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Possiamo definirci Filosofi?

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Messaggio Da SergioAD Ven 10 Feb 2012 - 0:35

Come titolo accademico perché lo prenda in considerazione (ovvio che è personale) per il mio interesse.
Wikipedia ha scritto:Doctor of Philosophy, abbreviato Ph.D. o PhD nell'inglese dal latino Philosophiæ Doctor, è un titolo accademico equivalente al dottorato di ricerca in Italia.
È il dottorato di ricerca più comune negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e in altri paesi di cultura anglosassone, ma ci sono molti altri tipi di dottorati individuati da sigle diverse: Ed.D. (Doctor of Education), D.A. (Doctor of Arts), D.B.A. (Doctor of Business Administration), D.M.A. (Doctor of Musical Arts), Th.D. (Doctor of Theology), etc.
Dunque per le discipline tecniche. Spesso sono accompagnate da fellowship (borse di studio).

Quello che intendo io ed a cui vale la pena chiedere un parere non parlerà di Socrate.

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Messaggio Da anteo Ven 10 Feb 2012 - 8:37

Darrow ha scritto:Non ho capito un menga.
Lo sapevo che non sono un filosofo!

Neanche io, più di quanto non lo sia qualsiasi altro intellettualmente onesto.

Però non meno di quei filosofi che veicolano teologie mascherate da filosofie. Possiamo definirci Filosofi? - Pagina 2 23074

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Messaggio Da anteo Ven 10 Feb 2012 - 8:58

SergioAD ha scritto:
Ma questo "sapere" al tempo dei filosofi tradizionalisti apparteneva ai praticoni operai, mal pagati e trattati da ignoranti perché non conoscevano la nobile arte della retorica, la poesia... come scrivere del giovane che si "unge con olio d'oliva prima di giocare a palla con gli amici" ispirava i valori delle tradizioni. Le costellazioni erano solo leggende da prestare ai teologi per le loro religioni. Mi sa che la sto rendendo più complicata ma vale solo il senso.

Ecco, la filosofia moderna è la capacità di mescolare le discipline per risolvere problemi che altrimenti risultano più complicati. Per un tecnico ovviamente...

Ok, ci siamo.

"Occorre distruggere il pregiudizio molto diffuso che la filosofia sia alcunché di molto difficile per il fatto che essa è l'attività intellettuale di una determinata categoria di scienziati specialisti o di filosofi professionali e sistematici. Occorre pertanto dimostrare preliminarmente che tutti gli uomini sono filosofi [...] sia pure a modo loro, inconsapevolmente, perché anche solo nella minima manifestazione di una qualsiasi attività intellettuale [...] è contenuta una determinata concezione del mondo [...]la questione [è] è preferibile "pensare" senza averne consapevolezza critica, in modo disgregato e occasionale, cioè partecipare ad una concezione del mondo "imposta" [...] dall'ambiente esterno [...] o è preferibile elaborare la propria concezione del mondo consapevolmente e criticamente [...] essere guida di se stessi e non già accettare passivamente dall'esterno l'impronta della propria personalità?". (A. G. Quaderni del carcere)



% segue (se interessa)...
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Messaggio Da SergioAD Ven 10 Feb 2012 - 10:52

Certo che interessa Gramsci... mi piaceva però anche immaginare di essere stato più chiaro perché era davvero semplice.

Ascoltare della buona musica o vedere un bel film soddisfa una parte delle persone, ad altre soddisfa di più sapere come si realizza ciò, dalla scenografia alla regia... ma ad altri ancora piace di più di sapere come funziona la tecnologia applicata per realizzare queste cose.

La capacità filosofica is when it blends all together and makes you feel part of it.

Avrei risposto a Gramsci che per fare un tavolo nel 2000, oltre ad essere un falegname, bisogna conoscere precise regole del mercato, la tecnologia del legno, l'ingegneria umana, la chimica, l'arredamento. Tutti possono essere filosofi ma alcuni venderanno più degli altri e sopratutto gli amatori avrebbero avuto spazio solo nei forum.

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Messaggio Da anteo Ven 10 Feb 2012 - 12:05

SergioAD ha scritto: Certo che interessa Gramsci... mi piaceva però anche immaginare di essere stato più chiaro perché era davvero semplice.
Ascoltare della buona musica o vedere un bel film soddisfa una parte delle persone, ad altre soddisfa di più sapere come si realizza ciò, dalla scenografia alla regia... ma ad altri ancora piace di più di sapere come funziona la tecnologia applicata per realizzare queste cose.
Produrre è atto eminentemente materiale e richiede quella competenza che non è invece richiesta a chi ne giova. Perché soddisfare delle esigenze si lega strettamente al gusto e hai bisogni naturali, senza necessità di altro conoscere e saper fare. Ma, da subito, occorre far attenzione a questo: il desiderio di avere, generalmente (per tutti e ciascuno), è ben più grande della capacità di fare.


Avrei risposto a Gramsci che per fare un tavolo nel 2000, oltre ad essere un falegname, bisogna conoscere precise regole del mercato, la tecnologia del legno, l'ingegneria umana, la chimica, l'arredamento. Tutti possono essere filosofi ma alcuni venderanno più degli altri e sopratutto gli amatori avrebbero avuto spazio solo nei forum.
Qui emerge un altro aspetto (che a Gramsci non sfuggiva di certo): a meno che non si produca per l'auto consumo, nelle società complesse, i bisogni e le figure professionali aumentano esponenzialmente. Anzi, in barba a tutti i "generalismi", si può dire che una società è tanto più progredita quante più sono le figure professionali che vi esercitano. Questo perché varie e plurali sono le cose che ci circondano, dunque, le conoscene e le competenze (il cui loro senso avverso è l'egoismo individuale - soprattutto veicolato "culturalmente" dalla credenza di "un unico vero": mai dimostrato da alcuno!).
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Messaggio Da SergioAD Ven 10 Feb 2012 - 12:58

Eh si Anteo, nella prima parte emerge che all'utenza non necessita una conoscenza approfondita, altrimenti a corredo del prodotto ci sarebbero state le informazioni che mancano, che sono proprie di quel "sapere" addizionale.

Nella seconda parte invece si vede che sono necessarie più discipline per ottenere il massimo risultato ed ecco dove la filosofia viene sostituita dalla professionalità interdisciplinare, con meccanismi noti a priori com'ho detto.

Ci sono dei specialisti che assicurano la qualità del prodotto e dei processi, seguono la gestione della configurazione, dei rischi e la loro mitigazione, dei requisiti, delle forniture, del progetto, etc... supporto e servizi controllati nei minimi particolari.

Finalmente dopo tutto questo entra in gioco la parte tecnica quella della realizzazione del prodotto, col suo ciclo di vita. Tutto il sapere che serve c'è in 22 aree di processo definite dall'industria e regolate dalla Carnegie Mellon University.

Il filosofo qui non ha da aggiungere quasi niente di più, forse serve di più un assistente sociale o uno psicologo.

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Messaggio Da loonar Ven 10 Feb 2012 - 14:38

Certo, non tutti possono estrapolare concetti da un tertium non datur, sentirsi come degli understatement guy sembra essere un'opzione, ma poi?
Questo solo per parlare dei filosofi! E dei pensatori?
Cosa ne sarebbe se ognuno realizzasse la sua sinfonia mentale?
Solitamente è come un concerto di Von Karajan, ma se la musica è di solo sette note (e non è vero!) è un attimo a ritrovarsi da un Bolero ad una Sinfonietta. E lo sappiamo tutti che Janecek non è il massimo per dare una definizione di pensiero. Magari Mirò.
Questo è solo un esempio, ma voi avete già descritto cosa può intendere il linguaggio e non solo quello che vorremmo ingabbiare nella corteccia cerebrale, ma anche quello che usiamo qua.
Cordialmente fra amici o semplici clienti dello stesso bar. albino

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Messaggio Da anteo Sab 11 Feb 2012 - 10:43

SergioAD ha scritto:Eh si Anteo, nella prima parte emerge che all'utenza non necessita una conoscenza approfondita, altrimenti a corredo del prodotto ci sarebbero state le informazioni che mancano, che sono proprie di quel "sapere" addizionale.

Nella seconda parte invece si vede che sono necessarie più discipline per ottenere il massimo risultato ed ecco dove la filosofia viene sostituita dalla professionalità interdisciplinare, con meccanismi noti a priori com'ho detto.

Ci sono dei specialisti che assicurano la qualità del prodotto e dei processi, seguono la gestione della configurazione, dei rischi e la loro mitigazione, dei requisiti, delle forniture, del progetto, etc... supporto e servizi controllati nei minimi particolari.
Per adesso non mi allontano da questa osservazione, senza una più attenta riflessione (anche) filosofica: non è altro che la pluralità dei viventi e di ciò che ci circonda ad implicare la pluralità dei saperi.

Al contrario di "un tutto" non vi è alcuna conoscenza.

Ma da questa costatazione si può andare anche oltre: non è affatto detto (perciò non si dimostra!) che esista un tutto come unico significato di tutte le cose.

Finalmente dopo tutto questo entra in gioco la parte tecnica quella della realizzazione del prodotto, col suo ciclo di vita. Tutto il sapere che serve c'è in 22 aree di processo definite dall'industria e regolate dalla Carnegie Mellon University.
Grazie della dritta, ma, purtroppo, tra i mie molti limiti c'è anche quello di non conoscere altra lingua da questa che scrivo.

Il filosofo qui non ha da aggiungere quasi niente di più, forse serve di più un assistente sociale o uno psicologo.

Oltre a queste materie, mi sembra che racentemente stia facendo passi da gigante la ricerca neurologica sul cervello umano attraverso le "neuroimmagini", cioè il rilevamento di quali parti del cervello sollecitino alcuni stimoli particolari.

Da circa trent'anni, poi, si analizza il come noi esseri umani prendiamo le decisioni. Questo nuvo filone di ricerca si chiama psicologia sperimentale delle decisioni.

Tale disciplina si estende anche allo studio dell'economia.

E' qualcosa tipo questo che stai indicando quale nuova frontiera della conoscenza?
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Messaggio Da delfi68 Sab 11 Feb 2012 - 14:11

ahh..devo assoluatamente smaltire la sbornia..e fino ad allora non avvicinarmi assolutamente a questo 3D
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Messaggio Da SergioAD Sab 11 Feb 2012 - 14:25

anteo ha scritto:
SergioAD ha scritto:Eh si Anteo, nella prima parte emerge che all'utenza non necessita una conoscenza approfondita, altrimenti a corredo del prodotto ci sarebbero state le informazioni che mancano, che sono proprie di quel "sapere" addizionale.

Nella seconda parte invece si vede che sono necessarie più discipline per ottenere il massimo risultato ed ecco dove la filosofia viene sostituita dalla professionalità interdisciplinare, con meccanismi noti a priori com'ho detto.

Ci sono dei specialisti che assicurano la qualità del prodotto e dei processi, seguono la gestione della configurazione, dei rischi e la loro mitigazione, dei requisiti, delle forniture, del progetto, etc... supporto e servizi controllati nei minimi particolari.
Per adesso non mi allontano da questa osservazione, senza una più attenta riflessione (anche) filosofica: non è altro che la pluralità dei viventi e di ciò che ci circonda ad implicare la pluralità dei saperi.

Al contrario di "un tutto" non vi è alcuna conoscenza.

Ma da questa costatazione si può andare anche oltre: non è affatto detto (perciò non si dimostra!) che esista un tutto come unico significato di tutte le cose.

Finalmente dopo tutto questo entra in gioco la parte tecnica quella della realizzazione del prodotto, col suo ciclo di vita. Tutto il sapere che serve c'è in 22 aree di processo definite dall'industria e regolate dalla Carnegie Mellon University.
Grazie della dritta, ma, purtroppo, tra i mie molti limiti c'è anche quello di non conoscere altra lingua da questa che scrivo.

Il filosofo qui non ha da aggiungere quasi niente di più, forse serve di più un assistente sociale o uno psicologo.

Oltre a queste materie, mi sembra che racentemente stia facendo passi da gigante la ricerca neurologica sul cervello umano attraverso le "neuroimmagini", cioè il rilevamento di quali parti del cervello sollecitino alcuni stimoli particolari.

Da circa trent'anni, poi, si analizza il come noi esseri umani prendiamo le decisioni. Questo nuvo filone di ricerca si chiama psicologia sperimentale delle decisioni.

Tale disciplina si estende anche allo studio dell'economia.

E' qualcosa tipo questo che stai indicando quale nuova frontiera della conoscenza?
Grassetto. Si tratta di esigenze pratiche per essere "bravi", degli esperti vengono specializzati a delle "pratiche specifiche" e "pratiche generiche" per raggiungere dei precisi "obiettivi".

Le "pensate" di ciò sono avvenute prima, come dicevo, l'ente acquirente delle commesse più importanti, per ridurre i costi e far definire dei standard, ha chiesto all'industria (le società più importanti) di descrivere le loro pratiche migliori, discuterle per definire un modello maturo di capacità integrate da mantenere ed evolvere a cura dell'università di cui avevo inserito il collegamento, inserisco una breve descrizione in italiano.

Si Anteo, è come dici nella tua conclusione. Aggiungo:

Nei paesi anglosassoni il dottorato di ricerca prevede la laurea in filosofia concessa per disciplina, PhD, doctor of philosophy. Quelli in fisica che lavorano con me non sanno nulla di Epicuro o Democrito.

Per costruire una villa in campagna ed arredarla a partire da un capriccio bisogna conoscere più discipline e quindi non il filosofo classico, non quello specializzato in una disciplina ma, quello che detiene il significato della conoscenza - questo è il filosofo che merita.

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Messaggio Da loonar Sab 11 Feb 2012 - 14:34

delfi68 ha scritto:ahh..devo assoluatamente smaltire la sbornia..e fino ad allora non avvicinarmi assolutamente a questo 3D
Una volta un mio amico disse che i bar sono delle entità viventi, dove chi vi entrava in realtà veniva fagocitato e poi viveva il resto dlle sua vita come se un cordone ombelicale invisibile lo legasse al suo bar-totem di riferimento fino alla morte.
Per questo sono sempre stato diffidente del bar e delle entrate. Osservo le porte e noto le dentellature.
Un oscolo è opportuno quando si pongono arte e non parte in mezzo e io non mi astengo.
Che non tutte le vie portano a Roma, anche se il proverbio sembra voler dire il contrario. Sono sicuro che avrai capito
E anche l'attinenza con la filosofia, con il pensiero e con la Capitale della vecchia Tracia. wink.. albino

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Messaggio Da anteo Sab 11 Feb 2012 - 14:52

SergioAD ha scritto: Aggiungo:

Nei paesi anglosassoni il dottorato di ricerca prevede la laurea in filosofia concessa per disciplina, PhD, doctor of philosophy. Quelli in fisica che lavorano con me non sanno nulla di Epicuro o Democrito.

Per costruire una villa in campagna ed arredarla a partire da un capriccio bisogna conoscere più discipline e quindi non il filosofo classico, non quello specializzato in una disciplina ma, quello che detiene il significato della conoscenza - questo è il filosofo che merita.

Anche io aggiungo:

Poiché ogni epoca ha avuto ed ha la sua filosofia,

questo è il filosofo che merita attualmente.
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Messaggio Da Steerpike Sab 11 Feb 2012 - 18:07

SergioAD ha scritto:Come titolo accademico perché lo prenda in considerazione (ovvio che è personale) per il mio interesse.
Wikipedia ha scritto:Doctor of Philosophy, abbreviato Ph.D. o PhD nell'inglese dal latino Philosophiæ Doctor, è un titolo accademico equivalente al dottorato di ricerca in Italia.
È il dottorato di ricerca più comune negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e in altri paesi di cultura anglosassone, ma ci sono molti altri tipi di dottorati individuati da sigle diverse: Ed.D. (Doctor of Education), D.A. (Doctor of Arts), D.B.A. (Doctor of Business Administration), D.M.A. (Doctor of Musical Arts), Th.D. (Doctor of Theology), etc.
Dunque per le discipline tecniche. Spesso sono accompagnate da fellowship (borse di studio).

Quello che intendo io ed a cui vale la pena chiedere un parere non parlerà di Socrate.
Qui "filosofo" viene usato nel senso etimologico, ma nel linguaggio comune i fisici non sono automaticamente filosofi.
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Messaggio Da SergioAD Sab 11 Feb 2012 - 18:35

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Messaggio Da anteo Dom 12 Feb 2012 - 17:58

Steerpike ha scritto:
SergioAD ha scritto:Come titolo accademico perché lo prenda in considerazione (ovvio che è personale) per il mio interesse.
Wikipedia ha scritto:Doctor of Philosophy, abbreviato Ph.D. o PhD nell'inglese dal latino Philosophiæ Doctor, è un titolo accademico equivalente al dottorato di ricerca in Italia.
È il dottorato di ricerca più comune negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e in altri paesi di cultura anglosassone, ma ci sono molti altri tipi di dottorati individuati da sigle diverse: Ed.D. (Doctor of Education), D.A. (Doctor of Arts), D.B.A. (Doctor of Business Administration), D.M.A. (Doctor of Musical Arts), Th.D. (Doctor of Theology), etc.
Dunque per le discipline tecniche. Spesso sono accompagnate da fellowship (borse di studio).

Quello che intendo io ed a cui vale la pena chiedere un parere non parlerà di Socrate.
Qui "filosofo" viene usato nel senso etimologico, ma nel linguaggio comune i fisici non sono automaticamente filosofi.

Sul significato di filosofo e di filosofia (stralci da I quaderni, di A. Gramsci) :

"Per la propria concezione del mondo si appartiene sempre a un determinato aggruppamento, e precisamente a quello di tutti gli elementi sociali che condividono uno stesso modo di pensere e di operare. Si è conformisti di un qualche conformismo, si è sempre uomini-massa o uomini-collettivi [...] Quando la concezione del mondo non è critica e coerente ma occasionale e disgregata, si appartiene simultaneamente ad una moltitudine di uomini-massa, la propria personalità è composita in modo bizzarro [...] Criticare la propria concezione del mondo significa dunque renderla unitaria e coerente [...] La filosofia è un ordine intellettuale, ciò che non possono essere né la religione né il senso comune [...] neanche religione e senso comune coincidono, ma la religione è un elemento del disgregato senso comune. Del resto "senso comune" è nome collettivo, come "religione": non esiste un solo senso comune [...] Non esiste infatti la filosofia in generale: esistono diverse filosofie e concezioni del mondo e si fa sempre una scelta tra di esse. Come avviene questa scelta? E' questa scelta un fatto meramente intellettuale o più complesso? E non avviene spesso che tra il fatto intellettuale e la norme di condotta ci sia contraddizione? Quale sarà allora la reale concezione del mondo: quella logicamente affermata come fatto intellettuale, o quella che risulta dalla reale attività di ciascuno, che è implicita nel suo operare? [...] Questo contrasto tra il pensare e l'operare, cioè la coesistenza di due concezioni del mondo, una affermata a parole e l'altra esplicantesi nell'effettivo operare, non è dovuto sempre a malafede. La malafede può essere una spiegazione soddisfacente per alcuni individui singolarmente presi o anche per gruppi più o meno numerosi, non è soddisfacente però quando il contrasto si verifica nella manifestazione di vita di larghe masse: allora esso non può non essere l'espressione di contrasti più profondi di ordine storico sociale. Significa che un gruppo sociale [...] ha, per ragioni di sottomissione e subordinazione intellettuale, preso una concezione non sua a prestito da un altro gruppo e questa afferma a parole, e questa anche crede di seguire, perché la segue in "tempi normali", cioè quando la condotta non è indipendente e autonoma, ma appunto sottomessa e subordinata. Ecco quindi che non si può staccare la filosofia dalla politica e si può dimostrare anzi che la scelta e la critica di una concezione del mondo è fatto politico anch'essa. Occorre dunque spiegare come avviene che in ogni tempo coesistano molti sistemi e correnti di filosofia, come nascono, come si diffondono, perché nella diffusione seguono certe linee di frattura e certe direzioni, ecc. Ciò mostra quanto sia necessario sistemare criticamente e coerentemente le proprie intuizioni del mondo e della vita [...] Ma questa elaborazione deve essere e può essere fatta nel quadro della storia della filosofia che mostra quale elaborazione il pensiero abbia subito nel corso dei secoli e quale sforzo collettivo sia costato il nostro attuale modo di pensare che riassume e compendia tutta questa storia passata, anche nei suoi errori e nei suoi delirii, che, d'altronde, per essere stati commessi nel passato ed essere stati corretti, non è detto che non si riproducano nel presente e non domandino di essere ancora corretti".

"La maggior parte degli uomini sono filosofi in quanto operano praticamente e nel loro pratico operare è contenuta implicitamente una concezione del mondo, una filosofia. La storia della filosofia come si intende comunemente, cioè la storia della filosofia dei filosofi [...] non è sufficiente [...] La filosofia di un'epoca non è la filosofia di uno o altro filosofo, di uno o altro gruppo di intellettuali, di una o altra partizione delle masse popolari: è una combinazione di tutti questi elementi [...] La filosofia di un'epoca storica non è dunque altro che la "storia" di quella stessa epoca"
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