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Messaggio Da Holubice Ven 8 Nov 2019 - 19:43

Ah, sono contrario alla Censura, ma ogni criceto che spippetta su internet, a mio avviso, deve loggarsi con un identificativo ben individuabile.

Si può fare anche mille nick name diversi, ma tutti generati da un unico ID. Con cui può essere rintracciato dalla magistratura in caso di querela.

Perché il codice penale deve valere dappertutto. Compresa la ruota dove girate voi criceti ...

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saluto...

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Messaggio Da Rasputin Ven 8 Nov 2019 - 19:46

holubice ha scritto:
Rasputin ha scritto:Certo che arrivare a proibire i sentimenti è pericoloso

Penso che nessuno meglio di Massimo Fini abbia sintetizzato la questione:

Però l'odio non si può arrestare

"... Qui siamo al di là anche della pur discutibilissima legge Mancino del 1993 che punisce “discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. L’odio è un sentimento, come la gelosia, l’ira, l’amore e ai sentimenti, in quanto tali, non si possono mettere le manette. Per quanto ci risulta, come abbiamo già avuto modo di scrivere su questo giornale, neanche i peggiori totalitarismi si erano spinti fino a questo punto: punivano le azioni, le ideologie, le opinioni ma non i sentimenti. In una democrazia tutte le opinioni o ideologie o espressioni sentimentali, giuste o sbagliate che siano, dovrebbero avere diritto di cittadinanza. L’unico discrimine è che nessuna opinione, nessuna ideologia, nessun sentimento può essere fatto valere con la violenza. Io ho il diritto di odiare chi mi pare, ma se gli torco anche solo un capello devo finire in galera..."

Tutta questa ondata di estrema destra, come viene dipinta dai direttori dei TG della ancien regime, in attesa che vincano i nuovi e mettano i direttori del neveaux regime, più accondiscendenti, non è altro che gente incazzata per quartieri che, in brevissimo tempo, si sono trasformati in tante Little Lima, Little Lagos, Little Shangai. E che vedono nei neo nazi e neo fasci l'ultima speranza per mettere un tappo. Gente pericolosa ma, si spera, molto più determinata ed efficiente di chi li ha preceduti fino a qui. Elettori che, se non spinti dalla necessità, ai naziskin taglierebbe i capelli a zero, ma tagliando direttamente all'altezza del collo.

boxed

quoto..

Specie il grassettato.

Rasputin
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Messaggio Da Minsky Ven 8 Nov 2019 - 22:00

holubice ha scritto:
Rasputin ha scritto:Certo che arrivare a proibire i sentimenti è pericoloso

Penso che nessuno meglio di Massimo Fini abbia sintetizzato la questione:

Però l'odio non si può arrestare

"... Qui siamo al di là anche della pur discutibilissima legge Mancino del 1993 che punisce “discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. L’odio è un sentimento, come la gelosia, l’ira, l’amore e ai sentimenti, in quanto tali, non si possono mettere le manette. Per quanto ci risulta, come abbiamo già avuto modo di scrivere su questo giornale, neanche i peggiori totalitarismi si erano spinti fino a questo punto: punivano le azioni, le ideologie, le opinioni ma non i sentimenti. In una democrazia tutte le opinioni o ideologie o espressioni sentimentali, giuste o sbagliate che siano, dovrebbero avere diritto di cittadinanza. L’unico discrimine è che nessuna opinione, nessuna ideologia, nessun sentimento può essere fatto valere con la violenza. Io ho il diritto di odiare chi mi pare, ma se gli torco anche solo un capello devo finire in galera..."

Tutta questa ondata di estrema destra, come viene dipinta dai direttori dei TG della ancien regime, in attesa che vincano i nuovi e mettano i direttori del neveaux regime, più accondiscendenti, non è altro che gente incazzata per quartieri che, in brevissimo tempo, si sono trasformati in tante Little Lima, Little Lagos, Little Shangai. E che vedono nei neo nazi e neo fasci l'ultima speranza per mettere un tappo. Gente pericolosa ma, si spera, molto più determinata ed efficiente di chi li ha preceduti fino a qui. Elettori che, se non spinti dalla necessità, ai naziskin taglierebbe i capelli a zero, ma tagliando direttamente all'altezza del collo.

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Messaggio Da Minsky Ven 8 Nov 2019 - 22:11

holubice ha scritto:Ah, sono contrario alla Censura, ma ogni criceto che spippetta su internet, a mio avviso, deve loggarsi con un identificativo ben individuabile.

Si può fare anche mille nick name diversi, ma tutti generati da un unico ID. Con cui può essere rintracciato dalla magistratura in caso di querela.

Perché il codice penale deve valere dappertutto. Compresa la ruota dove girate voi criceti ...

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È già così. Solo un politico imbecille può non saperlo. Tutto quello che fai su internet è registrato sui server del tuo fornitore di connessione e sui server dei siti con cui interagisci. Se commetti degli illeciti penali, la magistratura può ordinare di rintracciarti attraverso le tue attività in rete e ti pesca senza problemi. Il tuo telefonino, il tuo PC e quant'altro usi per navigare sono identificabili con un MAC Address unico al mondo. Inoltre ci sono una serie di parametri - la versione del browser, la risoluzione dello schermo, la localizzazione del sistema operativo, etc. etc. - che messi insieme formano una specie di "impronta digitale" altamente specifica.
L'unico modo per sottrarsi parzialmente è usare TOR ma sai benissimo che "nosa" sia. Poi anche con quello c'è il problema degli "honeypot" e altre insidie. Vedi bene che pure le organizzazioni che trafficano armi e droga sul darkweb alla lunga non la spuntano. Ne hanno distrutta una di grossa giusto pochi giorni fa.

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Messaggio Da SergioAD Sab 9 Nov 2019 - 18:38

Si può variare l'indirizzo fisico se il HD è fatto da te, le nostre vecchie schede prevedevano l'uso di ponticelli per configurare i 48 bit del MAC.

Non solo, coi SW tool per analisi di rete si possono modificare i frame e trasmetterli in rete, o forzare la ricezione dello streaming su un altro nodo come divergere dati RADAR al detto tool o emulatore, o meglio un brige tra due reti diverse.

Insomma anche se è roba della mia gioventù, le testate sono standard e i dati se si possono leggere non è detto che si riesca ad interpretarli - posso dire "butta la pasta" per significare "operazione completata" ma è un'altro tipo di problema.

Però chi sta nel server ha l'associazione fisica telefonia utente/illecito ma chissà negli hot spot con qualcosa di simile in quanto tempo si fa l'associazione figlio di puttana/illecito. Io giocandoci nelle sale dei server ho "visto" attività non pertinenti come tesi universitarie fatte in ufficio e pipparoli in estasi pornografica come inviti galanti transitare in rete - non avevo nessun compito etico ma sarei intervenuto nell'ambito della riservatezza/sicurezza dei dati, quello si.

Questa cosa poi mi ha fatto proporre un uso alternativo dei dati per esempio di "quota" altezza del volo per comunicare in modo criptato e sicuro qualsiasi cosa dall'aereo alla stazione.

SergioAD
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Messaggio Da Minsky Sab 9 Nov 2019 - 21:09

SergioAD ha scritto:Si può variare l'indirizzo fisico se il HD è fatto da te, le nostre vecchie schede prevedevano l'uso di ponticelli per configurare i 48 bit del MAC.

Non solo, coi SW tool per analisi di rete si possono modificare i frame e trasmetterli in rete, o forzare la ricezione dello streaming su un altro nodo come divergere dati RADAR al detto tool o emulatore, o meglio un brige tra due reti diverse.

Insomma anche se è roba della mia gioventù, le testate sono standard e i dati se si possono leggere non è detto che si riesca ad interpretarli - posso dire "butta la pasta" per significare "operazione completata" ma è un'altro tipo di problema.

Però chi sta nel server ha l'associazione fisica telefonia utente/illecito ma chissà negli hot spot con qualcosa di simile in quanto tempo si fa l'associazione figlio di puttana/illecito. Io giocandoci nelle sale dei server ho "visto" attività non pertinenti come tesi universitarie fatte in ufficio e pipparoli in estasi pornografica come inviti galanti transitare in rete - non avevo nessun compito etico ma sarei intervenuto nell'ambito della riservatezza/sicurezza dei dati, quello si.

Questa cosa poi mi ha fatto proporre un uso alternativo dei dati per esempio di "quota" altezza del volo per comunicare in modo criptato e sicuro qualsiasi cosa dall'aereo alla stazione.
È tutto giusto quello che dici ma occorrono attrezzature e competenze ben al di là della portata del cazzaro di turno. Anche associazioni criminali di non piccolo spessore alla fine soccombono per insufficienza di precauzioni.

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Messaggio Da Minsky Sab 9 Nov 2019 - 21:34

Odio e disinformazione: il problema non è l’anonimato e schedare 30 milioni di italiani non è la soluzione


6 Novembre 2019
CENSURA - Pagina 2 Dd27cfc4c85cac114af5ed937721bcec?s=57&d=mm&r=g
Arianna Ciccone


Odio e disinformazione: il problema non è l’anonimato e schedare 30 milioni di italiani non è la soluzione







[Disclaimer: Facebook e Google sono main sponsor del Festival Internazionale del Giornalismo che organizzo a Perugia]

"Sostenere che non ti interessa il diritto alla privacy perché non hai nulla da nascondere non è diverso dal dire che non ti importa della libertà di parola perché non hai nulla da dire." Edward Snowden

Il dibattito di questi giorni sull'anonimato in Rete (se ne parla da almeno 20 anni) è dovuto a un tweet del deputato di Italia Viva Luigi Marattin, in cui annuncia che sta pensando di lavorare a una legge contro l'anonimato online contro l'odio e la disinformazione. Lo ha fatto ritwittando un tweet del regista Gabriele Muccino che chiede l'obbligo di registrarsi ai social media solo consegnando la propria carta di identità.


CENSURA - Pagina 2 H-NqhQml_normal

Luigi Marattin

✔@marattin





[ltr]Io penso abbia ragione, e lavorerò in parlamento per questo. Chi mi aiuta? https://twitter.com/GabrieleMuccino/status/1188762773154598912 …[/ltr]






Gabriele Muccino

✔@GabrieleMuccino

Subito, al più presto, occorre una legge che obblighi chiunque apra un account social a registrarlo solo tramite l’invio di un documento di identità. Sapremo solo così chi si nasconde dietro la rete commettendo reati penali sotto l’impunità dell’anonimato.



2.439
21:14 - 28 ott 2019
Informazioni e privacy per gli annunci di Twitter



Marattin sbaglia e sbaglia sia nel metodo che nel merito e vediamo perché.

Il metodo
Dopo il tweet-annuncio il deputato ha rilasciato alcune interviste da cui si evince che: non ha una proposta ben strutturata. Non conosce per niente la materia su cui vorrebbe legiferare. Non ha consultato o si è confrontato con nessun esperto prima di fare quell'annuncio. Una improvvisazione vera e propria, sull'onda emotiva probabilmente di quel tweet di Muccino. Qui stiamo parlando di cose molto serie, delicate e complesse come appunto odio e disinformazione, che tra l'altro vanno trattate in modo separato perché sono argomenti e problematiche diverse che necessitano approcci diversi.  Come ha fatto notare Ernesto Belisario su Facebook: "Insomma, un parlamentare non avverte il bisogno di documentarsi prima di legiferare su materie così complesse e delicate per la democrazia e i diritti delle persone. Solo io lo trovo davvero grave e intollerabile?"

Prima di annunciare una misura legislativa un politico ha il dovere di informarsi, studiare, capire la portata del fenomeno. Perché solo così può davvero avanzare proposte applicabili, utili, efficaci. E in un eventuale deterioramento di diritti, fare un bilancio ragionato su cosa perdiamo e cosa acquistiamo con quella misura.

Leggi anche >> Disinformazione, propaganda, bugie, minacce, insulti, provocazioni, odio hanno diritto di cittadinanza in Rete?
Marattin non ha fatto niente di tutto questo, mancando profondamente di rispetto verso tutti i cittadini.
Per giorni esperti, docenti, studiosi hanno risposto in modo civile al deputato con argomenti solidi e in maniera competente. La sua risposta è stata ignorarli e poi dileggiarli.


CENSURA - Pagina 2 H-NqhQml_normal

Luigi Marattin

✔@marattin





[ltr]Come si arrabbiano eh, quando annunci di voler far qualcosa per impedire che il web rimanga la fogna che è diventato (una fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle). Si mettano l’animo in pace. Il limite è stato superato, ed è ora di agire.[/ltr]







3.693
09:38 - 29 ott 2019
Informazioni e privacy per gli annunci di Twitter

[ltr]



3.026 utenti ne stanno parlando


[/ltr]







Infine ha lanciato una petizione per fermare le fake news e i profili falsi online, raccogliendo firme false su una piattaforma che non rispetta la normativa sul trattamento dei dati personali. Dando ulteriore dimostrazione di inadeguatezza rispetto a un mondo che conosce molto poco.
Il merito
Abolire l'anonimato non avrà nessun effetto su odio e disinformazione. Perché? Andiamo per ordine. L'odio. La maggior parte delle persone odia con il proprio nome e cognome, mettendoci orgogliosamente la faccia. Semmai usano un nickname che non è propriamente anonimato. Significa che si sono registrati con il nome vero ma poi hanno scelto di comparire online con un "soprannome". In pochissimi hanno l'abilità di muoversi online dietro anonimato (stiamo parlando di una percentuale davvero minima di cittadini, capaci di usare tecniche più o meno sofisticate per "nascondere" la propria identità"). I media tradizionali spesso parlano di troll anonimi. Ma in realtà stanno parlando di persone che usano un nickname.
Ognuno di noi quando si collega da un computer o da mobile usa un IP (un indirizzo) che permette facilmente di individuare da quale device ci si è collegati e quindi anche al proprietario. Certo in una indagine per una ipotesi di reato si dovrà anche dimostrare che quel device appartenente a X sia stato poi usato proprio da X per commettere il reato su cui si indaga. Vale lo stesso però se decidiamo di rendere obbligatoria la registrazione con un documento di identità. Bisognerà dimostrare che quell'account è stato usato proprio da quella persona nel momento in cui è stato compiuto un reato o un illecito civile (diffamazione, insulto...). E quindi la soluzione Marattin non è neanche da questo punto di vista una soluzione. La procedura rimane esattamente la stessa.
Come spiegato benissimo da Massimo Canducci su TechEconomy: “È tecnicamente possibile risalire fino al dispositivo utilizzato e non alla persona che lo ha utilizzato e che, in possesso di adeguate credenziali, potrebbe utilizzare tranquillamente l’account di qualcun altro. Questa situazione si ripresenterebbe identica anche in caso di account social per i quali in qualche modo l’identità del proprietario sia certificata, consentendo nella pratica l’utilizzo di un account social anche da parte di chi non ne sia il legittimo proprietario ed anche in presenza di identità certificate. C’è poi il “piccolissimo dettaglio” dell’Art. 27 della Costituzione che dice che “La responsabilità penale è personale”. Se non c’è modo di sapere chi sta usando un certo account social per compiere una determinata azione chi puniremo?”
Questo significa comunque che ognuno di noi è potenzialmente rintracciabile e identificabile. E infatti a differenza di quello che Marattin vorrebbe far credere, nel web non esiste una zona franca. Non c'è l'anarchia. Ma vigono le stesse leggi che vigono offline. Se commetti un reato, ci sarà una indagine per stabilire le responsabilità e poi un eventuale processo. In caso di colpevolezza le leggi si applicano anche per i comportamenti online. Diffamare o insultare online è considerato addirittura una circostanza aggravante.
Quindi abolire l'anonimato, per quella piccolissima percentuale di persone che è capace di avvalersene, non ha nessun senso. Nè alcuna particolare efficacia. Tra l'altro anche chi usa tecniche sofisticatissime per mascherare la propria identità troverà sempre qualcuno più bravo di lui capace di individuarlo. Per inciso ormai le piattaforme chiedono numeri telefono verificati quindi non basta usare software di anonimizzazione, ma è necessario anche usare un sim non identificabile e avere la capacità di far sopravvivere l'account così creato ai continui controlli di Facebook e Twitter, soprattutto quando si accorgono di mille connessioni diverse o completamente anomale.
Le persone odiano, insultano, aggrediscono tranquillamente con il proprio nome e cognome. Lo sa bene l’onorevole Marattin, a cui è capitato sui social di dare delle miserabili teste di cazzo a suoi avversari politici, o di rivolgersi così a Nichi Vendola: "Nichi, per usare il tuo linguaggio, ma va' a elargire prosaicamente il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscriminata".
La signora che alla notizia dei naufraghi morti in mare commenta "cibo per i pesci", lo fa con il proprio nome e cognome (e tra l'altro non commette nessun reato). E così chi augura morte e stupri. Ricerche e studi hanno dimostrato che la correlazione anonimato-discorsi di odio non è affatto così scontata. Anzi le persone esibiscono in modo trionfante espressioni e posizioni odiose, vogliono che gli sia riconosciuto il coraggio di esprimersi in quel modo, sono in cerca narcisisticamente di like, condivisioni, approvazione. Le idee che esprimono non sono qualcosa di cui si vergognano, ma, al contrario, qualcosa di cui vanno orgogliosi. Il più noto e potente odiatore e spacciatore di bufale  sui social si chiama Donald Trump, è il presidente degli Stati Uniti d'America. Ma noi stiamo pensando di spezzare le reni a Fragolina89, chiedendo la sua carta di identità. Anche questo è poco onesto da parte di politici come Marattin: non inquadrare il fenomeno nella sua complessità e far credere ai cittadini che se aboliamo l'anonimato, avremmo imposto per legge gentilezza e rispetto, quando i più pericolosi odiatori online spesso sono proprio i politici, con tutto il potere che hanno di intimidire i cittadini e di ingannare e fuorviare l'opinione pubblica. Potere che mai e poi mai potrebbe avere un cittadino comune. Non dimentichiamo l'uso spudorato e cinico che da questo punto di vista fa Matteo Salvini dei social.
L'abolizione dell'anonimato dunque non sarebbe un deterrente, eliminarlo non avrebbe alcun effetto rispetto all'obiettivo che Marattin dice di porsi. Qui mi tocca una piccola precisazione: in un confronto televisivo a Piazza Pulita che ho avuto con Marattin, l'onorevole candidamente ha ammesso che a lui non interessa se le persone online odiano, insultano. Interessa che siano identificabili con nome e cognome. Ribadendo ancora una volta che già oggi la maggior parte odia a volto scoperto, par di capire che a Marattin non interessa il tema come questione sociale e culturale, ma gli interessa solo di poter punire eventualmente queste persone. Non è proprio una bella ammissione da parte di un politico.
L'anonimato non è una concessione ai navigatori online, ma nasce ancora prima dell'avvento di Internet. Ne hanno fatto uso nella storia scrittori, poeti, dissidenti, attivisti.


E fa parte della cultura digitale da sempre. L'anonimato serve a proteggere, per quel che può, attivisti per i diritti umani, minoranze, gruppi più deboli ed esposti a discriminazione e ritorsioni. È un valore politico e culturale. Far credere ai cittadini che eliminandolo saremo tutti più sicuri è un inganno. Far passare il messaggio che è cosa buona e giusta avere uno Stato che ci controlla massicciamente e in maniera sempre più intrusiva è spaventoso. Il deleterio "Intercettateci tutti" insomma. Invece di educare i cittadini alla protezione della loro privacy, li stiamo spingendo a considerare normale uno Stato che possa controllare continuamente cosa dicono, fanno, pensano. Purtroppo, in questi giorni di confronti e discussioni sui social, di commenti come questi ne ho incontrati tantissimi: "Che male c'è? Io non ho nulla da temere. D'altra parte diamo già la nostra carta di identità all'aeroporto, o quando compriamo una Sim...". Come se all'aeroporto svolgessimo la nostra vita ed esprimessimo i nostri punti di vista e le nostre opinioni. O come se dando i nostri documenti per acquistare una Sim venissimo continuamente sorvegliati e ascoltati dallo Stato o da un privato. In quel caso appunto se il magistrato ravvede la necessità di mettere sotto controllo le nostre conversazioni avrà bisogno di una autorizzazione da parte del giudice. Dunque anche da questo punto di vista la proposta risulta un danno culturale incalcolabile.
Vale la pena ricordare le parole di Stefano Rodotà quando i cittadini in piazza manifestavano contro la legge che voleva limitare le intercettazioni (in quel caso paradossalmente il potere invocava la tutela della privacy per proteggersi dalle inchieste i cittadini invocavano il controllo delle loro vite per contrastarli), usando appunto l'infausto slogan "Intercettateci tutti". In quel caso ci siamo trovati di fronte al paradosso del potere che invoca la privacy per proteggersi e dei cittadini .
"Quando ho visto in piazza Montecitorio un cartello che proclamava Non ho nulla da nascondere. Intercettatemi, sono stato preso da un vero scoramento... Dico per l'ennesima volta che l'“uomo di vetro” è immagine nazista, è l'argomento con il quale tutti i regimi totalitari vogliono impadronirsi della vita delle persone. Se non avete nulla da nascondere, non avete nulla da temere. E così, appena qualcuno vuole rivendicare un brandello di intimità, diventa un “cattivo cittadino” sul quale lo Stato autoritario esercita le sue vendette".
Negli Stati Uniti la Corte Suprema ha definito l’anonimato "uno scudo dalla tirannia della maggioranza esemplifica in tal modo lo scopo alla base del Bill of Rights e del Primo Emendamento, in particolare: proteggere gli individui impopolari dalle rappresaglie e le loro idee dalla soppressione, per mano di una società intollerante.”
In Europa il diritto all'anonimato si lega al diritto alla privacy inteso come tutela della dignità dell'uomo. Art. 8 e 10 della Convenzione dei diritti dell'uomo. La protezione della privacy e della libertà di espressione, infatti, non sarebbero possibili se non tutelando l'anonimato.
ONU, istituzioni per i diritti umani e Parlamento europeo hanno dato in questi anni indicazioni precise ai governi: i regolatori / legislatori si dovrebbero preoccupare di estendere diritti, non di restringerli.
L'idea di introdurre obblighi generalizzati di identificazione per l'uso dei servizi online è già stata bollata nel 2013, dal relatore speciale per la libertà di espressione per l'ONU dell'epoca Frank La Rue, come liberticida e incompatibile con i diritti fondamentali dell'uomo. "Gli Stati dovrebbero astenersi dal forzare l'identificazione degli utenti come condizione preliminare per l'accesso alle comunicazioni, compresi i servizi online, i cybercafé o la telefonia mobile ”.
Lo stesso documento, questa volta a firma David Kaye, aggiornato al 2015, afferma che i governi si dovrebbero impegnare a garantire e proteggere l’anonimato e la crittografia. Le tecnologie digitali hanno introdotto su larga scala sorveglianza e abusi della privacy, gli utenti devono affrontare tutta una serie di pericoli online e quindi il nuovo relatore speciale dell’ONU per la libertà di espressione ha indicato nel rafforzamento di anonimato e crittografia uno scudo per difendere i cittadini, gli utenti, una zona di privacy per proteggere le opinioni e le idee. I governi dovrebbero evitare misure che in qualche modo indeboliscono la sicurezza dei cittadini online. "La crittografia e l'anonimato consentono alle persone di esercitare i loro diritti alla libertà di opinione e di espressione nell'era digitale e, come tali, meritano una forte protezione ”.
La Risoluzione del Parlamento europeo dell’8 settembre 2015 su “Diritti umani e tecnologia: impatto dei sistemi di sorveglianza e di individuazione delle intrusioni sui diritti umani nei paesi terzi” all’Art. 49 "invita esplicitamente a promuovere strumenti che consentono l’utilizzo anonimo e/o pseudonimo di Internet e contesta la visione unilaterale secondo cui tali strumenti avrebbero come unica funzione quella di consentire le attività criminali, e non di dare maggiore potere agli attivisti dei diritti umani all’interno e all’esterno dell’Ue”.
In Italia non esiste un diritto all'anonimato. In genere l'anonimato è un bene strumentale di secondo livello, cioè viene tutelato nel momento in cui rendere pubblica l'identità può determinare discriminazioni o comunque problemi alla propria sicurezza (vedi il caso dei whistleblower, coloro cioè che fischiano il fallo denunciando anonimamente reati o irregolarità all'interno della propria azienda pubblica o privata).
Nel 2015 però è stata approvata alla Camera dei deputati all’unanimità, nessun voto contrario, la Dichiarazione dei diritti di Internet - nata da una commissione di studio mista, parlamentari ed esperti guidata da quel gigante del pensiero che era Stefano Rodotà -  che all'articolo 10 sancisce la protezione dell'anonimato: “Ogni persona può accedere alla Rete e comunicare elettronicamente usando strumenti anche di natura tecnica che proteggano l’anonimato ed evitino la raccolta di dati personali, in particolare per esercitare le libertà civili e politiche senza subire discriminazioni o censure”.
In Italia qualche anno fa ci fu un disegno di legge contro l'anonimato (non era il primo, c'è uno storico di proposte di leggi simili che in questi anni sono morte sul nascere, la stessa fine che potrebbe fare anche l'annuncio di Marattin), e il Garante della privacy, Antonello Soro, già allora si espresse contrariamente: la raccolta di una quantità di dati enorme (la schedatura) è in contrasto col principio di proporzionalità (raccogli i dati di tutti per scovare un potenziale criminale).
Cosa che ha ribadito anche in questi giorni rispetto all'iniziativa del deputato di Italia Viva: “Pensare di imbrigliare infrastrutture mondiali con una leggina nazionale è velleitario, consegnare l’intera anagrafica a privati è pericoloso”.
Va ricordato anche come ha scritto Philip Di Salvo su Wired nel 2015 che: "La Data Protection Authority tedesca ha stabilito che la 'real name policy' di Facebook è illegale in Germania. Per effetto della decisione dell’ente di Amburgo, Menlo Park non potrà più costringere gli utenti tedeschi a essere presenti sul social network esclusivamente con il loro nome anagrafico, dato che l’imposizione viola il diritto alla privacy degli iscritti e quello di usare uno pseudonimo. Inoltre, ha stabilito ancora l’Autorità, Facebook non può richiedere l’invio dei documenti per la verifica dell’identità dei profili, né cambiare arbitrariamente i nomi utente sulla base di quanto appare su carte d’identità, passaporti o altri documenti ufficiali”.
Chi si occupa a tempo pieno di diritti umani nel mondo ritiene quindi fondamentale che sia garantita una protezione totale al diritto di essere anonimi e di poter comunicare in modo crittografato, in quanto si tratta di caratteristiche che consentono alle persone di esercitare i loro diritti alla libertà di opinione ed espressione nell’era digitale.
Leggi anche >> Contrastare l’hate speech online: questioni aperte e alcune proposte
C'è poi un grossissimo problema con l'idea di Marattin su come tutto ciò dovrebbe avvenire. Cosa che da un lato svela la cultura securitaria del deputato e dall'altro la sua impreparazione su temi così complessi e delicati proprio per le implicazioni che potrebbero avere sui diritti e la libertà dei cittadini.
Il deputato dice in una intervista all'Agi che "la pacchia è finita". Non preoccupandosi minimamente di usare lo stesso linguaggio di Matteo Salvini, applicando quella espressione così brutale (e populista) in riferimento ai porti e all'immigrazione, alle nostre vite digitali. "La pacchia è finita", dice, immaginando la schedatura di 30milioni di italiani. E chi dovrebbe occuparsene? Un ente terzo certificatore. Non prendendo minimamente in considerazione la pericolosità di una simile scelta, per non parlare dei costi esorbitanti di una simile operazione  (il pericolo di data breach, ossia di una violazione dei dati, è evidente), l'inapplicabilità della stessa visto che la Rete è globale (a meno che Marattin non intenda alzare cyber wall come la Cina e dare vita a una Rete Internet Sovranista), ma soprattutto per quanto mi riguarda la deriva autoritaria che porta con sé una simile proposta (ah se lo avesse proposto Salvini non oso nemmeno immaginare cosa si sarebbe scatenato). Giovanni Ziccardi ha spiegato perfettamente perché l'idea di "schedare" tutti i cittadini che abbiano un profilo social pone problemi tecnici, giuridici e politici insormontabili.
Leggi anche >> Intelligenza artificiale e riconoscimento facciale: perché la società della sorveglianza digitale non è più accettabile
Quando vado in piazza manifestare, io so che potrò esprimere liberamente il mio dissenso e lo Stato o il Governo non avranno a disposizione un database di persone identificate e schedate preventivamente. Nel caso di una schedatura di massa come quella immaginata da Marattin, le persone potrebbero autocensurarsi, i whistleblower rinuncerebbero alle loro denunce, per la paura di eventuali ritorsioni. Perché lo Stato sa chi dice cosa e potrebbe usarlo per reprime il dissenso. Oggi al governo ci sono i "buoni", domani chi sa. Il legislatore ha il dovere di immaginare gli scenari peggiori e tutelare da possibili abusi. Nella mani sbagliate che fine potrebbe fare questa raccolta di massa di identità? Quindi eliminare l'anonimato, costringere i cittadini ad associare ai propri account social la propria carta di identità verificata e gestita da un ente terzo non solo risulterebbe inutile per contrastare l'odio ma metterebbe a rischio gli stessi cittadini. I più onesti potremmo dire. Visto che chi ha intenzioni malevole e vuole commettere reati online usando l'anonimato non si farà certo fermare da una simile iniziativa.

"Immaginate di voler partecipare a un comizio in piazza. Immaginate che, per una legge dello Stato, quella piazza sia presidiata da varchi ai quali, per entrare, è necessario fornire un documento di identità a una security privata. Cosa pensereste di quello Stato? Ecco, questa è la proposta Marattin. Che non ha nulla a che vedere con il dovere di non andare in piazza con il volto coperto (cioè profili falsi e/o anonimi) e non ha nulla a che vedere con il diritto dovere della polizia di identificare chi si rendesse responsabile di atti illegali (cioè le leggi esistenti). Tra essere identificabili e essere schedati per legge c’è una differenza enorme, che riguarda i diritti inalienabili di ciascuno di noi e i pericoli che leggi sbagliate possono creare quando finiscono in mano a governi sbagliati." (Andrea Iannuzzi)

La mentalità, la cultura da cui nasce una simile idea è securitaria, tipica di regimi autoritari. Dove proprio in nome della sicurezza dei cittadini la loro vita viene sottoposta a un controllo massiccio. Seguendo la logica di Marattin, siccome i cittadini sono potenziali criminali, potrebbe funzionare da deterrente obbligare tutti a installare un microchip sotto pelle. Con il vantaggio aggiuntivo che se commettono un reato, possiamo identificarli subito. Ma la democrazia non usa scorciatoie. La democrazia è faticosa ricerca di soluzioni nel rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Oggi chi commette un reato online è identificale e rintracciabile, come abbiamo detto. Siamo punibili per reati come istigazione all'odio, diffamazione, o per illeciti civili come l'insulto. Anche se questo non vuol dire che siamo facilmente rintracciabili. Infatti occorre che l’azienda che si occupa dell’instradamento della comunicazione (access provider) fornisca i dati, che incrociati con quelli dell’hosting provider, consentono di arrivare a un dispositivo. Per evitare che ci siano abusi, è previsto che tale procedura sia accessibile solo a seguito di un ordine di un magistrato. Rendere identificabile una persona in maniera immediata, perché “schedata” all’ingresso, è completamente differente. Lo fanno in Cina e in Russia.
C'è poi un altro argomento che usa Marattin a supporto della sua idea: il deputato fa una comparazione senza senso fra stampa e libertà di espressione dei cittadini online. Anche i cittadini secondo Marattin dovrebbero essere sottoposti alla legge sulla stampa. Dove l'anonimato è protetto ma i giornalisti conoscono il nome e cognome della loro fonte. Beh certo ma i giornalisti sono tenuti appunto a proteggere quell'anonimato e a non rivelarlo nemmeno in caso di indagini giudiziarie. Inoltre ci sono sentenze su sentenze della Cassazione che rigettano la comparazione stampa-web, fa impressione che l'onorevole non ne sia a conoscenza e proponga ancora una simile sciocchezza.
È un evidente errore di prospettiva. Una cosa è scrivere su un giornale, che per la caratteristiche intrinseche deve (per legge) essere sempre riferibile a qualcuno (direttore responsabile), ben altro è l’esercizio del fondamentale diritto di espressione (ex. Art. 21 Cost., vedi Cass. 16236/2010) che si divide in passivo (diritto di ricevere informazioni, perché solo il cittadino correttamente informato può esercitare la sovranità popolare, art. 2 Cost) e attivo (diritto a esprimere la propria opinione liberamente e senza restrizioni). Su un giornale un cittadino semplicemente non può esercitare la componente attiva della libertà di espressione. Un cittadino non può entrare negli studi del Tg1 e chiedere di dire la sua. Internet è l’unico luogo dove finalmente si compie l’attuazione del diritto alla libertà di espressione. Si tratta di due situazioni incomparabili.
La normativa sulla stampa nasce dall'esigenza di fornire un sistema di individuazione di soggetti responsabili, i criteri per l'individuazione di un luogo certo per stabilire la competenza territoriale di un giudice in caso di reati, e infine regolare il sistema dei finanziamenti pubblici. Se vogliamo estendere gli obblighi sulla stampa alle opinioni in Rete sui social, allora dovremmo estendere anche il finanziamento pubblico ai singoli cittadini che scrivono su Internet. Il sistema è un pacchetto unico. Invece la Cassazione (sentenza 23230 del 13 giugno 2012 tra le altre) ha sempre detto che l’espressione di un’opinione online, non strutturata come un giornale, senza organizzazione imprenditoriale, non è soggetta alla norme sulla stampa.
E allora cosa fare? L'odio online non ha soluzioni. È come dire troviamo una soluzione per la pace nel mondo. Online si riversa la nostra umanità che è un mix sconcertante di bene e male. Quello che la politica può e deve fare è investire massicciamente in educazione, in educazione all'empatia, in educazione digitale, in alfabetizzazione mediatica. Bisogna poi accelerare le procedure di identificazione con le piattaforme, in caso di indagini della magistratura. La politica dovrebbe prevedere maggiori risorse per la magistratura e la polizia postale. A questa mia proposta durante la trasmissione Piazza Pulita, la risposta di Marattin è stata da vero aruffapopolo, ben conoscendo la sensibilità dei cittadini sulla questione soldi e sfruttandola in maniera disonesta e populista: "Eh sempre soldi, chiedete sempre soldi". Come se poi mettere su una operazione che prevede un ente certificare terzo che dovrà gestire, verificare e proteggere l'identità di 30 milioni di cittadini non comportasse costi e investimenti notevoli.
La disinformazione
Prima di tutto bisogna domandarsi di cosa stiamo parlando esattamente. La disinformazione, come ben sa chi studia e se ne occupa da anni, è una bestia dai mille volti. Come scrivemmo tempo fa nella nostra guida alla disinformazione: facile dire fake news! Stiamo parlando di cattivo giornalismo (in buona o cattiva fede), di propaganda politica che inganna volutamente i cittadini, di istituzioni che diffondono informazione distorta per inquinare il dibattito pubblico.
Il problema, dice Marattin, è chi usa i social per manipolare l’opinione pubblica. Mi verrebbe da dire: cioè sostanzialmente i politici. In che modo abolire l’anonimato porterebbe i politici o attori maligni a smettere di manipolare l’opinione pubblica?
Leggi anche >> L’odio in politica e la sfiducia nei media fanno più paura delle fake news
La disinformazione è qualcosa che vede media, governi e politici fra gli attori protagonistiÈ disinformazione quella di Di Maio che accusa il Pd di essere il partito di Bibbiano che strappa i bambini alla famiglie per venderseli, è disinformazione quella di Salvini che parla di invasione e di piano di sostituzione etnica, è disinformazione quella di Renzi che dice di aver perso il referendum per colpa delle fake news (senza avere uno straccio di evidenza). È disinformazione quella di Confindustria che durante il dibattito sul referendum costituzionale, rilasciò dei dati prevedendo una vera e propria catastrofe in caso di vittoria del NO. Addirittura ci sarebbero stati 600mila poveri in più, senza mai spiegare il metodo di rilevazione di simili dati nonostante le nostre continue richieste di spiegare la correlazione fra vittoria del No (che significava sostanzialmente lasciare la Costituzione così com'è) e l'aumento della povertà. È disinformazione quella de Il Mattino quando inganna i propri lettori sull'assalto ai Caf per il reddito di cittadinanza, usando una foto che in realtà risale al 2010 e tagliando volutamente l'insegna delle Poste per spacciare la sede come quella dei Caf. È disinformazione l'articolo de La Stampa di domenica scorsa sui cittadini che usufruiscono del reddito di cittadinanza a Pomigliano d'Arco (la città natale di Luigi Di Maio), notizia corretta solo dopo 24 ore di pressione e critiche da parte dei lettori sui social. Cosa è la sistematica diffusione di notizie distorte sui migranti (prontamente rilanciate da politici di estrema destra) da parte di Libero e Il Giornale?
Una bugia ci ha portati alla guerra in Iraq nel 2003. Una propaganda governativa basata sull'affermazione che Saddam Hussein fosse in possesso di armi di distruzioni di massa ci ha convinto ha portato al massacro di un milione di civili. Una propaganda appoggiata da tutti i media mainstream. Il Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, ha all'attivo (fino a ottobre 2019) circa 13.435 affermazioni false o fuorvianti in 993 giorni, come documentato dal Washington Post. Ed è lui uno dei più potente amplificatori di account falsi o gruppi di estrema destra, razzisti e suprematisti e neonazisti.
L'ultimo rapporto 2019 sulla disinformazione attraverso i social media, firmato dall'Università di Oxford, ha trovato evidenze di attività di manipolazione da parte di agenzie governative o di partiti politici in 70 paesi. La maggior parte della propaganda è creata da persone vere e proprie: l'87% dei paesi usa account umani, non solo bot. Alcuni paesi assumono studenti o gruppi di giovani per la propaganda computazionale, inclusi Russia e Israele. L'aumento riscontrato di questa tipologia di propaganda è dovuto all'incremento dei paesi che vedono i social media come strumento di potere geopolitico. La novità di quest'anno è che è stata scoperta una nuova categoria di account usati per la manipolazione: oltre ad account umani, account bot e account "cyborg", il 7% dei paesi ha violato o rubato account reali per utilizzarli nelle loro campagne. Il Guatemala, l'Iran, la Corea del Nord, la Russia e l'Uzbekistan erano tra i paesi che utilizzavano account hackerati o rubati. Più della metà dei paesi dove è stato provato il ricorso alla propaganda politica - 45 su 70 - ha utilizzato queste tattiche durante le elezioni. Vi sono politici con follower falsi, annunci mirati che utilizzano media manipolati e micro-targeting. Che tipo di informazioni utilizzano queste campagne? L'attacco all'opposizione e agli avversari politici è il più diffuso, seguito dalla diffusione della propaganda pro-governo o pro-partito e dalla diffusione di informazioni volte a creare divisione. Mentre quasi il 75% ha utilizzato tattiche come meme, fake news e video, ci sono anche tipi di manipolazione più subdoli e difficili da intercettare. Circa il 68% ha utilizzato troll sponsorizzati dallo Stato per attaccare avversari, come giornalisti e attivisti. Molti hanno anche utilizzato gli strumenti di segnalazione sui social per censurare post, sperando nel processo automatizzato di rimozione  di contenuti anche se questi non violavano le regole della piattaforma. Un altro 73% dei paesi ha fatto uso massiccio di hashtag per diffondere il più possibile un messaggio. La maggior parte di queste attività si svolge su Facebook, ma non ne sono immuni Instagram, YouTube e WhatsApp.
Gli Stati Uniti sono classificati tra i paesi "ad alta capacità di cyber-eserciti", il che indica un'operazione a tempo pieno con un grande budget incentrato sulla propaganda sia interna che straniera. Gli USA usano disinformazione, dati e amplificazione artificiale del contenuto da parte di account umani, bot e cyborg (o misti umano-bot). Lo studio ha anche offerto evidenze e prove che gli Stati Uniti hanno usato tutte e cinque le categorie di messaggi legati alle campagne di propaganda e disinformazione: contenuti a supporto della propaganda di governo o del partito, attaccare e diffamare l'opposizione e gli avversari, distrarre, confondere e spostare l'attenzione e le critiche da questioni importanti, incentivare divisioni e polarizzazione e reprimere la partecipazione attraverso attacchi e aggressioni personali.
Combattere la disinformazione online è come il gioco del whack-a-mole: colpisci la talpa, ne colpisci una e ne sbuca subito dopo un'altra da qualche altra parte. La capacità delle tattiche di disinformazione e manipolazione di adattarsi e superare gli ostacoli posti di volta in volta dalle piattaforme è sbalorditiva. Ultimamente Facebook ha annunciato di aver fermato una campagna di disinformazione della Russia in Africa, dove venivano usati account e pagine locali e lecite, aggirando facilmente così i sospetti  che si trattasse di account aperti in Russia. L'Europa da tempo ha adottato una serie di iniziative che comprendono anche la collaborazione con le piattaforme per contrastare questo tipo di manipolazione e propaganda online. Con tutte le difficoltà e le criticità che possiamo immaginare. Tra queste misure non è prevista, in ogni caso, la schedatura di milioni di cittadini europei.
Ci piacerebbe capire come, secondo Marattin, schedare 30 milioni di italiani dovrebbe contrastare o "risolvere" tutto questo.
Due giorni fa Il Messaggero ha pubblicato un articolo che riprende più o meno tutte le argomentazioni fallaci del deputato di Italia Viva. E si lascia andare a una espressione davvero violenta, definendo, senza però fare nomi e cognomi, coloro che hanno criticato nel merito le idee di Marattin e che si sono spesi per giorni per spiegare le ragioni profonde di quelle critiche, talebani di Internet (un linguaggio non proprio zen diciamo). Articolo rilanciato prontamente da Marattin che sottolinea come particolarmente bella proprio quella espressione, precisando i talebani del profitto di Internet.


CENSURA - Pagina 2 H-NqhQml_normal

Luigi Marattin

✔@marattin





[ltr]Bello l’editoriale di @francescogrillo su @ilmessaggeroit sulla proposta di vietare l’anonimato in rete. Bella anche la definizione dei “talebani di Internet”. In molti sono, più che altro, talebani del fatturato di internet (che diminuirebbe senza anonimato!). https://twitter.com/francescogrillo/status/1191249514100908035 …[/ltr]






francesco grillo@francescogrillo

I talebani di Internet, la priorità dell’Europa e il futuro di Facebook . Mio editoriale sulla prima pagina de @ilmessaggeroit @VirmanCusenza @VisionThinkTank @LivePaola @claudia_pingue @Ale_ToddeM5S @TNannicini @sandrogozi @marattin


CENSURA - Pagina 2 EIgrHNUWkAAV9au?format=jpg&name=large




201
08:11 - 4 nov 2019
Informazioni e privacy per gli annunci di Twitter

[ltr]



220 utenti ne stanno parlando


[/ltr]







Ancora una volta dimostrando ignoranza su questi temi, il deputato afferma che il modello di business delle piattaforma sfrutterebbe appunto l'anonimato. E che togliere l'anonimato significa danneggiare i profitti di queste aziende. Ma se il business delle piattaforme è basato proprio sul suo opposto e cioè sulla profilazione dei dati degli utenti! CENSURA - Pagina 2 1f926-200d-2640-fe0f


CENSURA - Pagina 2 KExJTFrb_normal

Fabio Chiusi

✔@fabiochiusi

 · 4 nov 2019



In risposta a @_arianna @marattin





[ltr]Io voglio capire di chi stanno parlando però, perché è facile sparare nel mucchio.

Siamo anche noi talebani dogmatici del fatturato dei giganti web?

È una domanda semplice, a cui chi “mette la faccia” dovrebbe rispondere.

Di chi parlano?[/ltr]






CENSURA - Pagina 2 -wmP1ecx_normal

Giuseppe Profiti@GProfiti


[ltr]Anche specificare "del fatturato" è completamente senza senso: i big della rete fanno soldi grazie a profilazioni e tracciamento ubiquo degli utenti. Al massimo guadagnerebbero di più, conoscendo nome e cognome degli stessi.[/ltr]







3
10:37 - 4 nov 2019
Informazioni e privacy per gli annunci di Twitter

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Visualizza altri Tweet di Giuseppe Profiti


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Messaggio Da Rasputin Sab 9 Nov 2019 - 21:50

Minsky ha scritto:
È tutto giusto quello che dici ma occorrono attrezzature e competenze ben al di là della portata del cazzaro di turno. Anche associazioni criminali di non piccolo spessore alla fine soccombono per insufficienza di precauzioni.

Mi ricordo di un episodio vissuto durante i miei felici tempi subtropicali. Il mio bar abituale sull'isola era stato rilevato da due fratelli bergamaschi, i quali presto avevano iniziato a spacciare altra roba oltre alle bevande. Notoriamente in tutto l'arcipelago sussiste(va?) una forte connivenza, ossia le forniture di droghe illegali, in particolare la cocaina, erano controllate dalle stesse forze dell'ordine, in quel caso la Guardia Civìl.

Ebbene un giorno appresi che i due erano stati arrestati (salvo poi uscire dopo 2 settimane ed aprire un locale sull'isola contigua, ma questa è un'altra storia).

Pare che avessero cambiato fornitore (senza permesso?), ed un altro "camello" che conoscevo e che frequentava anche lui il bar, anzi sospetto che potesse essere stato lui la causa), mi disse, "se ve que han dejado de pagar hacienda".

Cosa c'entra questo col tema? Beh sto facendo "il Sergio", però penso che qualcuno capirà cosa intendo dire.

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Messaggio Da SergioAD Dom 10 Nov 2019 - 10:29

Minsky ha scritto:
SergioAD ha scritto:Si può variare l'indirizzo fisico se il HD è fatto da te, le nostre vecchie schede prevedevano l'uso di ponticelli per configurare i 48 bit del MAC.

Non solo, coi SW tool per analisi di rete si possono modificare i frame e trasmetterli in rete, o forzare la ricezione dello streaming su un altro nodo come divergere dati RADAR al detto tool o emulatore, o meglio un brige tra due reti diverse.

Insomma anche se è roba della mia gioventù, le testate sono standard e i dati se si possono leggere non è detto che si riesca ad interpretarli - posso dire "butta la pasta" per significare "operazione completata" ma è un'altro tipo di problema.

Però chi sta nel server ha l'associazione fisica telefonia utente/illecito ma chissà negli hot spot con qualcosa di simile in quanto tempo si fa l'associazione figlio di puttana/illecito. Io giocandoci nelle sale dei server ho "visto" attività non pertinenti come tesi universitarie fatte in ufficio e pipparoli in estasi pornografica come inviti galanti transitare in rete - non avevo nessun compito etico ma sarei intervenuto nell'ambito della riservatezza/sicurezza dei dati, quello si.

Questa cosa poi mi ha fatto proporre un uso alternativo dei dati per esempio di "quota" altezza del volo per comunicare in modo criptato e sicuro qualsiasi cosa dall'aereo alla stazione.
È tutto giusto quello che dici ma occorrono attrezzature e competenze ben al di là della portata del cazzaro di turno. Anche associazioni criminali di non piccolo spessore alla fine soccombono per insufficienza di precauzioni.
I tool da me usati erano a costo 0, certo non ci possono essere cazzari di turno - la connessione non era certamente telefonica, il HW era per non registrare siti (nodi) perché l'accesso alla rete e sotto reti era limitato a 1024 nodi e potevano "vedere" il mondo solo attraverso bridge controllati - ecco, il SW di tali bridge messo  ovunque poteva essere il mezzo hardware free ovvero per chi sa fare SW.

Riguardo alle riservatezza personale è ovvio che chi opera ai margini della legge sia in grado quanto meno di ritardare la propria identificazione - non so se possa essere interessante capire - per conto mio essere identificato è stato sempre più importante che apparire anonimo.

Quando blackberry divenne il più usato, alcuni paesi importanti impedirono l'uso perché non gli era stato indicato dal fornitore il controllo remoto del telefonino, cosa che gli venne concessa per la "comodità di tutti" e venne lasciato usare. In alcuni paesi il cellulare è l'identificatore di chi lo possiede, l'accesso ad ogni servizio (compresi quelli bancari) contiene il numero del cellulare - puoi immaginare il livello di osservazione, testo, audio e video che ci può essere - con Java senza bisogno di SW sofisticati.

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Messaggio Da Rasputin Dom 10 Nov 2019 - 13:50

SergioAD ha scritto:...
Quando blackberry divenne il più usato, alcuni paesi importanti impedirono l'uso perché non gli era stato indicato dal fornitore il controllo remoto del telefonino, cosa che gli venne concessa per la "comodità di tutti" e venne lasciato usare. ...

però al blackberry mi pare abbiano poi fatto fare la fine di Assange.

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Messaggio Da SergioAD Dom 10 Nov 2019 - 14:20

Diciamo che il whistleblowing si fa sia per il mantenimento dello stato delle cose quanto per il suo opposto e chi ha più risorse vince - insomma come europeo non posso che stare con la comunità europea quanto contro i russi e gli USA per la comodità di avere un mercato comodo.

I sistema è corrotto alla base ma non per questo per rimanere puri si lotta contro di esso - mio figlio quest'anno è stato a Cuba in vacanze - i tempi sono cambiati e non si discute più dell'ideale però in un mondo in cui il governo introduce varie forme di razionamento per pollame, uova, riso, legumi, sapone e altri prodotti di prima necessità - impedire di pescare con le barche per il timore che la popolazione fugga via non è esattamente un obiettivo socialista così come lo intendiamo noi europei oggi.

Cioè - certe cose possono accadere dietro le quinte, vuol dire dove la folla non è cosciente per la sua cultura sociale populista (ossia condizionabile) se capisci cosa intendo - chiamali servizi deviati, brigate rosse o patriottismo - per il risultato finale è la stessa cosa.

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Messaggio Da Minsky Dom 22 Dic 2019 - 21:06


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Messaggio Da Rasputin Dom 22 Dic 2019 - 21:41


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Messaggio Da Mumble Dom 22 Dic 2019 - 22:18

Mi fa cagare checco zalone. 
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Messaggio Da Minsky Ven 29 Mag 2020 - 21:58


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Messaggio Da Rasputin Ven 29 Mag 2020 - 22:07


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Messaggio Da Holubice Sab 24 Ott 2020 - 17:16

Rasputin ha scritto:Mi ricordo di un episodio vissuto durante i miei felici tempi subtropicali. Il mio bar abituale sull'isola era stato rilevato da due fratelli bergamaschi, i quali presto avevano iniziato a spacciare altra roba oltre alle bevande. Notoriamente in tutto l'arcipelago sussiste(va?) una forte connivenza, ossia le forniture di droghe illegali, in particolare la cocaina, erano controllate dalle stesse forze dell'ordine, in quel caso la Guardia Civìl.

Ebbene un giorno appresi che i due erano stati arrestati (salvo poi uscire dopo 2 settimane ed aprire un locale sull'isola contigua, ma questa è un'altra storia).

Pare che avessero cambiato fornitore (senza permesso?), ed un altro "camello" che conoscevo e che frequentava anche lui il bar, anzi sospetto che potesse essere stato lui la causa), mi disse, "se ve que han dejado de pagar hacienda".
...

Alle volte mi dai da pensare...

???

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Messaggio Da Minsky Sab 16 Gen 2021 - 18:17

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Messaggio Da Minsky Lun 22 Feb 2021 - 9:24

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Messaggio Da Minsky Sab 17 Apr 2021 - 13:02

Il 4 maggio chiuderà Yahoo Answers

Anche questa è la censura che avanza.

Dava fastidio a qualcuno?

Facciamoci una domanda, e diamoci una risposta.

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Messaggio Da Rasputin Sab 17 Apr 2021 - 15:45

Minsky ha scritto:Il 4 maggio chiuderà Yahoo Answers

Anche questa è la censura che avanza.

Dava fastidio a qualcuno?

Facciamoci una domanda, e diamoci una risposta.

Su youTube sono diventati anche espliciti, esiste una norma ad hoc:

https://support.google.com/youtube/answer/9891785?hl=de&ref_topic=9282436

dovresti riuscire a visualizzarla anche in italiano o inglese

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Messaggio Da Minsky Lun 12 Set 2022 - 17:17

Geni del male: quei coglioni di AVAAZ gongolano.

i più grandi coglioni della storia ha scritto:
Cari avaaziani,

Questo potrebbe essere il risultato più grande mai ottenuto da Avaaz.

Per anni, le grandi piattaforme tecnologiche come Facebook, YouTube e TikTok hanno guadagnato miliardi diffondendo disinformazione, messaggi d’odio e altri contenuti dannosi. Ma dopo anni di pressione, l'Unione europea ha appena approvato una legge storica che costringerà le grandi aziende del settore a cambiare il loro funzionamento, dando inizio a una rivoluzione che ci può proteggere tutti!

Possiamo dire che la nuova legge europea sui servizi digitali (Digital Services Act) non sarebbe quella che è senza Avaaz. Abbiamo condotto indagini pionieristiche sui danni causati dai social media e condiviso i nostri risultati ovunque. Abbiamo redatto proposte di legge rivoluzionarie su come proteggere le nostre società e la libertà di parola, e ci siamo impegnati al massimo per convincere i politici chiave! E ha funzionato!

CENSURA - Pagina 2 Schaldemose%20quote%20new%20IT

La vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager ha sostenuto la nostra richiesta di un “Accordo di Parigi per Internet”. Le nostre ricerche hanno inoltre convinto così profondamente il commissario europeo Thierry Breton, che il giorno dopo il nostro incontro è andato a parlarne in televisione!

CENSURA - Pagina 2 2-MEPs-Twitter-E

I leader dell'UE ringraziano pubblicamente Avaaz e i suoi membri

Per oltre quattro anni, il nostro movimento - insieme a una grandissima coalizione di società civile - è stato in prima linea in questa lotta per proteggere i cittadini e la democrazia. Continua a leggere per scoprire l'intera storia di come poche decine di attivisti, ricercatori e centinaia di migliaia di membri di Avaaz in tutto il mondo hanno tenuto testa alle più potenti aziende mai esistite e hanno vinto!

2018: Cento Zuckerberg (aaargh!)


Tutto è iniziato giusto 4 anni fa, nel 2018: la disinformazione stava già facendo gravi danni alle democrazie e i contenuti d'odio venivano usati come un'arma in tutto il mondo. Ad aprile di quell'anno, abbiamo lanciato un primo appello globale per "aggiustare Facebook" e regolamentare le grandi aziende tecnologiche.

Oltre 1 milione di persone si sono unite a quell'appello, e abbiamo invaso Washington e Bruxelles con oltre cento sagome di cartone raffiguranti il proprietario di Facebook, Mark Zuckerberg. L'immagine è arrivata sui media di tutto il mondo, a partire dalla prima pagina del New York Times.

Siamo andati nella Silicon Valley per incontrare i massimi dirigenti di Facebook, Twitter e Google, cercando di convincerli a fare qualcosa. Ma ci hanno addirittura banditi da alcuni dei loro uffici e abbiamo dovuto fare le riunioni nel parcheggio!

CENSURA - Pagina 2 RE%20UPLOAD%20FB%20Zucks

Era chiaro che le aziende non avevano intenzione di affrontare seriamente il problema. Bisognava cambiare le leggi che le regolavano.

Prossima fermata: l'Unione europea.

2019: Identificare il Problema e Definire le Soluzioni


Nel 2019, molti politici dell'UE non avevano ancora capito davvero il problema. L’idea che l’enorme viralità della disinformazione stesse producendo un grave danno alle democrazie era contestata. E senza prove, le istituzioni non avrebbero agito.

Così, ispirati da un progetto in Lituania, abbiamo assunto dei ricercatori che sono diventati i nostri "elfi" per indagare sui "troll" di Internet e dimostrare l'entità del problema della disinformazione, e in particolare l'impatto che stava avendo in Europa.

Il nostro team di 30 "elfi", lavorando in un sala operativa a Bruxelles, scoprì ciò che 30mila dipendenti di Facebook e il loro team di esperti sembrava essersi perso: reti enormi che usavano di account falsi e pagine non autentiche, per diffondere disinformazione e odio in tutta Europa prima delle elezioni.[url=https://avaazimages.avaaz.org/EU Disinfo Report.pdf] A seguito della nostra indagine[/url], Facebook ha eliminato reti che potevano raggiungere circa 3 MILIARDI (!!!!) di visualizzazioni in un solo anno!!

CENSURA - Pagina 2 Office

Uno scorcio della nostra sala operativa contro la disinformazione a Bruxelles

Avvicinandosi le elezioni, i principali politici, giornalisti ed esperti di sicurezza dell'UE venivano quasi ogni giorno nella nostra sala operativa contro la disinformazione per raccogliere informazioni e resoconti. Il nostro lavoro ha fatto notizia in tutto il mondo, allertando milioni di europei della minaccia della disinformazione proprio prima delle elezioni. Addirittura Facebook ci ha ringraziato pubblicamente!

CENSURA - Pagina 2 RE%20UPLOAD%20Eu%20media

Aver esposto queste reti ha aiutato l'Europa a [url=https://avaazimages.avaaz.org/EU Disinfo Report.pdf]salvarsi da un’ondata di disinformazione nelle elezioni[/url]. Ma i massimi funzionari dell'UE sono rimasti scioccati da ciò che avevamo trovato e ci hanno chiesto cosa si potesse fare.

Quindi, lavorando con esperti di social media, professori universitari e legislatori, abbiamo sviluppato proposte basate sulla ricerca, per ripulire i social media proteggendo al contempo la libertà di parola:

  1. Disintossicare l'algoritmo. Impedire alle piattaforme di rendere costantemente virale la disinformazione e i contenuti dannosi solo per tenerci attaccati allo schermo
  2. Introdurre la rettifica social. Informare ogni utente esposto a disinformazione, mostrando rettifiche controllate da fact-checker indipendenti direttamente quando accedono ai loro profili social. La rivista TIME l'ha definita una "nuova proposta radicale che potrebbe frenare le fake news sui social media"


Ma con il diffondersi di un nuovo virus emerso a Wuhan e le elezioni americane alle porte, non avevamo ancora visto il peggior effetto della disinformazione.

2020: I Social media contro la democrazia e la salute pubblica


La diffusione del Covid-19 in tutto il mondo è andata di pari passo con quella della disinformazione e le teorie del complotto. I nostri ricercatori hanno pubblicato un'indagine unica che mostrava come Facebook fosse l’epicentro della disinformazione sul Covid. Lo stesso giorno, Facebook annunciò che avrebbe finalmente indirizzato chiunque fosse stato esposto a disinformazione sul Covid verso informazioni verificate sul sito dell'Organizzazione mondiale della sanità. E’ stata la prima volta in assoluto che Facebook ha fatto qualcosa del genere!

Politico ha scritto: "Il punto è che non è stato il governo più potente del mondo a costringere Facebook a riconoscere i problemi della sue politiche: è stata Avaaz, l'organizzazione di campagne..."

E non ci siamo fermati qui! Con un’altra indagine abbiamo mostrato come l'algoritmo stesso di Facebook fosse diventato una minaccia globale per la salute pubblica. Abbiamo reso note le nostre scoperte su tutti i media e le abbiamo presentate direttamente alle autorità dell'UE e degli Stati Uniti.

CENSURA - Pagina 2 3-HEADINGS_cut

Il 2020 è stato anche l'anno delle elezioni presidenziali americane. Un anno prima del voto, avevamo già mostrato come su Facebook circolasse più disinformazione che nei tre mesi precedenti alle elezioni del 2016! Abbiamo assunto un team di ricercatori statunitensi e abbiamo prodotto oltre 40 inchieste sulla dilagante disinformazione, odio, violenza ed estremismo che si stavano diffondendo online, spingendo Facebook ad agire su molte reti che diffondevano contenuti pericolosi a milioni di persone.

Finalmente a ridosso delle elezioni, Facebook ha messo in atto misure di emergenza, per limitare la disinformazione diffusa costantemente da molte delle pagine che avevamo identificato. Questo ha complicato la vita a chi spargeva bugie e odio per influenzare il voto.

CENSURA - Pagina 2 RE%20UPLOAD%20-%20US%202020%20-%20500x300

Ma subito dopo le elezioni, Facebook purtroppo ha ritirato alcune delle misure che aveva messo in atto! Ed è stato un disastro. Uno tsunami di disinformazione, secondo cui le elezioni erano state truccate, ha inondato i social media americani.

Abbiamo indagato su molte delle reti che hanno reso virali queste bugie e una delle più grandi che abbiamo denunciato, legata all'ex capo stratega di Trump, Steve Bannon, è stata bandita da Facebook per aver diffuso false dichiarazioni sulle elezioni.

Ma il danno era fatto. Il 6 gennaio, manifestanti convinti che le elezioni fossero state truccate hanno preso d'assalto il Congresso degli Stati Uniti.

CENSURA - Pagina 2 RE%20UPLOAD%20-%20FB%20from%20election%20to%20Insurrection_500x300

I nostri ricercatori in pochi giorni dimostrarono come Facebook fosse stato utilizzato per alimentare la violenza. Il nostro rapporto è stato riportato da una miriade di testate, dall'Associated Press al Time, Washington Post, e altre, a inoltre la nostra ricerca è stata citata più volte nell'udienza parlamentare in cui Zuckerberg e altri dirigenti di aziende tecnologiche hanno testimoniato.

2021 e oltre: verso un "Accordo di Parigi per Internet"


Ormai non c'era più alcun dubbio che la disinformazione fosse una seria minaccia. Ma non avevamo ancora le leggi di cui avevamo bisogno. Fino a che è arrivata un'opportunità: l'UE stava sviluppando la legge sui servizi digitali, una nuova legge per disciplinare la tecnologia digitale. Abbiamo cominciato a incontrare uno dopo l'altro i politici coinvolti, e abbiamo fatto pressione e sostenuto che questa legge dovesse incentrarsi sulla responsabilità delle piattaforme per i danni creati dai loro algoritmi. E lentamente l'idea ha iniziato a prendere piede.

Non ci siamo arresi: abbiamo partecipato a ogni singola riunione, evento o videochiamata portando i nostri risultati e pubblicando sempre più prove che denunciavano l'inefficacia delle misure prese dalle piattaforme. Abbiamo persino organizzato una grande conferenza sulla disinformazione, che ha riunito alcuni dei più influenti politici dell'UE e dirigenti di Facebook e Twitter per sostenere la nostra causa!

Nonostante le frenetiche pressioni delle piattaforme social, le cose hanno cominciato a muoversi a nostro favore. Ma ancora non c'eravamo, quindi per mostrare il sostegno dell'opinione pubblica, abbiamo commissionato un importante sondaggio che ha rilevato che l'83% delle persone in Germania, Francia, Italia e Spagna voleva che le piattaforme cambiassero i loro algoritmi, se si fosse scoperto che amplificavano contenuti dannosi. Abbiamo persino consegnato ai politici messaggi dai membri di Avaaz da tutta Europa in dei bellissimi libri rilegati!!

[url=https://avaazimages.avaaz.org/Thierry Breton.pdf]CENSURA - Pagina 2 DisinfoRB_BretonBookStatic[/url]

Cliccare sull'immagine per leggere il libro!

E poi, dopo anni di lavoro, mesi di trattative e lo sforzo finale di oltre 16 ore di discussioni ininterrotte a Bruxelles, è successo: funzionari e politici hanno trovato un accordo per questa legge storica che ritiene le piattaforme responsabili dei danni causati dai loro algoritmi.

Ecco cosa farà la legge quando entrerà in vigore:
  • Disintossicare l'algoritmo → piattaforme online, come Facebook, dovranno assumersi la responsabilità dei danni che causano alle nostre società, ad esempio del modo in cui i loro sistemi facilitano la diffusione di disinformazione, messaggi d’odio e contenuti tossici su Internet.
  • Aprire la scatola nera → consentirà a revisori indipendenti, ricercatori e società civile di mettere sotto la lente di ingrandimento le loro azioni e scoprire gli illeciti.
  • Forti sanzioni → le piattaforme saranno soggette a multe fino al 6% del loro profitto globale se non rispettano le regole (avete capito bene, parliamo di miliardi di euro!)
  • Un passo avanti verso l'eliminazione delle pubblicità traccianti → sarà proibito l'utilizzo di dati sulle nostre convinzioni politiche o il nostro orientamento sessuale per indirizzarci con annunci pubblicitari e sarà totalmente vietato l'uso di dati per mostrare pubblicità ai bambini.


Questo è un enorme passo avanti per il futuro di Internet e della democrazia. Potrebbe essere il punto di svolta per aiutarci a ripristinare il sogno di un Internet che ci renda più connessi, più informati e più responsabili come cittadini. Di un internet che è PER NOI e non CONTRO DI NOI.

Siamo stati in prima linea in questa lotta insieme a un incredibile rete di organizzazioni, ricercatori, informatori e, sì, politici. Ma cambiare il modo in cui operano queste enormi aziende non avverrà dall'oggi al domani. Il nostro movimento celebrerà questa enorme vittoria e continuerà a lottare per l’Internet di cui il mondo ha bisogno e che ci meritiamo.

Con profonda gratitudine per essere parte di questo sforzo storico per creare un futuro migliore per tutti noi,

Luca, Sarah A, Nadia, Rosie, Joana, Luana, Rebecca, Fadi, Christoph, Antonia, Nate, Barbara, Mat, Banafshe, Giulia, Isabella, Manou, Gizem, Adela, Ine, Mo, Ana, Fra, Marco, Ruth, Christine, Nick, Vanessa, Kaitlin, Andy L, Lily, Luis, Arber, Steve, Sam, Camille, Chase, Martyna, Alice, Samir, Pascal, Ahmed, Fey, Mike, Mario, John, Sarah M, Leon, Aloys, Chris M, Daniel, Julie, Luciana, Chiara, Muriel, Will, Raul, Jameelah, Patricia, Andrew S, Nell, Bert....e tutto il team di Avaaz

PS: Se vuoi saperne di più sulla legge sui servizi digitali (Digital Services Act) e sull'impatto che avrà sulle nostre società, leggi la nostra analisi qui.

PPS: Se sei un giornalista e vuoi parlare con il nostro team delle campagne raccontate in questa email, del DSA o del futuro di Internet, contattaci a media@avaaz.org


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Messaggio Da Minsky Lun 9 Gen 2023 - 12:48

Due pesi e due misure.

Brasile: Meta rimuove contenuti che sostengono le proteste

Iran: Meta autorizza su Fb post 'morte a Khamenei'

Al di là che sono d'accordo sul fatto che "morte a Khamenei" è un'espressione perfettamente legittima, rimane evidente l'assoluta pretestuosità delle motivazioni censorie e la ridicola vacuità delle motivazioni di avvallo.

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Messaggio Da Minsky Dom 6 Ago 2023 - 17:27

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Messaggio Da Rasputin Dom 6 Ago 2023 - 17:31

Minsky ha scritto:CENSURA - Pagina 2 PDU3arYQ_o

La fonte?

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Messaggio Da Minsky Dom 6 Ago 2023 - 20:49

Rasputin ha scritto:
Minsky ha scritto:CENSURA - Pagina 2 PDU3arYQ_o

La fonte?

Cia ed Fbi “gestiscono” Wikipedia

Cia ed Fbi “gestiscono” Wikipedia

Wikipedia è uno dei tanti strumenti utilizzati dall’establishment liberale statunitense e dalla Cia per intraprendere una “guerra dell’informazione”, ha dichiarato al giornalista Glenn Greenwald il co-fondatore del sito, Larry Sanger.

Parlando al podcast “System Update” di Greenwald, Sanger si è lamentato di come il sito che ha contribuito a fondare nel 2001 sia diventato uno strumento di “controllo” nelle mani dell’establishment liberale di sinistra, tra cui annovera la Cia, l’Fbi e altre agenzie di intelligence americane.

“Abbiamo prove che, già nel 2008, i computer della Cia e dell’Fbi sono stati utilizzati per modificare Wikipedia. Pensi che abbiano smesso di farlo allora?”, afferma Sanger.

L’attività della Cia e dell’Fbi su Wikipedia è stata resa pubblica per la prima volta nel 2007 da uno studente di programmazione di nome Virgil Griffith. Lo studente ha sviluppato un programma chiamato WikiScanner in grado di tracciare la posizione dei computer utilizzati per modificare gli articoli di Wikipedia e ha scoperto che la Cia, l’Fbi e una miriade di grandi aziende e agenzie governative stavano eliminando dall’enciclopedia online delle informazioni incriminanti.

Cia e propaganda
I computer della Cia sono stati utilizzati per rimuovere il conteggio delle vittime della guerra in Iraq, mentre l’Fbi ha rimosso le immagini aeree e satellitari della prigione statunitense di Guantanamo Bay a Cuba. La Cia ha modificato centinaia di articoli, comprese notizie sull’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, sul programma nucleare cinese e sulla marina argentina.

“Gran parte dell’intelligence e della guerra dell’informazione è condotta su siti web come Wikipedia”, ha dichiarato Sanger.

All’inizio di quest’anno, il proprietario di X (ex Twitter) Elon Musk ha rilasciato una serie di documenti che mostrano come gli ex dirigenti della piattaforma abbiano colluso con l’Fbi per rimuovere i contenuti che l’agenzia voleva nascondere, assistito le campagne di influenza online dell’esercito americano e censurato “le narrazioni anti-ucraine ” per conto di più agenzie di intelligence statunitensi.

Il Ceo di Meta, Mark Zuckerberg, ha anche ammesso che Facebook, la più grande piattaforma di social media sulla Terra, ha censurato informazioni accurate che danneggiavano la campagna elettorale del presidente Joe Biden del 2020 su richiesta diretta dell’Fbi.

La CIA modera i contenuti di Wikipedia

La CIA modera i contenuti di Wikipedia

3 Agosto 2023

Il co-fondatore dell’enciclopedia online Larry Sanger ha dichiarato che Wikipedia è oramai solo uno dei tanti strumenti utilizzati dall’establishment liberale e dall’intelligence USA per condurre la sua «guerra dell’informazione». Lo ha dichiarato Sanger durante un’intervista con Glenn Greenwald, il giornalista esperto in servizi segreti e sorveglianza informatica, noto per ver portato alla luce il caso Snowden.

Parlando al podcast «System Update» di Greenwald, Sanger si è lamentato di come il sito che ha contribuito a fondare nel 2001 sia diventato uno strumento di «controllo» nelle mani dell’establishment liberale di sinistra, tra cui annovera la CIA, l’FBI e altri servizi segreti statunitensi agenzie.

«Abbiamo prove che, già nel 2008, i computer della CIA e dell’FBI sono stati utilizzati per modificare Wikipedia», ha detto. «Pensi che abbiano smesso di farlo allora?»

L’attività della CIA e dell’FBI su Wikipedia è stata resa pubblica per la prima volta da uno studente di programmazione di nome Virgil Griffith nel 2007. Griffith ha sviluppato un programma chiamato WikiScanner in grado di tracciare la posizione dei computer utilizzati per modificare gli articoli di Wikipedia e ha scoperto che la CIA, l’FBI e una miriade di grandi aziende e agenzie governative stavano cancellando l’enciclopedia online dalle informazioni incriminanti.

I computer della CIA sono stati utilizzati per rimuovere il conteggio delle vittime della guerra in Iraq, mentre un calcolatore dell’FBI è stata utilizzata per rimuovere le immagini aeree e satellitari della prigione statunitense di Guantanamo Bay a Cuba. I computer della CIA sono stati utilizzati per modificare centinaia di articoli, comprese voci sull’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, sul programma nucleare cinese e sulla marina argentina.

Alcune modifiche sarebbero di tenore basso e personale, con l’ex capo della CIA William Colby che apparentemente modificava la propria voce per espandere la sua lista di successi.

Secondo il co-fondatore, le agenzie di Intelligence «pagano le persone più influenti per portare avanti i loro programmi, con i quali sono già per lo più in linea, o semplicemente sviluppano il proprio talento all’interno della comunità» dell’intelligence. Costoro «imparano il gioco di Wikipedia e poi spingono ciò che vogliono dire con la loro stessa gente», ha dichiarato Sanger a Greenwald.

«Gran parte dell’Intelligence e della guerra dell’informazione è condotta online», ha continuato, «su siti web come Wikipedia».

All’inizio di quest’anno, il proprietario di Twitter Elon Musk ha rilasciato una serie di documenti che mostrano come gli ex dirigenti della piattaforma abbiano colluso con l’FBI per rimuovere i contenuti che l’agenzia voleva nascondere, assistito le campagne di influenza online dell’esercito americano e censurato «le narrazioni anti-ucraine» per conto di più agenzie di Intelligence statunitensi, ricorda RT.

Il CEO di Meta Mark Zuckerberg ha anche ammesso che Facebook, la più grande piattaforma di social media sulla Terra, ha censurato informazioni accurate che danneggiavano la campagna elettorale del presidente Joe Biden del 2020 su richiesta diretta dell’FBI.

Come riportato da Renovatio 21, vari social media – compreso il cinese TikTok – sarebbero infiltrati da «ex» membri di agenzie dello Stato USA, tra cui il Dipartimento di Stato, la CIA, l’FBI.

Il controllo finale su internet è ammesso platealmente come «diritto» avocato dal potere: è il caso della UE, con il Commissario Europeo per il mercato interno Thierry Breton che, dopo aver demandato la sottomissione dei contenuti sul nuovo Twitter di Elon Musk, dichiara che Bruxelles può vietare i social in caso di disordini civili.

Un’altra figura della sinistra internazionale, l’ex premier neozelandese «regina dei lockdown» e dell’apartheid vaccinale Jacinda Ardern ora lavora ufficialmente per un’organizzazione che si dedica alla lotta «dell’estremismo online» chiamata Christchurch Call, lanciata nel 2019 con il presidente francese Emmanuel Macron nel 2019, due mesi dopo che un uomo armato aveva ucciso 51 persone in due moschee nella città neozelandese

Il cosiddetto hate speech è argomento anche di azioni dell’ ONU, che pubblica inquietanti manuali online. Il fenomeno, tuttavia, pare tollerato se l’utente è ucraino, come nel caso della famosa blogger di Kiev che ha chiesto il genocidio di tutti i russi.

Come riportato da Renovatio 21, la scure della censura contro la libertà di parola si sta abbattendo perfino nelle chat dei videogiochi.

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Messaggio Da Rasputin Lun 7 Ago 2023 - 13:46


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Messaggio Da Minsky Lun 7 Ago 2023 - 16:25

Rasputin ha scritto:Grazie.

Però

https://www.renovatio21.com/chi-siamo/

boxed

Anche un orologio rotto segna l'ora giusta due volte al giorno. mgreen

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Messaggio Da Rasputin Lun 7 Ago 2023 - 16:40

Minsky ha scritto:
Rasputin ha scritto:Grazie.

Però

https://www.renovatio21.com/chi-siamo/

boxed

Anche un orologio rotto segna l'ora giusta due volte al giorno. mgreen

Eh lo so. Anche durante il periodo covid più rognoso ho notato una porzione considerevole di credenti tra i dissidenti.

In parte lo imputo al timore della "concorrenza"

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