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Messaggio Da Paolo Sab 8 Mag 2010 - 22:10

Mi sono sempre domandato perchè a noi, esseri umani, piace così tanto la musica. Non vi è alcuna connessione tra gli stimoli che dei suoni ci trasmettono e il piacere di sentirli. C'è qualcuno che ha una idea di perchè la musica sia così tanto apprezzata?
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Messaggio Da ipazia Sab 8 Mag 2010 - 22:52

Penso per lo stesso motivo per cui ci piace un gelato, o un tramonto in una caletta di mare, o il contatto della seta o di un corpo, di un gatto da accarezzare, o il profumo di una rosa, di un glicine. La musica è uno stimolo particolarmente piacevole per il nostro udito. Una combinazione di suoni in precisi rapporti detti armonici che si succedono nel tempo. Un rumore sgradevole sta alla musica come un vecchio lenzuolo cartavetrato sta ad uno di seta. I talebani odiano la musica proprio per questo. Perchè è uno stimolo gradevole per i nostri sensi.
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Messaggio Da Paolo Sab 8 Mag 2010 - 23:46

Quanto tu dici è evidente ma non ha una logica ne una spiegazione per così dire antropologica. Il piacere nel mangaire un cibo con un buon sapore è strettamente collegato con la necessità di nutrici. Così come gli stimoli olfattivi, che ci permettono di distinguere le sostenze nocive, per lo più di sapore sgradevole da quelle commestibili, per lo più di gradevole sapre. L'olfatto poi è un senso fondamentale per molte speeci di animali che li usano per riconoscere le varie sostenze o amici/nemici. Così può valere per il tatto, al fine di evitare di toccare superfici scabrose che potrebbero danneggiare la pelle, ci fa preferire cose con la superfice morbida. Anche la bellezza ovvero la regolarità di un corpo o del viso sono sintomi di buona salute. Penso che, bene o male, ogni nostro piacere ha uno stretto rapporto con un bisogno animale del nostro vivere. Ma la musica no. Almeno per quanto ne sappia io. Ho sentito dire che si potrebbe trattare di un caso. E questo si evidenzia di più con ritimi sincopati, il battere ritmico classico delle musiche primitive. l fatto che la zona del cervello adibita alla percezzione e alla eloaborazione dei rumori sia attigua ad un' altra zona che così stomolta ci da il piacere di sentire un suono che noi definiamo armonica. Ma è solo una ipotesi e non mi risulta vi siano riprove scientifiche. Perciò la tua risposta è in effetti una domanda: perchè la musica è uno stimolo piacevole per i ns sensi. Io non ci riesco a trovare una logica. E a me la musica piace, ma non so perchè !!! E potrebbe essere che, come ipotizzato lo stimolo di quella parte del cervello ci stimol a sua volta ad un movimento che noi chiamiamo ballo. La musica 696401 Chi sa ??
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Messaggio Da ipazia Dom 9 Mag 2010 - 0:13

Il biomeccanicismo è la rovina degli atei. Esiste, molto sviluppata nella nostra specie, ma anche in altre seppur in maniera più limitata, una cosa che si chiama cultura. E' quella cosa che fa dire ai nostri occhi che una villa palladiana è più bella di un condominio di periferia. E' quella cosa che ha trasformato il nutrimento di sussistenza in prelibatezze gastronomiche. Anche la danza è un prodotto culturale, così come il canto. In entrambi i casi una interazione tra il nostro corpo ed una serie di suoni armonici e ritmici. All'inizio, non esisteva neppure la musica, ma solo il ritmo dei tam tam. Ma con la musica si ballava meglio, e si poteva anche non ballare ma semplicemente ascoltare e rilassarsi. L'homo sapiens è un animale culturale i cui sensi, una volta risolto il problema della sopravvivenza, puntano al piacere. La danza può anche essere nata come istintivo atto di corteggiamento, ma il valzer è tutt'altra cosa.
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Messaggio Da Rasputin Dom 9 Mag 2010 - 0:53

ipazia ha scritto:Il biomeccanicismo è la rovina degli atei. Esiste, molto sviluppata nella nostra specie, ma anche in altre seppur in maniera più limitata, una cosa che si chiama cultura. E' quella cosa che fa dire ai nostri occhi che una villa palladiana è più bella di un condominio di periferia. E' quella cosa che ha trasformato il nutrimento di sussistenza in prelibatezze gastronomiche. Anche la danza è un prodotto culturale, così come il canto. In entrambi i casi una interazione tra il nostro corpo ed una serie di suoni armonici e ritmici. All'inizio, non esisteva neppure la musica, ma solo il ritmo dei tam tam. Ma con la musica si ballava meglio, e si poteva anche non ballare ma semplicemente ascoltare e rilassarsi. L'homo sapiens è un animale culturale i cui sensi, una volta risolto il problema della sopravvivenza, puntano al piacere. La danza può anche essere nata come istintivo atto di corteggiamento, ma il valTzer è tutt'altra cosa.

Già. Come il tango ecc

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Messaggio Da Paolo Dom 9 Mag 2010 - 11:48

Inutile dire che dissento dalla tua valutazione. Io sono sempre più convinto che quello che tu chiami biomeccanismo sia alla base di tutto quello che facciamo, così come per altro il senso religioso. La cultura ne ha modificato solo la forma, ma non i principi. Sono, sin dalla prima cellula, sempre gli stessi: sopravvivere e riprodursi. Da li poi discende tutto il resto. Ovviamente è una mia convinzione, per altro fondata su innumerevoli e autorevoli studi. Poi ognuno è libero di condividerla o di criticarla. Ma a me ha sempre convinto e mi ha fatto capire una grande quantità di comportamenti che in altro modo non troverebbero una logica spiegazione.
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Messaggio Da *Valerio* Dom 9 Mag 2010 - 13:10

La musica e' arte.
L'uomo e' quel primate che (servirebbe un'enciclopedia per spiegarlo) ha trasformato " l'affettivita' " in amore, l'aggressivita' in odio, ecc...e la sua cultura ha prodotto l'arte che e' cio' che lo contraddistingue dagli altri esseri viventi.
Non si puo' in un post poter raggruppare tutte quelle implicazioni che andrebbero a spiegare il perche' l'uomo ama la musica!
Servirebbe un'indagine troppo ampia e ci si dovrebbe servire dell'antropologia,della psicologia e della biologia nonche' della filosofia e qui forse l'estetica kantiana puo' dare una mano.

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Messaggio Da davide Dom 9 Mag 2010 - 23:35

Ma sì fondamentalmente ho capito cosa vuole dire Paolo, o almeno credo. Avevo letto qualche tempo di qualche tipo di enzima od ormone che viene rilasciato e provoca piacere nel momento in cui si ascolta della musica. Forse max potrebbe essere più preciso.

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Messaggio Da Paolo Lun 10 Mag 2010 - 18:47

Si Davide hai ragione. E' innegabile che il piacere viene causato dalla stimolazione dei neuro-trasmettitori da parte delle endorfine. E' il meccanismo di azione delle droghe, in particolare della cocaina. Così come degli anti-depressivi. Ora io mi domando perchè la musica provoca un effetto simile. E poi perchè le diverse musiche le associamo a sentimenti ben distinti. La marcia funebre non è uguale al "ballo del qua qua". I canti gregoriani ci danno sicuramente meno carica che la cavalcata delle varchirie (memorabile in Platoon ) Ma perchè ? Mi scuso con ipazia ma la sua posizione non aggiunge nè toglie nulla alla domanda: perchè, quale è il meccanismo che ci fa associare determinati ritmi o melodie a certi stati d'animo? E' una cause sicuramente biologca e non culturale !!
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Messaggio Da Werewolf Lun 10 Mag 2010 - 19:53

Forse (dico forse, non sono certo un esperto) la spiegazione biologica c'è. Innanzitutto, sin da piccoli siamo abituati a sentire il battito cardiaco, in particolare quello materno è il primo 'ritmo' che sentiamo. Ed è, per il bambino,una sensazione piacevole, calda, familiare. Se notiamo, tutte le musiche che mimano il battito cardiaco a riposo nel ritmo tendono a essere musiche che tranquilizzano, rilassano, o che perlomeno non eccitano. C'è poi la questione dell'emulazione. Il corpo (ed il cervello) umano tendono ad essere estremamente 'copiatori' ed empatici rispetto al contesto in cui si trovano. I ritmi più accesi, più veloci, quelli che tendono a farci ballare o tamburellare con le dita o addirittura ad ad urlare e seguire con tutto il corpo la melodia della canzone sono i ritmi del cuore non a riposo, ma durante un emozione forte, che può essere eccitazione sessuale, paura, vibrante attesa, rabbia, ecc. Le canzoni, e le melodie, che trattano di tali argomenti hanno sempre ritmi molto più forti e con numerose varianti, proprio per poter attivare tali stati d'animo, in congiunzione col battito cardiaco, che tramite tali ritmi viene naturalmente modificato. Una marcia funebre o in generale una canzone triste ha un ritmo più lento, poichè mima, e quindi fa mimare al nostro cuore mentre l'ascoltiamo, la sensazione di tristezza, che porta normalmente il cuore a battere più lentamente. La bravura del compositore sta, fra le altre cose, nel riuscire a trovare il ritmo giusto che ci renda 'subliminalmente' empatici con quello che la canzone vuole trasmettere, insieme alla melodia.
P.S. Chi ha detto che i canti gregoriani non ci danno carica? Ce ne sono anche di molto veloci e 'carichi'.
La cavalcata delle Valchirie wagneriana non era citata in Apocalypse Now e non in Platoon, o sbaglio io?

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Messaggio Da Rasputin Lun 10 Mag 2010 - 21:38

Werewolf ha scritto:Forse (dico forse, non sono certo un esperto) la spiegazione biologica c'è. Innanzitutto, sin da piccoli siamo abituati a sentire il battito cardiaco, in particolare quello materno è il primo 'ritmo' che sentiamo. Ed è, per il bambino,una sensazione piacevole, calda, familiare. Se notiamo, tutte le musiche che mimano il battito cardiaco a riposo nel ritmo tendono a essere musiche che tranquilizzano, rilassano, o che perlomeno non eccitano. C'è poi la questione dell'emulazione. Il corpo (ed il cervello) umano tendono ad essere estremamente 'copiatori' ed empatici rispetto al contesto in cui si trovano. I ritmi più accesi, più veloci, quelli che tendono a farci ballare o tamburellare con le dita o addirittura ad ad urlare e seguire con tutto il corpo la melodia della canzone sono i ritmi del cuore non a riposo, ma durante un emozione forte, che può essere eccitazione sessuale, paura, vibrante attesa, rabbia, ecc. Le canzoni, e le melodie, che trattano di tali argomenti hanno sempre ritmi molto più forti e con numerose varianti, proprio per poter attivare tali stati d'animo, in congiunzione col battito cardiaco, che tramite tali ritmi viene naturalmente modificato. Una marcia funebre o in generale una canzone triste ha un ritmo più lento, poichè mima, e quindi fa mimare al nostro cuore mentre l'ascoltiamo, la sensazione di tristezza, che porta normalmente il cuore a battere più lentamente. La bravura del compositore sta, fra le altre cose, nel riuscire a trovare il ritmo giusto che ci renda 'subliminalmente' empatici con quello che la canzone vuole trasmettere, insieme alla melodia.
P.S. Chi ha detto che i canti gregoriani non ci danno carica? Ce ne sono anche di molto veloci e 'carichi'.
La cavalcata delle Valchirie wagneriana non era citata in Apocalypse Now e non in Platoon, o sbaglio io?

Citata in "Apocalypse now", corretto. Per la "Carica", in campo classico suggerisco questo:


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Messaggio Da ipazia Lun 10 Mag 2010 - 21:59

Paolo ha scritto: ... Ma perchè ? Mi scuso con ipazia ma la sua posizione non aggiunge nè toglie nulla alla domanda: perchè, quale è il meccanismo che ci fa associare determinati ritmi o melodie a certi stati d'animo? E' una cause sicuramente biologca e non culturale !!

La spiegazione di werewolf può essere anche plausibile sull'origine della nostra affezione per la musica e per il ritmo. In effetti anche gli animali superiori non sono immuni da tale suggestione e perfino dimostrano delle preferenze. Però, se la cosa fosse così automatica, tutti dovremmo avere le stesse reazioni di fronte alle stesse musiche. Invece la musica che piace all'uno e gli produce orgasmi endorfinici a non finire, può essere addirittura fastidiosa per un altro. Io sfido chiunque di voi a provare le stesse sensazioni per la musica indiana, di un indiano, per la giapponese di un giapponese e così via. Successioni di suoni che per noi sono enigmi incomprensibili, per chi appartiene a quella cultura invece assumono i significati più reconditi. E questa cosa trovo un solo modo per definirla: cultura.
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Messaggio Da davide Lun 10 Mag 2010 - 22:06

ipazia ha scritto:
Paolo ha scritto: ... Ma perchè ? Mi scuso con ipazia ma la sua posizione non aggiunge nè toglie nulla alla domanda: perchè, quale è il meccanismo che ci fa associare determinati ritmi o melodie a certi stati d'animo? E' una cause sicuramente biologca e non culturale !!

La spiegazione di werewolf può essere anche plausibile sull'origine della nostra affezione per la musica e per il ritmo. In effetti anche gli animali superiori non sono immuni da tale suggestione e perfino dimostrano delle preferenze. Però, se la cosa fosse così automatica, tutti dovremmo avere le stesse reazioni di fronte alle stesse musiche. Invece la musica che piace all'uno e gli produce orgasmi endorfinici a non finire, può essere addirittura fastidiosa per un altro. Io sfido chiunque di voi a provare le stesse sensazioni per la musica indiana, di un indiano, per la giapponese di un giapponese e così via. Successioni di suoni che per noi sono enigmi incomprensibili, per chi appartiene a quella cultura invece assumono i significati più reconditi. E questa cosa trovo un solo modo per definirla: cultura.
Su questo sono d'accordo con te, ma credo che quanto detto da werewolf sia valido per tutte le culture. Difficilmente una musica che viene pensata e scritta per dare la carica avrà un ritmo lento.

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Messaggio Da ipazia Lun 10 Mag 2010 - 22:47

davide ha scritto: Su questo sono d'accordo con te, ma credo che quanto detto da werewolf sia valido per tutte le culture. Difficilmente una musica che viene pensata e scritta per dare la carica avrà un ritmo lento.

E' evidente che una musica che abbia scopi militari dovrà segnare il passo dei soldati e nella "carica" dovrà accellerare il ritmo. Ma se per "carica" intendi quell'insieme di sensazioni piacevoli che si instaurano nel nostro corpo ascoltando la musica, ripeto che ogni cultura ha i suoi codici semantici e che le differenze possono essere così grandi da produrre veri e propri linguaggi musicali non comunicanti. La musiche orientali utilizzano spesso ritmi a noi completamente avulsi: 5/4, 7/8 ed anche negli intervalli armonici vi sono grosse differenze: dai quarti di tono della musica araba, coi suoi effetti di glissando che noi percepiamo come una interminabile cantilena, fino al tono e mezzo della musica esatonale cinese. Sulla struttura biologica del battito cardiaco si è instaurata troppa sovrastruttura culturale. Ma alla fine è questa che determina le nostre reazioni emotive. Nulla vieta il multilinguismo musicale. Ma la sua sostanza è l'apprendimento di lingue diverse e non l'unificazione su una base biologica piuttosto banale musicalmente parlando.
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Messaggio Da Rasputin Lun 10 Mag 2010 - 22:51

ipazia ha scritto:
davide ha scritto: Su questo sono d'accordo con te, ma credo che quanto detto da werewolf sia valido per tutte le culture. Difficilmente una musica che viene pensata e scritta per dare la carica avrà un ritmo lento.

E' evidente che una musica che abbia scopi militari dovrà segnare il passo dei soldati e nella "carica" dovrà accellerare il ritmo. Ma se per "carica" intendi quell'insieme di sensazioni piacevoli che si instaurano nel nostro corpo ascoltando la musica, ripeto che ogni cultura ha i suoi codici semantici e che le differenze possono essere così grandi da produrre veri e propri linguaggi musicali non comunicanti. La musiche orientali utilizzano spesso ritmi a noi completamente avulsi: 5/4, 7/8 ed anche negli intervalli armonici vi sono grosse differenze: dai quarti di tono della musica araba, coi suoi effetti di glissando che noi percepiamo come una interminabile cantilena, fino al tono e mezzo della musica esatonale cinese. Sulla struttura biologica del battito cardiaco si è instaurata troppa sovrastruttura culturale. Ma alla fine è questa che determina le nostre reazioni emotive. Nulla vieta il multilinguismo musicale. Ma la sua sostanza è l'apprendimento di lingue diverse e non l'unificazione su una base biologica piuttosto banale musicalmente parlando.

Però a me pare che la percezione di tutte queste varianti rimane condizionata da basi più psicofisiologiche che culturali. O dico una cazzata.

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Messaggio Da ipazia Lun 10 Mag 2010 - 23:13

Blush response ha scritto: Però a me pare che la percezione di tutte queste varianti rimane condizionata da basi più psicofisiologiche che culturali. O dico una cazzata.

Dalla facilità con cui si arriva a forme sincretiche di esperienza musicale, al fusion per intenderci, e dal fatto che malgrado le differenze culturali tutti i gruppi etnici abbiano elaborato più o meno complessi linguaggi musicali, direi che l'esistenza di comuni denominatori psicofisiologici è scontata. Però uno studio di questi fenomeno dovrebbe, come diceva Valerio, basarsi su strumenti di indagine molto sofisticati e con protocolli di validazione assai severi, per evitare semplificazioni terra-terra. Per ora la scienza si è soffermata assai di più, e giustamente, a quantificare i danni prodotti dalle onde sonore. Ha indagato parametri quali intensità, frequenza, impulsività (cioè se un suono è continuo o pulsante, cioè ritmico). Le basse frequenze interagiscono soprattutto con l'area viscerale, le medie con la struttura ossea, e quelle medio alte particolarmente col cranio. Le frequenze acute sono le prime che perdiamo in caso di danno uditivo. Sicuramente ci saranno studi di psicofisiologia musicale mirati. Ma non appartengono al mio campo di lavoro.
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Messaggio Da Rasputin Lun 10 Mag 2010 - 23:18

ipazia ha scritto:
Blush response ha scritto: Però a me pare che la percezione di tutte queste varianti rimane condizionata da basi più psicofisiologiche che culturali. O dico una cazzata.

Dalla facilità con cui si arriva a forme sincretiche di esperienza musicale, al fusion per intenderci, e dal fatto che malgrado le differenze culturali tutti i gruppi etnici abbiano elaborato più o meno complessi linguaggi musicali, direi che l'esistenza di comuni denominatori psicofisiologici è scontata. Però uno studio di questi fenomeno dovrebbe, come diceva Valerio, basarsi su strumenti di indagine molto sofisticati e con protocolli di validazione assai severi, per evitare semplificazioni terra-terra. Per ora la scienza si è soffermata assai di più, e giustamente, a quantificare i danni prodotti dalle onde sonore. Ha indagato parametri quali intensità, frequenza, impulsività (cioè se un suono è continuo o pulsante, cioè ritmico). Le basse frequenze interagiscono soprattutto con l'area viscerale, le medie con la struttura ossea, e quelle medio alte particolarmente col cranio. Le frequenze acute sono le prime che perdiamo in caso di danno uditivo. Sicuramente ci saranno studi di psicofisiologia musicale mirati. Ma non appartengono al mio campo di lavoro.

Con tutto il rispetto: fare una pippa a un lucchetto non lo rende più lucido. E nemmeno schizza.

EDIT: occhio, l'interazione delle frequenze con le varie gradazioni di mollezza delle parti del corpo hanno un'attinenza di natura prettamente fisica, non fisiologica. Né tantomeno culturale.

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Messaggio Da ipazia Lun 10 Mag 2010 - 23:44

Se ti viene una bella ulcera da basse frequenze, o una cefalite cronica da frequenze più alte, forse ci va di mezzo anche la fisiologia. Comunque, ripeto, su questi campi la scienza ha indagato a fondo. Su altri rivolgiti altrove. Io resto dell'opinione che l'arte sia un prodotto culturale e mi auguro che la ricerca sul corpo umano si occupi di cose più serie che stabilire la quantità media pro capite di endorfine di una canzone dei Beatles.
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Messaggio Da Rasputin Mar 11 Mag 2010 - 10:31

Beh io parlavo della percezione, sul fatto che l'arte sia un prodotto culturale non ci piove

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Messaggio Da Werewolf Mar 11 Mag 2010 - 17:52

Il mio discorso difatti valeva per quel che riguardava il ritmo. Quello, a mio avviso, risulta 'universale'. Per quanto una canzone possa essere avulsa dal nostro background musico-culturale, sappiamo sempre riconoscere se è allegra o triste o quant'altro. La sovrastruttura culturale a cui faceva riferimento Ipazia sta a mio avviso non nel ritmo ma nella melodia. Il modo in cui 'contare' il ritmo e di conseguenza come esso si leghi alla melodia dipende in massima parte dall'ambito culturale in cui la musica si sviluppa. Pensiamo un attimo a quali sono gli strumenti più primitivi: la voce e le percussioni. Se notiamo, nelle culture 'primitive' la voce accompagna con suoni e versi ripetuti il suono delle percussioni (mi vengono in mente le danze africane o quelle tribali dei nativi americani). Gli strumenti a fiato, quali flauti e armoniche o quelli a corda, quali chitarre(e similari) o violini nascono molto dopo e dipendentemente dal contesto ambientale in cui ci si trova(non si può fare un violino senza il legno adatto e animali che offrano il pelo necessario, per esempio) e sono quelli che fanno nascere il concetto di melodia e il modo in cui essa si lega al ritmo. Questa potrebbe essere a mio avviso una spiegazione delle differenze musicali delle varie culture, e di tale sovrastruttura. peraltro è una sovrastruttura che tende sempre a modificarsi, dato che le melodie sono estremamente variabili, anche grazie all'invenzione di nuovi strumenti(mi riferisco in particolare a quelli elettronici).

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Messaggio Da Paolo Mar 11 Mag 2010 - 19:24

A me sembra molto interessante e convincente la relazione tra il ritmo sincopato e il battito cardiaco. Forse non c'è nessuna prova, però mi sembra una spiegazione più che plausibile.

Però a mio avviso si è fatta un po' di confusione tra cause ed effetti. Nessuno nega che la musica, partita probabilmente dalla semplice percussione ritmica del battere e delle voce, per arrivare fino alle melodie più raffinate, abbia subito l'influenza della evoluzione e della cultura. Ma questo non sposta il problema. La questione è il perchè e non il come. Io stesso a volte mi meraviglio come una certa musica mi posa dare così tanta carica, mentre altra mi possa far divenatre malinconico e triste. E a mio avviso in modo instintivo e non culturale. Io, anche se ascolto spesso e apprezzo la musica, non sono di sicuro un esperto. Però la sensazione che trasmette può essere così intensa che va oltre la capacità di analisi o di conoscenza delle melodie. Ci deve essere un meccanismo molto più complesso alla base di questo fenomeno. Non condivido la semplificazione che fa l'amico Ipazia circa l'importanza che tale fenomeno possa avere. Basti pensare che masse la musica è capace di muovere o di condizionare. E' sufficente pensare al fatto che in una carica un tempo c'era un trombettiere che suonava appunto la carica. Con la musica si può ottenere quasi un effetto ipnotizzante. Penso che in una carca di cavalleria il suona della tromba abbia dato una tale carica che la gente andava a morire con tale slancio che nemmeno le anfetamine sanno dare. Non mi sembra cosa da poco. Forse l'utilizzo delle cornamuse in azioni belliche da parte degli scozzesi poteva si essere solo un fatto culturale. Ma sono veramente una mosca bianca!!

E io mi domando: perchè determinati suoni muovono in noi certi istinti (quello aggressivo per una carica o la danza dei Maori) e invece ci danno sentimenti di tristezza come il silenzio suonato da Nini Rosso? Per me è un bel fatto !! E mi sento di sostenere che sia un fatto istintivo e non culturale. La cultura ne ha modificato solo le modalità, il come, ma non ha avuto nessuna influenza sull'effetto primario.

PS. Chiedo venia la carica delle Valchirie era nel film Apocalypse Now e non Platoon !!! Che asino !!! La musica Icon_rendeer
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Messaggio Da davide Mar 11 Mag 2010 - 21:55

Paolo ha scritto:E' sufficente pensare al fatto che in una carica un tempo c'era un trombettiere che suonava appunto la carica. Con la musica si può ottenere quasi un effetto ipnotizzante. Penso che in una carca di cavalleria il suona della tromba abbia dato una tale carica che la gente andava a morire con tale slancio che nemmeno le anfetamine sanno dare.
Occhio che qui vai fuori strada. Il trombettiere che suonava la carica, nelle epoche a cui fai riferimento tu, dava solo un segnale, riconosciuto il quale partiva appunto l'assalto. Non era la musica in sè a dare la carica, era un suono equivalente alla pistola dello starter, dal punto di vista funzionale.
La cavalleria (ma così anche i reparti di fanteria) partiva alla carica e affrontava il fuoco nemico perchè quello, paradossalmente, era l'unica speranza di sopravvivere: se ti rifiutavi o peggio provavi a darti alla fuga, venivi immediatamente giustiziato, sul posto.
EDIT: un esempio più azzeccato sarebbero forse le tante canzoni e marce, che avevano lo scopo di dare ritmo durante le marce, appunto, facilitando l'unione del reparto e contribuendo a creare lo spirito di corpo (pensa per esempio alle innumerevoli canzoni degli alpini, dei bersaglieri o dei paracadutisti).

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Messaggio Da Rasputin Mar 11 Mag 2010 - 22:05

davide ha scritto:partiva alla carica e affrontava il fuoco nemico perchè quello, paradossalmente, era l'unica speranza di sopravvivere: se ti rifiutavi o peggio provavi a darti alla fuga, venivi immediatamente giustiziato, sul posto.

Che abitudine di merda.

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Messaggio Da davide Mar 11 Mag 2010 - 22:30

Non sto dando giudizi di merito: mi limito a descrivere la situazione com'era.

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Messaggio Da Rasputin Mar 11 Mag 2010 - 22:41

davide ha scritto:Non sto dando giudizi di merito:

Io sì

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Messaggio Da SergioAD Mer 12 Mag 2010 - 5:51

Sentite che dice Roger Norrington, sentite il tema da “Pomp and Circumstance marcia n1” di Edward Elgar e guardate la gente.

Se avete resistito fino in fondo forse ne è valsa la pena.


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Messaggio Da Be.Human Mer 12 Mag 2010 - 12:14

la musica, a mio parere è la forma d'arte che più si avvicina alla logica. Se si studia più approfonditamente la musica, si scopre che la musica viene scritta con forme matematiche (gli spartiti, tablature ecc) ritmica, solfeggi ecc, e non solo, la musica, inteso anche come suono, è uno dei pilastri portanti della fisica, dell'astronomia, della medicina e così via.
La musica probabilmente, è l'unica forma d'arte che unisce emotività e logica, per questo il 99% delle persone prova piacere ad ascoltare la musica, poi i generi musicali sono gusti soggettivi La musica 315697
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Messaggio Da AteoCorporation Mer 12 Mag 2010 - 12:35

Quando ascoltiamo musica il cervello produce delle sostanze che ci fanno sentire bene, è la stessa cosa che accade quando ci innamoriamo, non è qualcosa di trascendente, il cervello produce delle molecole che ci fanno entrare in particolari stati d'animo che chiamiamo amore, odio ecc.
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Messaggio Da Paolo Mer 12 Mag 2010 - 20:49

AteoCorporation ha scritto:Quando ascoltiamo musica il cervello produce delle sostanze che ci fanno sentire bene, è la stessa cosa che accade quando ci innamoriamo, non è qualcosa di trascendente, il cervello produce delle molecole che ci fanno entrare in particolari stati d'animo che chiamiamo amore, odio ecc.

Scusami ma tu dici una cosa ovvia. Non vi sono dubbi che lo stato di benessere in senso lato (compreso l'innamoramento) sia provocato da una produzione di endofine che chiudendo i circuiti nervosi (le sinapsi) ci fanno star bene. E' questo il meccanismo con cui agiscono gli anti-depressivi e in modo ovviamente ben più deciso le droghe come la cocaina. Ti ho detto questo non per farmi vedere erudito in materia (che per altro putroppo lo sono in quanto soffro di depressione da moti anni) ma per sottolineare il fatto che sicuramente la musica ci provoca questo fenomeno.

Ma la questione è perchè? L'innamoramento è finalizzato alla riproduzione. Il fatto di vedere un bel viso, cosa che si è dimostrato provoca una produzione di endorfine, ci spinge a scegliere un partner bello perciò sano. E così via... Ci sono mille esempi di questo fenomeno. Tutto ha una sua, più o meno evidente, logica d'essere. Ma non riesco a trovare la connessione con la musica. Perchè la natura ci ha dato questo "istinto" ? A quale fine? E' del tutto casuale ? A mio avviso è molto improbabile. E' una spinta troppo forte e presente in tutte le razze, cuture, età. Non può essere una semplice coincidenza.
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Messaggio Da AteoCorporation Gio 13 Mag 2010 - 10:39

Paolo ha scritto:
Ma la questione è perchè? L'innamoramento è finalizzato alla riproduzione. Il fatto di vedere un bel viso, cosa che si è dimostrato provoca una produzione di endorfine, ci spinge a scegliere un partner bello perciò sano. E così via... Ci sono mille esempi di questo fenomeno. Tutto ha una sua, più o meno evidente, logica d'essere.

Secondo gli esperti, ci sono prove che anche negli animali esistono capacità musicali di qualche tipo, che rendono possibile il riconoscimento delle melodie.

Per non parlare del canto degli uccelli e delle balene, che sembrano utilizzare gli stessi intervalli musicali che sono una caratteristica universale della musica umana. Si tratta probabilmente di un tratto evoluto più volte, che ha raggiunto nell'uomo un notevole grado di specializzazione, insieme a un'altra caratteristica - il linguaggio.

Probabilmente ci piace perchè alla fine è una sorta di linguaggio innalzato, anche guardare un bel quadro ci può far sentire bene e non è una cosa finalizzata come l'accoppiamento.

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Francesco Avella, esponente dell'Esistenzialismo Ateo.
Autore del romanzo
Una Mente Senza Dio e del pamphlet polemico FIERO DI
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con prefazione a cura dello scrittore Ennio Montesi.
Scrive articoli per l'Associazione UAER - Unione Atei Emancipati Razionalisti.


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