondamentalmente di uno stadio di spiritualità non sviluppata che ho definito antisociale perchè gli adulti che ne fanno parte sembrano in genere incapaci di amare gli altri. Sebbene possano fingere l’amore, mirano sempre a strumentalizzare gli altri e a trarne un vantaggio personale. Sono persone a cui non importa assolutamente nulla degli altri. Chiamo lo stadio caotico perchè le persone che vi si trovano sono fondamentalmente senza principi, vivono in base al proprio ego e sono governate unicamente dal desiderio di soddisfare i propri bisogni e impulsi di base, quelli che fanno parte della nostra natura animale. Alcuni di questi individui, tuttavia, sanno darsi una certa disciplina in nome dell’interesse personale e della propria ambizione e possono quindi arrivare a posizioni di notevole prestigio e potere, diventando persino presidenti o influenti predicatori.
Di tanto in tanto capita che queste persone tocchino con mano il caos che regna in loro ed è questa, credo, l’esperienza più dolorosa che un uomo possa mai provare. In genere ne escono immutati. Altri si convertono al secondo stadio. Il processo di “conversione” è apparentemente inconscio, ma volendo razionalizzarlo è come se l’individuo si dicesse: “Qualsiasi cosa è preferibile a questo caos. Sono disposto a fare qualunque cosa per liberarmi da questa situazione, persino sottomettermi a una istituzione che mi controlli”.
Per alcuni questa istituzione è la prigione. Molti che hanno lavorato nelle carceri conoscono un certo tipo di “prigioniero modello”: disposto a collaborare, obbediente, disciplinato, gradito ai compagni e al personale. Per altri l’istituzione può essere l’esercito, dove il caos della loro vita viene regolato dalla struttura paternalistica della società militare. Per altri ancora si può trattare della propria famiglia biologica. Per altri si può trattare di una azienda o di qualsiasi altra organizzazione rigidamente strutturate. Ma nella maggior parte dei casi l’istituzione a cui queste persone si rivolgono per trovare una guida è la religione e la sua chiesa (una qualunque religione: cristiana, musulmana, ebraica, indù etc etc).
Il secondo stadio è quello in cui si trovano la maggior parte dei credenti e di coloro che frequentano una chiesa. Ciò che caratterizza il comportamento delle persone al secondo stadio è l’attaccamento alle forme più che ai contenuti della religione ed è questo il motivo per cui ho definito questo stadio “formale” oltre che “istituzionale”. Poichè è proprio alle forme che le persone che si trovano in questo stadio del loro sviluppo spirituale devono la liberazione dal caos, non c’è da stupirsi che si spaventino quando qualcuno gioca liberamente con grande disinvoltura con le regole formali della loro religione. Questa è la fase del “fondamentalismo” e dell'"integralismo".
Un altro elemento tipico del comportamento religioso delle persone in questo stadio di sviluppo è che la loro visione di Dio corrisponde quasi completamente a quella di un Essere trascendente ed esterno a loro. Essi non accettano la concezione della divinità immanente che dimora dentro di noi. E sebbene lo considerino un Dio d’amore, spesso pensano anche che Egli possieda, e si riservi di usare, il potere di punirci. Non è un caso che la loro visione di Dio coincida con quella di un grande e benevolo Poliziotto dei Cieli (proiezione della figura paterna), poichè è precisamente il tipo di divinità di cui hanno bisogno proprio come hanno bisogno di una religione legalitaria che imponga loro delle regole.
In genere, quando nasciamo, siamo naturalmente al primo stadio, ma se la nostra famiglia è stabile e sicura durante l’infanzia diventiamo individui disposti a seguire le leggi e rispettare le regole. Entriamo cioè nella seconda fase e la famiglia diventa l’istituzione che ci governa. Se l’ambiente in cui viviamo non incoraggia la nostra unicità e la nostra indipendenza, alcune persone nella età adulta passano dalla istituzione-famiglia a un’altra istituzione (chiesa, azienda, esercito..) rimanendo nella seconda fase. Se, invece, l’ambiente in cui viviamo incoraggia la nostra unicità e la nostra indipendenza, a un certo punto cominciamo a dirci: “Chi ha bisogno di una chiesa vecchia e antiquata e di tutte le sue stupide superstizioni? Chi ha bisogno delle vecchie regole imposte dai genitori della famiglia biologica?”. E’ così che cominciamo a convertirci alla terza fase, quella dello scetticismo e dell’individualismo, diventando atei o agnostici e individualisti.
Sebbene si tratti in genere di persone che “non credono in Dio e rifiutano le religioni tradizionali e le sue chiese”, le persone che rientrano nel terzo stadio sono di norma spiritualmente più evolute di molti che si accontentano di rimanere al secondo. Sono gli atei-sociali. Queste persone hanno una visione di “senso della vita”, hanno sviluppato una propria visione di bene comune e inquadrano la propria individualità all’interno di regole universali accettate per il “bene comune”.
Esistono, però, altre forme di ateismo che sono una vera e propria involuzione cioè un ritorno al primo stadio. Sono gli atei-deisti (l’apoteosi dell’individualismo, del proprio ego e l’ego che diventa dio), e gli atei-nichilisti (nulla ha senso, la vita in generale non ha senso, la mia vita non ha senso).
Gli atei-sociali, per quanto individualisti, hanno una visione di “bene comune”. Spesso si impegnano con grande dedizione per le cause sociali, hanno una mentalità aperta e, in alcuni casi, si dedicano attivamente e sinceramente alla ricerca della verità. La ricerca della verità nasce come risposta alla “mancanza di speranza” di cui gli atei-sociali sono consapevoli. Diceva Norberto Bobbio: “La morale razionale che noi laici proponiamo è l’unica che abbiamo ma in realtà è irragionevole. Io non ho nessuna speranza. In quanto laico, vivo in un mondo in cui è sconosciuta la dimensione della speranza”.
Gli atei-sociali che cercano sinceramente e con sufficiente costanza la verità, trovano un numero di frammenti che permette loro di cominciare a ricostruire il quadro, ma non troveranno mai tutti i pezzi del puzzle. Infatti, più pezzi trovano, più il puzzle diventa grande e splendido. Ogni tanto riesce loro di avere una fugace visione del “grande insieme”, di intuirne la bellezza e di sentire che rassomiglia stranamente a quei “riti primitivi” e a quelle “superstizioni” in cui credono i loro genitori e i loro nonni, fermi al secondo stadio. E’ a questo punto che comincia la conversione al quarto stadio, lo stadio mistico comunitario.
“Misticismo” è un termine che è stato molto criticato e il concetto che esprime non è facile da definire. Assume diverse forme. Tuttavia, nel corso delle epoche, i mistici di ogni credo religioso hanno parlato di unità, di una connessione sotterranea che unisce tutte le cose, uomini e donne; esseri umani, le altre creature e persino la materia inanimata. Tutto trova il suo posto all’interno della struttura invisibile su cui il cosmo si fonda.
Ho definito il quarto stadio comunitario oltre che mistico non perchè tutti i mistici o gran parte di loro vivono in comunità, ma perchè tra gli esseri umani sono i più consapevoli che il mondo intero è effettivamente un’unica entità, un’unica comunità e sanno che ciò che ci divide in schieramenti opposti è proprio la mancanza di questa consapevolezza. Avendo imparato a svuotarsi di tutti i pregiudizi e le idee preconcette e a percepire l’invisibile struttura sotterranea che collega ogni cosa, non pensano più in termini di fazioni, blocchi o perfino di confini nazionale; essi sanno che il mondo è una unità.
Il senso di paura che esiste tra persone che si trovano a stadi differenti del loro sviluppo spirituale è probabilmente prevedibile. Nella maggior parte dei casi siamo spaventati da chi si trova più avanti di noi. Sotto la loro apparenza di “duri” che hanno “tutto sotto controllo”, le persone del primo stadio hanno paura di tutto e di tutti. Chi invece si trova al secondo stadio non si lascia spaventare dai “peccatori” del primo, poichè ha ricevuto il comandamento di amare i peccatori, ma ha paura degli individualisti e degli scettici del terzo stadio e ancor più dei mistici del quarto, i quali apparentemente credono nei suoi stessi principi religiosi, ma con una libertà che al secondo stadio sembra assolutamente terrificante.
D’altra parte, le persone del terzo stadio non si lasciano spaventare da quelle del primo, nè da quelle del secondo (che considerano semplicemente superstiziose), ma si sentono intimidite davanti ai mistici del quarto stadio, in cui riconoscono la propria mente scientifica e che stimano. E proprio perchè li stimano non riescono a capire perchè mai continuano a credere in tutta quella assurda storia di Dio.
Al primo livello spirituale c'è la visione della vita del paese dei balocchi.
Al secondo livello spirituale c'è la visione della vita del dio con la barba bianca che ci comanda, del paradiso e dell'inferno e dei peccatori e dei salvati.
Al terzo livello spirituale (atei-sociali) c'è la visione della vita del non c'è nessun dio, siamo solo un branco di stronzi (intendendo l'umanità) ma dobbiamo comunque darci una regolata .
Al quarto livello spirituale c'è la visione unitaria del TUTTO che è UNO.
Così è più chiaro.
Ultima modifica di xmanx il Lun 9 Mar 2015 - 15:07 - modificato 2 volte.
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Re: La crescita della montagna di merda
Al quinto livello ne consegue l'assimilazione, la digestione e l'espulsione delle feci da ciò ingenerate
Ci vuol completezza
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Re: La crescita della montagna di merda
Anzi, si può defecare su di te? Alla fin fine è tutta promanante dal tutto
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Re: La crescita della montagna di merda
cerca di essere più femminile, se ti riesce.
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Re: La crescita della montagna di merda
Oh, adesso decide anche il comportamento degli altri, in via radiocomandata.
Vedi di metterti in testa che faccio quel cazzo che mi pare, donna o non donna sono una persona ed in quanto tale autodeterminata
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Re: La crescita della montagna di merda
Justina su da brava....vai a cuccia.
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Re: La crescita della montagna di merda
Cuccia = casa. Almeno non sono una barbona senzatetto e senza retto sfondato come te
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Re: La crescita della montagna di merda
Ci dai dentro di medi perché sono più lunghi dell'arnese
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Re: La crescita della montagna di merda
Poca coercizione, no schiavi, grazie
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Re: La crescita della montagna di merda
mo ti si ingrifa
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