Irlanda??? Repubblica Ceca??? Ma chi vi vuole???
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Irlanda??? Repubblica Ceca??? Ma chi vi vuole???
Dai sondaggi sembra che solo il 46% degli irlandesi sia favorevole ad approvare il Trattato di Lisbona. Che cosa potrebbe accadere se in Irlanda, col referendum indetto per il prossimo 2 ottobre, venisse bocciato per la seconda volta questo Trattato? Tornerebbe operativo il precedente Trattato di Nizza che a sua volta era stato considerato del tutto inadeguato ad amministrare l’Ue con 27 Paesi membri?
Caro Papandrea,
Approfitto della sua lettera per aggiornare il lettore sul problema delle ratifiche del Trattato di Lisbo¬na, il nuovo patto costituzionale dell’Unione Europea negoziato e firmato dopo i tre referendum (Francia, Irlanda e Paesi Bassi) che avevano affossato il precedente. Mancano ancora all’appello quattro Paesi: Germa¬nia, Repubblica Ceca, Polonia, Irlanda.
Nella Repubblica federale, dove il trattato è già stato ap¬provato dalle due Camere, il Tribunale costituzionale ha chiesto al governo di predispor¬re una legge per garantire al Parlamento maggiori compe¬tenze sulle decisioni dell’Ue che possano rivelarsi incompa¬tibili con la Legge fondamenta¬le (Grundgesetz) dello Stato te¬desco. Presentata alla Camera bassa l’8 settembre, la legge che soddisfa le richieste del Tri¬bunale costituzionale è stata approvata con 446 sì e i 46 no della sinistra massimalista (la Linke). Il voto della Camera al¬ta (il Bundesrat) è previsto per il 18 settembre, meno di dieci giorni prima delle prossime ele¬zioni federali, e sarà con ogni probabilità positivo. Nella Re¬pubblica Ceca il voto parlamen¬tare ha già avuto luogo ed è sta¬to favorevole, ma il capo dello Stato, Vaclav Klaus, è capriccio¬samente eurofobico e ha dichia¬rato che prenderà in considera¬zione la firma del Trattato sol¬tanto dopo il referendum irlan¬dese. Simile, per molti aspetti, è la situazione della Polonia do¬ve il presidente della Repubbli¬ca Lech Kaczinski ha deliberata¬mente ritardato la firma del Trattato e attende, come Klaus, il risultato del nuovo referen¬dum irlandese.
Il problema quindi non è sol¬tanto l’Irlanda ma l’effetto che il suo secondo no potrebbe ave¬re a Praga e a Varsavia. Negli scorsi mesi, per ottenere il sì di Dublino, è stato fatto molto e forse troppo. È stato garantito all’Irlanda, tra l’altro, che di¬sporrà sempre nella nuova commissione di un suo com¬missario: una concessione im¬barazzante e umiliante per tutti i piccoli membri dell’Ue che avevano accettato di sacrificare l’orgoglio nazionale alle esigen¬ze di un governo europeo più «magro» ed efficace. Voglio sperare che gli irlandesi dicano sì e chiudano una volta per tut¬te questo brutto capitolo di sto¬ria europea. Ma sono certo che il loro no, seguito verosimil¬mente dal «ni» della Repubbli¬ca Ceca e della Polonia, provo¬cherebbe la più grave crisi del¬la Comunità europea dopo la «sedia vuota» degli anni Ses¬santa (la temporanea assenza della Francia, decisa dal genera¬le de Gaulle). E credo che da quella crisi si uscirà bene sol¬tanto se i sei Paesi fondatori (Belgio, Francia, Germania, Ita¬lia, Lussemburgo e Paesi Bassi) proporranno a chiunque voglia seguirli la soluzione delle «coo¬perazioni rafforzate», vale a di¬re la nascita di un gruppo più piccolo e più omogeneo, pron¬to a tirare avanti per la sua stra¬da.
Caro Papandrea,
Approfitto della sua lettera per aggiornare il lettore sul problema delle ratifiche del Trattato di Lisbo¬na, il nuovo patto costituzionale dell’Unione Europea negoziato e firmato dopo i tre referendum (Francia, Irlanda e Paesi Bassi) che avevano affossato il precedente. Mancano ancora all’appello quattro Paesi: Germa¬nia, Repubblica Ceca, Polonia, Irlanda.
Nella Repubblica federale, dove il trattato è già stato ap¬provato dalle due Camere, il Tribunale costituzionale ha chiesto al governo di predispor¬re una legge per garantire al Parlamento maggiori compe¬tenze sulle decisioni dell’Ue che possano rivelarsi incompa¬tibili con la Legge fondamenta¬le (Grundgesetz) dello Stato te¬desco. Presentata alla Camera bassa l’8 settembre, la legge che soddisfa le richieste del Tri¬bunale costituzionale è stata approvata con 446 sì e i 46 no della sinistra massimalista (la Linke). Il voto della Camera al¬ta (il Bundesrat) è previsto per il 18 settembre, meno di dieci giorni prima delle prossime ele¬zioni federali, e sarà con ogni probabilità positivo. Nella Re¬pubblica Ceca il voto parlamen¬tare ha già avuto luogo ed è sta¬to favorevole, ma il capo dello Stato, Vaclav Klaus, è capriccio¬samente eurofobico e ha dichia¬rato che prenderà in considera¬zione la firma del Trattato sol¬tanto dopo il referendum irlan¬dese. Simile, per molti aspetti, è la situazione della Polonia do¬ve il presidente della Repubbli¬ca Lech Kaczinski ha deliberata¬mente ritardato la firma del Trattato e attende, come Klaus, il risultato del nuovo referen¬dum irlandese.
Il problema quindi non è sol¬tanto l’Irlanda ma l’effetto che il suo secondo no potrebbe ave¬re a Praga e a Varsavia. Negli scorsi mesi, per ottenere il sì di Dublino, è stato fatto molto e forse troppo. È stato garantito all’Irlanda, tra l’altro, che di¬sporrà sempre nella nuova commissione di un suo com¬missario: una concessione im¬barazzante e umiliante per tutti i piccoli membri dell’Ue che avevano accettato di sacrificare l’orgoglio nazionale alle esigen¬ze di un governo europeo più «magro» ed efficace. Voglio sperare che gli irlandesi dicano sì e chiudano una volta per tut¬te questo brutto capitolo di sto¬ria europea. Ma sono certo che il loro no, seguito verosimil¬mente dal «ni» della Repubbli¬ca Ceca e della Polonia, provo¬cherebbe la più grave crisi del¬la Comunità europea dopo la «sedia vuota» degli anni Ses¬santa (la temporanea assenza della Francia, decisa dal genera¬le de Gaulle). E credo che da quella crisi si uscirà bene sol¬tanto se i sei Paesi fondatori (Belgio, Francia, Germania, Ita¬lia, Lussemburgo e Paesi Bassi) proporranno a chiunque voglia seguirli la soluzione delle «coo¬perazioni rafforzate», vale a di¬re la nascita di un gruppo più piccolo e più omogeneo, pron¬to a tirare avanti per la sua stra¬da.
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Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?
Don Chisciotte - Guccini
https://iltronodispade.wordpress.com/
Ludwig von Drake- -------------
- Numero di messaggi : 4721
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 19.11.08
Re: Irlanda??? Repubblica Ceca??? Ma chi vi vuole???
Si ventila che l'Olanda voglia concretamente uscire dall'euro..
delfi68- -------------
- Numero di messaggi : 11242
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 29.10.09
Re: Irlanda??? Repubblica Ceca??? Ma chi vi vuole???
E fa bene a ventilare perché ormai in Europa c'è una puzza di merda insopportabile.delfi68 ha scritto:Si ventila che l'Olanda voglia concretamente uscire dall'euro..
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Gesù è venuto per salvarci dal peccato, ma continuo a vedere peccatori. Thor ci protegge dai demoni e dai giganti di ghiaccio, e in effetti non se ne vedono in giro.
Ates- -----------
- Numero di messaggi : 1375
Località : Laurasia
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 31.12.10
Re: Irlanda??? Repubblica Ceca??? Ma chi vi vuole???
Quoto..l'euro non ha nessun futuro..e nemmeno l'europa.
L'europa non e' gli Usa..l'europa e' un artificio che riunisce realta' mai state unite e con radici culturali ed economiche del tutto separate..non ci sentiremo ma i europei, ocme gli americani si sentono americani..
L'europa non e' gli Usa..l'europa e' un artificio che riunisce realta' mai state unite e con radici culturali ed economiche del tutto separate..non ci sentiremo ma i europei, ocme gli americani si sentono americani..
delfi68- -------------
- Numero di messaggi : 11242
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Data d'iscrizione : 29.10.09
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