Paese laico

Per semplicità, diciamo che un paese laico è una città nella quale la costruzione di edifici di culto o la pubblica dimostrazione di atti di natura religiosa sono vietati.

Come sarebbe vivere in una città completamente laica?
Sarebbe possibile fondare una città laica in Italia?

solidarizzo con l'idea, ma la parola "vietato" mi turba sempre.

la città laica che vorrei è quella dove, grazie al livello culturale e sociale dei suoi abitanti, viene deciso di comune accordo di non costruire edifici di culto e di ritenere poco consona la pubblica ostentazione della propria fede.

tra l'altro pensavo: vietare la pubblica religione andrebbe contro all'attuale (e secondo me assolutamente da modificare) art 18 della carta dei diritti dell'uomo

Ecco la mia Italia laica:

- Chiese (ok)
- Nessuna processione per strada o festino finanziato con soldi pubblici. (Offerte dei fedeli poveri ignoranti)
- Niente campane che suonano (Gli stronzi e le vecchiette che aspettano l'infarto lo sanno a che ora devono andare a quel cazzo di rito).
- Nessun simbolo di culto esposto.
- Niente ora di religione (sostutuzione con storia delle religioni).
- 0 finanziamenti allo Stato Vaticano e abolizione dei Patti Lateranensi.

Quel che ho detto per un'Italia laica. Ecco la mia Italia su misura:

Spoiler:

PaperJack ha scritto:Per semplicità, diciamo che un paese laico è una città nella quale la costruzione di edifici di culto o la pubblica dimostrazione di atti di natura religiosa sono vietati.

Dissento. In un paese veramente laico, chi vuole costruire edifici di culto è liberissimo di farlo, ma senza alcun aiuto da parte dello Stato, ed è anche libero di esprimere pubblicamente la propria fede religiosa, purché rispetti le leggi.

Appunto, scriviamo una legge che vieta la religione.. e obbliga lo studio della storia archeologica, le scienze e il diritto..

Una volta che la gente fosse del tutto colta e informata non solo scomparirebbe la religione, ma anche la mafia e i furbi del palazzo..

E' la scuola, la cultura, il sapere..il vero vaccino contro tutte le follie e tutti gli imbrogli.

Io l'ho capito tardi, lo ammetto..ma solo il sapere scaccia qualunque demone.

Quella che intendete è la laicità negativa o alla francese.....
In Francia la laicità negativa è sancita da una legge del 1905! mentre in Italia essa si desume dal contenuto della costituzione (non se ne parla esplicitamente) in una forma detta positiva.
Che sia un errore concettuale non ho dubbi. La libertà di fare e' sempre limitata dalla libertà altrui, ragione per cui essa non puo' che essere negativa. (se tutti facessimo processioni, suonassimo campane ecc ecc ecc avremmo un casino tremendo.)

MA tant'e'...per cui dico: agiamo si conseguenza
Esaminiamo a grandi linee la vicenda del crocifisso

Semplificando......
si è chiesto, più o meno, alla Cedu nel nome di uno stato che si pretende in laicita negativa  e dunque indifferente al fatto religioso di sancire la non obbligatorietà del crocifisso alle pareti ossia di toglierlo perchè la sua presenza discrimina......

la Cedu risponde fra le righe
il tuo stato non è indifferente per costituzione....
alla luce di questo il crocifisso non discrimina necessariamente e tu ateo ne sei la prova “provata”.

A domanda si risponde, nel senso che la Cedu non è tenuta ad andare più in là di questo.

Argomentando al contrario invece

vista la laicità positiva italiana è provato che solo il crocifisso è affisso alle pareti. Si chiede alla Cedu che gli altri possano affiggerne uno proprio per non essere discriminati. E si allega la protesta di tanti dal 1948 ad oggi con le considereazioni favorevoli di tanti cattolici da Don Milanio al Ravasi....

Insomma di là c'è una situazione difficile da provare adeguatamente (la discriminazione presunta non ha impedito ai tanti di essere atei) Di qua una parete che incontestabilmente ha solo il crocifisso, riconosciuto simbolo cattolico (anche su questo prove a go go)


A quel punto alla Cedu non sarebbe restato che prendere atto di una situazione oggettiva ed essere conseguenziale..... 

Lo  Stato puo' o meno mostrare interesse al fatto religioso. In linea teorica nel caso in cui lo voglia esso deve farsi garante delle posizioni minoritarie, fra cui la nostra, e deve obbligarsi a concedere le stesse attenzioni a tutti: tutti privilegiati dunque nel rispetto dei principi costituzionali di uguaglianza e liberta' religiose.
In un sol colpo otterremmo molto di quanto inutilmente chiediamo da anni. Insomma la laicita' negativa non ha nessun valore strategico. . . 

Insomma siamo perdenti...

E questo perchè? Perchè (a mio avviso sia chiaro) non esistono signore Corti ma commissioni di persone con formazione prevalentemente cattolica (ossia capaci di inventarsi di tutto pur di difendere il proprio redditizio orticello)

MA ANCHE

perchè NOI non impostiamo i nostri ricorsi in maniera corretta ossia non riconosciamo di essere un paese a laicità positiva e dunque non chiediamo di avere ma di togliere. La parità dei diritti si esplica per noi in negativo, per sottrazione, e non in positivo “dai anche a noi le stesse cose”.

Il male italiano è nella distanza che c'è fra uno stato ancora confessionale in mille sue azioni e la sua stessa costituzione del 1948.... Ma questo male va combattuto prendendo atto di ciò che si è e non agendo legalmente nel nome di ciò che si vorrebbe essere.





Chiudo dicendo che non solo l'Italia è un paese a laicità positiva ma che tale laicità è quella dei tanti stati europei a noi vicini..... La stessa Francia per avendo una legge del 1905 ed un articolo costituzionale del 1958 che statuisce la sua laicità non è immune da comportamenti pro cattolicesimo specie nei finanziamenti ad essa concessi (e non ad altri...). Dov'è, allora, il requisito dell'indifferenza che caratterizza la sua presunta laicità negativa? Nel cesso....

“Un rapido sguardo al diritto comparato ci ricorda che accanto a stati che si proclamano laici (Francia, India, Turchia, Russia), ci sono altri la cui costituzione si apre con l’invocatio Dei (Irlanda, Grecia, Svizzera, Germania) e/o che presentano caratteri formali di confessionalismo, da leggere, peraltro, con la consapevolezza delle vicende storiche e sociali che affondano nelle tradizioni dei singoli paesi: così in Inghilterra – dove la Chiesa anglicana è Chiesa di Stato – il sovrano è definito “Governante supremo della Chiesa e protettore della fede”, e la cerimonia dell’incoronazione è carica di simbologia cesaro-papista; d’impronta cesaro-papista è anche la situazione greca[86], dove è presente la costituzionalizzazione della religione dominante (quella ortodossa-orientale) e si prevede in Costituzione, all’art. 33, che il Presidente della Repubblica, prima di entrare in carica, giuri in nome della Santa Trinità Consustanziale e Invisibile; l’art. 2 della Costituzione norvegese stabilisce che la religione evangelica luterana resta la religione ufficiale dello Stato e al centro dell’ordinamento scolastico campeggia la cd. “clausola di vocazione cristiana”[87]; agli articoli 4 e 6 della costituzione danese si legge che la Chiesa evangelica luterana è la Chiesa nazionale, sovvenzionata dallo Stato (del quale i pastori sono funzionari), e che ad essa deve appartenere il sovrano; due chiese nazionali operano in Finlandia (la luterana e l’ortodossa) e una in Scozia (quella presbiteriana), mentre in Svezia solo nel 2000 si è posto fine allo Statuto di Chiesa di Stato di cui beneficiava la Chiesa luterana; e si può ancora ricordare la situazione bavarese, dove vige un concordato di accentuato stampo confessionale in materia scolastica[88], e quella dell’Alsazia-Mosella, dove è ancora in vigore il Concordato napoleonico a forte carattere confessionale e non si applica la legge francese del 9 dicembre 1905 di separazione dello Stato delle Chiese[89].

(Di Giovine)

http://www.associazionedeicostituzional ... ine01.html