Tutti artisti!

Sono passati molti anni da quando ho visto per la prima volta, sul Web, masse di soggetti che cercavano di assegnarsi un tragicissimo ruolo ed uno scopo nella vita cercando di pubblicare i propri (spesso schifosi e vacui) parti letterari, a metà tra il marchettaggio puro e semplice (con annesso pagamento di cataste di denaro per la pubblicazione della suddetta "opera", spesso non limitandosi ad una singola uscita e/o edizione) e la richiesta quasi tenera (quasi, eh) d'attenzione.

Eppure oggi ancora c'è gente che si convince che "pubblicare ufficialmente" sia il mezzo precipuo per garantirsi, come avviene nella pubblicità (guardacaso anch'essa farlocca), un "io valgo!" naturalmente proporzionato all'incapacità letteraria del soggetto.

Quindi c'è da chiedersi: dal momento che con un semplice blog si può dare avvio ad una storia in maniera del tutto gratuita e priva di formalismi tipici della soffocante editoria tradizionale, nonché raggiungere un pubblico esteso, perché bisogna continuare a sentirsi "artisti", considerando che ormai non è più categoria di alternativi e "maledetti", dal momento che chiunque si arroga il diritto di poterlo essere?

Non penso che questi sciagurati credano nel potersi arricchire così. Lo fanno per "la copia fisica", che nel migliore dei casi finirà come soprammobile o rialzo del tavolino.

Come si potrebbe tagliare una spirale involutiva del genere (estendendo il discorso anche alle altre "arti")?

Tirosù