Il Pakistan chiude Facebook
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Il Pakistan chiude Facebook
Il Pakistan chiude Facebook
"Diffonde materiale blasfemo"
Al centro del caso le caricature di Maometto. Il social network sarà inaccessibile fino al 31 maggio. Bloccato anche YouTube. La replica di Fb: "Siamo un luogo di libera discussione"
di FRANCESCA CAFERRI
Protesta contro Facebook
Le proteste su Facebook sono cosa comune: ma quella di questi giorni racconta qualcosa di speciale, se non altro sul potere che questo social network ha acquisito negli ultimi anni. La scelta di alcuni utenti del sito di rilanciare l'idea del cartoon South Park - che aveva proposto ironicamente l'istituzione di una giornata mondiale della caricatura su Maometto - ha portato alla chiusura fino al 31 maggio del sito internet da parte delle autorità pachistane. All'annuncio, arrivato ieri, è seguita oggi la decisione di chiudere anche YouTube, per motivi del tutto simili, "diffusione di materiale blasfemo".
"Condanniamo con forza la pubblicazione di caricature su Facebook: ha ferito i sentimenti dei musulmani in tutto il mondo", ha detto stamane il portavoce del ministero degli Esteri Adbul Basit. Niente accesso dunque per i 45 milioni di pachistani che hanno un account sulle pagine blu più famose della Rete. Ma il problema non si ferma certo qui.
IL VIDEO: LE PROTESTE ANTI-FACEBOOK 1
Dopo la decisione del governo, ieri a Karachi centinaia di persone sono scese in strada intonando canti contro la Danimarca - Paese dove le caricature furono pubblicate per la prima volta - Facebook e l'Occidente in generale. Oggi manifestazioni simili si sono ripetute a Islamabad, dove solo l'intervento della polizia ha impedito ai partecipanti di raggiungere l'ambasciata americana. Queste proteste non sono da sottovalutare: il Pakistan è uno dei Paesi dove nel 2006 le proteste contro le vignette di Maometto furono più feroci.
Facebook replica con una nota in cui ricorda che il social network si pone come "spazio in cui la gente può apertamente discutere ed esprimere le proprie opinioni" e che conta oltre 400 milioni di utenti. Ma soprattutto sottolinea che "se qualche tipo di commento o contenuto può disturbare qualcuno... questo fatto sa solo non è un motivo per eliminare la discussione". Facebook porta poi quelli di stampo nazista come esempio di contenuti illegali in alcuni Paesi ma non in altri e fa riferimento alla pratica di rendere tali contenuti inaccessibili a una serie di utenti. Infine esprime "rammarico" per la decisione pachistana e annuncia che dopo un'attenta analisi, anche legale, deciderà il da farsi, "che potrebbe includere rendere i contenuti in questione inaccessibili agli utenti in Pakistan"
Già nel 2007 il Pakistan aveva bloccato l'accesso a YouTube per fermare la diffusione di video ritenuti contrari all'Islam. Ma il caso di ieri, quello che riguarda Facebook, è più significativo: la provocazione degli autori di South Park risale infatti a settimane fa. E, come spiega una di loro sul suo sito 2 era appunto una provocazione ironica: i pupazzi del cartoon non intendevano promuovere sul serio un concorso mondiale. Ma alcuni utenti di Facebook hanno preso la palla al balzo e hanno rilanciato seriamente l'idea in una pagina web 3 che ad oggi ha più 38mila membri.
Di lì, la crisi politica: difficile capire dove andrà, ma di certo dice molto sulla potenza del social network.
http://www.repubblica.it/esteri/2010/05/20/news/pakistan_facebook-4215542/
"Diffonde materiale blasfemo"
Al centro del caso le caricature di Maometto. Il social network sarà inaccessibile fino al 31 maggio. Bloccato anche YouTube. La replica di Fb: "Siamo un luogo di libera discussione"
di FRANCESCA CAFERRI
Protesta contro Facebook
Le proteste su Facebook sono cosa comune: ma quella di questi giorni racconta qualcosa di speciale, se non altro sul potere che questo social network ha acquisito negli ultimi anni. La scelta di alcuni utenti del sito di rilanciare l'idea del cartoon South Park - che aveva proposto ironicamente l'istituzione di una giornata mondiale della caricatura su Maometto - ha portato alla chiusura fino al 31 maggio del sito internet da parte delle autorità pachistane. All'annuncio, arrivato ieri, è seguita oggi la decisione di chiudere anche YouTube, per motivi del tutto simili, "diffusione di materiale blasfemo".
"Condanniamo con forza la pubblicazione di caricature su Facebook: ha ferito i sentimenti dei musulmani in tutto il mondo", ha detto stamane il portavoce del ministero degli Esteri Adbul Basit. Niente accesso dunque per i 45 milioni di pachistani che hanno un account sulle pagine blu più famose della Rete. Ma il problema non si ferma certo qui.
IL VIDEO: LE PROTESTE ANTI-FACEBOOK 1
Dopo la decisione del governo, ieri a Karachi centinaia di persone sono scese in strada intonando canti contro la Danimarca - Paese dove le caricature furono pubblicate per la prima volta - Facebook e l'Occidente in generale. Oggi manifestazioni simili si sono ripetute a Islamabad, dove solo l'intervento della polizia ha impedito ai partecipanti di raggiungere l'ambasciata americana. Queste proteste non sono da sottovalutare: il Pakistan è uno dei Paesi dove nel 2006 le proteste contro le vignette di Maometto furono più feroci.
Facebook replica con una nota in cui ricorda che il social network si pone come "spazio in cui la gente può apertamente discutere ed esprimere le proprie opinioni" e che conta oltre 400 milioni di utenti. Ma soprattutto sottolinea che "se qualche tipo di commento o contenuto può disturbare qualcuno... questo fatto sa solo non è un motivo per eliminare la discussione". Facebook porta poi quelli di stampo nazista come esempio di contenuti illegali in alcuni Paesi ma non in altri e fa riferimento alla pratica di rendere tali contenuti inaccessibili a una serie di utenti. Infine esprime "rammarico" per la decisione pachistana e annuncia che dopo un'attenta analisi, anche legale, deciderà il da farsi, "che potrebbe includere rendere i contenuti in questione inaccessibili agli utenti in Pakistan"
Già nel 2007 il Pakistan aveva bloccato l'accesso a YouTube per fermare la diffusione di video ritenuti contrari all'Islam. Ma il caso di ieri, quello che riguarda Facebook, è più significativo: la provocazione degli autori di South Park risale infatti a settimane fa. E, come spiega una di loro sul suo sito 2 era appunto una provocazione ironica: i pupazzi del cartoon non intendevano promuovere sul serio un concorso mondiale. Ma alcuni utenti di Facebook hanno preso la palla al balzo e hanno rilanciato seriamente l'idea in una pagina web 3 che ad oggi ha più 38mila membri.
Di lì, la crisi politica: difficile capire dove andrà, ma di certo dice molto sulla potenza del social network.
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Re: Il Pakistan chiude Facebook
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