Rabbia

Cani rabbiosi capaci di passare quest'incurabile morbo all'uomo, sembra (seconda la leggenda) la vista di un fabbro che tentando di arroventare la ferita di un maniscalco morbo da un cane idrofobo mosse il giovane Pasteur alla ricerca di un mezzo atto a diminuire questa patologia.
Non esiste soltanto il cane, ma anche i pipistrelli come vettori del virus (esistono poi anche altri virus, simili al Rhabodivirus, ma ne parleremo dopo).
Lo sa bene Jeanna Giese morsa da un pipistrello pochi isolati da casa; non venne sottoposta a sieroprofilassi e sviluppo la forma clinica della rabbia.
A questo punto la medicina classica alza le mani; quando si esplicano i primi sintomi il paziente (per i credenti) ha già acquistato un biglietto non rimborasabile per l'atro mondo/paradiso/inferno/posto con fiumi di birra e fabbrica di spogliareliste.
Fortuna per un ceppo attenuato/sistema immunitario particolarmente forte o semplicemente da un'equipe medica particolarmente alla fisiopatologia della malattia; dopo un trattamento terapeutico basato su antivirali uniti a composti capaci di mettere in stand-by l'encefalo durante gli eccessi febbrili, la ragazza si è brillantemente ripresa.
Neurologicamente non ha avuto strascichi dell'evento patologico, rimane da compredere se sia stato un caso o se il Milwaukee protocol sia in grado di regalarci una nuova arma in casi fino ad ieri senza via di uscita.
(A domani le fonti)