L'Ue boccia il reato di clandestinità
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L'Ue boccia il reato di clandestinità
La Corte di giustizia: contrasta
con la direttiva sui rimpatri.
E Maroni attacca Bruxelles:
«Per altri nessuna censura».
Il Pd: «Figuracce senza fine».
La Caritas: il governo si adegui
La Corte di giustizia dell’Unione europea dice no alla normativa italiana che prevede il reato di clandestinità e che punisce con il carcere gli immigrati irregolari. Secondo i giudici europei, la norma è in contrasto con la direttiva dell’Unione sui rimpatri: il reato di clandestinità - scrivono - può compromettere la realizzazione dell’obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali.
Gli Stati membri, sottolinea la Corte Ue, «non possono applicare una normativa, sia pure di diritto penale, tale da compromettere la realizzazione degli obiettivi perseguiti da una direttiva e da privare quest’ultima del suo effetto utile». Inoltre la Corte ricorda che «se è vero che la legislazione penale rientra in linea di principio nella competenza degli Stati membri e che la direttiva rimpatri lascia questi ultimi liberi di adottare misure anche penali nel caso in cui le misure coercitive non abbiano consentito l’allontanamento, gli Stati devono comunque fare in modo che la propria legislazione rispetti il diritto dell’Unione».
Non si sono fatte attendere le critiche dell’opposizione. Per il presidente dell’assemblea nazionale Pd, Rosi Bindi, «sull’immigrazione le figuracce del governo italiano non finiscono mai»; secondo Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito democratico, «il no della Corte Ue deve far riflettere chi, anche in queste ore, affronta un tema così importante per il nostro futuro come l’integrazione in termini esclusivamente elettorali e demagocici». Di demagogia ha parlato anche il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova («A essere stata bocciata è una norma demagogica e inefficiente che aggrava l’arretrato giudiziario e il sovraffollamento carcerario»).
Per il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, l’eliminazione del reato di clandestinità «accoppiata alla direttiva europea sui rimpatri, rischia di rendere impossibili le espulsioni trasformandole solo in intimazioni ad abbandonare il territorio nazionale entro sette giorni. Questo rende assolutamente inefficaci le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, difende le scelte del governo: «Certe sentenze sono un incoraggiamento per i clandestini e l’Italia dovrà far sentire chiara e forte la sua voce a tutti i livelli europei e internazionali. Sbaglia l’Europa, non l’Italia».
La Caritas ora chiede al governo di intervenire. «Le nostre forti perplessità e le nostre critiche sul reato di clandestinità espresse già nel momento in cui venne introdotto il pacchetto sicurezza, trovano conferma nella sentenza della Corte di Giustizia europea», dice Oliviero Forti, responsabile nazionale immigrazione della Caritas. «Ora - afferma il responsabile nazionale immigrazione della Caritas - ci attendiamo risposte adeguate da parte del governo italiano, e cioè che venga recepita la direttiva dell’Unione europea sui rimpatri e quindi che venga rispettata la sentenza europea». Si tratta - spiega ancora Forti - di dare seguito al principio del «rimpatrio volontario assistito che oltretutto avrebbe costi assai inferiori rispetto ai rimpatri forzati». Quindi il responsabile della Caritas si dice d’accordo con quanto affermato poco tempo fa da Monsignor Bruno Schettino, presidente della commissione episcopale per le migrazioni che chiese «il superamento» del reato di clandestinità in Italia.
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/399892/
con la direttiva sui rimpatri.
E Maroni attacca Bruxelles:
«Per altri nessuna censura».
Il Pd: «Figuracce senza fine».
La Caritas: il governo si adegui
La Corte di giustizia dell’Unione europea dice no alla normativa italiana che prevede il reato di clandestinità e che punisce con il carcere gli immigrati irregolari. Secondo i giudici europei, la norma è in contrasto con la direttiva dell’Unione sui rimpatri: il reato di clandestinità - scrivono - può compromettere la realizzazione dell’obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali.
Gli Stati membri, sottolinea la Corte Ue, «non possono applicare una normativa, sia pure di diritto penale, tale da compromettere la realizzazione degli obiettivi perseguiti da una direttiva e da privare quest’ultima del suo effetto utile». Inoltre la Corte ricorda che «se è vero che la legislazione penale rientra in linea di principio nella competenza degli Stati membri e che la direttiva rimpatri lascia questi ultimi liberi di adottare misure anche penali nel caso in cui le misure coercitive non abbiano consentito l’allontanamento, gli Stati devono comunque fare in modo che la propria legislazione rispetti il diritto dell’Unione».
Non si sono fatte attendere le critiche dell’opposizione. Per il presidente dell’assemblea nazionale Pd, Rosi Bindi, «sull’immigrazione le figuracce del governo italiano non finiscono mai»; secondo Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito democratico, «il no della Corte Ue deve far riflettere chi, anche in queste ore, affronta un tema così importante per il nostro futuro come l’integrazione in termini esclusivamente elettorali e demagocici». Di demagogia ha parlato anche il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova («A essere stata bocciata è una norma demagogica e inefficiente che aggrava l’arretrato giudiziario e il sovraffollamento carcerario»).
Per il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, l’eliminazione del reato di clandestinità «accoppiata alla direttiva europea sui rimpatri, rischia di rendere impossibili le espulsioni trasformandole solo in intimazioni ad abbandonare il territorio nazionale entro sette giorni. Questo rende assolutamente inefficaci le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, difende le scelte del governo: «Certe sentenze sono un incoraggiamento per i clandestini e l’Italia dovrà far sentire chiara e forte la sua voce a tutti i livelli europei e internazionali. Sbaglia l’Europa, non l’Italia».
La Caritas ora chiede al governo di intervenire. «Le nostre forti perplessità e le nostre critiche sul reato di clandestinità espresse già nel momento in cui venne introdotto il pacchetto sicurezza, trovano conferma nella sentenza della Corte di Giustizia europea», dice Oliviero Forti, responsabile nazionale immigrazione della Caritas. «Ora - afferma il responsabile nazionale immigrazione della Caritas - ci attendiamo risposte adeguate da parte del governo italiano, e cioè che venga recepita la direttiva dell’Unione europea sui rimpatri e quindi che venga rispettata la sentenza europea». Si tratta - spiega ancora Forti - di dare seguito al principio del «rimpatrio volontario assistito che oltretutto avrebbe costi assai inferiori rispetto ai rimpatri forzati». Quindi il responsabile della Caritas si dice d’accordo con quanto affermato poco tempo fa da Monsignor Bruno Schettino, presidente della commissione episcopale per le migrazioni che chiese «il superamento» del reato di clandestinità in Italia.
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/399892/
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Dio è morto, Marx è morto e anche io non mi sento tanto bene
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