Pentimento
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Pentimento
Leggo assai spesso che a questo o a quel detenuto (l'ultimo caso famoso è quello di Toto Rjina) vengono concessi o negati determinati benefici o sconti di pena perché si sarebbe, o non si sarebbe pentito di quello che ha fatto. Potrebbe sembrare una cosa logica e umanamente comprensibile, ma se la analizziamo così non è. Per prima cosa si deve considerare che una discreta percentuale di condannati sono di fatto innocenti o comunque non sono colpevoli di tutto quello che gli viene attribuito. E questi cosa fanno? Devono fingere di pentirsi di una cosa che non hanno fatto? Ma non tutti sono capace a farlo. Perciò come si suol dire "becchi e bastonati". Il risultato è che un vero colpevole ha la possibilità di avere dei benefici un innocente no!
Ma c'è assai di più. E su questo punto mi ricollego a quanto la religione cristiana sostiene come il pentimento fosse una suo grande principio. Prendo la prima definizione di pentimento che trovo su internet in un sito cattolico e successivamente la definizione che ne da la Treccani:
Il pentimento è uno dei primi principi del Vangelo ed è essenziale alla nostra felicità temporale ed eterna. Il pentimento è qualcosa di più dell’ammettere i propri errori. È un cambiamento nella mente e nel cuore che ci dà una visione nuova di Dio, di noi stessi e del mondo. Comprende l’allontanamento dal peccato e il fatto di rivolgersi a Dio per avere perdono. È motivato dall’amore per Dio e dal sincero desiderio di obbedire ai Suoi comandamenti.
https://www.lds.org/topics/repentance?lang=ita&old=true
pentiménto s. m. [der. di pentire (cfr. pentirsi)]. – 1. a. Sentimento di rimorso, dolore, rammarico per aver fatto cosa che si vorrebbe non aver fatto (sia perché male in sé o tale considerata, sia perché dannosa, offensiva o spiacevole nei rapporti con altre persone, sia perché in contrasto con una norma di natura giuridica o morale), o al contrario per avere omesso di fare ciò che sarebbe stato doveroso o giusto fare; in partic., sentimento di dolore per le colpe e i peccati commessi in trasgressione delle leggi divine, dei comandamenti e precetti religiosi, della fondamentale legge dell’amore verso Dio e verso gli altri (in questo senso, è meno preciso di contrizione, termine a sua volta contrapposto ad attrizione, che è il pentimento determinato dalla paura della pena): avere, provare, sentire, mostrare pentimento; p. sincero; un p. improvviso.
http://www.treccani.it/vocabolario/pentimento/
Appare subito evidente sin dalle prime parole che il pentimento sia un sentimento! Diciamo un moto dell'animo spontaneo che trae origine non certo dalla volontà dell'individuo ma da ben altre ragioni non certo facili da spiegare o capire. Ci si deve addentrare nella psicologia umana e rifarsi al concetto di "senso di colpa" con tutti i coinvolgimento etico morale che ciò comporta. Ma una cosa è certa. Il pentirsi non dipende dalla volontà di un individuo. E allora che senso ha stabilire delle regole, sia in ambito civile che in ambito religioso, che condizionano dei fatti della massima importanza, come la libertà personale o per il credente addirittura la felicità eterna a qualcosa che è di fatto indipendente dalla volontà dell'individuo?
Sia sempre alle solite! Ama il prossimo tuo..... come se l'amore fosse un sentimento "on demand!"
Ma c'è assai di più. E su questo punto mi ricollego a quanto la religione cristiana sostiene come il pentimento fosse una suo grande principio. Prendo la prima definizione di pentimento che trovo su internet in un sito cattolico e successivamente la definizione che ne da la Treccani:
Il pentimento è uno dei primi principi del Vangelo ed è essenziale alla nostra felicità temporale ed eterna. Il pentimento è qualcosa di più dell’ammettere i propri errori. È un cambiamento nella mente e nel cuore che ci dà una visione nuova di Dio, di noi stessi e del mondo. Comprende l’allontanamento dal peccato e il fatto di rivolgersi a Dio per avere perdono. È motivato dall’amore per Dio e dal sincero desiderio di obbedire ai Suoi comandamenti.
https://www.lds.org/topics/repentance?lang=ita&old=true
pentiménto s. m. [der. di pentire (cfr. pentirsi)]. – 1. a. Sentimento di rimorso, dolore, rammarico per aver fatto cosa che si vorrebbe non aver fatto (sia perché male in sé o tale considerata, sia perché dannosa, offensiva o spiacevole nei rapporti con altre persone, sia perché in contrasto con una norma di natura giuridica o morale), o al contrario per avere omesso di fare ciò che sarebbe stato doveroso o giusto fare; in partic., sentimento di dolore per le colpe e i peccati commessi in trasgressione delle leggi divine, dei comandamenti e precetti religiosi, della fondamentale legge dell’amore verso Dio e verso gli altri (in questo senso, è meno preciso di contrizione, termine a sua volta contrapposto ad attrizione, che è il pentimento determinato dalla paura della pena): avere, provare, sentire, mostrare pentimento; p. sincero; un p. improvviso.
http://www.treccani.it/vocabolario/pentimento/
Appare subito evidente sin dalle prime parole che il pentimento sia un sentimento! Diciamo un moto dell'animo spontaneo che trae origine non certo dalla volontà dell'individuo ma da ben altre ragioni non certo facili da spiegare o capire. Ci si deve addentrare nella psicologia umana e rifarsi al concetto di "senso di colpa" con tutti i coinvolgimento etico morale che ciò comporta. Ma una cosa è certa. Il pentirsi non dipende dalla volontà di un individuo. E allora che senso ha stabilire delle regole, sia in ambito civile che in ambito religioso, che condizionano dei fatti della massima importanza, come la libertà personale o per il credente addirittura la felicità eterna a qualcosa che è di fatto indipendente dalla volontà dell'individuo?
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La questione se "Il mondo sia stato creato da Dio, il quale è sempre esistito" si semplifica in "Il mondo è sempre esistito". E' superfluo, e quindi, secondo il rasoio di Occam, sbagliato in senso metodologico, introdurre Dio per spiegare l'esistenza del mondo.
Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.(Ockham)
Paolo- --------------
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