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Morali senza Dio

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Messaggio Da Sabre03 Lun 19 Mar 2012 - 19:03

E' essere atei che consente di essere liberi di "produrre etica".....
Se si crede ci si vincola.
Non è quindi indifferente essere o meno credenti pur essendo la morale un prodotto umano. Lo è dal nostro punto di vista di atei, però, perchè Loro (esiste un loro) pongono Dio vivente qui ed ora, fonte stessa della Verità morale.  Ne viene una distorsione della realtà stessa per entrare in una finzione ben diretta dal potere religioso e politico.
Quanto spazio rimane ad essi? Quanto ne rivendicano a chi Viene posto come proprio creatore? Quanto spazio sono disposti a prendersi tenuto conto del fatto che è in gioco la loro immortalità?
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Messaggio Da Cosworth117 Lun 19 Mar 2012 - 20:37

Devo dire che è un bel topic. Io penso che i credenti siano molto limitati e vincolati dalla propria fede. Tutto questo però è solo una mera teoria. Tutti sappiamo che esiste il fattore incoerenza. La mia opinione è che i credenti, pur essendo soggetti a regole prestabilite, molte volte se ne freghino e facciano di testa loro. Il fattore incoerenza è controbilanciato dal fattore perdono/confessione, che la Chiesa mette a disposizione dopo aver commesso il peccato. A che pro vietare qualcosa se poi puoi essere perdonato anche commettendo il fatto?

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Messaggio Da Tomhet Lun 19 Mar 2012 - 21:00

Secondo me al riguardo è necessario specificare chi intendiamo con "credenti", perché se rientrano nella categoria la gente che non va in chiesa da anni, non ha mai letto la bibbia e durante la settimana se ne strafotte delle regole della sua religione, questi probabilmente non hanno nessuna difficoltà, se lo vogliono davvero, a modificare la propria morale senza andare a vedere cosa dice la religione.

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Messaggio Da Sabre03 Lun 19 Mar 2012 - 21:35

Ma lo spazio che resta loro sarebbe equivalente al nostro.... cosa assolutamente falsa anche se non si ragiona in termini di "noi" e di "loro" (ossia generalizzando per capire e non per etichettare). La nostra libertà è voluta la loro è estorta al regista della fiction, è peccato. A parità di vincoli se il credente crede ha necessariamente n gradi di libertà in meno rispetto ad un ateo.

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Messaggio Da Sabre03 Lun 19 Mar 2012 - 21:39

Se la libertà di coscienza venisse intesa come la intendiamo noi, non esisterebbe il peccato, non esisterebbe la confessione. Mi pento rispetto a cosa se la mia libertà di coscienza è totale? Se c'è una Verità dov'è la mia libertà? E' nel peccato. La libertà di coscienza deriva per i credenti dal riconoscimento della natura peccaminosa dell'uomo per cui la VERA libertà per i cristiani è in Cristo stesso. Non per nulla ci si libera dal peccato e si percorre la retta via se quegli insegnamenti sono interiorizzati.....Non per nulla per l'etica dei credenti è Dio che si pone come principio e fine di ogni cosa. Poi semmai viene la dignità dell'uomo...

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Messaggio Da Paolo Lun 19 Mar 2012 - 22:27

Le religioni non hanno fatto altro che fare proprie e codificare le regole morali ed etiche del vivere. Inoltre la religione ha legittimato il tutto con dio. Ma le religioni impongono una morale di fatto già esistente. Mai ne ha creata una nuova partendo dal nulla. Infatti la morale cambia nel tempo e nei luoghi seguendo gli eventi storici e culturali delle varie nazioni o comunità anche se di fatto sono tutti cristiani.

Il vero problema è che la morale è una cosa del tutto relativa ed è soggetta all'interpretazione. Così una struttura autorevole, Chiesa o setta che sia, impone di fatto quello che vuole, anche uccidere in nome di dio. Come vedi la morale è del tutto relativa per tutti, non solo per gli atei. Anzi io direi che gli atei di fatto hanno una morale più solida e stabile perchè si basa su principi del tutto umani e perciò assai più condivisa da tutti.

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La questione se  "Il mondo sia stato creato da Dio, il quale è sempre esistito" si semplifica in "Il mondo è sempre esistito". E' superfluo, e quindi, secondo il rasoio di Occam, sbagliato in senso metodologico, introdurre Dio per spiegare l'esistenza del mondo.

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Messaggio Da Cosworth117 Lun 19 Mar 2012 - 22:56

Verdone per Paolo. Lo pensavo da tempo, ma non ho mai trovato le parole. Hai spiegato tutto alla perfezione. Da incorniciare. mgreen

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Messaggio Da Minsky Mar 20 Mar 2012 - 0:35

Paolo ha scritto: ...
Morali senza Dio 97941 Morali senza Dio 680230 Mi associo. Poche righe ma dense. Morali senza Dio 605765

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Messaggio Da Sabre03 Mar 20 Mar 2012 - 9:03

Paolo ha scritto:Le religioni non hanno fatto altro che fare proprie e codificare le regole morali ed etiche del vivere. Inoltre la religione ha legittimato il tutto con dio. Ma le religioni impongono una morale di fatto già esistente. Mai ne ha creata una nuova partendo dal nulla. Infatti la morale cambia nel tempo e nei luoghi seguendo gli eventi storici e culturali delle varie nazioni o comunità anche se di fatto sono tutti cristiani.

Il vero problema è che la morale è una cosa del tutto relativa ed è soggetta all'interpretazione. Così una struttura autorevole, Chiesa o setta che sia, impone di fatto quello che vuole, anche uccidere in nome di dio. Come vedi la morale è del tutto relativa per tutti, non solo per gli atei. Anzi io direi che gli atei di fatto hanno una morale più solida e stabile perchè si basa su principi del tutto umani e perciò assai più condivisa da tutti.

right

di questo siamo perfettamente coscienti perchè siamo atei. Quando si decide di credere si abdica al proprio ruolo per delegare altri NON a produrre MA a difendere l'oggettività di una etica che viene dalla sacralità di dio...... La loro cultura è sistematicamente orientata a trovare giustificazioni a che la morale NON è e NON sia prodotto dell'uomo. Per cui essere atei è uscire dall'impasse "Dio mi dice" e consente di fondare una etica sull'uomo e sulla sua dignità.
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Messaggio Da Griiper McCloubit Mar 20 Mar 2012 - 10:11

Paolo ha scritto:Le religioni non hanno fatto altro che fare proprie e codificare le regole morali ed etiche del vivere. Inoltre la religione ha legittimato il tutto con dio. Ma le religioni impongono una morale di fatto già esistente. Mai ne ha creata una nuova partendo dal nulla. Infatti la morale cambia nel tempo e nei luoghi seguendo gli eventi storici e culturali delle varie nazioni o comunità anche se di fatto sono tutti cristiani.

Il vero problema è che la morale è una cosa del tutto relativa ed è soggetta all'interpretazione. Così una struttura autorevole, Chiesa o setta che sia, impone di fatto quello che vuole, anche uccidere in nome di dio. Come vedi la morale è del tutto relativa per tutti, non solo per gli atei. Anzi io direi che gli atei di fatto hanno una morale più solida e stabile perchè si basa su principi del tutto umani e perciò assai più condivisa da tutti.

Mi associo a Cos e Minsky: verde.
Solo un piccolo appunto. Secondo me il problema non è tanto che la morale sia interpretabile, quanto che la religione impone la propria visione della morale per fede.
Il problema principale quindi è la fede. In nome della fede si può fare ed accettare di tutto.
E ora mi sorge un dubbio: esiste o potrebbe esistere una morale non interpretabile? cioè una morale condivisibile da tutti, una morale "oggettiva"?

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Messaggio Da Sabre03 Mar 20 Mar 2012 - 13:01

Griiper McCloubit ha scritto:


...
Solo un piccolo appunto. Secondo me il problema non è tanto che la morale sia interpretabile, quanto che la religione impone la propria visione della morale per fede.
Il problema principale quindi è la fede. In nome della fede si può fare ed accettare di tutto.
E ora mi sorge un dubbio: esiste o potrebbe esistere una morale non interpretabile? cioè una morale condivisibile da tutti, una morale "oggettiva"?

Top. Hai colto il punto.
Il credente modifica la realtà e vi ricomprende anche ciò che la trascende. C'è un dio che gli parla, a cui si confida, che gli appare ne più ne meno che ai tempi di Omero.
Una etica oggettiva c'e' (l'uomo l'ha resa tale) ed e quella che ha ispirato la carta dei diritti del 1948 e le successive costituzioni. Ma e pur sempre una adesione a dei principi fondamentali da cui possono o meno desumersi diritti nuovi e maggiori libertà
Non per nulla quella carta non fu firmata dal clero di Roma: perché non fu dio (ossia loro) a redigerla ma e il prodotto del pensiero occidentale e dunque anche nostro ossia dell'ateo. Dio non ha parlato in quel modo. C'è dunque uno scollamento fra ciò che e' e cio che si vorrebbe in quanto fedeli.....che il cattolico non sa ricucire se non peccando.
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Messaggio Da Paolo Mar 20 Mar 2012 - 14:30

A mio avviso la questione è molto complessa e assai dibattuta. Griiper, la morale imposta dal qualsiasi religione è sempre una interpretazione di regole generali. Il concetto di base rimane del tutto teorico e di fatto non vuol dire nulla. Io ho sempre attaccato questo punto il credo cristiano che propaganda per assoluto quello che in effetti è una grossa stronzata ovvero la morale religiosa.

Ti faccio un esempio. Mosè è è ritornato dal monte Bianco ( mgreen non mi ricordo il nome) con le tavole dove c'erano i dieci comandamenti. Il tredicesimo era "non uccidere". Mi sembra chiaro e semplice. Però come ben sappiamo è un principio molto labile e detto così non ha alcun senso e valore pratico. E allora non puoi uccidere nemmeno per legittima difesa? Behh si! Poi però la legittima difesa si estende anche alle comunità. Così è legittimata la guerra e la repressione. Un soldato può uccidere una persona che non ha mai visto prima e che sicuramente a lui non ha mai fatto niente. Lo stesso il poliziotto. E che dire del boia? Uccidono però non sono peccatori!!

L'ottavo dice "non dire falsa testimonianza" Ma chi decide quale è il tribunale che ha diritto a giudicare? Un Perlasca che come console italiano a Budapest, mentendo e giurando il falso alle autorità naziste ha salvato migliaia di ebrei è un peccatore? No di sicuro. E' un eroe. Faccio esempi al limite per rendere l'idea!!

Ma nemmeno gli integralisti che pretendono di seguire alla lettera la parola di dio devono inevitabilmente interpretare a loro piacimento le cose come fa a loro comodo. Uccidono, picchiano donne e bambini. Voglio imporre nel nome del loro dio le loro idee a tutti. Si potrebbe andare avanti fin che vuoi a descrivere le assurdità di chi ha la pretesa di seguire alla lettera la bibbia o il vangelo.

Ci si deve convincere che non esiste la Morale. Ogni tentativo di codificarla in modo rigido non ha alcun senso. E questo perchè non è una legge fisica che, volenti o nolenti segue le sue regole. La morale è un invenzione dell'uomo che si è resa necessaria quando ha iniziato a vivere in comunità. La morale è l'insieme delle regole del vivere comune. Qualcuno qui aveva scritto che se vivi da solo, diciamo da selvaggio, non hai bisogno della morale. Ed è vero.

Il problema è che i cattolici (parlando dell'Italia) si sono appropriati, così per altro come ogni altra religione al mondo, del diritto, in nome di un fantomatico dio, di gestire questa "necessità sociale" per imporre quello che loro ritengono giusto che sia, con il deterrente o meglio spauracchio dell'inferno. Ma è più che evidente che è il modo, assai efficacie, di controllo sulle masse ignoranti! E funziona molto bene!!!!!

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Messaggio Da ros79 Mar 20 Mar 2012 - 15:08

l'etica nasce dalla necessità dell'uomo civilizzato in conseguenza dell'evoluzione, di porsi dei limiti per il rispetto della libertà altrui.
l'etica che nasce dalla religione è semplicemente più obsoleta perchè riconducibile a ere molto antiche, mentre già nel 1948 siamo più evoluti anche nei concetti.
un'etica oggettiva non può esistere se teniamo in considerazione l'intero globo, se circoscriviamo l'argomento alla società occidentale allora diciamo che esistono parametri per far si che taluni non danneggino altri. certo sarebbe interessante capire il significato di danno...

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Messaggio Da Sabre03 Mar 20 Mar 2012 - 16:17

Cambiamo la prospettiva....
Posto che si nasce atei e credenti si diventa nel momento in cui si ritiene verificata l'ipotesi Dio come risposta ai tanti interrogativi sulla vita/morte che l'uomo non può evitare, è più corretto dire che ESSERE CREDENTI non è ininfluente per l'etica e per la costruzione di un proprio sistema morale.....
Il credente sceglie di vincolarsi e misura la propria morale su quella di derivazione divina; si conforma per quanto può. Di più, educa i propri figli a quella (lasciate che i pargoli vengano a me). Peccare non è quindi “solo” derogare al proprio sistema di valori ma si pone anche come una misura di quanto si sia distanti da quella Verità a cui a parole e non sempre nei fatti si da adesione.

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Messaggio Da Sabre03 Mar 20 Mar 2012 - 16:25

Insomma non e soltanto un sistema di controllo sulle masse ignoranti ma anche il frutto di una rinuncia palese di chi, per quanto intelligente e preparato, vuole conformarsi ed assimila argomenti altrui a sostegno di questo o quel precetto. La critica viene rivolta all'altro, a chi non si riconosce nel gregge.

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Messaggio Da Paolo Mar 20 Mar 2012 - 16:33

Come ti ho detto io sono dell'idea che il credente fa coincidere la sua morale a quella religiosa, o meglio la modifica a suo piacimento. Si usa la religione come alibi. E' uno strumento che poi come vedi uno adatta alle sue esigenze.

Il credente nella vita fa quello che vuole e se ne frega delle regole divine. Salvo poi conformarsi alle regole sono quando gli fa comodo. Ruba, ammazza, stupra, abortisce... e poi va a messa e fa la comunione! Non ha nessun senso parlare di moralità religiosa. E' solo e sempre l'uomo che per giustificare il suo operato e per poi mettersi l'animo in pace pensa che rivolgendosi al suo dio risolve tutto. E' veramente penoso. Basti pensare alle assurdità del Vaticano. Centro di potere finanziario enorme dove si ricicla anche il denaro sporco! E poi predicano la povertà e la carità!!! E Peggio di così.

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Messaggio Da ros79 Mar 20 Mar 2012 - 17:25

Sabre03 ha scritto:Insomma non e soltanto un sistema di controllo sulle masse ignoranti ma anche il frutto di una rinuncia palese di chi, per quanto intelligente e preparato, vuole conformarsi ed assimila argomenti altrui a sostegno di questo o quel precetto. La critica viene rivolta all'altro, a chi non si riconosce nel gregge.

vuole conformarsi, hai detto giusto.non c'entra essere intelligenti o meno, qui si tratta di convivere con altri esseri umani. si tratta di accettare le regole del gioco: società moderna= regole di convivenza sociale. il fatto che sia partita da un'idea per governare le masse non incide sul risultato ossia "disciplinare" l'uomo che altro non è che un animale . quanto poi l'etica(somma di regole) incida sulla propria vita personale lo stabiliamo noi. ovvio che io che non sono credente se mi esce una bestemmia non mi sento in colpa. più ovvio-per un non credente ad esempio- farsi sensi di colpa in relazione a situazioni che può vivere, ma sempre perchè abbiamo stabilito delle regole (esempio: matrimonio=unione monogama => "tradimento"= sbaglio) a cui possiamo decidere razionalmente di aderire o meno. per me l'etica,di fatto, non esiste, esiste ciò che riteniamo più o meno corretto nella nostra singola vita.

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Messaggio Da Griiper McCloubit Mar 20 Mar 2012 - 17:56

Quindi, stabilito che l'etica (o la morale che dir si voglia) si può riassumere in una serie limitata di semplici regole di base, al di sopra delle idee religiose, politiche e quant'altro, atte al buon funzionamento della convivenza civile, si dovrebbe arrivare anche a stabilire dette regole, tali che siano valide a tutte le latitudini in quanto le esigenze basilari di ogni essere umano sono più o meno simili.
Il problema sorge nel momento in cui ci si accorge di non essere proprio del tutto uguali. Ad esempio (stupido eh!) se una delle regole è "non fare del male al prossimo", un masochista potrebbe risentirsene e pretendere una deroga.
Sarà quindi necessario stabilire delle eccezioni e qui torniamo al punto di partenza: nonostante tutto le regole saranno sempre interpretabili.
Mi sa che ha ragione Ros: l'etica oggettiva non può esistere.
Che cacchio ho scritto a fare allora? Morali senza Dio 906731

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Messaggio Da Steerpike Mar 20 Mar 2012 - 18:27

Dio è un punto di riferimento assoluto, senza il quale la morale diventa personale e relativa. Com'è logico, questo fa inorridire i sacerdoti.
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Messaggio Da Griiper McCloubit Mar 20 Mar 2012 - 18:51

Steerpike ha scritto:Dio è un punto di riferimento assoluto, senza il quale la morale diventa personale e relativa. Com'è logico, questo fa inorridire i sacerdoti.

Non proprio assoluto assoluto... è assoluto all'interno di una dottrina ma le dottrine sono tante... ed in più la parola di Dio è sempre interpretabile dai sacerdoti.
Eliminando Dio ognuno elabora ed interpreta la morale come meglio gli aggrada, senza bisogno di intermediari e forse è questo che fa inorridire i suddetti sacerdoti.

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Messaggio Da Steerpike Mar 20 Mar 2012 - 18:55

Griiper McCloubit ha scritto:
Steerpike ha scritto:Dio è un punto di riferimento assoluto, senza il quale la morale diventa personale e relativa. Com'è logico, questo fa inorridire i sacerdoti.

Non proprio assoluto assoluto... è assoluto all'interno di una dottrina ma le dottrine sono tante... ed in più la parola di Dio è sempre interpretabile dai sacerdoti.
Eliminando Dio ognuno elabora ed interpreta la morale come meglio gli aggrada, senza bisogno di intermediari e forse è questo che fa inorridire i suddetti sacerdoti.
Certo, assoluto sedicentemente.
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Messaggio Da Sabre03 Mer 21 Mar 2012 - 9:47

Griiper McCloubit ha scritto:Quindi, stabilito che l'etica (o la morale che dir si voglia) si può riassumere in una serie limitata di semplici regole di base, al di sopra delle idee religiose, politiche e quant'altro, atte al buon funzionamento della convivenza civile, si dovrebbe arrivare anche a stabilire dette regole, tali che siano valide a tutte le latitudini in quanto le esigenze basilari di ogni essere umano sono più o meno simili.
Il problema sorge nel momento in cui ci si accorge di non essere proprio del tutto uguali. Ad esempio (stupido eh!) se una delle regole è "non fare del male al prossimo", un masochista potrebbe risentirsene e pretendere una deroga.
Sarà quindi necessario stabilire delle eccezioni e qui torniamo al punto di partenza: nonostante tutto le regole saranno sempre interpretabili.
Mi sa che ha ragione Ros: l'etica oggettiva non può esistere.
Che cacchio ho scritto a fare allora? Morali senza Dio 906731




Perchè quella testa contro il muro......

Al contrario l'idea di una “ morale oggettiva” viene supportata oltre che con “la sacralità” di un dio che avrebbe detto, scritto o fatto, anche con altri argomenti. E' probabilmente vero, ad esempio, che con il passare dei secoli la sensibilità di tutti si sia man mano concentrata su alcuni principi piuttosto che su altri... perchè alla fin fine l'uomo “funziona sempre allo stesso modo” e si relaziona necessariamente con gli altri dalla notte dei tempi. Ma le stessa definizione del Dio biblico è cambiata.....(ammesso che si sia mai riuscito a darne una univoca)

Poniamo che oggi il dio biblico appaia al signor Abramo Rossi credente e gli dica di sacrificare suo figlio: come minimo viene mandato a cagare..... Insomma Dio trova un limite nella dignità dell'uomo che non può diventare una marionetta. Ed è probabilmente la dignità dell'uomo a fungere da principio oggettivo su cui poggia il castello etico nel mondo occidentale....O no? A mio avviso è sempre meglio dire che IO lo rendo tale, al più molti altri... ma potrebbe non esserlo domani.
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Messaggio Da ros79 Mer 21 Mar 2012 - 10:44

ma nemmeno la dignità dell'uomo può essere un concetto oggettivo, è inficiato dal contesto culturale,famigliare e genetico.

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Messaggio Da Sabre03 Mer 21 Mar 2012 - 11:28

Si, e' piuttosto un principio contenitore...... Che l'uomo abbia valore di per se stesso e che debba essere al centro, come riferimento principale di ogni discussione etica, economica, politica ecc ecc e' piuttosto il contenitore rispetto a ciò che contiene. Seppure......

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Messaggio Da ros79 Mer 21 Mar 2012 - 11:56

posto che contenga qualcosa...

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Messaggio Da Sabre03 Mer 21 Mar 2012 - 17:10


In effetti se consideriamo la carta dei diritti del 1948 che ha ispirato le successive costituzioni, essa pone la dignità dell'uomo a fondamento dell'etica occidentale. Possiamo vederla come un punto di arrivo di una discussione che si e protratta per centinaia di anni in un ambito essenzialmente cristiano. Eppure a ben guardare credere in un dio ha ben poco di dignitoso per l'uomo da un punto di vista ateo. Semmai l'uomo ne acquista allontanandosi dal creatore (e non affidandosi ad esso) dando cosi prova di una maturità acquisita a fronte delle cose del suo mondo. Non solo ma entrare in una organizzazione che ha come missione quella del controllo delle persone e del loro condizionamento lascia intendere che in ambito cristiano per dignità dell' uomo debba intendersi qualcosa di differente...

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Messaggio Da Steerpike Gio 22 Mar 2012 - 17:04

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Messaggio Da anteo Ven 23 Mar 2012 - 21:34

Sabre03 ha scritto:
In effetti se consideriamo la carta dei diritti del 1948 che ha ispirato le successive costituzioni, essa pone la dignità dell'uomo a fondamento dell'etica occidentale. Possiamo vederla come un punto di arrivo di una discussione che si e protratta per centinaia di anni in un ambito essenzialmente cristiano. Eppure a ben guardare credere in un dio ha ben poco di dignitoso per l'uomo da un punto di vista ateo. Semmai l'uomo ne acquista allontanandosi dal creatore (e non affidandosi ad esso) dando cosi prova di una maturità acquisita a fronte delle cose del suo mondo. Non solo ma entrare in una organizzazione che ha come missione quella del controllo delle persone e del loro condizionamento lascia intendere che in ambito cristiano per dignità dell' uomo debba intendersi qualcosa di differente...

Quoto tutto, ma con un appunto importante (poi vediamo perché).

La Dichiarazione Univetrsale dei Diritti Umani è del 10 dicembere 1948.

La Costituzione italiana, invece, è del 1 gennaio 1948 e venne in seguito al referendum del 2 giugno 1946, che a sua volta segui e fu effetto della lotta di Liberazione.

Questo per dire che ambedue le Carte sono coeve e non vengono in seguito ad una "normale" evoluzione dei rapporti umani, bensì seguono il più grande olocausto della storia umana, originato dall'alleanza, almeno iniziale, di due fedi pure di potere e di potenza: quella in un essere assoluto sommato a qualla della razza.
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Messaggio Da Spica Mar 19 Giu 2012 - 11:07


Nei momenti di crisi religiosa la Chiesa si è aggrappata alla necessità di un dio senza il quale non ci sarebbero valori. Ma io vedo che i credenti prendono ogni domenica l’ostia consacrata, c’è chi recita il rosario ogni giorno ma alcuni li ho sentirsi vantarsi e essere acidi con gli altri. Invece vedo persone non credenti con valori saldi e che li mettono pure in pratica! Senza credere ad alcun dio. Alla fine, tutto è lasciato al giudizio del singolo che sia credente o meno, di qualsiasi religione sia. Questo indebolisce l’argomento della Chiesa per cui non ci sarebbero valori morali senza dio.

Personalmente ammiro molto coloro che aiutano gli altri in modo gratuito senza che appartengano ad alcuna religione. Perché innanzitutto credono in valori molto alti e poi hanno pure la forza di metterli pure in pratica senza credere in alcun dio, mentre per la Chiesa uno può scegliere il bene, ma solo con l'aiuto di dio può metterlo in pratica. In questo modo cerca di rendere necessaria l'esistenza di dio (e quindi anche della Chiesa).

Poi c'è sempre chi si arrampica sui vetri dicendo che chi pratica l'agape, anche se non crede in dio, in realtà ha fatto entrare dio nel cuore senza saperlo ed è per questo che riesce a mettere in pratica l'amore... cosa non si fa per salvare l'idea di dio!

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Messaggio Da anteo Mar 19 Giu 2012 - 12:15

L'amore è un sentimento di preferenza: "universalizzarlo" significa annullarlo. Un popolo civile può però ricorrere a concetti di diritto, perchè individualità che ci sono ignote non siano discriminate sul piano del'equità e della libertà (cosa questa che l'amore non può).
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Messaggio Da silvio Mar 19 Giu 2012 - 14:32

La morale è un fatto tipicamente umano, umanissima, nasce con gli esseri umani e muore con loro.
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Messaggio Da anteo Mar 19 Giu 2012 - 16:02

silvio ha scritto:La morale è un fatto tipicamente umano, umanissima, nasce con gli esseri umani e muore con loro.

"Loro"?, perché "loro" e non "noi" (io e tu)?







Ps: vedi dove scava le radici la "dività"? (!)
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Messaggio Da silvio Mar 19 Giu 2012 - 22:11

anteo ha scritto:



silvio ha scritto:La morale è un fatto tipicamente umano, umanissima, nasce con gli esseri umani e muore con loro.

"Loro"?, perché "loro" e non "noi" (io e tu)?



In effetto nui siamo animalo ! Morali senza Dio 315697

No certo pure noi, se c'è una cosa dove Dio non c'entra è proprio la morale.







Ps: vedi dove scava le radici la "dività"? (!)[/quote]
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Messaggio Da anteo Mer 20 Giu 2012 - 22:18

silvio ha scritto:

In effetto nui siamo animalo ! Morali senza Dio 315697

No certo pure noi, se c'è una cosa dove Dio non c'entra è proprio la morale.

Ps: vedi dove scava le radici la "dività"? (!)

In effetti capita a tutti e ciscuno di parlare di ciò che ci avviene intorno come qualcosa che "riguarda solo gli altri", soprattutto in propositi alla morte.

Perciò mi sembra interessante provare a dare una spiegazione, come del resto già fece Epicuro.

Mi pare sia questa: "dove siamo noi [vivi] non c'è la morte e dove c'è la morte non ci siamo noi" (ovvero nessuno, in prima persona, può mai avere l'esperienza della morte).
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Messaggio Da silvio Mer 20 Giu 2012 - 22:22

Noi la morte non credo riusciamo veramente a concepirla, l'assenza della coscienza, del pensiero.
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Messaggio Da anteo Mer 20 Giu 2012 - 22:29

silvio ha scritto:Noi la morte non credo riusciamo veramente a concepirla, l'assenza della coscienza, del pensiero.

Semplicemente perché tutte le idee elaborano esperienze precedenti, invece la morte è un'esperienza preceduta da altre ma che non può precederne altre.
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Messaggio Da silvio Mer 20 Giu 2012 - 22:55

Per noi la morte è un fatto astratto, ne abbiamo paura, ma non sappiamo nemmeno bene in cosa consista.

Per quanto possiamo sforzarci di concepire il nulla non cis riusciamo, come l'infinito, che cavolo è l'infinito.
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Messaggio Da Paolo Mer 20 Giu 2012 - 23:05

Behh in una riga ha posto due problemini da nulla!! Cosa è la morte? Cosa è l'infinito? Se lo si potesse dire altro che premio Nobel!! mgreen

Una cosa si può dire di sicuro. Sono due idee impossibili da definire logicamente e ti devi limitare a farlo in modo negativo ovvero negando una caratteristica conosciuta. Così la morte è l'assenza della vita e l'infinito è una qualcosa senza il limite. Ma di sicuro più di li non vai!

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La questione se  "Il mondo sia stato creato da Dio, il quale è sempre esistito" si semplifica in "Il mondo è sempre esistito". E' superfluo, e quindi, secondo il rasoio di Occam, sbagliato in senso metodologico, introdurre Dio per spiegare l'esistenza del mondo.

Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.(Ockham)
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Messaggio Da silvio Mer 20 Giu 2012 - 23:31

Sarebbe da dire "lasciamo perdere" Morali senza Dio 879970
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Messaggio Da anteo Gio 21 Giu 2012 - 8:08

Gli errori sono come le ciliege: uno tira l'altro.



Ma è la spocchia intellettuale degli intellettuali di mestiere (nel voler sopravvalutare l'intelletto - dunque, il comando sui corpi, "diverso dai corpi") il primo degli errori, che nel tempo ha originato tutti gli altri e ancora fortemente persiste.
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Messaggio Da Rasputin Gio 21 Giu 2012 - 11:30

anteo ha scritto:Gli errori sono come le ciliege: uno tira l'altro.



Ma è la spocchia intellettuale degli intellettuali di mestiere (nel voler sopravvalutare l'intelletto - dunque, il comando sui corpi, "diverso dai corpi") il primo degli errori, che nel tempo ha originato tutti gli altri e ancora fortemente persiste.


quoto..

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Messaggio Da anteo Gio 21 Giu 2012 - 16:13

Grazie Rasputin.

Per me questa questione è centrale: non si può scindere i corpi dal sentire, e i sentire dai pensare (nota i pluraleMorali senza Dio 23074 ).

Dopodiché nessun sentire è quello dell'altro.

Vale a dire ogni essere vivente è unico ed irripetibile, ovvero ogni sentire è a ciascuno per se totale.

Il resto lo fa la pretesa di tutti e ciascuno (chi più chi meno) di voler ridurre gli altri ad un unico modo di sentire e di pensare: il più possibile simile al proprio (o il proprio il più possibile simile a quello/i che ha/nno successo).

Infine, se non usciamo da questo abominio non vien meno neppure l'esigenza di "una divinità" individuale o collettiva, che riassume in sé "tutte le verità" (ne va dell'idea stessa di "potere" come fatto "unico" ed "assoluto" o come fatto collettivo per finalità collettive, quindi "diviso": come di fatto è già all'origine).
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Messaggio Da silvio Ven 22 Giu 2012 - 0:28

Come dire ogni corpo ha una sua morale
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Messaggio Da Sabre03 Ven 22 Giu 2012 - 9:27

anteo ha scritto:Grazie Rasputin.

Per me questa questione è centrale: non si può scindere i corpi dal sentire, e i sentire dai pensare (nota i pluraleMorali senza Dio 23074 ).

Dopodiché nessun sentire è quello dell'altro.

Vale a dire ogni essere vivente è unico ed irripetibile, ovvero ogni sentire è a ciascuno per se totale.

Il resto lo fa la pretesa di tutti e ciascuno (chi più chi meno) di voler ridurre gli altri ad un unico modo di sentire e di pensare: il più possibile simile al proprio (o il proprio il più possibile simile a quello/i che ha/nno successo).

Infine, se non usciamo da questo abominio non vien meno neppure l'esigenza di "una divinità" individuale o collettiva, che riassume in sé "tutte le verità" (ne va dell'idea stessa di "potere" come fatto "unico" ed "assoluto" o come fatto collettivo per finalità collettive, quindi "diviso": come di fatto è già all'origine).



ciao Mino.... (?)
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Messaggio Da alberto Ven 22 Giu 2012 - 9:54

anteo ha scritto:Gli errori sono come le ciliege ciliegie: uno tira l'altro.
.

ahahahahahah

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fine.

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Messaggio Da Holubice Ven 22 Giu 2012 - 10:32

Paolo ha scritto:Le religioni non hanno fatto altro che fare proprie e codificare le regole morali ed etiche del vivere. Inoltre la religione ha legittimato il tutto con dio. Ma le religioni impongono una morale di fatto già esistente. Mai ne ha creata una nuova partendo dal nulla. Infatti la morale cambia nel tempo e nei luoghi seguendo gli eventi storici e culturali delle varie nazioni o comunità anche se di fatto sono tutti cristiani.

Il vero problema è che la morale è una cosa del tutto relativa ed è soggetta all'interpretazione. Così una struttura autorevole, Chiesa o setta che sia, impone di fatto quello che vuole, anche uccidere in nome di dio. Come vedi la morale è del tutto relativa per tutti, non solo per gli atei. Anzi io direi che gli atei di fatto hanno una morale più solida e stabile perchè si basa su principi del tutto umani e perciò assai più condivisa da tutti.

Sorvoli su alcuni capitoli di storia che contraddicono quanto hai appena detto. Capitoli in cui era la 'Ragione' (con la 'R' maiuscola) che avrebbe dovuto guidare il mondo, e liberarlo dall'oscurantismo della religione...

Il Terrore Giacobino

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Messaggio Da anteo Ven 22 Giu 2012 - 16:15

silvio ha scritto:Come dire ogni corpo ha una sua morale

Il corpo è l'uomo e ogni l'uomo è più di ciò che pensa.
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Messaggio Da anteo Ven 22 Giu 2012 - 16:19

alberto ha scritto:
anteo ha scritto:Gli errori sono come le ciliege ciliegie: uno tira l'altro.
.

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Messaggio Da silvio Dom 24 Giu 2012 - 20:41

anteo ha scritto:



silvio ha scritto:Come dire ogni corpo ha una sua morale

Il corpo è l'uomo e ogni l'uomo è più di ciò che pensa.
Non l'ho capita.
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Messaggio Da anteo Lun 25 Giu 2012 - 7:44

silvio ha scritto:
anteo ha scritto:



silvio ha scritto:Come dire ogni corpo ha una sua morale

Il corpo è l'uomo e ogni l'uomo è più di ciò che pensa.
Non l'ho capita.
Semplice: il poter pensare è una funzione utile ai viventi, insieme e a seguito del poter sentire, insieme e a seguito del poter respirare, metabolizzare, far sesso, ecc.

L'uomo (ogni singolo uomo) è tutte queste cose: diminuirlo a "pensiero" serve per schiavizzarne il corpo (o a pretendere di schiavizzare gli altrui).
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