È San Valentino e non me ne frega niente
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Rasputin
Hara2
Cosworth117
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È San Valentino e non me ne frega niente
San Valentino
Racconti
di Charles Bukowski
E’ San Valentino e non me ne frega niente. Non me ne fregava niente quando avevo una donna a cui badare, figurarsi adesso. C’è questa donna con cui esco e che ha detto, se mi lasci mi arrabbio, ma io non so cosa voglia dire. Volevo dirle, bambina, chi o cosa posso lasciare se non ho niente?
Ma me ne sono stato zitto e ho continuato a guidare. C’è questa donna con cui esco e sembra ignorare che oggi sia San Valentino. E’ un buon segno. E’ un buon inizio. Insomma è il giorno di San Valentino e non ce ne frega niente, ma c’è un problema. Mi sto affezionando. E lo so già che è un errore, grazie del consiglio. Non devo affezionarmi. E’ l’errore più grande che un uomo possa fare. Solo le donne possono farlo. Solo a loro è concesso. Solo loro possono diventare gelose, irose, stupide, gonfie d’amore. Solo loro possono tenere il muso o sorridere o piangere o scopare. A noi non è concesso. A noi è dato fare solo ciò che ci permettono di fare. Dimmi qualcosa di dolce. Non essere opprimente. Non fare il geloso. Non fare come se non te ne fregasse niente di me. Baciami. Scopami. No, oggi guardiamo la tv. Ma ciò che SOPRATTUTTO deve fare un uomo è non innamorarsi. Loro fiutano il nostro interesse. Sono squali, lupi, avvoltoi, iene che fiutano il sangue. Se fiutano il nostro interesse è finita. Siamo in trappola. La storia è già finita e siamo in trappola. La falena è finita nella ragnatela, ed il ragno sta tessendo il suo bozzolo di seta attorno alla falena, e la falena si scuote un po’ e poi cede, cede, cede al veleno. Ed il veleno è: ci tengo a te, ti voglio bene, voglio stare con te, non posso stare senza di te, ti adoro, TI AMO. E la falena ci crede. Noi ci crediamo. Ci auto-convinciamo che sia vero. Ci convinciamo che deve essere tutto vero. Ci fa piacere che lo sia. Ma la merda resta merda, e anche chi la mangia la chiama merda. Così le bugie non cessano di essere tali solo perché sono romantiche o piacevoli o pronunciate da un paio di labbra rosse carnose che abbiamo ciucciato, leccato, morso o che hanno fatto tutto questo col nostro uccello. Così ci convinciamo che le baggianate che ci propinano siano vere e noi ci sentiamo anche in dovere di rispondere, di dire, sì, sì, ti voglio bene ANCH’IO, ci tengo, TI AMO ANCH’IO. E anche a queste cazzate che diciamo noi crediamo. Sappiamo che sono delle bugie raccontate male. Lo sappiamo perché le raccontiamo noi stessi, eppure piano piano cominciamo a crederci ed allora tanto vale spararsi. Tanto vale farsi legare per le palle col filo spinato. Tanto vale farsi mettere il guinzaglio all’uccello. Farsi incatenare il cuore. Fottersi il cervello con la droga o l’alcol od una pallottola. Tanto vale fare qualcosa di altrettanto stupido ma meno doloroso. Decisamente meno doloroso. Perché il ragno chiude la falena nel bozzolo e la placa col suo veleno e la tiene in vita e ne succhia la linfa sorso dopo sorso, lentamente, inesorabilmente, goccia a goccia, centellinando. Ci succhiano la vita minuto dopo minuto finché non si stancano. Finché non siamo completamente svuotati. Finché non siamo in loro completo potere. Finché non abbiamo più cuore se non per loro, o cervello tranne il loro, o gusti tranne i loro, o buon senso tranne il loro, o umore tranne il loro. Allora il ragno lascia la presa. Il pugno che ci stringeva si schiude, apre le dita, fa passare l’aria. E noi, ormai nudi, rabbrividiamo per il freddo. Stavamo al buio e la luce ci acceca. Ci guardiamo intorno, tremanti e ciechi, e la mano si scuote e ci sbatte via, via, lontano da lei. Il ragno lascia cadere giù la falena, vuota. Siamo abbandonati a noi stessi, soli, orfani, incapaci di capire cosa succede, dove siamo, perché siamo arrivati fino a quel punto. Incapaci perfino di capire chi siamo. Siamo spazzatura. Siamo la loro spazzatura. Ci hanno gettato via. Cercano un'altra falena, cercano altro sangue da succhiare, cercano altro amore. Cercano tutto quello che noi non abbiamo dato loro. Tutto quello che non potevamo dare loro. Tutto quello che nessuno può dare loro. Perché vogliono tutto. E, ottenuto tutto, vogliono di più. E poi di più. E poi ancora di più. E noi non resistiamo, cediamo, ci proviamo, ma ciò che chiedono è impossibile, non saranno mai soddisfatte. Il ragno non è mai sazio. La ragnatela non è mai piena. I confini del regno sono sempre troppo piccoli. Lo scrigno è sempre vuoto. Lo specchio non dice mai la verità. La verità non è mai la verità. Perciò non posso affezionarmi. Per questo affezionarmi è un errore. Perché sarebbe finita. Ed invece io me la voglio godere così com’è. Finché ce n’è. Finché vuole. Finché ne ho voglia io. Finché Dio me la manda buona.
Insomma è San Valentino e non dovrei dilungarmi troppo in cose personali che non interessano a nessuno, dovrei scrivere un bel racconto di come non me ne freghi niente che sia San Valentino, un racconto in cui io mi sbronzo per bene e ci sono due uomini brutti e grossolani che mi guardano storto in un bar, ed ho una donna di fianco. E questi due uomini se ne stanno ad un tavolo poco distante dal mio. Ed io parlo con questa donna, né troppo bella né troppo brutta, lei ci sta, beve con me, tiene il passo, siamo brilli, ci piacciamo, vogliamo scopare, ma non possiamo perché siamo in un locale pubblico. Poi il racconto continua e mi arriva un’altra rossa media ed invece a lei arriva la terza vodka alla mela verde o alla pesca o alla menta o a che-cazzo-ne-so. Il racconto è ambientato il tredici febbraio, e quando scatta la mezzanotte è San Valentino ed io lo dico a questa donna e lei mi guarda, ride, e mi dice, chissenefrega. Ed io annuisco, alzo il boccale e rispondo, amen. Due minuti dopo la mezzanotte questi due uomini brutti e grossolani si girano verso di noi e si mettono a ridere, ed io e lei capiamo che ridono di noi. Allora io mi incazzo. Mi alzo e vado al loro tavolo e chiedo, c’è tanto da ridere? Loro ridono più forte e mi indicano l’uccello, no, non l’uccello, la patta dei pantaloni, che è abbassata. Io la tiro su, tiro su col naso e dico, ah, era per questo che ridevate. Uno dei due mi guarda e mi risponde, sì, coglione. Io guardo il suo amico e gli dico, non sapevo che ci fosse qualcuno che si chiamasse Coglione, gran bel nome, davvero, complimenti. E gli porgo la mano. Questo qui guarda la mia mano, guarda me, si alza, porco giuda se è alto, e mi chiede, ti va di scherzare, coglione? Allora io mi giro verso il primo dei due, quello ancora seduto, e lo fisso interrogativo e dico, non capisco, vi chiamate allo stesso modo? La donna al mio tavolo sorride ed io contraccambio. Anche questo tipo si alza ed anche lui è alto, e grosso. Arriva il cameriere e chiede, tutto bene qui? I due tipi brutti e grossolani gli dicono sì, sì, tutto a posto. Invece io li interrompo e dico al cameriere, curioso che due che si chiamano Coglione viaggino in coppia. Il cameriere fa un sorriso stentato. I due tipi avvampano. Poi non so se il per il racconto sarebbe meglio se il cameriere mi desse manforte o se sarebbe meglio se se la battesse. E’ più verosimile se se la batte. Così il cameriere si defila e va a chiamare il proprietario o chissà chi. Il tipo grossolano alla mia sinistra mi dà uno spintone con una mano e dice, forse non hai capito che è meglio se te ne vai. Io dico, non farlo mai più. Il suo amico mi chiede, perché? E mi dà uno spintone anche lui. Perché, dico io, la prossima volta che ci provi ti faccio ingoiare un dente. Il tipo alla mia sinistra accenna a darmi un altro spintone, io schivo la mano e gli assesto il pugno destro nella mascella sinistra, dal basso verso l’alto, schizza un po’ di sangue, ed il tipo cade all’indietro. Nemmeno il tempo di godermi la scena che mi arriva un colpo bello forte al rene destro. Mi piego un po’ da quella parte e mi arriva un altro pugno, stavolta sul naso. L’amico di quello per terra è veloce. Troppo veloce. Schizzo anch’io sangue, adesso. Ma non cado. Quello per terra si rialza. Io cerco di colpire quello che mi ha rotto il naso, ma mi schiva. Quello che si è rialzato mi colpisce forte alla schiena, il suo amico prima alla bocca dello stomaco e poi al viso. Fa un male cane. Non mi accorgo neanche di essere steso a terra. Mi arrivano dei calci e fa male, sempre più male. Sei contento, adesso, coglione, mi dicono i due tipi brutti e grossolani. Ed io con la bocca impastata di sangue e denti rotti, attraverso le mie braccia che tentano invano di coprirmi il viso, rispondo, andate a farvi fottere. Poi si stancano ed io smetto di sentire i colpi ed il dolore inizia a farsi pulsante e continuo sulla schiena. E i reni mi fanno male, e la pancia, e il naso, e le gambe. Ho fitte lancinanti dappertutto. Adesso il racconto ha bisogno di una bella conclusione. C’è bisogno di una bella conclusione gratificante. Apro le braccia e cerco di guardarmi attorno. La donna al mio tavolo non c’è più. Adesso è in piedi che parla con uno dei due tipi grossolani. Non quello che sono riuscito a stendere per un po’, quell’altro. Confabulano, poi lui le offre il braccio e lei lo prende e si avvicinano a me. Io sono ancora per terra e sto malissimo e non ho la forza di alzarmi. Non riesco ad alzarmi. Arrivano praticamente sopra di me. Lui dice, buon San Valentino, coglione. Lei ride mettendosi una mano davanti alla bocca. Poi escono dalla mia visuale. Vedo anche il tipo che sono riuscito a stendere, si avvicina, mi guarda, si mette una mano in bocca, con due dita si stacca un pezzo di dente, me lo fa vedere, sanguinolento, e lo lascia cadere per terra. Poi mi sputa in faccia qualcosa che è a metà tra saliva e sangue. E anche lui dice, buon San Valentino, coglione.
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di Charles Bukowski
E’ San Valentino e non me ne frega niente. Non me ne fregava niente quando avevo una donna a cui badare, figurarsi adesso. C’è questa donna con cui esco e che ha detto, se mi lasci mi arrabbio, ma io non so cosa voglia dire. Volevo dirle, bambina, chi o cosa posso lasciare se non ho niente?
Ma me ne sono stato zitto e ho continuato a guidare. C’è questa donna con cui esco e sembra ignorare che oggi sia San Valentino. E’ un buon segno. E’ un buon inizio. Insomma è il giorno di San Valentino e non ce ne frega niente, ma c’è un problema. Mi sto affezionando. E lo so già che è un errore, grazie del consiglio. Non devo affezionarmi. E’ l’errore più grande che un uomo possa fare. Solo le donne possono farlo. Solo a loro è concesso. Solo loro possono diventare gelose, irose, stupide, gonfie d’amore. Solo loro possono tenere il muso o sorridere o piangere o scopare. A noi non è concesso. A noi è dato fare solo ciò che ci permettono di fare. Dimmi qualcosa di dolce. Non essere opprimente. Non fare il geloso. Non fare come se non te ne fregasse niente di me. Baciami. Scopami. No, oggi guardiamo la tv. Ma ciò che SOPRATTUTTO deve fare un uomo è non innamorarsi. Loro fiutano il nostro interesse. Sono squali, lupi, avvoltoi, iene che fiutano il sangue. Se fiutano il nostro interesse è finita. Siamo in trappola. La storia è già finita e siamo in trappola. La falena è finita nella ragnatela, ed il ragno sta tessendo il suo bozzolo di seta attorno alla falena, e la falena si scuote un po’ e poi cede, cede, cede al veleno. Ed il veleno è: ci tengo a te, ti voglio bene, voglio stare con te, non posso stare senza di te, ti adoro, TI AMO. E la falena ci crede. Noi ci crediamo. Ci auto-convinciamo che sia vero. Ci convinciamo che deve essere tutto vero. Ci fa piacere che lo sia. Ma la merda resta merda, e anche chi la mangia la chiama merda. Così le bugie non cessano di essere tali solo perché sono romantiche o piacevoli o pronunciate da un paio di labbra rosse carnose che abbiamo ciucciato, leccato, morso o che hanno fatto tutto questo col nostro uccello. Così ci convinciamo che le baggianate che ci propinano siano vere e noi ci sentiamo anche in dovere di rispondere, di dire, sì, sì, ti voglio bene ANCH’IO, ci tengo, TI AMO ANCH’IO. E anche a queste cazzate che diciamo noi crediamo. Sappiamo che sono delle bugie raccontate male. Lo sappiamo perché le raccontiamo noi stessi, eppure piano piano cominciamo a crederci ed allora tanto vale spararsi. Tanto vale farsi legare per le palle col filo spinato. Tanto vale farsi mettere il guinzaglio all’uccello. Farsi incatenare il cuore. Fottersi il cervello con la droga o l’alcol od una pallottola. Tanto vale fare qualcosa di altrettanto stupido ma meno doloroso. Decisamente meno doloroso. Perché il ragno chiude la falena nel bozzolo e la placa col suo veleno e la tiene in vita e ne succhia la linfa sorso dopo sorso, lentamente, inesorabilmente, goccia a goccia, centellinando. Ci succhiano la vita minuto dopo minuto finché non si stancano. Finché non siamo completamente svuotati. Finché non siamo in loro completo potere. Finché non abbiamo più cuore se non per loro, o cervello tranne il loro, o gusti tranne i loro, o buon senso tranne il loro, o umore tranne il loro. Allora il ragno lascia la presa. Il pugno che ci stringeva si schiude, apre le dita, fa passare l’aria. E noi, ormai nudi, rabbrividiamo per il freddo. Stavamo al buio e la luce ci acceca. Ci guardiamo intorno, tremanti e ciechi, e la mano si scuote e ci sbatte via, via, lontano da lei. Il ragno lascia cadere giù la falena, vuota. Siamo abbandonati a noi stessi, soli, orfani, incapaci di capire cosa succede, dove siamo, perché siamo arrivati fino a quel punto. Incapaci perfino di capire chi siamo. Siamo spazzatura. Siamo la loro spazzatura. Ci hanno gettato via. Cercano un'altra falena, cercano altro sangue da succhiare, cercano altro amore. Cercano tutto quello che noi non abbiamo dato loro. Tutto quello che non potevamo dare loro. Tutto quello che nessuno può dare loro. Perché vogliono tutto. E, ottenuto tutto, vogliono di più. E poi di più. E poi ancora di più. E noi non resistiamo, cediamo, ci proviamo, ma ciò che chiedono è impossibile, non saranno mai soddisfatte. Il ragno non è mai sazio. La ragnatela non è mai piena. I confini del regno sono sempre troppo piccoli. Lo scrigno è sempre vuoto. Lo specchio non dice mai la verità. La verità non è mai la verità. Perciò non posso affezionarmi. Per questo affezionarmi è un errore. Perché sarebbe finita. Ed invece io me la voglio godere così com’è. Finché ce n’è. Finché vuole. Finché ne ho voglia io. Finché Dio me la manda buona.
Insomma è San Valentino e non dovrei dilungarmi troppo in cose personali che non interessano a nessuno, dovrei scrivere un bel racconto di come non me ne freghi niente che sia San Valentino, un racconto in cui io mi sbronzo per bene e ci sono due uomini brutti e grossolani che mi guardano storto in un bar, ed ho una donna di fianco. E questi due uomini se ne stanno ad un tavolo poco distante dal mio. Ed io parlo con questa donna, né troppo bella né troppo brutta, lei ci sta, beve con me, tiene il passo, siamo brilli, ci piacciamo, vogliamo scopare, ma non possiamo perché siamo in un locale pubblico. Poi il racconto continua e mi arriva un’altra rossa media ed invece a lei arriva la terza vodka alla mela verde o alla pesca o alla menta o a che-cazzo-ne-so. Il racconto è ambientato il tredici febbraio, e quando scatta la mezzanotte è San Valentino ed io lo dico a questa donna e lei mi guarda, ride, e mi dice, chissenefrega. Ed io annuisco, alzo il boccale e rispondo, amen. Due minuti dopo la mezzanotte questi due uomini brutti e grossolani si girano verso di noi e si mettono a ridere, ed io e lei capiamo che ridono di noi. Allora io mi incazzo. Mi alzo e vado al loro tavolo e chiedo, c’è tanto da ridere? Loro ridono più forte e mi indicano l’uccello, no, non l’uccello, la patta dei pantaloni, che è abbassata. Io la tiro su, tiro su col naso e dico, ah, era per questo che ridevate. Uno dei due mi guarda e mi risponde, sì, coglione. Io guardo il suo amico e gli dico, non sapevo che ci fosse qualcuno che si chiamasse Coglione, gran bel nome, davvero, complimenti. E gli porgo la mano. Questo qui guarda la mia mano, guarda me, si alza, porco giuda se è alto, e mi chiede, ti va di scherzare, coglione? Allora io mi giro verso il primo dei due, quello ancora seduto, e lo fisso interrogativo e dico, non capisco, vi chiamate allo stesso modo? La donna al mio tavolo sorride ed io contraccambio. Anche questo tipo si alza ed anche lui è alto, e grosso. Arriva il cameriere e chiede, tutto bene qui? I due tipi brutti e grossolani gli dicono sì, sì, tutto a posto. Invece io li interrompo e dico al cameriere, curioso che due che si chiamano Coglione viaggino in coppia. Il cameriere fa un sorriso stentato. I due tipi avvampano. Poi non so se il per il racconto sarebbe meglio se il cameriere mi desse manforte o se sarebbe meglio se se la battesse. E’ più verosimile se se la batte. Così il cameriere si defila e va a chiamare il proprietario o chissà chi. Il tipo grossolano alla mia sinistra mi dà uno spintone con una mano e dice, forse non hai capito che è meglio se te ne vai. Io dico, non farlo mai più. Il suo amico mi chiede, perché? E mi dà uno spintone anche lui. Perché, dico io, la prossima volta che ci provi ti faccio ingoiare un dente. Il tipo alla mia sinistra accenna a darmi un altro spintone, io schivo la mano e gli assesto il pugno destro nella mascella sinistra, dal basso verso l’alto, schizza un po’ di sangue, ed il tipo cade all’indietro. Nemmeno il tempo di godermi la scena che mi arriva un colpo bello forte al rene destro. Mi piego un po’ da quella parte e mi arriva un altro pugno, stavolta sul naso. L’amico di quello per terra è veloce. Troppo veloce. Schizzo anch’io sangue, adesso. Ma non cado. Quello per terra si rialza. Io cerco di colpire quello che mi ha rotto il naso, ma mi schiva. Quello che si è rialzato mi colpisce forte alla schiena, il suo amico prima alla bocca dello stomaco e poi al viso. Fa un male cane. Non mi accorgo neanche di essere steso a terra. Mi arrivano dei calci e fa male, sempre più male. Sei contento, adesso, coglione, mi dicono i due tipi brutti e grossolani. Ed io con la bocca impastata di sangue e denti rotti, attraverso le mie braccia che tentano invano di coprirmi il viso, rispondo, andate a farvi fottere. Poi si stancano ed io smetto di sentire i colpi ed il dolore inizia a farsi pulsante e continuo sulla schiena. E i reni mi fanno male, e la pancia, e il naso, e le gambe. Ho fitte lancinanti dappertutto. Adesso il racconto ha bisogno di una bella conclusione. C’è bisogno di una bella conclusione gratificante. Apro le braccia e cerco di guardarmi attorno. La donna al mio tavolo non c’è più. Adesso è in piedi che parla con uno dei due tipi grossolani. Non quello che sono riuscito a stendere per un po’, quell’altro. Confabulano, poi lui le offre il braccio e lei lo prende e si avvicinano a me. Io sono ancora per terra e sto malissimo e non ho la forza di alzarmi. Non riesco ad alzarmi. Arrivano praticamente sopra di me. Lui dice, buon San Valentino, coglione. Lei ride mettendosi una mano davanti alla bocca. Poi escono dalla mia visuale. Vedo anche il tipo che sono riuscito a stendere, si avvicina, mi guarda, si mette una mano in bocca, con due dita si stacca un pezzo di dente, me lo fa vedere, sanguinolento, e lo lascia cadere per terra. Poi mi sputa in faccia qualcosa che è a metà tra saliva e sangue. E anche lui dice, buon San Valentino, coglione.
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"Le cose che sono incurvate non hanno bisogno di archi; le cose che sono diritte non hanno bisogno di righe; le cose che sono rotonde non hanno bisogno di compassi; le cose che sono rettangolari non hanno bisogno di squadre; le cose che si incollano non hanno bisogno di colla; le cose che vanno insieme non hanno bisogno di corde”
Chuang-Tzu
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
Le donne amano ricevere un cioccolatino per San Valentino, regalateglielo...
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
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You think normal people just wake up one morning and decide they're going to work in a prison? They're perverts, every last one of them. (Vanessa)
Rasputin- ..............
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
Hara2 ha scritto:
Non ne ho bisogno, tra 5 minuti lo faccio io come attore
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
Che è tardi, ho bevuto troppo, ho sonno, domattina ho la sveglia alle 6 e, com'è come non è, mi son ritrovato con tale Nicky Heaton
ehm
e poi l'inevitabile
Direi che se vado a letto non sbaglio, no no
Però ha detto che mi manda il video
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Qualche simpatica bimbaminkia mi ha taggato come un fichissimo metallaro hard USA e c'è il contatore dell' che gira come l'indicatore del distributore di benzina...
ehm
actually im working now as a model in a private site, can you help me by signing up on my private site? i let you see what i can do in my show for you
e poi l'inevitabile
you need credit card there to sign up but dont worry its not going to charge you i let you use my access code to make in my show for free
why dont you give me a minute its easy to sign up on my site babe
Direi che se vado a letto non sbaglio, no no
Però ha detto che mi manda il video
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
Ci sono due strade per riconquistare la libertà attraverso il distacco emotivo.
Uno è quello che praticano i preti: l'astensione.
Ma è poco efficace. E' noiosa. E poi uno finisce per cascarci sempre se non proprio a far danni peggiori. E noi lo sappiamo bene.
L'altra strada è quella del libertino.
Quando nella vita c'è capitato di essere stati lasciati, abbiamo scoperto che il modo migliore per girare davvero pagina è stato quello del "chiodo scaccia chiodo".
Ora... la tecnica non è efficace soltanto per le pene d'amore adolescenziali perché il "chiodo scaccia chiodo" agisce dall'interno, ossia toglie il sentimento inutile, o meglio, ce lo fa conoscere meglio.
E badate... il "passare a qualcosa di più forte" non è una cosa che funziona soltanto per ste troiate. Purtroppo.
Comunque sia, chi ha avuto appena una manciata d'esperienze sentimentali dovrebbe aver capito perfettamente che non c'è una donna senza grandi qualità ma nemmeno senza difetti.
Insomma... una vale l'altra.
E la stessa cosa, credetemi, vale per noi.
L'amore, ormai dovremmo averlo capito tutti, è una palla.
Come le religioni.
Gli si sono costruite sopra una sacco di sciocchezze tanto per non farci rimpiangere troppo la più naturale ed istintiva poligamia (che, tra l'altro, fa da fulcro alla tecnica del "chiodo scaccia chiodo"). Perchè anche io credo, che in fondo, senza la monogamia e i meccanismi economici che la richiedono, in fondo, non ci sarebbe mai stata una civiltà così come l'intendiamo noi oggi.
Non escludiamo, però, che sarebbe potuto anche essere meglio.
Esistono due modi di praticare il libertinismo:
il casanovismo e il dongiovannismo.
Io, che sono uno sfigato, me li confondo sempre.
La differenza tra i due consiste nell' "amarle tutte", in un caso, credo il dongiovannismo, e nel "non amarne nessuna", nell'altro caso.
Tuttavia, il risultato non cambia.
Io... sono uno che s'affeziona e... finisco sempre con l'amarle tutte.
Postilla: il chiodo scaccia chiodo funziona anche pagando.
[Sempre buono a sapersi.]
Buon fottitissimo sanvalentino. Che era ieri.
E in culo ai fiorai, ristoratori e gioiellieri.
Viva le puttane. Quelle economiche e sincere che se non dai loro troppe illusioni non ci pensano nemmeno a portarti via figli, macchine e case e a rovinarti la vita.
Uno è quello che praticano i preti: l'astensione.
Ma è poco efficace. E' noiosa. E poi uno finisce per cascarci sempre se non proprio a far danni peggiori. E noi lo sappiamo bene.
L'altra strada è quella del libertino.
Quando nella vita c'è capitato di essere stati lasciati, abbiamo scoperto che il modo migliore per girare davvero pagina è stato quello del "chiodo scaccia chiodo".
Ora... la tecnica non è efficace soltanto per le pene d'amore adolescenziali perché il "chiodo scaccia chiodo" agisce dall'interno, ossia toglie il sentimento inutile, o meglio, ce lo fa conoscere meglio.
E badate... il "passare a qualcosa di più forte" non è una cosa che funziona soltanto per ste troiate. Purtroppo.
Comunque sia, chi ha avuto appena una manciata d'esperienze sentimentali dovrebbe aver capito perfettamente che non c'è una donna senza grandi qualità ma nemmeno senza difetti.
Insomma... una vale l'altra.
E la stessa cosa, credetemi, vale per noi.
L'amore, ormai dovremmo averlo capito tutti, è una palla.
Come le religioni.
Gli si sono costruite sopra una sacco di sciocchezze tanto per non farci rimpiangere troppo la più naturale ed istintiva poligamia (che, tra l'altro, fa da fulcro alla tecnica del "chiodo scaccia chiodo"). Perchè anche io credo, che in fondo, senza la monogamia e i meccanismi economici che la richiedono, in fondo, non ci sarebbe mai stata una civiltà così come l'intendiamo noi oggi.
Non escludiamo, però, che sarebbe potuto anche essere meglio.
Esistono due modi di praticare il libertinismo:
il casanovismo e il dongiovannismo.
Io, che sono uno sfigato, me li confondo sempre.
La differenza tra i due consiste nell' "amarle tutte", in un caso, credo il dongiovannismo, e nel "non amarne nessuna", nell'altro caso.
Tuttavia, il risultato non cambia.
Io... sono uno che s'affeziona e... finisco sempre con l'amarle tutte.
Postilla: il chiodo scaccia chiodo funziona anche pagando.
[Sempre buono a sapersi.]
Buon fottitissimo sanvalentino. Che era ieri.
E in culo ai fiorai, ristoratori e gioiellieri.
Viva le puttane. Quelle economiche e sincere che se non dai loro troppe illusioni non ci pensano nemmeno a portarti via figli, macchine e case e a rovinarti la vita.
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
gran bel pezzo di letteratura.Cosworth117 ha scritto:San Valentino
Racconti
di Charles Bukowski
E’ San Valentino e non me ne frega niente. Non me ne fregava niente quando avevo una donna a cui badare, figurarsi adesso. C’è questa donna con cui esco e che ha detto, se mi lasci mi arrabbio, ma io non so cosa voglia dire. Volevo dirle, bambina, chi o cosa posso lasciare se non ho niente?
Ma me ne sono stato zitto e ho continuato a guidare. C’è questa donna con cui esco e sembra ignorare che oggi sia San Valentino. E’ un buon segno. E’ un buon inizio. Insomma è il giorno di San Valentino e non ce ne frega niente, ma c’è un problema. Mi sto affezionando. E lo so già che è un errore, grazie del consiglio. Non devo affezionarmi. E’ l’errore più grande che un uomo possa fare. Solo le donne possono farlo. Solo a loro è concesso. Solo loro possono diventare gelose, irose, stupide, gonfie d’amore. Solo loro possono tenere il muso o sorridere o piangere o scopare. A noi non è concesso. A noi è dato fare solo ciò che ci permettono di fare. Dimmi qualcosa di dolce. Non essere opprimente. Non fare il geloso. Non fare come se non te ne fregasse niente di me. Baciami. Scopami. No, oggi guardiamo la tv. Ma ciò che SOPRATTUTTO deve fare un uomo è non innamorarsi. Loro fiutano il nostro interesse. Sono squali, lupi, avvoltoi, iene che fiutano il sangue. Se fiutano il nostro interesse è finita. Siamo in trappola. La storia è già finita e siamo in trappola. La falena è finita nella ragnatela, ed il ragno sta tessendo il suo bozzolo di seta attorno alla falena, e la falena si scuote un po’ e poi cede, cede, cede al veleno. Ed il veleno è: ci tengo a te, ti voglio bene, voglio stare con te, non posso stare senza di te, ti adoro, TI AMO. E la falena ci crede. Noi ci crediamo. Ci auto-convinciamo che sia vero. Ci convinciamo che deve essere tutto vero. Ci fa piacere che lo sia. Ma la merda resta merda, e anche chi la mangia la chiama merda. Così le bugie non cessano di essere tali solo perché sono romantiche o piacevoli o pronunciate da un paio di labbra rosse carnose che abbiamo ciucciato, leccato, morso o che hanno fatto tutto questo col nostro uccello. Così ci convinciamo che le baggianate che ci propinano siano vere e noi ci sentiamo anche in dovere di rispondere, di dire, sì, sì, ti voglio bene ANCH’IO, ci tengo, TI AMO ANCH’IO. E anche a queste cazzate che diciamo noi crediamo. Sappiamo che sono delle bugie raccontate male. Lo sappiamo perché le raccontiamo noi stessi, eppure piano piano cominciamo a crederci ed allora tanto vale spararsi. Tanto vale farsi legare per le palle col filo spinato. Tanto vale farsi mettere il guinzaglio all’uccello. Farsi incatenare il cuore. Fottersi il cervello con la droga o l’alcol od una pallottola. Tanto vale fare qualcosa di altrettanto stupido ma meno doloroso. Decisamente meno doloroso. Perché il ragno chiude la falena nel bozzolo e la placa col suo veleno e la tiene in vita e ne succhia la linfa sorso dopo sorso, lentamente, inesorabilmente, goccia a goccia, centellinando. Ci succhiano la vita minuto dopo minuto finché non si stancano. Finché non siamo completamente svuotati. Finché non siamo in loro completo potere. Finché non abbiamo più cuore se non per loro, o cervello tranne il loro, o gusti tranne i loro, o buon senso tranne il loro, o umore tranne il loro. Allora il ragno lascia la presa. Il pugno che ci stringeva si schiude, apre le dita, fa passare l’aria. E noi, ormai nudi, rabbrividiamo per il freddo. Stavamo al buio e la luce ci acceca. Ci guardiamo intorno, tremanti e ciechi, e la mano si scuote e ci sbatte via, via, lontano da lei. Il ragno lascia cadere giù la falena, vuota. Siamo abbandonati a noi stessi, soli, orfani, incapaci di capire cosa succede, dove siamo, perché siamo arrivati fino a quel punto. Incapaci perfino di capire chi siamo. Siamo spazzatura. Siamo la loro spazzatura. Ci hanno gettato via. Cercano un'altra falena, cercano altro sangue da succhiare, cercano altro amore. Cercano tutto quello che noi non abbiamo dato loro. Tutto quello che non potevamo dare loro. Tutto quello che nessuno può dare loro. Perché vogliono tutto. E, ottenuto tutto, vogliono di più. E poi di più. E poi ancora di più. E noi non resistiamo, cediamo, ci proviamo, ma ciò che chiedono è impossibile, non saranno mai soddisfatte. Il ragno non è mai sazio. La ragnatela non è mai piena. I confini del regno sono sempre troppo piccoli. Lo scrigno è sempre vuoto. Lo specchio non dice mai la verità. La verità non è mai la verità. Perciò non posso affezionarmi. Per questo affezionarmi è un errore. Perché sarebbe finita. Ed invece io me la voglio godere così com’è. Finché ce n’è. Finché vuole. Finché ne ho voglia io. Finché Dio me la manda buona.
Insomma è San Valentino e non dovrei dilungarmi troppo in cose personali che non interessano a nessuno, dovrei scrivere un bel racconto di come non me ne freghi niente che sia San Valentino, un racconto in cui io mi sbronzo per bene e ci sono due uomini brutti e grossolani che mi guardano storto in un bar, ed ho una donna di fianco. E questi due uomini se ne stanno ad un tavolo poco distante dal mio. Ed io parlo con questa donna, né troppo bella né troppo brutta, lei ci sta, beve con me, tiene il passo, siamo brilli, ci piacciamo, vogliamo scopare, ma non possiamo perché siamo in un locale pubblico. Poi il racconto continua e mi arriva un’altra rossa media ed invece a lei arriva la terza vodka alla mela verde o alla pesca o alla menta o a che-cazzo-ne-so. Il racconto è ambientato il tredici febbraio, e quando scatta la mezzanotte è San Valentino ed io lo dico a questa donna e lei mi guarda, ride, e mi dice, chissenefrega. Ed io annuisco, alzo il boccale e rispondo, amen. Due minuti dopo la mezzanotte questi due uomini brutti e grossolani si girano verso di noi e si mettono a ridere, ed io e lei capiamo che ridono di noi. Allora io mi incazzo. Mi alzo e vado al loro tavolo e chiedo, c’è tanto da ridere? Loro ridono più forte e mi indicano l’uccello, no, non l’uccello, la patta dei pantaloni, che è abbassata. Io la tiro su, tiro su col naso e dico, ah, era per questo che ridevate. Uno dei due mi guarda e mi risponde, sì, coglione. Io guardo il suo amico e gli dico, non sapevo che ci fosse qualcuno che si chiamasse Coglione, gran bel nome, davvero, complimenti. E gli porgo la mano. Questo qui guarda la mia mano, guarda me, si alza, porco giuda se è alto, e mi chiede, ti va di scherzare, coglione? Allora io mi giro verso il primo dei due, quello ancora seduto, e lo fisso interrogativo e dico, non capisco, vi chiamate allo stesso modo? La donna al mio tavolo sorride ed io contraccambio. Anche questo tipo si alza ed anche lui è alto, e grosso. Arriva il cameriere e chiede, tutto bene qui? I due tipi brutti e grossolani gli dicono sì, sì, tutto a posto. Invece io li interrompo e dico al cameriere, curioso che due che si chiamano Coglione viaggino in coppia. Il cameriere fa un sorriso stentato. I due tipi avvampano. Poi non so se il per il racconto sarebbe meglio se il cameriere mi desse manforte o se sarebbe meglio se se la battesse. E’ più verosimile se se la batte. Così il cameriere si defila e va a chiamare il proprietario o chissà chi. Il tipo grossolano alla mia sinistra mi dà uno spintone con una mano e dice, forse non hai capito che è meglio se te ne vai. Io dico, non farlo mai più. Il suo amico mi chiede, perché? E mi dà uno spintone anche lui. Perché, dico io, la prossima volta che ci provi ti faccio ingoiare un dente. Il tipo alla mia sinistra accenna a darmi un altro spintone, io schivo la mano e gli assesto il pugno destro nella mascella sinistra, dal basso verso l’alto, schizza un po’ di sangue, ed il tipo cade all’indietro. Nemmeno il tempo di godermi la scena che mi arriva un colpo bello forte al rene destro. Mi piego un po’ da quella parte e mi arriva un altro pugno, stavolta sul naso. L’amico di quello per terra è veloce. Troppo veloce. Schizzo anch’io sangue, adesso. Ma non cado. Quello per terra si rialza. Io cerco di colpire quello che mi ha rotto il naso, ma mi schiva. Quello che si è rialzato mi colpisce forte alla schiena, il suo amico prima alla bocca dello stomaco e poi al viso. Fa un male cane. Non mi accorgo neanche di essere steso a terra. Mi arrivano dei calci e fa male, sempre più male. Sei contento, adesso, coglione, mi dicono i due tipi brutti e grossolani. Ed io con la bocca impastata di sangue e denti rotti, attraverso le mie braccia che tentano invano di coprirmi il viso, rispondo, andate a farvi fottere. Poi si stancano ed io smetto di sentire i colpi ed il dolore inizia a farsi pulsante e continuo sulla schiena. E i reni mi fanno male, e la pancia, e il naso, e le gambe. Ho fitte lancinanti dappertutto. Adesso il racconto ha bisogno di una bella conclusione. C’è bisogno di una bella conclusione gratificante. Apro le braccia e cerco di guardarmi attorno. La donna al mio tavolo non c’è più. Adesso è in piedi che parla con uno dei due tipi grossolani. Non quello che sono riuscito a stendere per un po’, quell’altro. Confabulano, poi lui le offre il braccio e lei lo prende e si avvicinano a me. Io sono ancora per terra e sto malissimo e non ho la forza di alzarmi. Non riesco ad alzarmi. Arrivano praticamente sopra di me. Lui dice, buon San Valentino, coglione. Lei ride mettendosi una mano davanti alla bocca. Poi escono dalla mia visuale. Vedo anche il tipo che sono riuscito a stendere, si avvicina, mi guarda, si mette una mano in bocca, con due dita si stacca un pezzo di dente, me lo fa vedere, sanguinolento, e lo lascia cadere per terra. Poi mi sputa in faccia qualcosa che è a metà tra saliva e sangue. E anche lui dice, buon San Valentino, coglione.
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F.Kafka
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
Gran bel post, vnd. Io opto per il casanovismo. Sto facendo pratica, ed è divertente. Le donne vanno amate tutte. Bisogna mettersi a disposizione di tutte!
Una bella citazione del Buk:
Un uomo deve provare tante donne per trovare l’unica, e se aveva fortuna lei sarebbe stata al suo fianco. Per un uomo sistemarsi con la prima o la seconda donna della vita è comportarsi da ignorante; non ha idea di che cosa sia una donna. Un uomo deve compiere il percorso fino in fondo, e ciò non significa solo andare a letto con le donne, scoparle una volta o due; vuole dire “vivere” con loro per mesi e anni. Non biasimo gli uomini che hanno paura di una cosa simile, significa mettere l’anima a disposizione di tutte. Naturalmente alcuni uomini si sistemano con una donna, rinunciano, dicono ecco, è il meglio che posso fare. Ce ne sono moltissimi, in effetti la maggior parte delle persone vive sotto la bandiera della tregua: si rende conto che le cose non funzionano in modo proprio perfetto, ma non importa, accontentiamoci, dicono, non serve a niente percorrere di nuovo tutta la trafila, che cosa danno alla tv, stasera? Niente. Bene, guardiamola lo stesso. È meglio che guardarsi in faccia, è meglio che pensare a “quello”. La tv tiene insieme più coppie male assortite di quanto non facciano i figli o la chiesa
EDIT. Hara, ma si chiama Nicky Heaton, sicuro? O Hilton? Su Google non c'è un cazzo, tranne qualche MILF da scartare.
Una bella citazione del Buk:
Un uomo deve provare tante donne per trovare l’unica, e se aveva fortuna lei sarebbe stata al suo fianco. Per un uomo sistemarsi con la prima o la seconda donna della vita è comportarsi da ignorante; non ha idea di che cosa sia una donna. Un uomo deve compiere il percorso fino in fondo, e ciò non significa solo andare a letto con le donne, scoparle una volta o due; vuole dire “vivere” con loro per mesi e anni. Non biasimo gli uomini che hanno paura di una cosa simile, significa mettere l’anima a disposizione di tutte. Naturalmente alcuni uomini si sistemano con una donna, rinunciano, dicono ecco, è il meglio che posso fare. Ce ne sono moltissimi, in effetti la maggior parte delle persone vive sotto la bandiera della tregua: si rende conto che le cose non funzionano in modo proprio perfetto, ma non importa, accontentiamoci, dicono, non serve a niente percorrere di nuovo tutta la trafila, che cosa danno alla tv, stasera? Niente. Bene, guardiamola lo stesso. È meglio che guardarsi in faccia, è meglio che pensare a “quello”. La tv tiene insieme più coppie male assortite di quanto non facciano i figli o la chiesa
EDIT. Hara, ma si chiama Nicky Heaton, sicuro? O Hilton? Su Google non c'è un cazzo, tranne qualche MILF da scartare.
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"Le cose che sono incurvate non hanno bisogno di archi; le cose che sono diritte non hanno bisogno di righe; le cose che sono rotonde non hanno bisogno di compassi; le cose che sono rettangolari non hanno bisogno di squadre; le cose che si incollano non hanno bisogno di colla; le cose che vanno insieme non hanno bisogno di corde”
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
oddio che i figli uniscano è una leggenda metropolitana! le tensioni che scaturiscono dal gestire un nuovo essere umano le possono conoscere solo chi ce l'ha... altro che unione...Cosworth117 ha scritto:Gran bel post, vnd. Io opto per il casanovismo. Sto facendo pratica, ed è divertente. Le donne vanno amate tutte. Bisogna mettersi a disposizione di tutte!
Una bella citazione del Buk:
Un uomo deve provare tante donne per trovare l’unica, e se aveva fortuna lei sarebbe stata al suo fianco. Per un uomo sistemarsi con la prima o la seconda donna della vita è comportarsi da ignorante; non ha idea di che cosa sia una donna. Un uomo deve compiere il percorso fino in fondo, e ciò non significa solo andare a letto con le donne, scoparle una volta o due; vuole dire “vivere” con loro per mesi e anni. Non biasimo gli uomini che hanno paura di una cosa simile, significa mettere l’anima a disposizione di tutte. Naturalmente alcuni uomini si sistemano con una donna, rinunciano, dicono ecco, è il meglio che posso fare. Ce ne sono moltissimi, in effetti la maggior parte delle persone vive sotto la bandiera della tregua: si rende conto che le cose non funzionano in modo proprio perfetto, ma non importa, accontentiamoci, dicono, non serve a niente percorrere di nuovo tutta la trafila, che cosa danno alla tv, stasera? Niente. Bene, guardiamola lo stesso. È meglio che guardarsi in faccia, è meglio che pensare a “quello”. La tv tiene insieme più coppie male assortite di quanto non facciano i figli o la chiesa
EDIT. Hara, ma si chiama Nicky Heaton, sicuro? O Hilton? Su Google non c'è un cazzo, tranne qualche MILF da scartare.
e comunque non so se sia una questione di provare tante donne(immagino che il discorso non sia ribaltabile impostato così com'è) , perchè che ne sai che la più compatibile a te non sia ad asempio già la seconda che conosci nella tua vita? poi vabbè...ci sono altre mille considerazini da fare(altre esperienze), il discorso è lungo e complesso, e diversificato da uomo a donna, secondo me.
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
No ma infatti non è una citazione strettamente in topic. Se si parlava di casanovismo, la relazione a lungo termine di cui parla Buk era da escludere, o comunque andava interpretata in maniera diversa. Non si tratta infatti di trovarne una compatibile su cui impostare una "long time relationship", ma appunto di offrire se stesso a molte, per periodi ristretti di tempo. A parte ciò, penso che i figli tendano ad unire alcune coppie.
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
ros79 ha scritto:oddio che i figli uniscano è una leggenda metropolitana! le tensioni che scaturiscono dal gestire un nuovo essere umano le possono conoscere solo chi ce l'ha... altro che unione...Cosworth117 ha scritto:Gran bel post, vnd. Io opto per il casanovismo. Sto facendo pratica, ed è divertente. Le donne vanno amate tutte. Bisogna mettersi a disposizione di tutte!
Una bella citazione del Buk:
Un uomo deve provare tante donne per trovare l’unica, e se aveva fortuna lei sarebbe stata al suo fianco. Per un uomo sistemarsi con la prima o la seconda donna della vita è comportarsi da ignorante; non ha idea di che cosa sia una donna. Un uomo deve compiere il percorso fino in fondo, e ciò non significa solo andare a letto con le donne, scoparle una volta o due; vuole dire “vivere” con loro per mesi e anni. Non biasimo gli uomini che hanno paura di una cosa simile, significa mettere l’anima a disposizione di tutte. Naturalmente alcuni uomini si sistemano con una donna, rinunciano, dicono ecco, è il meglio che posso fare. Ce ne sono moltissimi, in effetti la maggior parte delle persone vive sotto la bandiera della tregua: si rende conto che le cose non funzionano in modo proprio perfetto, ma non importa, accontentiamoci, dicono, non serve a niente percorrere di nuovo tutta la trafila, che cosa danno alla tv, stasera? Niente. Bene, guardiamola lo stesso. È meglio che guardarsi in faccia, è meglio che pensare a “quello”. La tv tiene insieme più coppie male assortite di quanto non facciano i figli o la chiesa
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e comunque non so se sia una questione di provare tante donne(immagino che il discorso non sia ribaltabile impostato così com'è) , perchè che ne sai che la più compatibile a te non sia ad asempio già la seconda che conosci nella tua vita? poi vabbè...ci sono altre mille considerazini da fare(altre esperienze), il discorso è lungo e complesso, e diversificato da uomo a donna, secondo me.
Beh... dipende dal senso di responsabilità che hai nei loro riguardi.
vnd- -----------
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
Cosworth117 ha scritto:Io opto per il casanovismo. Sto facendo pratica, ed è divertente. Le donne vanno amate tutte. Bisogna mettersi a disposizione di tutte!
Forse è il dongiovannismo ma... chi se ne frega?
Ah... io le amo tutte.
Perché sono sfigato.
Ho scopato talmente poche donne in vita mia che non posso non provare un minimo di riconoscenza e, quindi, d'affetto... se non proprio amore... emh... sincero... per chi me l'ha data almeno una volta, fingendo di farlo gratis.
Perché tanto... si paga sempre.
E le ex mogli, suppongo ma... molti di voi lo sanno per esperienza, sono le puttane più care.
Anche se, per scoparle una volta, non avremmo mai buttato via trenta euro.
vnd- -----------
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
E San Valentino fa rima con Pompino
Non può essere solo una coincidenza
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
PER S. VALENTINO STUPISCI LA TUA DONNA DISEGNANDOTI LA CAPPELLA CON LA STESSA TEXTURE DELLE SUE UNGHIE.
(Grazia ricevuta)
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
Una delle poche forme d'amore che approvo è l'affetto di Walter White per la chimica
Per il resto, meglio perire (si vede che ho ancora il cuore distrutto, huh huh huh)
Per il resto, meglio perire (si vede che ho ancora il cuore distrutto, huh huh huh)
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Smettetela di bistrattare e misinterpretare la Scienza per fingere di dare plausibilità alle vostre troiate
Grazie
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
Fate i bravi e fate felice la vostra compagna il giorno di S. Valentino.
Mettetevi d'accordo prima però: il 14 marzo tocca a lei
http://www.officialsteakandblowjobday.com/
Ho provato, e vi assicuro che funziona. In fondo un fiore ed un bacio per quello mi pare un prezzo più che ragionevole
Mettetevi d'accordo prima però: il 14 marzo tocca a lei
http://www.officialsteakandblowjobday.com/
MEN WORK VERY HARD TO SATISFY THEIR LOVERS ON VALENTINE'S DAY, AND, GIVEN THEIR EBULLIENT DEDICATION, STEAK & BJ DAY IS A JOYOUS OPPORTUNITY TO REPAY THE FAVOUR.
Ho provato, e vi assicuro che funziona. In fondo un fiore ed un bacio per quello mi pare un prezzo più che ragionevole
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
"Ebullient dedication" neanche in Shakespeare, l'ho sentito ._.
C'è sempre da imparare, anche da iniziative di rango diverso da quello culturale (più cul che turale, ovvio)
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Re: È San Valentino e non me ne frega niente
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