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Le cose sono eterne e non dio.

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Messaggio Da Comune mortale Mar 7 Apr 2009 - 11:45

(...)

A è il libro, B, C e D sono gli elettroni, i protoni e i neutroni che compongono il libro.

I protoni, gli elettroni, i neutroni sono enti. Sono cioè un " qualcosa-che-è ". Nel senso che non sono nulla. Domanda: gli elementi ( neutroni & c. ) che ora formano mettiamo un pezzo di carta, in che senso diventano altro quando formano mettiamo quella configurazione che è il pezzo di carta che brucia ?

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Messaggio Da Ludwig von Drake Mar 7 Apr 2009 - 12:37

Gli elementi che formano il pezzo di carta non diventano altro, si spostano e formano altre cose.

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Messaggio Da Comune mortale Mar 7 Apr 2009 - 16:04

Le particelle di per sè non sono qualcosa di solido e duro a morire. Non sono i componenti ultimi della materia. Non sono " cio' grazie a cui " incomincia la realtà. A livello microfisico è praticamente impossibile distinguere " la particella x " dalla sua misurazione. Appare. Quindi andrei cauto nel considerarle la base a partire dalla quale ogni forma diciamo cosi è possibile.

Tuttavia, attraverso la stumentazione appare la particella. Quindi dovresti correggere e dire, che non sono le particelle che si dispongono e cambiano perchè sta cosa non appare: o meglio appare all'interno della strumentazione scientifica e tecnologica. Quindi semmai è sensato dire che appare e la strumentazione e la particella: la particella in se, indipendente dall'osservazione non appare. Quindi dire che sono le particelle che formano i libri e sommariamente vero, se vogliamo rimanere nel recinto del senso comune.

Che cosa appare ? Appare l'aggregato delle particelle che si ri-aggrega di nuovo ? E quando il determinato aggregato di particelle X ( quello del foglio che non brucia :A) cambia disposizione per essere ora il foglio che brucia :A1 che ne è dell'aggregato A? Del suo apparire ?
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Messaggio Da Ludwig von Drake Mar 7 Apr 2009 - 19:16

L'atomo è la più piccola parte di ogni elemento esistente in natura che ne conserva le caratteristiche chimiche.

Verso la fine dell'Ottocento (con la scoperta dell'elettrone) fu dimostrato che l'atomo non era indivisibile, bensì a sua volta composto da particelle più piccole (alle quali ci si riferisce con il termine "subatomiche"). In particolare, l'atomo è composto da un nucleo carico positivamente e da un certo numero di elettroni, carichi negativamente, che gli ruotano attorno senza un'orbita precisa (l'elettrone si dice quindi "delocalizzato"), nei cosiddetti "gusci elettronici". Il nucleo è composto da protoni, che sono particelle cariche positivamente e da neutroni, che sono particelle prive di carica: protoni e neutroni sono detti nucleoni. In proporzione, se il nucleo atomico fosse grande quanto una mela, gli elettroni gli ruoterebbero attorno ad una distanza pari a circa un chilometro; un nucleone ha massa quasi 1800 volte superiore a quella di un elettrone.

http://it.wikipedia.org/wiki/Atomo

A quanto conosciamo oggi le cose sono composte da atomi.

L'aggregato è solo un aggregato.

Ho la statua del David, gli do una martellata e ne stacco un pezzo.

Ora ho una nuova statua del David e un altro elemento.

La statua del David precedente non esiste più, in quanto quel preciso aggregato (conformazione) non esiste più.

Gli elementi che la componevano esistono ancora e ora sono aggregati diversamente.
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Messaggio Da Comune mortale Mar 7 Apr 2009 - 20:49

Domanda: i composti degli atomi sono di per sè evidenti ? Appaiono di per sè ? O appaiono all'interno della rilevazione della strumentazione scientifica ? E poi, determinati elementi ( stando al senso comune ) formano x: che cosa ne è dell'apparire della precedente aggregazione ? E' andata nel nulla ?

p.s.: ti ripeto che il sottoscritto sa benissimo cos'è atomo & c. A me appare veramente ingenuo sostenere che i composti degli atomi siano i " componenti ultimi della materia " per rifarci ad un celebre scritto di Russell: vuol dire che oltre c'è il nulla!
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Messaggio Da Ludwig von Drake Mer 8 Apr 2009 - 8:33

Caro Comune Mortale, a volte mi è difficile comunicare con te, perchè mi fai dire cose che non ho mai detto. Ho cercato tra tutti i miei post e non ne trovo uno solo in cui sia scritto che gli atomi siano "i componenti ultimi della materia".

Io ho capito che hai letto diversi libri di autori interessanti e che hai trovato in questi diverse critiche alle varie posizioni. Eppure, tali critiche non sono mosse alla mia posizione, poichè non ho mai assunto che l'atomo sia un "componente ultimo".

Il ridurre il discorso a elettroni & co. era utile per spiegare la differenza tra un aggregato e un ente a sé. Che esista un ente a sé che non sia aggregato non è ancora dimostrato, eppure questo è un altro discorso.

Qui parlavamo della natura eterna dell'aggregato.

Secondo te non sono gli elementi che lo compongono ad essere eterni, ma l'aggregato stesso che dovrebbe finire in non si capisce bene quale limbo quando non è più visibile.

Questa tua visione non ha nulla a che fare con ogni osservazione possibile della realtà. L'aggregato esiste in quanto aggregato, nel momento in cui gli elementi che lo compongono formano un altro aggregato quello che esisteva precedentemente non c'è più.

Immagina una coreografia. Fermiamo i ballerini in una determinata posizione, chimiamola posizione "A", quando i ballerini si spostano nella posizione "B" la posizione "A" non c'è più. I ballerini possono tornare nella posizione "A", ma la posizione "A" esiste solo in quanto aggregato dei ballerini, quando i ballerini si spostano la posizione non c'è più.
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Messaggio Da Blu Mer 8 Apr 2009 - 10:32

Comune mortale ha scritto:
Blu, interessante la tua osservazione. La consapevolezza del dolore essenzialmente appare. Fa parte del grande cerchio dell'apparire*e appare in un determinato momento x. Appare identica a se stessa. Distinta da una differente consapevolezza che potresti avere del dolore in un determinato momento x1 e cosi via. Tuttavia blu, ammettere che la consapevolezza si distrugga, significa sostenere ( dal mio punto di vista ) l'insostenibile, e cioè che la consapevolezza che appare, che è destinata ad apparire vada nel nulla. Che insomma appaia il non apparire. Allora devi ammettere che quella consapevolezza persiste, è eterna, ma che si è ritirata dal cerchio dell'apparire empirico, perchè ora appare il sopraggiungere di una differente: il tuo dolore che va scemando! Blu, tu non percepisci l'assenza del dolore: mai. Non si puo palesare ( detto in altri termini ) l'assenza dei fenomeni.


*Blu, il tuo dolore non è scomparso, perchè anche il pensare una cosa del genere è pur sempre pensare qualcosa, è pur sempre l'apparire di qualcosa che non va nel nulla.


Quel qualcosa che io chiamo "consapevolezza di...", non può prescindere dall'orizzonte empirico in cui essa si manifesta, anzi, è proprio in tale manifestarsi che quell'ente è tale.
Infatti, se io sono consapevole, ad esempio, di quel dolore e non un altro, devo proprio rendermi conto attualmente di esserne consapevole.
Ora il suo ritirarsi dall'orizzonte empirico, costituisce il problema: perché o sono consapevole o non lo sono, e se non me ne rendo conto, allora non lo sono più.
Per quanto riguarda il dolore, posso certo interpretarlo, come un apparire ed un celarsi di enti eterni ed industrittubili, ma il celarsi della consapevolezza è proprio la non-consapevolezza o lo smettere di essere consapevoli: infatti essa non può essere pensata come distinta dal soggetto che la prova, come un qualcosa a se stante.
In effetti, nei termini in cui la poni, l'assenza del dolore non si manifesta; ma l'assenza del "rendersi conto di ", mi pare si palesi, scalzando proprio "il rendersi conto di".
Dunque, che fine fa quest'ultimo?
Saluti.
Blu
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Messaggio Da Comune mortale Mer 8 Apr 2009 - 11:53


Quel qualcosa che io chiamo "consapevolezza di...", non può prescindere dall'orizzonte empirico in cui essa si manifesta, anzi, è proprio in tale manifestarsi che quell'ente è tale.

Diciamo che l'ente è il suo manifestarsi. Il suo apparire. E' destinato ad apparire. Lo stesso apparire appare : è un ente.


Infatti, se io sono consapevole, ad esempio, di quel dolore e non un altro, devo proprio rendermi conto attualmente di esserne consapevole.
Ora il suo ritirarsi dall'orizzonte empirico, costituisce il problema: perché o sono consapevole o non lo sono, e se non me ne rendo conto, allora non lo sono più.

Teniamo per ora bene in mente il sottolineato. Ossia l'orizzonte empirico dell'apparire che sottolinea il ritirarsi e il sopraggiungere degli enti inscindibili dal loro stesso apparire.


Per quanto riguarda il dolore, posso certo interpretarlo, come un apparire ed un celarsi di enti eterni ed industrittubili, ma il celarsi della consapevolezza è proprio la non-consapevolezza o lo smettere di essere consapevoli: infatti essa non può essere pensata come distinta dal soggetto che la prova, come un qualcosa a se stante.

Pensare che oltre il cerchio dell'apparire empirico ( il dolore che è passato ) ci sia il nulla in cui l'apparire empirico andrebbe a finire è pensare l'impensabile. L'impossibile. Nel momento in cui dico : " il dolore che sentivo prima ora non c'è " testimonio e che l'apparire del dolore inscindibile dal suo apparire ( lo vedi il tautotes ?) si è ritirato dal cerchio dell'apparire empirico e l'impossibilità che sia andato oltre l'apparire empirico ( nel nulla ) perchè lo stesso pensarlo sarebbe ipso facto un cio che appare.

*Tuttavia blu, quando parli di "aver consapevolezza di " parli originariamente di un cio che appare. Che è in luce. Nella luce dell'apparire che non appare mai isolato. Voglio dire quando sento un dolor di dente, appare qualcosa. Cosa ? Appaio io come un che di isolato che percepisce il dolore ? O appare la mia consapevolezza come necessariamente connessa con la stanza in cui mi trovo e altro ? E ( a mio avviso ) la frammentarizzazione dell'apparire che provoca la convinzione che le cose escano dal nulla e vi facciano ritorno: che l'apparire del dolore di denti ora c'è e dopo andra nel nulla una volta scomparso.
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Messaggio Da Comune mortale Mer 8 Apr 2009 - 12:41

Qui parlavamo della natura eterna dell'aggregato.

Secondo te non sono gli elementi che lo compongono ad essere eterni, ma l'aggregato stesso che dovrebbe finire in non si capisce bene quale limbo quando non è più visibile.

Forse non mi sono spiegato bene. Per me qualsiasi ente è eterno. Lo sono è l'apparire degli elementi e l'apparire dell'aggregato degli elementi.


Questa tua visione non ha nulla a che fare con ogni osservazione possibile della realtà. L'aggregato esiste in quanto aggregato, nel momento in cui gli elementi che lo compongono formano un altro aggregato quello che esisteva precedentemente non c'è più.

Daccapo: appare l'aggregato x inscindibile dall'apparire degli elementi che lo conpongono. Ora appare un diverso aggregato y iscindibile dall'apparire degli elementi che lo conpongono. L'apparire x puo non apparire all'interno del cerchio empirico dell'apparire ma questo di per sè non testimonia il suo andare nel nulla: ripeto una cosa del genere è assurda.



Immagina una coreografia. Fermiamo i ballerini in una determinata posizione, chimiamola posizione "A", quando i ballerini si spostano nella posizione "B" la posizione "A" non c'è più. I ballerini possono tornare nella posizione "A", ma la posizione "A" esiste solo in quanto aggregato dei ballerini, quando i ballerini si spostano la posizione non c'è più.

La posizione A non c'è piu ? Appare ? Non si deve razionalmente ammettere solo un prudente ritirarsi dal cerchio dell'apparire empirico ? ERRI appare ora, in questo momento, io, il mio apparire necessariamente connesso con l'apparire delle mie braccia conserte. Dico appare. E' manifesto. E' tautotes. E' medesimezza. Che non va confuso con il concetto di identità. Bene questo apaprire non puo essere null'altro che se stesso. Quindi non puo diventare l'apparire delle mie braccia ( un secondo dopo ) non conserte. Lo stesso ( tautotes ) non diventa : è eterno ! Come l'apparire delle particelle e aggregati. Spero di essermi spiegato.
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Messaggio Da Ludwig von Drake Mer 8 Apr 2009 - 13:34

Comune mortale ha scritto:Forse non mi sono spiegato bene. Per me qualsiasi ente è eterno. Lo sono è l'apparire degli elementi e l'apparire dell'aggregato degli elementi.
Ed è qui l'errore. Quando una cosa non appare più non è lecito pensare che esista.

Ciò che rimane per le leggi fisiche sono i singoli elementi che lo componevano.

Che rimanga anche l'aggregato in qualche astrazione non fisica è mera metafisica non supprotata da alcun dato sperimentale.
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Messaggio Da Comune mortale Mer 8 Apr 2009 - 16:03

Le cose sono tali perchè appaiono. Husserl lo mette bene in chiaro. Non si puo dare una cosa che non appaia. Questa penna, ora, appare. Anche i virus che osservo, ora, nel momento in cui guardo attraverso la strumentazione scientifica, sono perchè innanzitutto appaiono. Se non apparissero sarebbe finita. Ora, sposto leggermente l'occhio : sono immerso ipso facto in un differente apparire delle cose e delle loro relazioni. Erri, ogni apparire è se stesso e non puo diventare altro apparire. E' eterno. L'apparire di questa mano, ora, sul banco è. Poi appare la mano alzata. Sono due differenti entità fenomenologiche. A se stanti. Eterne, e l'una non puo diventare l'altra. Mai. Non ha senso dire: " ora la mano che era sul banco è quella alzata." Si tratta di capire questo.
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Messaggio Da Ludwig von Drake Mer 8 Apr 2009 - 16:59

Quindi, secondo questo Husserl, i miraggi esistono?

Le cose esistono in quanto se ne può verificare l'esistenza.

Ogni cosa è composta da altre.

Gli aggregati esistono in quanto composti in quel modo.

Non ha senso dire: "ora la mano che era sul banco è quella alzata", sono pienamente d'accordo e non ho mai affermato questo.

L'apparire è in un solo determinato momento è mero anatman.

Se esiste un substrato di fondo che sia permanente non lo sappiamo ancora.

Le cose non sono eterne, questo è ciò che appare.
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Messaggio Da Comune mortale Mer 8 Apr 2009 - 20:48

No, erri leggo confusione.

Apparire non è qualcosa di campato nelle nuvole. Qualsiasi cosa facciamo nel corso della giornata è perchè appare. Non puo che non essere cosi. Appare e la sedia concreta su di cui ora mi siedo e il cavallo a sette teste che immagino nella mia testa. Noi siamo il destino dell'apparire. Le cose non possono che non apparire: ora appare questo mio prendere la penna e una frazione di secondo dopo appare questo mio lasciare la penna cadere sul tavolo. Dico che è impossibile che quell'apparire che consiste nel mio prendere la penna non sia unico e irripetibile rispetto a quello che nel destino dell'apparire accade, e che pertanto non è possibile parlare di divenire di un determinato apparire, mettiamo della penna che ho in mano, ora, in questo istante e che dopo lasciero cadere sul tavolo. Sotto i sensi accadono le cose perchè appaiono, ma ogni apparire non puo divenire perchè è tautotes. Unico. Non ha senso dire che non sono le cose ad essere eterne: io parlo di apparire delle cose come condizione del mostrarsi delle stesse: questa condizione è di per sè eterna. Unica. Irripetibile. Tautotes.
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Messaggio Da Ludwig von Drake Gio 9 Apr 2009 - 9:36

Se qualcosa appare una volta ed è irripetibile non è eterna, è finita.
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Messaggio Da Comune mortale Gio 9 Apr 2009 - 10:16

Se qualcosa appare una volta ed è irripetibile non è eterna, è finita.

Erri, evidentemente io non sono bravo a farmi capire. L'eterno di cui parlo non è l'eterno della tradizione ( anima, dio, spirito & C. ), ma è l'eternità di ogni apparire delle cose. Proprio perchè ogni apparire delle cose è irripetibile, dico proprio per questo, è impossibile che ogni apparire successivo di cui noi consistiamo, puo pretendere di modificare minimamente quello precedente o quello successivo. Io dico : " ho tolto questa penna dal tavolo ". Crediamo, è
fede, che noi abbiamo alterato con la nostra azione, l'apparire della penna sul tavolo. In realta quell'apparire della penna sul tavolo, ora, in questo istante in cui appare, è irripetibile, è tautotes, e ora, in questo preciso istante, in cui la prendo, in cui sto allungando la mano, sono immerso in un differente apparire che con il precedente non ha nulla a che fare. Da questo punto di vista quello era eterno ( come ogni apparire ) perchè ogni mia volonta di poterlo minimamente scalfire si vanifica. Crediamo* che cosi non sia : ma questo è altro paio di maniche.


* Lo stesso credere è apparire. E' il manifestarsi di qualcosa.
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Messaggio Da Ludwig von Drake Gio 9 Apr 2009 - 11:29

Eterno è qualcosa che non finisce. Ciò che è apparso è finito, in quanto unico non appare più.
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Messaggio Da Comune mortale Gio 9 Apr 2009 - 12:49

Confondi ancora. L'apparire della mia mano, ora, in questo istante, è unico ed irripetibile. L'apparire che diciamo consiste, ora, nello spostare la mia mano è unico ed irripetibile anch'esso. Questo cosa vuol dire ? Vuol dire che è illusione il credere che noi attraverso le nostre azioni si possiamo alterare l'apparire delle situazioni. E da questo punto di vista ogni apparire in se è eterno perchè non raggiungibile da ogni ulteriore apparire. Non modificabile. Non minimamente distruttibile. Eterno in questo senso. Eterno perchè non corruttibile.
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Messaggio Da Ludwig von Drake Gio 9 Apr 2009 - 13:25

Eterno non è ciò che non è corruttibile.

eterno
adjective eterno
1 sempiterno senza inizio e senza fine
2 che ha avuto inizio ma non avrà fine
3 immortale perenne che durerà finché esisterà il mondo
4 inestinguibile che durerà fino alla morte
5 interminabile che dura troppo a lungo
6che conserva sempre lo stesso atteggiamento o comportamento

L'apparire di qualcosa è determinato temporalmente.
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Messaggio Da Comune mortale Gio 9 Apr 2009 - 16:50

L'eterno di cui io parlo non puo essere determinato dal tempo, perchè anche la determinazione temporale appare. Ora appare questo mio osservare x, che in quanto tale è qualcosa di unico e irripetibile. Come appare il mio considerarlo temporalmente situazionato: anch'esso è qualcosa che appare ed è qualcosa di unico ed irripetibile: l'apparire non puo mai essere temporalizzato, perchè assolutamente altro da ogni altro apparire. Pensiamo il contrario perchè crediamo, abbiamo fede, nella concezione greca del divenire delle cose, per cui le cose uscendo dal nulla vanno nell'essere e l'inverso. Quando erri, sostieni che una cosa-che-appare ora, poi non c'è sostieni l'insostenibile: il suo andar nel nulla.

La cosa, che in quanto tale non puo che non apparire, ( ora, questo tavolo, ora il movimento dellla mia mano eccetera ) nell'apparire non puo essere che se stessa ( e l'apparire non lo determini ne tu, ne io, ne dio eccetera ) significa pensare all'assoluta irrelatezza delle cose che appiono* e quindi anche nei confronti di quell'apparire di cui consiste il temporalizzare gli enti, le cose.


* Non posso dire: " ok. questa cosa ora non appare piu." perche nel momento in cui lo dico, sono gia presso quell'apparire, quell'unico, quell'irripetibile, che è, ora, il mio dire, in forza del quale cerco di temporalizzare cio che si è ritirato dal cerchio dell'apparire empirico. E' illusione la temporalizzazione. E' fede.
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Messaggio Da Ludwig von Drake Gio 9 Apr 2009 - 18:36

Comune mortale ha scritto:Quando erri, sostieni che una cosa-che-appare ora, poi non c'è sostieni l'insostenibile: il suo andar nel nulla.
Già, peccato che non possa più utilizzare il telefonino che il mio cane ha deciso di mordere. Casomai ora gli comunico che è eterno e vediamo se posso ancora utilizzarlo.

Panta rei.
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Messaggio Da Comune mortale Ven 10 Apr 2009 - 8:19

Già, peccato che non possa più utilizzare il telefonino che il mio cane ha deciso di mordere. Casomai ora gli comunico che è eterno e vediamo se posso ancora utilizzarlo.

Erri, continui nel confondere le cose. Io non ho mai scritto nulla del genere. Non ho mai detto che i cani o le cose campano per sempre. Parlo di apparire. Di fenomenologia.
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Messaggio Da Ludwig von Drake Ven 10 Apr 2009 - 9:07

L'apparenza inganna.
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Messaggio Da Comune mortale Ven 10 Apr 2009 - 12:14

L'apparenza inganna.

No, mai. L'apparire di per sè non puo ingannare. Mai. Anche l'inganno non puo che non apparire. Non puo che essere in luce. Mostrarsi. Apparire. Hai inteso male quello che scrivo. Tutto qua.
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