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Tipi da ufficio 1,2,3...

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Messaggio Da Ludwig von Drake Ven 15 Mag 2009 - 10:22

AdP

Caro Beppe, in merito alla descrizione dei tipi da ufficio, propongo un secondo personaggio: l'"Assetato/a di Potere" (AdP). L'AdP non ha realmente potere all'interno dell'azienda, ma ottenerlo è la sua massima aspirazione nella vita. Questo accade perché la quotidianità dell'AdP è in realtà costellata di frustrazioni e grigiore che il nostro cercare di compensare abbattendosi come una furia sui colleghi. L'AdP spesso è l'office manager e gode al massimo grado nel negare una stampante nuova al collega che viene strisciando a chiederla, perché l'unica che è a disposizione è del 1998 e viene usata da 25 persone contemporaneamente. L'AdP generalmente, pur non essendo "quadro", ha un ufficio di 35 mq, l'auto aziendale e benefit vari aggiuntivi che gli altri si sognano. Questo perché negli anni ha abilmente intrecciato un forte tessuto di relazioni con le alte sfere aziendali, strisciando ai piedi dei dirigenti e rendendosi uno strumento punitivo dei sottoposti nelle loro mani. Per esempio, al momento di assegnare le scrivanie ai colleghi di basso grado, ovviamente, si preoccuperà di sistemare le vittime nei loculi peggiori: bui, privi d'aria e malsani e dirà "Non capisco come mai ti lamenti: in quella scrivania ci sono state decine di altri prima di te" (Sì però poi li hanno trovati cadaveri per via delle pessime condizioni di vita!). L'AdP è come un mastino a guardia del rispetto delle regole aziendali, che per lui/lei però non valgono. Se si accorge che qualcuno ha abbassato le "veneziane" delle pareti trasparenti del proprio open space, piomba su di lui e gli fa notare che il megadirettore con sedie in pelle umana vuole spazi aperti e desidera che tutti si possano guardare negli occhi per favorire la comunicazione non verbale in azienda. Quindi si dirige verso il suo megaufficio presidenziale con tapparelle abbassate, chiude ermeticamente la porta e si barrica dentro per il resto della giornata.

Semi-zombie

Chi di noi non ha mai avuto a che fare col collega per il quale lavorare e darsi da fare costituiscono drammi inaffrontabili e fatiche erculee da evitare con ogni possibile mezzo? Il collega in questione è immobile davanti allo schermo del PC, quasi cadavere. Il battito delle palpebre è rallentato e la pupilla dilatata: ogni tanto bisogno scuoterlo per assicurarsi che sia ancora vivo. Un segnale del fatto che non è un pupazzo è che ogni tanto il braccio si sposta lentamente per muovere il mouse. E' pressocchè invisibile, ma a lui sta bene così. Al meeting non viene: è in teleconference. Se c'è il briefing è in ferie. La proattività è qualcosa che non gli appartiene e cozza con i suoi valori. Le ore di lavoro volano però via veloci su Facebook. Supponiamo che il nostro sia in ufficio con un altro e che qualcuno entri e dica: "Ragazzi avrei bisogno di uno di voi due, chi può venire?". Lui non avrebbe nessun tipo di reazione, rimarrebbe fermo nella posizione in cui ormai è mummificato e si limiterebbe ad aspettare che l'altro si alzi e risponda: "Io sono libero, arrivo!". Giunge però purtroppo il momento in cui anche lui è costretto a rispondere al telefono e, pur con la massima flemma, lo fa. Conversazione-tipo: Collega: "Ciao, scusa, ti chiamo perchè ho un problema col PC"; Cadavere, senza scuotersi: "Prova a riavviare"; Col:"Già fatto due volte, ma è bloccato; penso sia un virus... c'è una scritta lampeggiante che dice che sta per esplodere tutto"; Cad:"Da procedura ti devo chiedere di premere CTRL-ALT-CANC"; Col:"Sì ma qua esplode tutto, non mi fido. Puoi fare un salto a vedere? Ho l'ufficio a 4 metri da te"; Cad: "Non so cosa dirti. Premi CTRL-ALT-CANC e poi dimmi"; Col: "Fatto! (POM!) E' partito completamente; e io come lavoro adesso?"; Cad: "Adesso vedo se riesco a sostituirtelo; ci vorranno circa due giorni. Ti faccio sapere" Clic.Tu...tu...tu.

L'attivista

Non ha mai incontrato una causa che non gli piacesse. Dai bambini del Darfur ai gatti in bottiglia, l’attivista si prende a cuore tutto e si mobilita per tutto. Otto volte su dieci, per l’attivista da ufficio la mobilitazione si riassume in un bombardamento di “Inoltra” nelle caselle di posta dei colleghi.

L’attivista ti gira tutto, senza distinzioni: dalle ricerche di donatori a quelle di padroni per cagnolini abbandonati, passando per manifestazioni di ogni colore, appelli alla donazione di fondi per qualsiasi popolazione in difficoltà in qualsiasi angolo del globo. Buona parte di queste e-mail circola dai tempi in cui il protocollo TCP-IP è stato inventato, e sono probabilmente state messe in circolazione dagli stessi sviluppatori come test. L’attivista non si preoccupa mai di verificarne la validità visitando uno dei tanti siti antibufala presenti in rete, preferendo andare sul sicuro. Non sia mai che una causa gli possa sfuggire e il mondo finisca.

L’invenzione di Facebook ha dato all’attivista un’altra pericolosissima arma per proseguire le sue campagne. Dopo avere chiesto a mezza azienda di diventare sua amica (anche nel caso di aziende molto grandi, in cui non ci si conosce da piano a piano), l’attivista li inonda di inviti a cause, gruppi, appelli, manifestazioni. Uguale a prima, ma per mille, dato che gli inviti su Facebook seguono una progessione geometrica, e non ce n’è uno che prima o poi non ti venga recapitato da un “amico” o dall’altro.

L’attivista è anche un cuore tenero, nonché leggermente superstizioso, a giudicare dalla quantità di catene di Sant’Antonio che manda avanti solo perché promettono di non far avverare i suoi desideri. Generalmente, le suddette catene contengono allegati da un mega, che intasano le connessioni gprs dei colleghi in viaggio, ed attirano sull’attivista maledizioni in quantità sufficiente da neutralizzare del tutto gli effetti propiziatori della catena stessa.

La cosa terribile dell’attivista è che nessuno vuole essere quello che gli dice “Ti prego, non inoltrarmi più gli appelli per la grazia della donna nigeriana condannata a morte per adulterio” perché diciamolo, suona malissimo. Anche se gli appelli arrivano al ritmo di cinque al giorno, tanto da farti venire voglia di andare fino in Nigeria e intervenire personalmente nella questione. O di mandarci l’attivista.

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Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?
Don Chisciotte - Guccini

https://iltronodispade.wordpress.com/
Ludwig von Drake
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