Iniziative pastafariane

Minsky ha scritto:

https://registro.chiesapastafariana.it/

Rasputin ha scritto:

Minsky ha scritto:

https://registro.chiesapastafariana.it/

Andrebbe messo nel gruppo AI di FB, fai tu? Io rientro solo stasera e da fuori casa non accedo

Rasputin ha scritto:Dove si può comprare il portachiavi?

Emanuela Marmo ha scritto:Diario di Brodo della Pappa, RISERVATO al solo gruppo Ciurma, dei fedeli iscritti alla Cpi

Il Pastafarianesimo non nasce per sostituire una religione con un'altra.

Nasce per rispondere all'ingerenza di una religione con un atto di sfida, ancorché sarcastico.

Esiste, quindi, una interlocuzione fatta di rimandi espliciti e chiari tra il Pastafarianesimo e le altre religioni: tale interlocuzione fu avviata dal Profeta per un moto di esasperazione e consiste in una divertita e divertente azione di scherno.

Attraverso lo scherno il Pastafarianesimo dice a "loro" qualcosa del "loro" modo di fare. Qualora tale relazione - che esprime la contrapposizione nella satira (non è semplice ironia, la caricatura è satira) ¬ cessa di esistere, il Pastafarianesimo smette di essere una religione che parla alle altre religioni e diventa un culto in mezzo ad altri culti: non critica, ma partecipa; non protesta, ma approva; non prende distanze, ma somiglia.

Il crederci, il "voglio gli stessi privilegi che hai tu" non dovrebbero essere mai il "fine" del Pastafarianesimo: non dovrebbero esserlo neanche quando sono pubblicamente e formalmente presentati come tali. Il crederci e il "voglio gli stessi privilegi che hai tu" sono il MEZZO con il quale la nostra religione rivela l'assurdo e l'ingiusto delle posizioni religiose nella sfera pubblica: è sempre di questo che parliamo e contro cui ci muoviamo. Confondere mezzi e fini porta a un sacco di problemi.

L'assunzione del punto di vista dell'interlocutore implica che questi riconosca il proprio punto di vista e se stesso nella messa in scena dell'altro. Se non riconosce se stesso nel discorso pastafariano, non potrà mai giudicare se stesso in modo diverso da quanto è abituato a fare.

Faccio degli esempi. A volte si sente dire che sarebbe opportuno eliminare la componente umoristica dal nostro gergo: sarebbe meglio dire benedizione e non pennedizione per dimostrare che noi non deridiamo. Ma ciò comporterebbe che le altre religioni, intravedendo se stesse nel Pastafarianesimo, non percepirebbero alcuna critica, riterrebbero avvenuto un processo di assorbimento, ovvero di assimilazione di loro pratiche da parte di una religione ancora priva di tradizioni consolidate. A questo punto, il Pastafarianesimo non sarà più capace di dimostrare l'assurdo, ma ne farà parte e ne sarà complice. Non sarà più capace di dirompere gli schemi, ma ne formerà altri. E per questa sua capacità, sarà accolto e "conservato": sarà ritenuto innocuo e non più problematico.

Spesso torna il tema della tolleranza: tema e aspirazione per eccellenza di ogni religione: ogni religione è pia e gentile, ovviamente.

È un argomento retorico. Per questo noi dovremmo farne un MEZZO e non un FINE, in quanto il fine della tolleranza è retorico, utopistico e supposto.

Perché sono convinta che nel Pastafarianesimo anche la tolleranza sia uno stratagemma caricaturale? Che altro non sia che il banale impossessarsi delle belle e vuote parole delle religioni buone e sante? Perché un tollerante non definirebbe mai fanatici, bigotti e pinguini i propri interlocutori. La derisione come pratica non è "tollerante", tutt'al più non è militare. La parodia, la simulazione sono atti derisori che non hanno alcun rispetto dell'altro. Sono atti di superiorità sull'altro, espressi con l'arguzia e la creatività. Per tali ragioni si usano con gli avversari e non tra amici: con gli avversari non si litiga, tra amici sì. Rispetto agli avversari sono superiore, tra amici no.

Nessun tollerante vero considererebbe bigotte o stupide le idee comuni alle altre religioni perché il tollerante riconosce una parità di senso e di dignità nelle idee altrui, mentre chi deride, usando la tolleranza come retorica, considera le persone uguali tra loro, ma non le loro idee.

Dal mio punto di vista, dato l'annuncio del Pastafarianesimo, alcune cose dovrebbero accadere per assurdo: per assurdo e non perché ci siamo conformati a prassi e canoni. Chiedere determinate cose è pastafariano; ottenerle è ridicolo. Ed è per questo che ottenerle non dovrebbe mai richiedere il sacrificio della nostra componente piratesca, altrimenti noi diventeremmo l'esatto contrario di ciò che volevamo ovvero diventeremmo ciò che "loro" sono.

Il Pirata Pastafariano ha UN SOLO FINE: "usare la propria religione per mostrare le iniquità delle religioni": non esiste altra finalità; tutto il resto sono corollari, sotto-finalità che scaturiscono da questo fine.

Dichiarare di volere l'intesa con lo Stato e progettare un piano per chiederla; pronunciarsi in maniera dissonante sugli integralismi e i fanatismi religiosi; riconoscere le identità scacciate dagli altri culti; proteggere le parole messe all'indice... sono solo alcuni del MODI di "usare il pastafarianesimo per mostrare le iniquità delle religioni", modi che NON si escludono a vicenda e che possono, in aggiunta, rappresentare le singolari vocazioni e le "specializzazioni" di ciascuno.

Fissare codici comportamentali e stabilire le regole del "metodo pastafariano" significa rendere la nostra scelta schematica e poco aperta all'innovazione. La flessibilità, la capacità di innovare i linguaggi, di misurarsi con i temi caldi dell'attualità per farsi presenti ogni volta con speranza di ascolto, la capacità di riconsiderare i percorsi così come di focalizzarli renderanno potente la nostra capacità di dire e faranno di noi un soggetto con cui vale la pena interloquire, ed eventualmente venire a patti.

Diversamente, diventeremo un gioco di ruoli per pochi, saremo un gruppo di avatar e le regole non saranno funzionali a liberare sentimenti positivi tra partecipanti, ma solo a garantire il corretto funzionamento del sistema.

A mio avviso, all'interno del gruppo dei fedeli associati e nel gruppi di lavoro, è sufficiente lasciarsi guidare dagli Otto Condimenti. Soluzioni del tipo netiquette per me sono da attuarsi solo nei gruppi pubblici.

All'interno di gruppi segreti e di lavoro, laddove il confronto verbale tra fedeli associati deragli perché si fa personale, a mio avviso, dovrebbe essere posto alla discussione in un ambito dedicato, che riunisca momentaneamente solo le persone coinvolte dal diverbio. La stanza della discussione dovrebbe essere moderata dai probiviri. Mettere le teste le une di fronte alle altre durante una lite che rischia di farsi accesa significa credere nel dialogo e non nei tribunali, non nei libretti di istruzione.

La sintesi delle opinioni e una comunicazione serena saranno una conquista ogni volta da ricercare e ricreare: pretendere che siano assodate, secondo la mia opinione, non è realistico.

Se non ci si fida della capacità di risoluzione dei contrasti ad opera degli stessi protagonisti, allora non si ha stima della loro intelligenza e delle loro abilità relazionali: non avrebbe alcun senso desiderare di rappresentarli o di essere loro referenti.

Pagina di diario scritta il 12 dicembre dopo apprezzabile prima colazione e dopo aver rispettato il silenzio di 18 ore richiesto dall'amata Cecilia.
Pubblicata nel gruppo ciurma per lettura riservata esclusiva ai fedeli iscritti alla Cpi.

Minsky ha scritto:IL MATRIMONIO DI VALENTINA NAPPI

Emanuela Marmo ha scritto:
Miei cari ammori, questo è il mio ultimo post da Pappessa.
Molte cose belle stanno per avere inizio e molti grattacapi stanno per cessare.
Le cose che potete leggere di seguito, potete anche ascoltarle nel video: è un'agevolazione per chi non ama leggere. 

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Dobbiamo dare vita a un’associazione da costituire con atto pubblico alla presenza di un notaio. Questa Associazione acquisirà la personalità giuridica per ergersi a Ente morale di Culto. Chiameremo questa associazione “Chiesa”. Lo Statuto è pronto, vi sarà presentato a breve dal Presidente. Stiamo fissando l’appuntamento presso il notaio.
Dobbiamo prepararci al cambiamento.
Cosa significa essere Ente morale di culto?
Forniamo alcuni dati generici, ma significativi.
Le credenze, la liturgia e il linguaggio religioso pastafariano sono i più forti elementi identitari e unificanti. Essi devono spiccare, perché determinano l’individuazione del Pastafarianesimo in quanto religione e non in quanto movimento.
L’Ente morale è la forma organizzativa più adeguata a esprimere e rappresentare la religione pastafariana e per ottenere i privilegi concessi alle altre religioni. Altresì è questo l’aspetto istituzionale indispensabile per l’intesa con lo Stato.
Fin dall’acquisizione della personalità giuridica questo soggetto sarà esposto al controllo da parte delle autorità. Alcuni fattori sono particolarmente rilevanti. Saranno osservate soprattutto le attività finanziarie e il livello di democrazia espresso dallo statuto e dalla struttura degli organi interni.
Un Ente morale di culto non deve dare l’impressione di essere un’associazione sotto mentite spoglie. Non deve sembrare una setta o un’organizzazione fanatica.
Per non essere confuso con un’associazione, l’Ente morale di culto non è formato da soci, bensì da fedeli.
Si diventa fedeli attraverso sacramento e/o oggetto di culto, quindi, non a mezzo di iscrizione.
Tutti i fedeli sono eleggibili ed elettori.
I fedeli non possono essere obbligati al versamento di una quota di sostentamento: l’Ente morale di culto può ricevere donazioni, ma non esigerle. Le cariche religiose, ad esempio, non possono essere destituite per mancato tesseramento, come avviene oggi.
L’Ente morale di culto, non essendo un’associazione, non svolge campagne di attivismo o di protesta. Fedeli possono protestare. Fedeli possono attivarsi e organizzarsi. Ma questi comportamenti non possono essere pianificati o organizzati da un Ente morale di culto: la Chiesa promuove valori generali, come la pace, l’amore e il dialogo, unicamente attraverso la fede e la divulgazione della parola, del proprio messaggio. L’attività prevalente e connotante un Ente morale di culto riguarda: lo svolgimento di riti, la somministrazione di sacramenti, la devozione delle proprie figure sacre, la formazione dei Ministri di Culto e l’ordinazione dei Ministri di Culto, la formazione dei fedeli, la diffusione del proprio credo.
L’Ente morale di culto può svolgere attività secondarie alle prevalenti. Per farlo, deve aprire un ramo dedicato. Ciò comporterebbe una serie di adempimenti, tra cui quelli previsti per il terzo settore. Le attività che un Ente morale di culto, attraverso un ramo dedicato, può svolgere potrebbero essere l’assistenza religiosa nei luoghi di cura, di detenzione e nelle forze dell’ordine, o iniziative di propaganda religiosa. In ragione delle incombenze che tale ramo richiede, i nostri legali consigliano di istituirlo quando effettivamente ci saranno le risorse per eseguire le attività previste.
Non saranno riconosciuti come validi riti e sacramenti non allineati all’ordinamento giuridico italiano.
Analisi delle criticità e dei punti da tenere presenti.
La comunità pastafariana non è numericamente rilevante e manca di un patrimonio di beni storicamente accumulato. Perdere l’introito garantito dal regolare tesseramento o da attività di autofinanziamento derivanti dal merchandising, potrebbe impoverire le casse dell’organizzazione e nel tempo limitare il suo raggio di azione. Nonostante la Cpi non abbia mai perseguito finalità commerciali e i soci non siano mai stati sfruttati per rastrellare soldi, è vero che un contributo essenziale alle casse dell’associazione è provenuto dalle campagne di tesseramento che hanno funzionato quanto più sono riuscite a collocarsi in spazi, eventi pubblici e a contatto con le associazioni e le cause più disparate. Queste relazioni sono provenute in modo rilevante dall’impegno dei pirati attivisti.
Le mere azioni religiose non sono sufficienti a radicare il pensiero pastafariano nella società: tale radicamento conferisce potere di negoziazione, perché rende la comunità pastafariana un soggetto verso il quale potrebbe esserci interesse a interloquire. Se la nostra Cpi è diventata popolare lo dobbiamo all’impegno sociale che ha profuso negli anni. Inoltre proprio l’isolamento nel mero culto potrebbe configurare il Pastafarianesimo come una realtà settaria o di nicchia. Quindi, se è vero che, per non inficiare il riconoscimento come Ente morale di culto, dobbiamo fare in modo che esso non risulti impegnato in attività dall’evidente natura associativa, al tempo stesso attività di natura socio-culturale devono essere proseguite per dare rilevanza sociale, culturale e politica al Pastafarianesimo. Senza tale rilevanza non ci sarebbe alcun interesse a negoziare e trattare con la Chiesa.
Soluzione
L’anima pastafariana non si è mai risolta nel culto e nella preghiera. Come tutte le religioni, essa fuoriesce dai luoghi di culto ed entra negli eterogenei e variegati rapporti sociali.
Dal momento che la creazione di un organismo che sia degno dell’intesa con lo Stato è entrata nella fase esecutiva, risulta produttivo affiancare e integrare il raggiungimento di questo primo traguardo con uno strumento snello e sostenibile che non disperda la capacità sociale, organizzativa e culturale dei pirati pastafariani, ovvero attraverso un’associazione culturale ovvero una ciurma con finalità socio-culturali.
L’attuale associazione religiosa dà il benestare e rende operativamente possibile la fondazione di una nuova associazione incamminata a diventare Ente morale di culto, al tempo stesso l’attuale associazione si trasforma in una semplice associazione culturale, che da questo momento in poi chiameremo “Ciurma”.
Premesse operative
Per adeguare lo statuto dell’attuale associazione a funzioni prettamente sociali e culturali non è necessario ricorrere a registrazione con atto pubblico, pertanto non si aggiungono spese a quelle che devono essere sostenute per la fondazione della Chiesa.
La modifica dello statuto dell’attuale associazione sarà predisposta dal prossimo consiglio direttivo secondo le modalità previste dallo statuto in vigore e secondo le indicazioni lasciate in eredità dall’attuale consiglio. Facciamo subito presente che sono previste, anzi a causa della pandemia incoraggiate, assemblee e votazioni on line.
Contestualmente alla modifica statutaria della presente associazione, si procede con la fondazione della nuova associazione pubblica ovvero della Chiesa.
Il patto esistente tra la Chiesa e la Ciurma è ispirato alla comune fede religiosa: la prima riconosce riconosce nell’associazione una rappresentazione dei propri fedeli e ne benedice le attività; la seconda riconosce nella prima l’autorità spirituale del secondo. Il legame è sancito anche dall’impegno, da parte della Ciurma, di devolvere alla Chiesa delle donazioni, con regolarità e consistenza che saranno definite in base alle possibilità.
Cosa significa essere un’associazione culturale?
La Ciurma avrà un Consiglio direttivo e un’Assemblea dei Soci. Non somministrerà sacramenti, non svolgerà funzioni religiose, non ordinerà ministri di culto. Nel suo statuto espliciterà la propria fede pastafariana, riconoscendosi spiritualmente nella nascente Chiesa e quindi riferendosi al Pastefice e ai ministri di culto che essa elegge ed ordina.
La Ciurma cambierà nome e diventerà un’associazione culturale di ispirazione pastafariana, organizzerà attività socio culturali e arrembaggi perchè avrà la finalità di costruire un modello sociale piratesco-pastafariano.
La Ciurma proseguirà o darà vita ad eventi socio-culturali seguendo tematiche di interesse generale, svilupperà progetti filantropici per mettere “a ferro e fuoco” le comunità di bigotti ed emancipare la società dai fanatismi, dai tabù, per diffondere la cultura del piacere, della diversità, della libertà di scelta e di espressione.
Alcune osservazioni sulla fase di passaggio
I Ministri di Culto fino ad oggi ordinati sono riconosciuti per tradizione dalla Chiesa, ma a partire dalla fondazione dell’associazione pubblica il Cotechismo sarà prerogativa di quest’ultima e sarà riformulato in base ai suoi regolamenti aggiornati. La nascente associazione pubblica erediterà il nome “Chiesa Pastafariana Italiana”, mentre il nome dell’attuale associazione trasformata sarà scelto nell’assemblea straordinaria insieme alle variazioni statutarie. L’associazione culturale erediterà i gruppi e le pagine social attualmente siglate o correlate alla Cpi in quanto hanno contenuti promiscui e di valenza più culturale. Tali canali saranno siglati in modo chiaramente connesso al nuovo nome associativo. Fanno eccezione i gruppi di cotechismo, dei ministri di culto e di organizzazione del primo concilio che, per la loro natura religiosa, sono di competenza della Chiesa.
Tutti i fedeli pastafariani che hanno ricevuto sacramento pastafariano dall’attuale Cpi saranno membri della Chiesa in quanto fedeli. Chiunque voglia farne parte, ne diventerà membro attraverso il sacramento. Sarà quindi eleggibile ed elettore.
Fedeli e Ministri di Culto della Chiesa possono iscriversi o restare nella Ciurma, sapendo che questa non si occuperà di religione, ma praticherà e sperimenterà il Pastafarianesimo nel mondo.
Noi vorremmo evitare conflitti di interesse e accentramento di funzioni nelle medesime persone. Anche i legali raccomandano che non ci sia sovrapposizione di cariche tra i due consigli direttivi. Questa indicazione è una buona e opportuna norma, non imposta da alcuna legge, ma evidentemente da perseguire appunto per non creare problematiche ambiguità.
Tuttavia per ragioni meramente pratiche e per gestire le trasformazioni da attuare in modo rapido ed efficiente i fondatori della Chiesa saranno gli Scardinali uscenti. Per le stesse ragioni di opportunità pratica e per portare a termine le operazioni tecniche potranno candidarsi anche al Consiglio direttivo della Ciurma. Nel caso qualcuno degli Scardinali, portate a termine le operazioni organizzative decida di dimettersi dal Concistoro della Chiesa il subentrante sarà sorteggiato tra i fedeli che si proporranno.
Con la pubblicazione di questo documento, apriamo tre giorni di dibattito per dare risposte, valutare proposte, accogliere suggerimenti o critiche.
Il 15 ottobre il Concistoro si riunirà nuovamente e, operando una sintesi del dibattito che con oggi prende avvio, delibererà le indicazioni da seguire per portare a compimento non una semplice trasformazione associativa, ma per gettare le basi di un’organizzazione sempre più complessa, articolata e plurale.
Colgo l’occasione per rendere esplicite fin da adesso le mie personali intenzioni.
Sebbene sarò una delle fondatrici della nascente Chiesa, portate a termine le operazioni essenziali ed eletto il Pastefice Massimo, mi dimetterò dal Concistoro della Chiesa e rinuncerò alla mia ordinazione da Ministro di Culto. Giunta a questo punto del mio viaggio nel Pastafarianesimo, desidero lavorare nel mondo, sentendo le azioni mondane più confacenti alla mia indole. Non sarò mai più una celebrante e non sarò mai più una Pappa, resterò una fervente fedele pastafariana e in quanto tale semplice membro della Chiesa. Mi candiderò al Consiglio direttivo della Ciurma per proseguire gli arrembaggi e le campagne che rappresentano il mio modo di vivere e comunicare il Pastafarianesimo.
Questa è anche l’occasione in cui posso ringraziarvi: è stata un’esperienza creativa, etica, umana molto intensa, decisamente una parte significativa della mia vita. Auguro al futuro Pastefice ogni bene e lo stesso valga per la Chiesa.