il governo della MelonA

Minsky ha scritto:

marisella ha scritto:
Non ci si puo' far niente che non si puo' vestire, ha le gambe corte, i bozzi a livello del grande trocantere e il culone.Però é il capo del governo.

Minsky ha scritto:

marisella ha scritto:
Non ci si puo' far niente che non si puo' vestire, ha le gambe corte, i bozzi a livello del grande trocantere e il culone.Però é il capo del governo.

Massì, figurati che a me stava pure simpatica.

Rasputin ha scritto:

Minsky ha scritto:

marisella ha scritto:
Non ci si puo' far niente che non si puo' vestire, ha le gambe corte, i bozzi a livello del grande trocantere e il culone.Però é il capo del governo.

Massì, figurati che a me stava pure simpatica.

Perchè adesso non più?

Minsky ha scritto:
Mi è scesa parecchio. Sembrava una leonessa invece è una pecora.

primaverino ha scritto:

Minsky ha scritto:
Mi è scesa parecchio. Sembrava una leonessa invece è una pecora.

Il fatto è che stare all'Opposizione son buoni tutti, ma poi quando devi governare è un altro paio di maniche.

Rasputin ha scritto:

primaverino ha scritto:Il fatto è che stare all'Opposizione son buoni tutti, ma poi quando devi governare è un altro paio di maniche.

No. Il fatto è che sono TUTTI UGUALI.

primaverino ha scritto:

Rasputin ha scritto:

primaverino ha scritto:Il fatto è che stare all'Opposizione son buoni tutti, ma poi quando devi governare è un altro paio di maniche.

No. Il fatto è che sono TUTTI UGUALI.

E' opinione sempre più diffusa e non senza fondamento.
Le percentuali dei votanti, vieppiù in calo, paiono non lasciar spazio a dubbio alcuno.

primaverino ha scritto:Ah, e poi, dopo la messa in onda delle ultime due puntate di Report, ci sarebbe il caso Santanchè...
Subito è partito il refrain della Campagna d'odio e via discorrendo.
Poveri imbecilli!
L'unico che ha incantato il Paese con questa storia è ormai defunto e (gli va riconosciuto) rispetto a questa gentucola, ci fa ancora la figura del gigante; il che è tutto dire.
Se Meloni ha a cuore la propria credibiltà (verso il proprio elettorato, intendo) sta questione la deve risolvere alla svelta, secondo me.

Rasputin ha scritto:
Suggerisco vivamente la lettura di "Saggio sulla lucidità" (mi pare sia questo il titolo in italiano) die  José Saramago.

primaverino ha scritto:Se Meloni ha a cuore la propria credibiltà (verso il proprio elettorato, intendo) sta questione la deve risolvere alla svelta, secondo me.

Ma tu credi (e va beh, credente sei) ancora che i politici cambino qualcosa? Se andare a votare cambiasse qualcosa non ce lo lascerebbero fare.

primaverino ha scritto:

Rasputin ha scritto:
Suggerisco vivamente la lettura di "Saggio sulla lucidità" (mi pare sia questo il titolo in italiano) die  José Saramago.

primaverino ha scritto:Se Meloni ha a cuore la propria credibiltà (verso il proprio elettorato, intendo) sta questione la deve risolvere alla svelta, secondo me.

Ma tu credi (e va beh, credente sei) ancora che i politici cambino qualcosa? Se andare a votare cambiasse qualcosa non ce lo lascerebbero fare.

Recupererò il Saggio appena possibile.

Per il resto, ho detto un'ovvietà circa il fatto che Meloni dovrà fare i conti coi propri elettori.

Conosco anch'io la frase di Mark Twain...  

Rasputin ha scritto:
Invece ti reitero qualcosa che ho già avuto occasione di commentare in passato: secondo te perché per avere diritto al voto basta essere maggiorenni mentre ad esempio per guidare un catorcio di macchina occorre andare a scuola, studiare, e sostenere esami anche abbastanza severi? Insomma dimostrare di sapere quello che si fa, e per votare no.

Solo un esempio eh

primaverino ha scritto:Ah, e poi, dopo la messa in onda delle ultime due puntate di Report, ci sarebbe il caso Santanchè...
Subito è partito il refrain della Campagna d'odio e via discorrendo.
Poveri imbecilli!
L'unico che ha incantato il Paese con questa storia è ormai defunto e (gli va riconosciuto) rispetto a questa gentucola, ci fa ancora la figura del gigante; il che è tutto dire.
Se Meloni ha a cuore la propria credibiltà (verso il proprio elettorato, intendo) sta questione la deve risolvere alla svelta, secondo me.

primaverino ha scritto:

Rasputin ha scritto:
Invece ti reitero qualcosa che ho già avuto occasione di commentare in passato: secondo te perché per avere diritto al voto basta essere maggiorenni mentre ad esempio per guidare un catorcio di macchina occorre andare a scuola, studiare, e sostenere esami anche abbastanza severi? Insomma dimostrare di sapere quello che si fa, e per votare no.

Solo un esempio eh

Perche' votare è un tuo diritto/dovere indipendentemente proprio dal grado di istruzione, dal censo, dalle condizioni personali etc.
Si chiama democrazia.
Ricordo di aver affrontato lo stesso tema anni or sono, sul forum Uaar, con Diegopig.
Lui proponeva lo studio di determinate materie tanto a carico dell'elettorato attivo, quanto di quello passivo.
Ne sarebbe scaturita una sorta di tecnocrazia con un corpo elettorale assai ridotto.
Una sorta di oligarchia/aristocrazia.
Nulla che garantirebbe un miglior risultato in termini di gestione della res publica, in ogni caso.

E senza contare che si presenterebbe il problema di chi debba decidere chi sia all'altezza di poter votare.

EDIT smarfon del cazzo...

primaverino ha scritto:

Rasputin ha scritto:
Invece ti reitero qualcosa che ho già avuto occasione di commentare in passato: secondo te perché per avere diritto al voto basta essere maggiorenni mentre ad esempio per guidare un catorcio di macchina occorre andare a scuola, studiare, e sostenere esami anche abbastanza severi? Insomma dimostrare di sapere quello che si fa, e per votare no.

Solo un esempio eh

Perche' votare è un tuo diritto/dovere indipendentemente proprio dal grado di istruzione, dal censo, dalle condizioni personali etc.
Si chiama democrazia.

Rasputin ha scritto:

primaverino ha scritto:Perche' votare è un tuo diritto/dovere indipendentemente proprio dal grado di istruzione, dal censo, dalle condizioni personali etc.
Si chiama democrazia.

No si chiama idiocrazia. Anche guidare l'auto è un diritto
[...]

1) Non so da voi, ma qui ad esempio per ottenere la cittadinanza tedesca, oltre a soddisfare determinate premesse, occorre sostenere un esamino e dimostrare di

- avere sufficienti conoscenze della lingua
- avere sufficienti conoscenze della geografia
- avere sufficienti conoscenze del sistema socio-politico-elettorale

2) Perché non si applica lo stesso per il diritto al voto?

3) Mi pare il minimo sindacale per evitare i danni peggiori, quelli dovuti alla stupidità ed ignoranza, che sono i peggiori anche perché chi li combina non conosce misericordia. Non può, perché non sa quello che fa.

Rasputin ha scritto:.2) non è una ragione.

Questo solo, perché adesso ho al momento altro da fare

primaverino ha scritto:
2) perche' il suffragio universale non prevede nessuna patente.

primaverino ha scritto:
3) puoi aver ragione, ma purtroppo essere stupidi è spiacevole, ma non illegale e d'altro canto l'idiozia non si può abolire per decreto, ne converrai.

primaverino ha scritto:La democrazia è senza dubbio una forma di governo imperfetta per propria natura, come è evidente e nemmeno risulta particolarmente efficiente e tuttavia pare sia la meno peggio sotto tutti gli aspetti che tutelino le libertà individuali e i diritti civili e politici.
In pratica, una democrazia che tenti di formare dei cittadini dotati di una sorta di "patente" si trasformerebbe in qualcos'altro.
Il prezzo che la democrazia paga a se' stessa è purtroppo assai salato.

primaverino ha scritto:

Rasputin ha scritto:.2) non è una ragione.

Questo solo, perché adesso ho al momento altro da fare

A dopo, non preoccuparti.
E' sempre un piacere.

- Coppiere!
- Eccomi, maestà.
- Altro vino!
- Subito, maestà.
- Mano ferma, versata pulita, molto bene coppiere. Sei professionale.
- Grazie, vostra maestà.
- E questa professionalità va adeguatamente retribuita. Se non sbaglio oggi è giorno di paga.
- Non sbagliate, vostra maestà.
- Ecco dunque a te, mio buon coppiere.
- …
- Che c’è?
- È una cipolla.
- Sì. Ma mica una cipolla normale.
- Ah no?
- Eh no. È una cipolla benedetta.
- Da chi?
- Come da chi? Dal Papa.
- E che ci faccio con una cipolla benedetta dal Papa?
- Un soffritto della madonna.
- Scusate, vostra maestà, io pensavo più a un altro tipo di pagamento.
- Un altro tipo di pagamento dice lui. Ho questa lanugine che m’è cresciuta nell’ombelico.
- No.
- Lanugine di Re.
- No, grazie.
- E che altro ti posso dare… vediamo che c’ho… trovato! Ti posso dare la sifilide!
- Come accettato.
- E allora cosa?
- Vede, ho un cugino che fa il coppiere alla corte d’Inghilterra e lì lo pagano diversamente.
- E quante sante cipolle darebbero quei senzadio d’albione a questo tuo pretenzioso parente?
- No, non cipolle, vostra maestà. Monete. Gli danno nove monete d’argento.
- Nove monete.
- Sì.
- E perché proprio nove?
- È una cifra concordata col sovrano di quelle parti.
- Monete.
- Sì.
- Che volgarità. Ci siamo sempre trovati bene con le cipolle, se mi permetti di citare gli DCCCLXXXIII: perché rovinate un così bel rapporto?
- Mi rendo conto, maestà, ma è un pagamento equo pensato per permettere una vita dignitosa anche a chi fa i lavori più umili. Lo chiamano salario minimo.
- Barbari. Questo salario minimo di cui parli è una pratica oscena e abominevole. Minimo. La parola stessa suona offensiva. Tu ti accontenteresti del minimo? Sii un po’ più ambizioso, ragazzo.
- Mi darebbe il massimo?
- Ti darei in pasto ai miei cani se tu non fossi leggerissimamente sindacalizzato, ma non è questo il punto.
- E qual è il punto?
- Il punto è che non ti rendi conto di cosa comporta mettere in atto un cambiamento del genere? Se ti fossi fermato un attimo a riflettere ti sarebbe subito saltato alla mente il fatto che la tua richiesta, formulata con tanta leggerezza, ha una terrificante conseguenza.
- Che conseguenza?
- Che mi tocca pagarti di più.
- Ma è proprio questo il discorso.
- Dove credi che sarebbe questo Paese col tuo salario minimo? I castelli, i palazzi, le cattedrali, tutte quelle belle cose che abbiamo tirato su opponendoci fieramente all’idea di darvi una paga decorosa. Questo è un Paese fondato sull’assenza del salario minimo.
- Mi rendo conto.
- E poi non facciamo scelte affrettate.
- In che senso?
- Che va ponderata bene. Va discussa, vagliata…
- E mentre ponderate io che faccio?
- Muori di fame. Lo sai fare, no?
- Ho una certa consuetudine, sì. Ma mi perdoni, vostra maestà, com’è che ogni volta che si parla di salario minimo spunta fuori qualcuno che dice che c’è bisogno di ponderare come se fosse un indovinello zen? E come mai chi invita alla calma e alla riflessione è sempre qualcuno che appartiene alla corte reale?
- Vieni qui, dolce coppiere. Avvicinati alla finestra. Lo vedi quello? Sai chi è quello?
- Chi è?
- È la più fragile e sensibile fra le creature di Dio. L’imprenditore. Guardalo, prova un po’ a dire quella cosa che stavi dicendo a me…
- Salario minimo?
- Hai visto? È scappato nei boschi. Si spaventano quando si parla di dignità lavorativa. E, in quanto Re, è mio compito tutelarli.
- Pensavo dovesse tutelare tutti i suoi sudditi.
- Hai fatto il giullare?
- No.
- Hai parenti giullari?
- No.
- Sicuro? Perché c’hai proprio la stoffa. Ascoltami, sta cosa del salario minimo è una moda. Voi sudditi siete così. Vi piglia il momento settimana corta, il momento toast tagliato, il momento salario minimo. V’infervorate, stringete i pugnetti, fate una raccolta firme e finisce lì.
- Vabbè ma che vuol dire, pure altri traguardi sociali son nati così però. Ieri non se ne parlava, oggi se ne parla e domani è legge.
- Va bene, facciamo che domani è legge e tu e i tuoi amici coppieri pigliate ste nove monete. Secondo te chi ce le mette ste nove monete?
- Lei?
- Uno zio giullare?
- No.
- Ce li mette l’imprenditore. Ma io, che sono il Re, mica voglio spaventarlo questo povero imprenditore e allora che faccio? Gli dico, non mettercele tu, cuore, ce le metto io.
- Bravo.
- E le prendo da voi.
- Cosa?
- Le nove monete. Tutte da voi. Vi metto una tassa su… fammi pensare… che fai tu più spesso?
- Piango.
- Una tassa sulle lacrime.
- Però così non risolviamo niente.
- Esatto. E poi metti che io un domani ti alzo le tasse sulle candele, o quelle sul camino, o ti aumento le accise al cavallo. Cosa pensi che succeda?
- Le nove monete si alzano di conseguenza per garantire…
- Stocazzo! Le nove monete stanno lì dove stanno saecula saeculorum.
- Ma siamo punto a capo.
- Vedo che stai cominciando a capire. Non hai notato che anche le persone a favore del salario minimo provengono da corte? Pure quelle dell’ex dinastia regnante che mo si infuocano ma volendo potevano pure lavorarci loro a suo tempo.
- In effetti.
- È un gioco. Son bandierine colorate che agitiamo. La verità è che, guardaci, guarda come viviamo, chi siamo, guarda le professioni che facciamo, come ci vestiamo, non ce ne frega un cazzo di te, di tuo cugino e del salario minimo. E non è cattiveria, buon coppiere, semplicemente non abbiamo la più pallida idea di come si viva senza salario minimo. Insomma, puoi spiegare a un cane com’è essere un pesce, e il cane può pure tifare per il pesce, ma mica per questo si butta in acqua.
- Ma la dignità…
- Ascolta, questo regno esiste per un semplice motivo: ce ne sbattiamo della dignità. È come quando scopo con uno degli stallieri. Chi sta sopra gode, chi sta sotto soffre nella speranza prima o poi di finire sopra. Ma nessuno stalliere mi starà mai sopra perché io ogni giorno lavoro affinché sia così. Sforzarsi per applicare un salario dignitoso già in partenza minerebbe l’idea di prevaricazione e scalata sociale che tutti ci unisce in questa gloriosa schadenfreude lavorativa. Che fai? Piangi?
- È la cipolla.
- Bravo. Son nove monete.

Minsky ha scritto:

Minsky ha scritto: