Menomale che Gasparri c'è
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Menomale che Gasparri c''è
Menomale che Gasparri c’è
di Andrea Scanzi
Maurizio Gasparri, a dispetto degli spifferi bolscevichi, è una presenza rassicurante. Oltre a dirci che qualcosa è forse andato storto nella catena evolutiva darwiniana, il suo successo dimostra come nulla sia impossibile.Gasparri, 53 anni, è a pieno titolo Presidente del Popolo della Libertà al Senato. Un incarico prestigioso, raggiunto attraverso autentici exploit politici, su tutti la frase “Con Obama alla Casa Bianca forse Al Qaeda è più contenta“. Di lui si ricordano con affetto certe sue prese di posizione libertarie, la sobrietà su temi scabrosi (il caso Eluana Englaro). E gli orfani di Lombroso, legittimamente, ne subiscono quel fascino sottile: quel suo sguardo fieramente bovino, quella sua timbrica piacevolmente borbottante. Il Berasategui della politica.
La sua carriera vanta traguardi importanti, come la guida - in coabitazione con il filosofo Ignazio La Russa - di Destra Protagonista, irrinunciabile corrente della defunta An, o la scrittura del memorabile saggio Il cuore a destra, capace di generare attorno a sé un dibattito pari all’interesse suscitato dal curling nell’Uzbekistan.
Pochi errori, nella sua scalata al potere. Lievi incrinature in un mito eretto a suon di coerenza, marzialità e acume. Qualche (ingeneroso) pettegolezzo sul suo passato un po’ troppo fascista negli affollati anni Settanta. Un po’ di polvere per il ruolo di amministratore non esecutivo nella Telit Communications (la redazione trotzkista di Report ne parlò, con odiosa attitudine giustizialista, nel maggio 2007 su RaiTre). Non molto più. Ma tutto passa a prescindere in secondo piano di fronte al suo capolavoro: la Legge Gasparri, straordinaria nell’azzerare ogni residuo di libertà giornalistica televisiva. Gasparri, del resto, è (sarebbe) un giornalista, quindi sa benissimo quali tasti toccare. Anche se è verosimile ipotizzare che, una volta riletta la legge, non si sia capito.
Ieri Gasparri era ospite di Ballarò. Come sempre accade ascoltandolo, non si è capito se a parlare fosse lui o Neri Marcoré. Va detto che a Gasparri quell’imitazione piace. Dato non secondario, se è vero - ed è vero - che per Gasparri il massimo della satira coincide con un accenno di meteorismo di Martufello. In passato è stato capace di telefonare in diretta a Quelli che il calcio per una leggerissima battuta di Gene Gnocchi.
I rapporti tra Gasparri e i media, del resto, non sono sempre sereni. Così Beppe Grillo in un post del 17 maggio 2005: “Nel 2001 Maurizio Gasparri, ex Ministro delle Telecomunicazioni, dopo una mia breve apparizione a Striscia la notizia, in cui parlavo dei numeri telefonici truffa (166, 899, ecc) e della legge Gasparri, telefonò minaccioso ad Antonio Ricci dicendo: ‘State attenti lei e il suo amico Grillo a parlare male di me. Io sono un vindice (uno che se gli butti una sfiga addosso, lui te la rimanda dietro con gli interessi, NdA). Sei mesi fa, un giornalista di Antenna 3 ha parlato male di me, e 20 giorni fa è morto”. Vamos.
Lasciando da parte questi aspetti marginali, figli di un battage mediatico massimalista, urge qui sottolineare come ogni sua apparizione gasparrica segua un modello prestabilito. La puntata di ieri non ha fatto eccezione. Analizziamola.
Concludendo, allegramente cantiamo e gioiosamente intoniamo: Menomale che Gasparri c’è.
Anche io faccio difficoltà a distinguere il Gasparri vero dall'imitazione di Neri Marcorè
di Andrea Scanzi
Maurizio Gasparri, a dispetto degli spifferi bolscevichi, è una presenza rassicurante. Oltre a dirci che qualcosa è forse andato storto nella catena evolutiva darwiniana, il suo successo dimostra come nulla sia impossibile.Gasparri, 53 anni, è a pieno titolo Presidente del Popolo della Libertà al Senato. Un incarico prestigioso, raggiunto attraverso autentici exploit politici, su tutti la frase “Con Obama alla Casa Bianca forse Al Qaeda è più contenta“. Di lui si ricordano con affetto certe sue prese di posizione libertarie, la sobrietà su temi scabrosi (il caso Eluana Englaro). E gli orfani di Lombroso, legittimamente, ne subiscono quel fascino sottile: quel suo sguardo fieramente bovino, quella sua timbrica piacevolmente borbottante. Il Berasategui della politica.
La sua carriera vanta traguardi importanti, come la guida - in coabitazione con il filosofo Ignazio La Russa - di Destra Protagonista, irrinunciabile corrente della defunta An, o la scrittura del memorabile saggio Il cuore a destra, capace di generare attorno a sé un dibattito pari all’interesse suscitato dal curling nell’Uzbekistan.
Pochi errori, nella sua scalata al potere. Lievi incrinature in un mito eretto a suon di coerenza, marzialità e acume. Qualche (ingeneroso) pettegolezzo sul suo passato un po’ troppo fascista negli affollati anni Settanta. Un po’ di polvere per il ruolo di amministratore non esecutivo nella Telit Communications (la redazione trotzkista di Report ne parlò, con odiosa attitudine giustizialista, nel maggio 2007 su RaiTre). Non molto più. Ma tutto passa a prescindere in secondo piano di fronte al suo capolavoro: la Legge Gasparri, straordinaria nell’azzerare ogni residuo di libertà giornalistica televisiva. Gasparri, del resto, è (sarebbe) un giornalista, quindi sa benissimo quali tasti toccare. Anche se è verosimile ipotizzare che, una volta riletta la legge, non si sia capito.
Ieri Gasparri era ospite di Ballarò. Come sempre accade ascoltandolo, non si è capito se a parlare fosse lui o Neri Marcoré. Va detto che a Gasparri quell’imitazione piace. Dato non secondario, se è vero - ed è vero - che per Gasparri il massimo della satira coincide con un accenno di meteorismo di Martufello. In passato è stato capace di telefonare in diretta a Quelli che il calcio per una leggerissima battuta di Gene Gnocchi.
I rapporti tra Gasparri e i media, del resto, non sono sempre sereni. Così Beppe Grillo in un post del 17 maggio 2005: “Nel 2001 Maurizio Gasparri, ex Ministro delle Telecomunicazioni, dopo una mia breve apparizione a Striscia la notizia, in cui parlavo dei numeri telefonici truffa (166, 899, ecc) e della legge Gasparri, telefonò minaccioso ad Antonio Ricci dicendo: ‘State attenti lei e il suo amico Grillo a parlare male di me. Io sono un vindice (uno che se gli butti una sfiga addosso, lui te la rimanda dietro con gli interessi, NdA). Sei mesi fa, un giornalista di Antenna 3 ha parlato male di me, e 20 giorni fa è morto”. Vamos.
Lasciando da parte questi aspetti marginali, figli di un battage mediatico massimalista, urge qui sottolineare come ogni sua apparizione gasparrica segua un modello prestabilito. La puntata di ieri non ha fatto eccezione. Analizziamola.
- “Noi abbiamo vinto, voi avete perso. Quindi abbiamo ragione noi”. Chiamatela Formula di Barabba. Per Gasparri, ancora orgasmico a distanza di più di un anno dal trionfo elettorale, non conta il reale. Conta la maggioranza (chiaramente, se perdesse, sarebbe il contrario: ma tanto non perde). Loro hanno vinto e quindi hanno ragione. Se qualcuno gli ricorda che è lo stesso ragionamento che portò Gesù Cristo e non Barabba sulla croce, lui si incupisce. Se qualcuno gli ricorda che è lo stesso ragionamento dei dittatori, lui si eccita.
- “I miei sono fatti, non opinioni”. Ovvero Sindrome della Soggettività Oggettiva. I suoi pensieri (se esistenti e riscontrabili) assurgono a Verità. Tale Sindrome è spesso esplicitata anche dal mantra rivolto agli avversari: “Lei dice falsità”.
- “Non voglio entrare nel dettaglio, però…”. Però entra nel dettaglio. E’ la Legge del Fogliettino. Gasparri non va mai in tivù senza appunti. Per un semplice motivo: non si ricorda quello che deve dire. Più esattamente, non sa spiegarsi quello che pensa.
- “Signorina, lei non sa di cosa parla”. Ovvero Delegittimazione del Novizio. Se Gasparri fiuta insicurezza nello studio televisivo, parla sopra l’interlocutore sperando di cortocircuitarlo. Lo intimorisce a suon di virili smargiassate. Due esempi. 1) A Matrix, un anno fa, si improvvisò esperto di termovalorizzatori per ridicolizzare (l’esperto vero) Stefano Montanari, un po’ a disagio in tivù. La sua formula fu: “Lei si è presentato alle elezioni (con la lista civica nazionale Per il bene comune) e non ha preso voti, quindi non capisce nulla di nanoparticelle”. Ovviamente non disse “nanoparticelle”, parola che Gasparri ignora, ma “nanptcl” (o qualcosa di simile). 2) Ieri, a Ballarò, si è divertito a irridere Debora Serracchiani, a sua volta fatta passare dal Pd (in mancanza di meglio) come una sorta di novella Rosa Luxemburg. Ovviamente ha avuto gioco facile, perché dove c’è un’assenza c’è Pd.
- “Lei non può parlare perché faziosa e non credibile”. Ovvero Tecnica della Derisione. Meglio se personale e sotto la cintura. Beppe Grillo attacca la Casta? “Grillo non può parlare, perché è più ricco di me (ogni tanto una buona notizia) e perché è stato condannato per omicidio” (ma loro sono garantisti). Ieri era la volta della giudice Gandus, zimbellata per la sentenza Mills. Thus spoke Gasparrustra: “La sentenza non riguarda Berlusconi. La cifra percepita da Mills non era corruzione ma provento professionale, era nella sua dichiarazione dei redditi (cit). La sentenza non ci crea alcun imbarazzo, perché la Gandus andava ricusata. E’ prevenuta contro Berlusconi. E’ una militante politica che ce l’ha con Berlusconi. E’ faziosa, non è serena. Il paese sa che contro Berlusconi c’è una sinistra giudiziaria: “Magistratura Democratica”. Parte della sinistra si è nascosta lì” (nascosta bene, si direbbe). Di solito, quando parte con le sue filippiche, Gasparri suole sguainare fieramente l’occhio di bue (metafora da palcoscenico) generando catalessi tra gli astanti ma giubilo nei fidi sodali. Ieri era la volta della pidiellina Laura Ravetto, instancabile scudiera berlusconiana, al cui confronto Nuccio Fava era un mattatore per parlantina e piglio polemista.
Concludendo, allegramente cantiamo e gioiosamente intoniamo: Menomale che Gasparri c’è.
Anche io faccio difficoltà a distinguere il Gasparri vero dall'imitazione di Neri Marcorè
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Non affermo niente; ma mi contento di credere che ci sono più cose possibili di quanto si pensi. Voltaire
capricorno- -------------
- Numero di messaggi : 529
Età : 55
Località : Saponara (ME)
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 14.11.08
Re: Menomale che Gasparri c'è
Gasparri è un tremendo esempio del tipico politicante che non sa fare altro che parlare e prendere voti.
L'ideologia è per me un elemento importante del politico, ma questa deve essere supportata da una preparazione tecnica in qualcosa che possa rivelarsi utile nella conduzione di un paese.
Pensate un secondo, immaginate di possedere un'azienda. Come assumereste le persone?
L'ideologia è per me un elemento importante del politico, ma questa deve essere supportata da una preparazione tecnica in qualcosa che possa rivelarsi utile nella conduzione di un paese.
Pensate un secondo, immaginate di possedere un'azienda. Come assumereste le persone?
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Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?
Don Chisciotte - Guccini
https://iltronodispade.wordpress.com/
Ludwig von Drake- -------------
- Numero di messaggi : 4721
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 19.11.08
Re: Menomale che Gasparri c'è
Gasparri ha l'indubbia qualità di regalarmi delle grasse risate, ogni tanto.
Come dite, ricopre incarichi importanti nel governo?? Naaaaaa, non ci credo....
Come dite, ricopre incarichi importanti nel governo?? Naaaaaa, non ci credo....
davide- -------------
- Numero di messaggi : 11190
SCALA DI DAWKINS :
Data d'iscrizione : 15.11.08
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