Terra e anidrire carbonica...
Pagina 1 di 1
Terra e anidrire carbonica...
Spesso le tecniche antiche si possono rivelare utili nel presente. A voi è mai capitato di scoprire qualche vecchio "trucco" e riutilizzandolo rendervi conto dell'efficacia dello stesso?
(Per esperienza personale: adolescenti, non mettete il dentifricio sui brufoli!!!)
Sembra che si possa trovare una soluzione ad un grosso problema moderno tramite un'antica tecnica. Sarà una bufala come il dentifricio sui brufoli?
ROMA - Sarà la riproposizione, in chiave moderna, di un’antica tecnica agricola precolombiana a salvare il pianeta dall’effetto serra? L’ipotesi è suggestiva ma non peregrina: ci stanno lavorando in diversi centri di ricerca scientifica in tutto il mondo, compreso l’Istituto di biometeorologia del CNR (Ibimet) di Firenze, dove un’equipe di studiosi coordinata dal dottor Franco Miglietta ha ottenuto già risultati molto incoraggianti.
LA SCOPERTA - Tutto parte dalla scoperta, fatta in Brasile anni fa, che esistono dei terreni caratterizzati da un alto contenuto di materiale carbonioso, fino a 70 volte di più dei suoli circostanti: scaglie scure e friabili, del tutto simili alla carbonella che si adopera per accendere i barbecue. «Sembra che questo carbone sia stato prodotto dalla combustione incompleta di parti vegetali introdotte volontariamente nel terreno dalle popolazioni locali, nel corso di migliaia di anni. Insomma, in alternativa al "taglia e brucia", si praticava il "taglia e carbonifica" a scopo di fertilizzazione», spiega Miglietta. Sennonché, studiandoci sopra e facendo un po’ di calcoli, si è scoperto che l’antica pratica agricola, applicata soprattutto dagli indios della regione amazzonica, non solo renderebbe i terreni più fertili ma, se applicata su vasta scala, farebbe quadrare i conti dell’effetto serra, rimuovendo dall’atmosfera una gran parte della CO2 che vi si è accumulata. «E' noto –aggiunge Miglietta- che le piante assorbono CO2 dall'atmosfera, per poi rilasciarla quando terminano il loro ciclo di vita. Invece, interrandole, la CO2 viene trattenuta nel terreno per migliaia di anni e così si possono ridurre le emissioni di questo inquinante nell'atmosfera».
I VANTAGGI - Ribattezzata col nome di biochar, quella che un tempo si chiamava terra preta de los indios (la terra nera degli indio) è diventata oggetto di studi ed esperimenti. All’Ibimet hanno avviato uno specifico progetto, denominato ITABI (Italian Biochar iniziative) nel corso del quale sono state effettuate verifiche sperimentali su alcuni terreni della Toscana, arrivando alla conclusione che aggiungendo 10 tonnellate per ettaro di biochar, si sottraggono all’atmosfera 30 tonnellate di CO2, aumentando nello stesso tempo la produzione di frumento duro del 15%. «Ma, oltre al sequestro della CO2, i vantaggi sono molteplici», sottolinea Miglietta. «Immettere biochar nel terreno significa innanzitutto sbarazzarsi di residui organici di origine agricola o alimentare che oggi vengono bruciati; poi ridurre l’uso di fertilizzanti; e ancora generare energia grazie ai gas che vengono liberati nel corso della carbonizzazione del biochar interrato».
DA DOVE SI OTTIENE - In termini pratici, il biochar può essere ottenuto a partire da numerosi tipi di residui: scarti di potatura e lavorazione del legno, stocchi di mais, paglia, gusci di noce, pula di riso, ma anche da biomasse appositamente coltivate. Il processo di carbonizzazione si realizza accatastando i residui, ricoprendoli di terra e avviando una lenta combustione in assenza di ossigeno, a temperature di poco superiori a 300 gradi, secondo una tecnica di decomposizione termochimica chiamata pirolisi. A conferma dell’interesse della comunità scientifica internazionale, negli ultimi mesi le pubblicazioni relative al biochar si sono moltiplicate e l’argomento è diventato oggetto di confronto nel corso delle conferenze scientifiche sulla mitigazione dell’effetto serra. Secondo alcuni studiosi, la produzione su larga scala del biochar sarebbe molto più economica e vantaggiosa della sequestrazione geologica della CO2 prodotta dagli impianti energetici.
10 marzo 2009
Corriere della Sera
(Per esperienza personale: adolescenti, non mettete il dentifricio sui brufoli!!!)
Sembra che si possa trovare una soluzione ad un grosso problema moderno tramite un'antica tecnica. Sarà una bufala come il dentifricio sui brufoli?
ROMA - Sarà la riproposizione, in chiave moderna, di un’antica tecnica agricola precolombiana a salvare il pianeta dall’effetto serra? L’ipotesi è suggestiva ma non peregrina: ci stanno lavorando in diversi centri di ricerca scientifica in tutto il mondo, compreso l’Istituto di biometeorologia del CNR (Ibimet) di Firenze, dove un’equipe di studiosi coordinata dal dottor Franco Miglietta ha ottenuto già risultati molto incoraggianti.
LA SCOPERTA - Tutto parte dalla scoperta, fatta in Brasile anni fa, che esistono dei terreni caratterizzati da un alto contenuto di materiale carbonioso, fino a 70 volte di più dei suoli circostanti: scaglie scure e friabili, del tutto simili alla carbonella che si adopera per accendere i barbecue. «Sembra che questo carbone sia stato prodotto dalla combustione incompleta di parti vegetali introdotte volontariamente nel terreno dalle popolazioni locali, nel corso di migliaia di anni. Insomma, in alternativa al "taglia e brucia", si praticava il "taglia e carbonifica" a scopo di fertilizzazione», spiega Miglietta. Sennonché, studiandoci sopra e facendo un po’ di calcoli, si è scoperto che l’antica pratica agricola, applicata soprattutto dagli indios della regione amazzonica, non solo renderebbe i terreni più fertili ma, se applicata su vasta scala, farebbe quadrare i conti dell’effetto serra, rimuovendo dall’atmosfera una gran parte della CO2 che vi si è accumulata. «E' noto –aggiunge Miglietta- che le piante assorbono CO2 dall'atmosfera, per poi rilasciarla quando terminano il loro ciclo di vita. Invece, interrandole, la CO2 viene trattenuta nel terreno per migliaia di anni e così si possono ridurre le emissioni di questo inquinante nell'atmosfera».
I VANTAGGI - Ribattezzata col nome di biochar, quella che un tempo si chiamava terra preta de los indios (la terra nera degli indio) è diventata oggetto di studi ed esperimenti. All’Ibimet hanno avviato uno specifico progetto, denominato ITABI (Italian Biochar iniziative) nel corso del quale sono state effettuate verifiche sperimentali su alcuni terreni della Toscana, arrivando alla conclusione che aggiungendo 10 tonnellate per ettaro di biochar, si sottraggono all’atmosfera 30 tonnellate di CO2, aumentando nello stesso tempo la produzione di frumento duro del 15%. «Ma, oltre al sequestro della CO2, i vantaggi sono molteplici», sottolinea Miglietta. «Immettere biochar nel terreno significa innanzitutto sbarazzarsi di residui organici di origine agricola o alimentare che oggi vengono bruciati; poi ridurre l’uso di fertilizzanti; e ancora generare energia grazie ai gas che vengono liberati nel corso della carbonizzazione del biochar interrato».
DA DOVE SI OTTIENE - In termini pratici, il biochar può essere ottenuto a partire da numerosi tipi di residui: scarti di potatura e lavorazione del legno, stocchi di mais, paglia, gusci di noce, pula di riso, ma anche da biomasse appositamente coltivate. Il processo di carbonizzazione si realizza accatastando i residui, ricoprendoli di terra e avviando una lenta combustione in assenza di ossigeno, a temperature di poco superiori a 300 gradi, secondo una tecnica di decomposizione termochimica chiamata pirolisi. A conferma dell’interesse della comunità scientifica internazionale, negli ultimi mesi le pubblicazioni relative al biochar si sono moltiplicate e l’argomento è diventato oggetto di confronto nel corso delle conferenze scientifiche sulla mitigazione dell’effetto serra. Secondo alcuni studiosi, la produzione su larga scala del biochar sarebbe molto più economica e vantaggiosa della sequestrazione geologica della CO2 prodotta dagli impianti energetici.
10 marzo 2009
Corriere della Sera
Ludwig von Drake- -------------
- Numero di messaggi : 4721
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 19.11.08
Argomenti simili
» La terra oscurata...
» Lo spettacolo della Terra
» Nello Utah per legge "la terra è piatta"
» 2012: i giudici lasciano la terra..
» La Cina ha portato «l'inferno sulla terra»
» Lo spettacolo della Terra
» Nello Utah per legge "la terra è piatta"
» 2012: i giudici lasciano la terra..
» La Cina ha portato «l'inferno sulla terra»
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
Ieri alle 14:32 Da Minsky
» Apple Vs Samsung
Lun 11 Nov 2024 - 21:11 Da Rasputin
» Smartphone o dumbphone? C'è ancora chi lo rifiuta?
Lun 11 Nov 2024 - 21:10 Da Rasputin
» L'Albo dei Grandi dell'Umanità
Mar 5 Nov 2024 - 18:54 Da Rasputin
» Mi Maometto di traverso. Notizie dall'islam
Lun 4 Nov 2024 - 22:10 Da Rasputin
» Contante al bando "Costa troppo e favorisce l'evasione"
Mer 30 Ott 2024 - 19:32 Da Rasputin
» Estinzione del "Partito Democratico"
Dom 27 Ott 2024 - 17:42 Da marisella
» "Salutava sempre"
Sab 26 Ott 2024 - 18:23 Da Rasputin
» Kona 2015-2024
Ven 25 Ott 2024 - 23:41 Da Rasputin
» Linux e dintorni
Mer 23 Ott 2024 - 20:08 Da SergioAD
» prove e conseguenze del riscaldamento globale di origine antropica
Lun 21 Ott 2024 - 22:40 Da Rasputin
» citazioni dei forumisti e di personaggi famosi
Lun 21 Ott 2024 - 11:56 Da Minsky
» La Sindone dei Morti Viventi
Sab 19 Ott 2024 - 16:44 Da Minsky
» Pandemia di Sars-CoV-2 (III parte)
Sab 12 Ott 2024 - 22:55 Da Rasputin
» Inspecteur Jacques Clouseau
Mer 9 Ott 2024 - 20:52 Da Rasputin
» SLOGAN contro la religione
Lun 7 Ott 2024 - 12:10 Da Rasputin
» Bestemmie in allegria
Lun 7 Ott 2024 - 11:20 Da Rasputin
» Ritagli di giornale
Sab 5 Ott 2024 - 22:24 Da Rasputin
» Jokes - jokes - jokes (II parte)
Sab 5 Ott 2024 - 22:13 Da Rasputin
» Papa
Ven 4 Ott 2024 - 12:37 Da Minsky