Mi (ri)presento

Werewolf ha scritto: sono ateo convinto e anticlericale.

Utente X ha scritto:Ma mi spieghi come fai a leggere i miei Testi Sacri partendo dall'idea che sono cazzate? cioè come fa una persona a leggere dei mapponi controvoglia e in più senza capirne il senso

Werewolf ha scritto:E' questo il punto. Quando ho cominciato a studiarli, l'ho fatto perché ero in 'ricerca'.

Sono stato cresciuto da simpatizzanti dei TdG, quindi in casa il discorso Bibbia si faceva. Dato che i miei erano solo simpatizzanti(e all'acqua di rose), però, non mi hanno mai imposto nulla. Nel momento in cui, però, crescendo, ho sentito il bisogno se non altro di capire il sentimento religioso delle persone, come facevano ad interfacciarsi con dio, in particolare col dio del cattolicesimo, che a mio avviso è il cristianesimo più 'completo', migliore per certi versi rispetto a tutti gli altri, per varie motivazioni.

Per cercare di capire, ho cominciato a leggere la Bibbia, sperando che arrivasse a dire anche a me quello che diceva ai credenti, con il supporto di vari ausili, quali esegesi cattoliche, note di critica testuale, note di interpretazione... Questo alla ricerca di una risposta da parte di quel dio tanto amato ed adorato dai suoi fedeli. Ho provato ad aprirmi alla fede, più di una volta, e a una dimensione trascendente. Il problema era che la Bibbia si dimostrava, mano a mano che la leggevo, tutto tranne che un testo che potesse essere stato ispirato in qualche misura da un dio onnipotente e benevolo, ma sempre più un libro umano, scritto da uomini per uomini in epoche antiche, dove l'ignoranza, in termini conoscitivi ed etici, imperava.
Ho cercato di vederla con gli occhi della fede, ed è una cosa che per certi versi mi riesce tuttora, il che, mi sembra, ma posso sbagliare mi rende un po' più empatico verso i credenti, rispetto invece a certi ateacci materialisti fino al midollo che, come fux, pongono delle basi e da lì non si spostano nemmeno per cercare di capire il punto di vista altrui(e lo posso capire, specialmente quando si cerca di far capire un concetto per l'ennesima volta, o quando l'interlocutore cerchi di girare la frittata in modi assurdi o nega l'evidenza dei fatti); è un atteggiamento che capisco, e che alle volte mi tenta, ma che non condivido, perché ritengo che il dialogo, se si svolge con onestà intellettuale, caratteristica rara nei credenti con cui ho avuto a che fare, devo dire, può essere tranquillo e disteso.
Non sono riuscito a trovare la fede, però. E' una chiave di lettura che so utilizzare, ma che non riesco ad applicare per me, e questo semplicemente perché quando l'ho cercato, dio non c'era. Sono addirittura andato in chiesa a seguire alcuni riti, sebbene non partecipandovi direttamente, dato che non sono battezzato. Ma non è servito. Dio non c'era. Allora mi chiesi il perché, e soprattutto mi chiesi perché sentivo questo bisogno di qualcosa che vada 'oltre', e che però a quanto pare non comprendeva Dio. E allora scoprii che non c'era bisogno di religione o di Sacre Scritture per trovare questa dimensione trascendente, questa affermazione del bene e della giustizia nell'uomo. Cominciai a studiare ancora più approfonditamente la storia, che già mi appassionava dalla terza elementare in poi (questa 'ricerca' di Dio è avvenuta più o meno durante i primi tre-quattro anni delle superiori) e capii che l'uomo aveva fatto cose meravigliose, direi quelle migliori, quando la religione(con religione intendo qui un pensiero dogmatico ed accettato passivamente, quindi anche un credo politico, quale comunismo e fascismo, per esempio) ha avuto meno potere, e l'uomo era libero di elaborare quel trascendente e quella dimensione come meglio voleva, mettendo al centro non un'ipotesi, per quanto interessante e semplice, ovvero Dio, ma una certezza, ovvero l'esistenza dell'uomo e l'uomo stesso. Il Rinascimento è l'epoca d'oro della storia, e dell'arte, mentre l'Illuminismo è a mio avviso l'epoca d'oro per quel che riguarda il diritto e la concezione dell'uomo. Se proprio dovessi scegliere un mio testo sacro, credo che sarebbe questo paragrafo dalla Dichiarazione d'Indipendenza Americana:

Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire
questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal
consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a
negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo
governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al
popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.e senza credere necessariamente ad un creatore, ma al semplice fatto che tutti nasciamo.

Mi resi però conto che per tutta la loro storia, tutte le religioni e il cattolicesimo in primis, avevano negato tutte le conquiste fatte dall'uomo, in questo ed in altri campi, alle volte per un buon fine, molte altre per uno cattivo. Non potevo pensare di affidarmi davvero a gente che si riteneva seriamente ed orgogliosamente discendente, ideologicamente parlando, delle persone che tanto male avevano fatto a milioni di persone nei secoli, negando quegli stessi principi che permettono loro di essere liberi e di poter esporre la propria opinione.

Io non parto, quando leggo la Bibbia, dall'idea che siano tutte cazzate, cerco di leggerla facendo in modo che possa adeguarsi a quelle conquiste dell'etica, della scienza, della storia. Ci sono cose buone nella Bibbia, ma tutta insieme e come viene usata dalle religioni risulta un libro inutile e pericoloso. La leggo come leggerei Dante: non lo prendo come verità assoluta, ma cerco di capire cosa c'è di buono per me.

Non c'è bisogno di credere in Dio per trovare bello il Cantico dei Cantici o la riflessione sulla vita e la morte dell'Ecclesiaste, così come non c'è n'è bisogno per apprezzare il Requiem di Mozart o la musica di Bach, la poesia di Leopardi o l'alto valore letterario di alcuni poeti e filosofi religiosi o meno.